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Le esperienze di Premorte

Ultimo Aggiornamento: 15/02/2014 22:37
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Utente Illuminato
17/09/2005 20:51

Che cos’è l’NDE?
L’NDE, dalle iniziali dell’espressione inglese Near Death Experience, esperienza in prossimità della morte, è un particolare ricordo di una strana esperienza psichica che sembra essere stata vissuta durante una fase in cui si è corso un grave rischio di morire. Questo ricordo affiora in genere spontaneo alla mente di persone che hanno avuto gravi crisi vitali, con perdita totale della coscienza e sospensione delle funzioni vitali dell’organismo; e può presentarsi sia immediatamente dopo il superamento della crisi, al recupero della coscienza, sia qualche tempo più tardi. Non si conoscono fattori particolari che sembrano stimolare la comparsa di queste memorie; talvolta si è riusciti a “recuperare” un ricordo analogo alle NDE usando l’ipnosi su persone che, pur avendo avuto una crisi con perdita di coscienza e rischio di vita, affermavano di non ricordare nulla di particolare in riferimento al periodo critico.

Che cosa ricordano le persone che sono uscite da una crisi quasi-mortale?
I contenuti e le strutture dei ricordi riferiti ai momenti di assenza di coscienza sono piuttosto vari. Tentando una schematizzazione, sulla base di centinaia di racconti, si è delineata in termini generali un’NDE-tipo, lungo le cui linee sembrano collocarsi le singole esperienze individuali. Non bisogna dimenticare, comunque, che si tratta di un modello “astratto”, costruito dall’insieme di molteplici testimonianze diverse, e che ogni NDE è in realtà molto o poco diversa da ogni altra; nella maggior parte, inoltre, le NDE si compongono soltanto di alcuni degli elementi che figurano nel modello generale di riferimento. L’NDE-tipo, dunque, si svolge comprendendo questi elementi:

una prima fase di “perdita” del corpo. La coscienza sembra continuare a vivere esercitando le sue proprietà peculiari (percezione, ricordo, analisi e valutazione degli eventi), ma si percepisce di colpo lontana, o comunque autonoma, dal corpo. In queste condizioni può “trovarsi” vicino al corpo, che percepisce (vede) inanimato e magari contornato da persone; oppure può essere completamente estraniata dal corpo fisico, del quale non sa più niente né si preoccupa più;
se la coscienza “percepisce” il corpo, può rimanere accanto (o vicino) ad esso per tutto il tempo che dura la crisi vitale e seguirne le vicende (eventuali tentativi di salvataggio e rianimazione, trasporto, sistemazione, circostanze che accadono nei suoi pressi). In questo caso, nel momento in cui il corpo recupera le sue funzioni vitali, la coscienza si sente "rientrare" e le cose riprendono il loro corso normale. Altre volte l’esperienza può continuare nella maniera seguente (e quello che segue è un tipo di NDE che può anche presentarsi così fin dall'inizio, senza le fasi precedenti);
la coscienza, priva di corpo materiale e indifferente ad esso, si sposta lungo un tunnel buio, in fondo al quale percepisce una luce. Il processo di “spostamento” viene descritto talora come un “volo”, come un “esser trasportati”, un “galleggiamento”, un “sollevamento”, ma sempre come un viaggio in direzione della luce;
durante lo spostamento nel tunnel, o in una fase successiva, può prodursi una sorta di rassegna di ricordi relativi all'intera vita passata dell'individuo: a questo effetto è stato dato nome di "visione panoramica", per sottolineare che si tratta di una specie di "osservazione" dall'esterno dell'intero "panorama" delle vicende della vita;
giunta al termine del tunnel, la coscienza percepisce una luce sfolgorante, che sembra abbracciare ogni cosa. La luce è spesso connotata da tonalità affettive di segno positivo, quali “bontà”, “amore”, “serenità”, “pace”;
entrata nella dimensione di luce, la coscienza può rimanere sola, e in questo caso ha modo di osservare l'ambiente in cui si trova (spesso scorge panorami campestri, prati e fiori), oppure incontra esseri splendenti e luminosi, che possono essere di natura umana (defunti, per lo più parenti e amici) o sovrumana (angeli, divinità). Con questi esseri può scambiare una comunicazione, durante la quale capisce meglio dove si trova, qual è il destino futuro delle anime e qual è il senso della vita terrena;
dopo qualche momento la coscienza viene avvertita (dagli esseri luminosi incontrati, o da una "sensazione" interiore) che deve tornare a vivere e riprendere il suo posto nella dimensione terrena. L'istante successivo a questo avvertimento rientra nel corpo, assumendo di colpo tutte le percezioni e le sensazioni coerenti con la situazione del corpo (collocazione in uno spazio definito, dolore, sensazioni fisiologiche di fame o sete, difficoltà di movimenti muscolari, e così via.
una volta riacquistate le normali facoltà psichiche e fisiche, la persona "ricorda" l'esperienza passata e la attribuisce ai momenti in cui il suo corpo era privo di vitalità. Il ricordo è talmente vivido che non si modifica in maniera sostanziale al passare del tempo.

