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Bufale virali? Ecco Emergent: il sito che le vuole debellare

Ultimo Aggiornamento: 15/10/2014 13:49
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Post: 2.976
Registrato il: 28/10/2005
Sesso: Maschile
Utente Illuminato
15/10/2014 13:49

Repubblica fa un articolo su un progetto sperimentale di un sito svela bufale molto semplice da consultare (in inglese)
Non mettono i timbri come noi, usano "falso confermato" "non verificato" e altri Tag.

www.emergent.info/


Emergent.info, ed è il risultato di un lavoro messo a punto per il Tow Center for Digital Journalism della Columbia University da un giornalista specializzato nella verifica delle fonti: Craig Silverman.


L'articolo di repubblica

www.repubblica.it/tecnologia/2014/10/11/news/bufale_virali_arriva_emergent_il_sito_che_vuole_prevenirne_la_diffusione-9...

Il progetto ancora in fase sperimentale, si propone di creare una sorta di cane da guardia. Un sistema capace di monitorare in tempo quasi reale tutto ciò che è discusso quotidianamente in Rete. Fino ad analizzarne veridicità e diffusione. Compresa la capacità di tracciare chi ha smascherato la menzogna e chi, invece, sta solo riportando la notizia originale, alimentandone il traffico online. Obiettivo ultimo, scrivono gli ideatori del progetto, "individuare i modi per aiutare la verità a emergere velocemente e a diffondersi più che in passato".

[.....]

La piattaforma creata alla Columbia, che fa parte di un più ampio progetto di ricerca, promette però di andare oltre. Grazie a una web app che combina un algoritmo e il fact checking umano. Spiega Silverman a The Atlantic: "Snopes è meraviglioso, ma fa solo il suo lavoro. Non aggrega ciò che stanno facendo le altre persone online. Emergent invece è capace di identificare i reclami e poi vedere chi sta dando l'informazione migliore".


Come funziona [SM=g3061177]

In accordo con quanto riporta il sito Gigaom, funziona così. Primo passo: i ricercatori scandagliano il web grazie a una serie di feed, filtri e sistemi di allerta, per individuare in diretta i "rumor", cioè le notizie non verificate, che vengono riprese dai media mainstream. Secondo passo: cercano su Google News tutte le fonti che parlano della stessa storia e le aggregano. Terzo: inseriscono le informazioni in un database che assegna a ciascun contenuto un "tasso di veridicità". Poi è l'algoritmo a farla da padrona: monitora le url dei siti inseriti nel database, in modo da tracciare se il contenuto cambia, se ci sono aggiornamenti, correzioni, prove a supporto o contro la notizia. Notizia che di volta in volta viene bollata dal team come falsa, vera, o non verificata. Il tutto è pubblicato sul sito - dalla semplice interfaccia - e chiunque può dare un'occhiata a quello che Silverman e colleghi definiscono il "ciclo vitale del rumor". Comprende: quante volte e su quali social è condiviso ogni rumor; se prevale la condivisione delle informazioni che lo supportano o viceversa quelle contro; come cambiano - e se cambiano - i rapporti in caso di smentita del rumor; e come vengono modificati titoli e testo degli articoli che riportano il rumor nel corso del tempo.

Ma servirà a evitare la pachidermica diffusione di notizie false? È scettico Walter Quattrociocchi, coordinatore del Laboratory of Computational Social Science a IMT di Lucca che negli ultimi anni ha condotto diversi studi sulla viralità delle bufale online. I motivi sono due. "Il primo", spiega a Repubblica.it, "è che se non sei interessato a conoscere la verità su un determinato argomento consideri la smentita solo come un altro tentativo di manipolare l'informazione. E non ci credi. Così esporre una narrativa completa e corretta, produce l'effetto contrario: rafforza la bufala. Mentre il secondo fa capo a un errore concettuale: il sistema non tiene conto della complessità di certe informazioni. Alla fine il giudizio rispetterà solo due criteri: vero o falso. Tuttavia la scienza non propone spesso delle risposte dogmatiche e precise: è solo temporaneamente vera. Fino a che non viene smentita. Bisogna, invece, considerare che le bufale agiscono sulla paura e sull'indignazione. E che si tratta, insomma, di un meccanismo più complesso da un punto di vista socio cognitivo". Senza contare che la stessa scelta dell'algoritmo risulta lacunosa perché, conclude Quattrociocchi, "il linguaggio delle bufale cambia continuamente".

www.repubblica.it/tecnologia/2014/10/11/news/bufale_virali_arriva_emergent_il_sito_che_vuole_prevenirne_la_diffusione-9...
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