Purtroppo "qualcuno" sta mettendo di nuovo in giro altre amenità sul fantomatici cunicoli marziani e su alcuni canali che sarebbero stati scoperti sul pianeta rosso.
Quando si fa notare che oggi questi canali non ci sono più, nel senso che sono ridimensionati da una visione di insieme più ampia e precisa, qualcuno ribatte "Ma magari in passato c'era una civiltà e ora non più
", ignorando che le grandezze temporali di sviluppo e morte di una specie intelligente non sono nell'ordine dei secoli, semmai dei milioni di anni. Insomma se c'erano prima dovevano esserci anche adesso.
A proposito vi metto un articolo di qualche anno fa del Corriere che spiega bene come ebbe inizio questo mito, che
nessuno cavalca più tranne qualche irriducibile.
www.corriere.it/Rubriche/Astronomia/marteagosto/appro-2.shtml
Le prime osservazioni sistematiche di Marte al telescopio risalgono al Seicento, quando il fisico olandese Christiaan Huygens disegnò una mappa del pianeta. Ma è nella seconda metà dell'Ottocento, grazie agli studi dell'italiano Giovanni Virginio Schiaparelli, che furono individuate le fondamentali strutture superficiali del pianeta e studiate alcune particolarità della sua climatologia, quali le calotte polari che si estendono e si ritraggono secondo le stagioni, i sistemi di nuvole, e le tempeste di sabbia che sconvolgono per mesi ampie regioni del pianeta.
Con una serie di assidue osservazioni condotte nell'arco di un decennio, dal 1877 al 1888, dall'Osservatorio astronomico di Brera a Milano, Schiaparelli individuò alcune strutture che definì "terre" e "mari". Si trattava di una terminologia impropria, perché su Marte, al pari che sulla Luna, non c'è acqua allo stato liquido. Negli anni più recenti, grazie alle sonde automatiche che hanno fotografato il pianeta da vicino, sono stati raccolti indizi a favore dell'esistenza di acqua sotto forma di ghiacci e permafrost.
Ritornando a
Schiaparelli, l'astronomo ritenne anche di aver visto un'intricata rete di linee scure che collegavano i mari fra loro attraversando le terre e paragonò queste linee ai canali naturali di un arcipelago. Quando parlò per la prima volta di canali marziani, Schiaparelli non pensava che queste strutture potessero essere opera di creature intelligenti.
Ma l'articolo scientifico con cui dava notizia della scoperta ("Osservazioni astronomiche e fisiche sull'asse di rotazione e sulla topografia del pianeta Marte", Roma 1878), ebbe una vasta eco in tutto il mondo, anche fuori degli ambienti scientifici. Fu pubblicato anche in lingua inglese e la parola canali, anziché con l'equivalente "channels", fu tradotta con il termine "canals", che in lingua anglosassone indica un canale di origine artificiale. Da quel momento, per molte persone, la presunta scoperta dei canali di Marte equivalse alla prova dell'esistenza di una civiltà evoluta che aveva realizzato quelle opere.
Alcuni studiosi dalla fantasia molto vivace ipotizzarono l'esistenza di marziani che, alle prese con problemi di siccità, avevano realizzato opere mastodontiche per il trasporto dell'acqua dalle zone polari a quelle equatoriali. Fra i più convinti sostenitori di queste teorie vi furono l'astronomo francese Camille Flammarion (1842-1925) e quello americano Percival Lowell (1855-1916), il quale costruì un osservatorio astronomico a Flagstaff, in Arizona, con l'intento di studiare Marte.
Negli anni successivi, con il moltiplicarsi delle osservazioni e l'accrescersi della potenza dei telescopi, apparve chiaro che i canali di Marte, e una moltitudine di altre strutture geometriche osservate da Schiaparelli, Lowell e altri, erano delle illusioni ottiche. Infatti, variando le condizioni di osservazione, la turbolenza dell'atmosfera e l'apertura dello strumento, esse mutavano di forma.
Nei primi due decenni del secolo 1900, pur continuando la polemica tra canalisti e anticanalisti, le fotografie astronomiche di Marte realizzate in varie lunghezze d'onda dimostrarono che, sulle lastre, i canali non comparivano.
La polemica sui canali poté dirsi definitivamente chiusa nel 1965, quando la sonda spaziale automatica americana Mariner 4 inviò per la prima volta una serie di foto ravvicinate del pianeta, nelle quali il paesaggio marziano non solo non mostrava traccia né di acqua né di canali, ma addirittura si presentava arido, privo di vita, con un'atmosfera rarefatta e con zone intensamente ricoperte di crateri. Insomma, molto più simile alla Luna che alla Terra. Le successive e più dettagliate immagini riprese dalle sonde automatiche poste in orbita attorno al pianeta hanno confermato l'inesistenza dei canali osservato dagli astronomi della fine dell'800.
Ai giorni nostri il termine "canali di Marte" è stato ripreso dalla letteratura scientifica, ma questa volta per indicare dei lunghi solchi sulla superficie, che nulla hanno a che vedere con le illusioni ottiche di Schiaparelli, e sulla cui natura stanno indagando gli studiosi di geomorfologia planetaria nel tentativo di capire se sono stati provocati da antichi corsi d'acqua oggi scomparsi, oppure da flussi di materiale lavico superficiale.
Articolo integrale nel catalogo digitale
Osservazioni astronomiche e fisiche sull'asse di rotazione e sulla topografia del pianeta Marte fatte nella Reale specola in Milano ... Memoria [1- del socio G. V. Schiaparelli.
Main Author: Schiaparelli, G. V. 1835-1910.
Language(s): Italian
Published: Roma, 1878-
Subjects: Mars (Planet)
[Modificato da UniversalMan 22/04/2014 17:46]