| | | OFFLINE | | Post: 161 | Registrato il: 22/01/2017 | Sesso: Maschile | [IMG]http://oi65.tinypic.com/2hq8bb5.jpg[/IMG] | Utente Senior | |
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03/03/2017 13:57 | |
Sempre interessante. Il tutto va sempre a collocarsi nella convinzione assoluta, via via più dimostrabile, non solo su Marte, ma in tutto lo spazio interstellare dell'esistenza d'idrogeno, di metano, carbonio, azoto, ossigeno, ecc. portatori di vita extraterrestre. TUTTO E' pur sempre UNO. Pure il "malefico" Venere contiene tutto questo ed anche potassio, torio ed uranio, elementi radioattivi naturali simili a quelli terrestri, e così via. Negli anni '70 i Wiking furono spediti in coppia, per operare in simbiosi per la direzione e l'ipocentro di eventuali movimenti sismici, ciò andò a monte perchè la protezione del Wiking 1 non si sollevò.
Fa un pò sorridere il laboratorio scientifico delle Wiking, contenuto in una celletta di cm 30x34x27, sufficienti comunque all'analisi biologica del suolo e dell'atmosfera marziana. Il materiale che veniva "sottratto" al suolo era per mezzo di un braccio retrattile a paletta, alloggiato tra le due torrette delle telecamere. Risultati spettacolari non ci furono, ma le basi per future introspezioni erano gettate. Harold Klein, direttore presso la NASA e progettista degli esperimenti biologici delle Wiking si proponeva conferme al pensiero che la vita, una chimica vitale, potesse insorgere su di un pianeta diverso, per azioni energetiche più o meno complesse, MA SIMILI, compiute dall'evoluzione stellare e planetaria su sostanze diffuse come l'ammonio, il metano, il carbonio e l'idrogeno. Non che la vita poi debba asservirsi di evidenze riscontrate solo sulla Terra, non ci sarebbe nulla di strano se un'esobiologia NON debba per forza e necessariamente basarsi sulla chimica degli aminoacidi. |