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Il fantasma del Castello ora parla. «Mi porti le chiavi» deciso, con un imperativo sussurra. Questo secondo quanto hanno rilevato gli E.V.P. (rilevatori di voce elettronica) installati nel Castello, dopo la sua chiusura, la sera di lunedì 10 marzo. Un’indagine sollecitata dal prof. Cosimo Lamanna (del Ctg Egnatia) ed effettuata dal gruppo Psi (Paranormal society investigation) di Bari.
In quell’occasione, vennero installate telecamere a infrarossi, rilevatori di movimento, di campi elettromagnetici, termometri digitali e altre sofisticate apparecchiature tra cui audio registratori in formato waw. «Avevo chiesto se ci fosse qualcuno in quell’ambiente – spiega Donato Raspatelli presidente del Psi - e mi sono presentato, ho detto mi chiamo Donato e subito dopo, nella traccia audio ho rilevato una bassissima frequenza, una voce che l’orecchio umano non sente ma resta impressionata sul registratore».
Tra i rilievi effettuati, intorno alle 20 del 10 marzo, Raspatelli sostiene che c’è stato un repentino sbalzo di temperatura da 12 a 7 gradi centigradi nella fossa dei dannati, dov’è stata rilevata la traccia audio. Tra gli eventi curiosi di quella notte, al piano terra del Castello, nella sala delle Armi, una telecamera a infrarossi che dopo una serie di scariche si ribalta sul cavalletto improvvisamente. «È un’anomalia, un fatto a cui non riesco a dare una risposta – rincalza Raspatelli – è un fenomeno particolare, in natura non avviene, un oggetto non si sposta da solo», lo specialista dell’occulto accenna alla possibilità di uno spiritello curioso che avrebbe potuto provocare ciò. Sembra quasi una conferma di quanto la gente del posto dice da tempo. Nelle case che circondano il Castello si parla di strani fenomeni. E anche uno dei custodi del Castello, Piero Malerba, per altre vie, quasi avalla i risultati del Psi, «chiudo la porta dello sgabuzzino la sera e la mattina la ritrovo aperta, alla fine ogni sera gli dico, senti ora te la lascio aperta vabbene». Tra i fenomeni curiosi anche un episodio. «Un giorno tempo fa, le spie delle piantane della sala delle Armi risultavano inspiegabilmente spente nonostante le prese fossero inserite – ribadisce Malerba -. Ritornai il giorno dopo e le ritrovai tutte accese e in ordine».
«Cercavamo la storia delle femmina mazz i tammorr’ – rincalza Lamanna – ma abbiamo trovato dell’altro, sarebbe bello poter ritentare le ricerche».
Nella fossa dei dannati, dov’è stata registrata quella misteriosa voce, vennero tenuti in prigione i responsabili dell’uccisione a furor di popolo del governatore don Tommaso di Gennaro, il 15 agosto del 1647. La Cronaca indellinana parla dei due fratelli Giacomo e Donato Sardella, di Col’Antonio figlio di Donato, di Cola Tateo, di Giannantonio Pugno, afforcati ad ottobre dello stesso anno. Chi di loro ha chiesto le chiavi agli specialisti dell’occulto?