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L'universo: un continuo collidere di galassie

Ultimo Aggiornamento: 01/05/2008 19:26
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Utente Master
01/05/2008 06:16

I testi di astronomia sono soliti presentarci le galassie come "isole", solitarie e maestose, ricche di stelle scintillanti e nebulose multicolori. Ma anche le galassie hanno una vita per così dire “sociale”: incontri e unioni, che alla fine portano alla fusione di due o più di questi magnifici oggetti celesti, sono tutt’altro che eventi rari. Nella nostra immaginazione tali avvenimenti hanno un sapore catastrofico: "incidenti" di una potenza devastante e distruttiva. In realtà le intense forze mareali, che si sviluppano in virtù delle reciproche interazioni gravitazionali, portano fertilità più che distruzione. Sotto il loro influsso, infatti, le nebulose, formate da gas e polveri, si addensano e collassano, dando vita a nuove stelle.

Per festeggiare il 18 compleanno del telescopio spaziale "Hubble" (l'osservatorio orbitante è stato lanciato il 24 aprile 1990), la NASA ha pubblicato per la prima volta 59 spettacolari immagini di galassie interagenti. Quella che segue è una piccola selezione.

Foto della gallery e video: © NASA, ESA, (STScI/AURA)-ESA/Hubble Collaboration, e A. Evans (University of Virginia, Charlottesville/NRAO/Stony Brook University).
Fonte:focus.it

La nostra galassia come sappiamo è destinata a fare una fine del genere...noi non ci saremo e l'uomo se non si sarà autodistrutto, sarà in altre galassie e mondi; e vedrà da lontano scomparire quella che è stata la nostra "casa" per milioni di anni.
E' una cosa da i brividi, ma è il corso del cosmo...che come sappiamo è in continua espanzione ed evoluzione. [SM=g27822]



AURORA PILOT
[Modificato da AURORA PILOT 01/05/2008 06:19]
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01/05/2008 12:45

Alla base della vita, come la intendiamo noi esseri umani, c'è la continua evoluzione sia del piccolo come del macro cosmo.
Anche la nostra vita è un continuo evolversi di cellule dalla nascita alla distruzione per poi rinascere di nuovo in un ciclo continuo.
[Modificato da (richard) 01/05/2008 12:49]
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Utente Master
01/05/2008 13:20

Fatemi fare il filosofo, mi viene da dire: cosa sarà mai l'uomo di fronte all'immensità dell'universo [SM=g27822]
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Utente Senior
01/05/2008 13:47

Tratto da “Pensieri” di B. Pascal


“Ecco dove ci portano le conoscenze naturali. Se non sono veritiere, non c’è verità nell’uomo; e se lo sono, questi vi trova un gran motivo d’umiliazione, costretto a sentirsi piccolo in un modo o nell’altro. E poiché egli non può sussistere senza credere a esse, desidero che, prima di avventurarsi in più profonde ricerche sulla natura, per una volta tanto la consideri seriamente e tranquillamente, esamini anche se stesso, e, conoscendo quale proporzione c’è…
L’uomo contempli dunque tutta la natura nella sua sublime e piena maestà; distolga la vista dagli oggetti che lo circondano. Miri a quella sfolgorante luce che è posta come una lampada eterna per illuminare l’universo; e la terra gli appaia come un punto rispetto a quello descritto da tutti gli astri che ruotano nel firmamento.
Ma se la nostra vista si ferma lì, l’immaginazione deve procedere oltre; e si stancherà prima lei di cogitare che la natura di darle esca. Tutto questo mondo visibile non è che un impercettibile segmento dell’ampio cerchio della natura. Nessuna idea le si accosta. Abbiamo voglia di gonfiare le nostre concezioni, al di là degli spazi immaginabili; noi riusciamo soltanto a partorire atomi rispetto alla realtà delle cose. E’ una sfera infinita il cui centro è dappertutto e la circonferenza in nessuna parte. Infine, il maggior carattere sensibile della onnipotenza di Dio è il fatto che la nostra immaginazione si perde in questo pensiero.