Quali sono le cause delle NDE?
Ad essere precisi, sono NDE soltanto le esperienze che vengono ricordate dopo essersi ripresi da una crisi quasi-mortale, con sospensione delle funzioni vitali dell’organismo (battito cardiaco, respirazione, etc.) e perdita della ordinaria coscienza di veglia. Queste crisi possono essere dovute a cause traumatiche (incidenti stradali, cadute da grandi altezze, annegamenti, ferite da armi da fuoco, tentato suicidio, etc.), a crisi intra-operatorie (cioè problemi sorti durante un intervento chirurgico), a disturbi iatrogeni (intossicazione da farmaci), ad abuso di sostanze attive (droghe, alcol), a processi patologici (malattie). A volte possono prodursi anche per cause “fisiologiche”, come il parto. Analizzando le varie NDE riferite dai testimoni ci si è però accorti che esistono situazioni in cui non si corre oggettivamente nessun pericolo di vita, ma che la persona vive in maniera traumatica, con la convinzione di stare per morire: svenimenti, uso di droghe allucinogene, traumi psicologici intensi (spaventi estremi) ed eventi (sia positivi che negativi) che prendono di sorpresa.

Quante persone hanno NDE?
Secondo un calcolo effettuato in seguito a un’inchiesta dell’Istituto Gallup, nei soli Stati Uniti sarebbero almeno 13 milioni le persone che hanno avuto un’NDE da adulte. Se a questo numero si aggiungono anche i casi che sembrano accadere ai bambini troppo piccoli per raccontarle, il numero di coloro che hanno NDE potrebbe avvicinarsi a quasi 15 milioni. Facendo un raffronto, a parità di popolazione, più o meno altrettante persone con NDE potrebbero trovarsi in Europa. Comunque queste sono “proiezioni”, calcolate a partire da piccoli gruppi di intervistati. In verità non c’è a tutt’oggi una stima realistica. Si può dire, comunque, che di tutti quelli che superano una crisi quasi-mortale, con apparente sospensione delle funzioni vitali, un terzo circa ricorda un’NDE dalla struttura più o meno complessa. Non tutte queste persone, però, le raccontano: anzi, quelle che le raccontano sono decisamente una minoranza.

Anche i bambini hanno NDE?
Sì, sembra che anche i bambini possano avere esperienze simili alle NDE degli adulti. Per i piccoli che sono in grado di parlare e di raccontare attendibilmente le loro esperienze soggettive (dai 5-6-7 anni in poi), ponendo domande opportune si riesce a farsi riferire ricordi in gran parte simili a quelli delle classiche NDE. Per i bambini più piccoli, spesso ci si deve accontentare di “dedurre” l’esistenza di NDE da elementi indiretti (disegni, incubi notturni, accenni a cose non esistenti nell’esperienza ordinaria, come ad esempio “persone luminose” etc.), o ci si deve affidare ai ricordi che, una volta cresciute, queste persone dicono di avere in riferimento a crisi attraversate quando erano molto piccole. Un elemento delle NDE che sembra sempre mancare in tutte le esperienze accadute ai bambini è la “visione panoramica” della loro vita: secondo alcuni studiosi, i bambini piccoli non avrebbero ancora i concetti di passato e di storia personale, e quindi mancherebbero loro gli elementi fondamentali per avere queste esperienze (o per riconoscerle qualora si presentassero loro spontaneamente).