Tornando alla considerazione di sé, l’uomo esamini ciò che egli è rispetto a ciò che esiste; si consideri come sperduto in questo remoto angolo della natura, e da questa piccola cella dove si trova rinchiuso, voglio dire l’universo, impari a stimare la terra, i regni, le città e se stesso nel loro giusto valore. Che cos’è l’uomo nell’infinito?
E, per offrirgli un altro prodigio altrettanto stupefacente, ecco: vada a cercare, tra le cose che conosce, le più piccole.
Ecco un acaro: nella piccolezza del suo corpo, esso mostra delle parti incomparabilmente più piccole, delle gambe con le loro giunture, delle vene in queste gambe, del sangue in queste vene, degli umori in questo sangue, delle gocce in questo umore, dei vapori in queste gocce; orbene, ammettiamo che l’uomo, dividendo ancora queste ultime cose, esaurisca le sue forze in queste considerazioni, e l’ultimo oggetto cui può giungere sia adesso quello del nostro discorso. Penserà forse di trovarsi davanti all’estrema piccolezza della natura? Ma io voglio fargli vedere là dentro un nuovo abisso.
Voglio descrivergli non soltanto l’universo sensibile, ma l’immensità che si può concepire della natura nel cerchio di questo compendio d’atomo.
Vi scorga una infinità di universi, di cui ognuno ha il suo firmamento, i suoi pianeti, la sua terra, nelle stesse proporzioni del mondo visibile; in questa terra, vi scorga degli animali e infine degli acari, nei quali ritroverà ciò che gli hanno offerto i primi; e trovando ancora negli altri la stessa cosa senza fine e senza interruzione, si sperda in queste meraviglie, così stupende nella loro piccolezza quanto le altre nella loro estensione; infatti, chi non si stupirà che il nostro corpo, che poco fa era impercettibile in seno al tutto, sia adesso un colosso, un mondo, o piuttosto un tutto rispetto al niente, a cui non si può arrivare?
Chi si contempla così, si spaventa di se stesso e considerandosi, nella mole che la natura gli ha dato, come sospeso tra i due abissi dell’infinito e del nulla, tremerà alla vista di quelle meraviglie; e credo che, mutando la sua curiosità in ammirazione, sarà più disposto a contemplare in silenzio che a investigarle con presunzione.

Che cos’è in fondo l’uomo nella natura?
Un nulla rispetto all’infinito, un tutto rispetto al nulla, un qualcosa di mezzo tra il niente e il tutto.
Infinitamente lontano dall’abbracciare gli estremi, la fine della cose e il loro principio gli sono invincibilmente nascosti in un impenetrabile segreto, ed egli è ugualmente incapace di vedere il nulla da cui è stato tratto e l’infinito dal quale è inghiottito.”


B.Pascal




Un caro saluto!

Gianluigi


ps:

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01/05/2008 19:05

Re:
(Tycho), 01/05/2008 13.47:

Tratto da “Pensieri” di B. Pascal

"Che cos’è in fondo l’uomo nella natura?
Un nulla rispetto all’infinito, un tutto rispetto al nulla, un qualcosa di mezzo tra il niente e il tutto.
Infinitamente lontano dall’abbracciare gli estremi, la fine della cose e il loro principio gli sono invincibilmente nascosti in un impenetrabile segreto, ed egli è ugualmente incapace di vedere il nulla da cui è stato tratto e l’infinito dal quale è inghiottito."

B.Pascal

Un caro saluto!

Gianluigi




Questa frase mette i brividi! E' così vera e sincera.
Il mistero dell'Universo rimarrà a lungo.
Grazie (Thyco) per aver postato questo passo di Pascal e le splendide foto!

AURORA PILOT

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01/05/2008 19:26

L'uomo non è che una canna, la più debole della natura; ma è una canna che pensa. [...] Tutta la nostra dignità consiste dunque nel pensiero. [...] »
(Blaise Pascal, Pensieri, 347)

E' questo che ci distingue in tutto l'Universo conosciuto "il pensiero"! [SM=x708812]
[Modificato da (richard) 01/05/2008 19:27]
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