Se una persona ha un’NDE durante una crisi quasi-mortale, ha NDE anche nelle successive crisi dello stesso tipo che potrebbe avere nella sua vita?
Talvolta questo accade, ma nel complesso si riscontra una grande variabilità soggettiva, sotto questo aspetto. Alcuni individui incorsi, durante la loro vita, in più situazioni quasi-mortali (anche di natura analoga: es. crisi intra-operatorie) ricordano NDE associate a ciascuna di queste occasioni; altri invece sono sicuri di averle avute soltanto una o poche volte, non sempre. Bisogna aggiungere che nei casi in cui si verificano più NDE nella stessa persona, in momenti differenti, le esperienze possono essere diverse tra loro.

Tutte le situazioni di morte apparente sono associate a NDE?
No. E questo vale sia a livello di singolo individuo che per la totalità delle persone. Per la storia del singolo individuo, ciò significa che a volte si hanno NDE e a volte no; per l’insieme della gente, significa che dopo situazioni analoghe (ad esempio un principio di annegamento o un coma) qualcuno ha un’NDE, qualcuno non ricorda assolutamente niente. Bisogna comunque tenere presente che in teoria, tutti potrebbero avere NDE ma solo qualcuno ricordarle. Non potendo conoscere “dal di dentro” le esperienze soggettive delle altre persone, e in special modo quelle avute in stato alterato di coscienza, non si può far altro che affidarsi alle dichiarazioni e ai racconti, che - nella migliore delle ipotesi - sono solo ciò che la gente ricorda. E si sa che non sempre si ricorda tutto.

Le NDE sono sempre associate a stati di morte apparente?
In realtà no. A volte esperienze del tutto simili alle NDE si producono anche in condizioni che non comportano nessun rischio di vita: uno svenimento, una caduta mentre si inciampa camminando, una forte emozione, l'effetto di sostanze allucinogene. In questi casi non sarebbe corretto parlare di NDE, e se lo si fa è solo per la mancanza di altri termini accettati. Bisogna aggiungere due specificazioni a ciò: (a) che in queste altre circostanze, quando si ha la sola sensazione di “distacco dal corpo”, si può parlare di OBE (Out of Body Experience, esperienza fuori dal corpo); (b) che le “NDE” senza rischio reale di vita spesso sorgono spontaneamente quando “si ha l’impressione” di stare per morire o di avere un grosso trauma. È sulla base di ciò che si ritiene che più che il processo di morte vero e proprio, quello che può scatenare l’NDE è la “percezione soggettiva” della morte.

Chi ha un’NDE? E perché non tutti ce l’hanno?
Non si sa perché, nelle stesse condizioni di crisi, alcune persone abbiano (o ricordino) NDE e altre no. Quello che è certo è che hanno NDE persone di ogni sesso ed età, di qualunque religione, ideologia politica e carattere, cultura e attività professionale. Teoricamente si può pensare che in uno stato di crisi vitale tutti abbiano NDE, ma che solo alcuni le ricordino, una volta superata la crisi. Convinti di ciò, alcuni studiosi hanno cercato di stimolare con vari sistemi, tra cui l’ipnosi, la memoria di chi non ricorda NDE.

Che significato hanno le NDE?
Non esiste una risposta valida a una simile domanda, e questo è il motivo per cui sono ancora molto diffuse opinioni alternative e diverse sulle NDE. Secondo alcuni studiosi, che prediligono un'interpretazione “spiritualistica” delle NDE, queste esperienze sarebbero più o meno quel che appaiono, cioè (a) distacchi dal corpo di una componente immateriale, capace di esistere indipendentemente dall’organismo umano, (b) viaggi in dimensioni trascendentali caratterizzate da pace e serenità; (c) “visioni” di ciò che sarà lo stato degli esseri umani dopo la morte del corpo. Secondo una diversa prospettiva, le NDE sono elaborazioni visionarie prodotte dai processi biochimici e fisiologici del tessuto cerebrale sottoposto a un trauma acuto, elaborazioni che si basano sugli elementi psichici già presenti nella mente umana: non diversamente da quanto avviene con i sogni, con le visioni ipnagogiche e ipnopompiche (all’addormentamento e al risveglio), con le allucinazioni da droghe o da farmaci, con le visioni che possono prodursi durante la meditazione, l'estasi o particolari cerimonie rituali (musica e danza protratte nel tempo).

Le NDE sono dimostrazioni di una vita o di una realtà spirituale successiva alla morte?
Secondo alcuni “interpreti” le NDE sono davvero anticipazioni, visioni dello stato trascendentale che aspetta l’uomo dopo la morte del corpo. Secondo altri studiosi le NDE non rivelano assolutamente niente riguardo un eventuale stato post-mortem sia perché si svolgono mentre si è ben al di qua del limite della morte (lo dimostra il fatto che la crisi vitale viene superata, mentre la morte è per definizione irrevocabile), sia perché prenderebbero forma dai contenuti psichici e dai meccanismi biochimici e fisiologici del tessuto cerebrale.

Bisogna essere religiosi per avere NDE?
No. Hanno avuto NDE, più o meno “complete”, anche persone che non erano affatto religiose o che non credevano alla sopravvivenza o in un’esistenza spirituale. E a volte l’NDE ha cambiato le loro opinioni, altre volte ha rafforzato le loro convinzioni contrarie alla religione. Si può dire che, in linea generale, le NDE sono indipendenti dalle convinzioni religiose di chi ricorda queste esperienze. Il fatto che spesso a raccontarle siano individui di grande fede è dovuto alla circostanza che le persone religiose sono più numerose di chi non crede, e che quelle religiose sono più disposte a riferire esperienze che sembrano avere connotati “spirituali”. Chi non crede spesso si sente in imbarazzo a dichiarare cose che sembrano contraddire le sue convinzioni.

Come spiega la scienza le NDE?
La produzione di immagini, sensazioni e stati emotivi è un'attività primaria normale del cervello e si esplica attraverso meccanismi biochimici e neurologici abbastanza ben noti. Gli stessi meccanismi possono attivarsi anche in momenti di grave crisi vitale, contrassegnate da alterazioni profonde delle condizioni neurofisiologiche dell'individuo. Quello che non è ancora chiaro, in un'ottica scientifica, è: il momento in cui si formerebbero le NDE; i motivi per i quali queste esperienze in genere non "escono dai binari" (cioè seguono più o meno sempre lo stesso "percorso"); perché avrebbero caratteri simili anche quando le crisi quasi-mortali che le scatenano sono molto diverse; perché alcune persone hanno NDE e le ricordano, mentre altre no.

Che cosa succede alle persone che hanno avuto NDE? E’ vero che cambiano vita?
Apparentemente, la totalità delle persone che ricordano un'NDE, superata la crisi e riprese le occupazioni normali, mostrano un atteggiamento verso la vita sostanzialmente cambiato: esprimono una vitalità e una partecipazione alle cose assai più intense di prima, condividono maggiormente la sorte delle altre persone, si prodigano in molte attività sociali e umanitarie e così via. A loro stesso parere, questa diversa voglia di vivere scaturirebbe proprio dalle NDE, che li avrebbe portati a considerare sotto un'altra prospettiva la vita, da vivere appieno, senza "sprechi" o tiepidezze.. È da segnalare, comunque, che gli stessi cambiamenti di atteggiamento e di comportamento si riscontrano in molte delle persone che superano una grave crisi vitale senza avere alcuna NDE.

In che modo considerano la morte del corpo quelli che hanno avuto un’NDE?
Come un evento inevitabile ma non da temere, in quanto il "dopo-morte" si prospetta loro con gli stessi caratteri di pace e serenità conosciuti nell'NDE. La morte ai loro occhi è un semplice passaggio verso una dimensione di benessere totale, per cui non c'è alcun motivo per averne paura. È importante aggiungere che, malgrado ciò, nessuno di coloro che hanno avuto NDE desidera morire o cerca di procurarsi la morte: tutti nutrono una tranquilla convinzione che questo "traguardo" arriverà comunque, al momento opportuno. La perdita di ogni timore della morte dopo un'NDE, e l'impegno per vivere più appieno la vita, è comune anche a coloro che non sono religiosi e non credono alla sopravvivenza alla morte del corpo.
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