Da Repubblica.it
Corea, l'incubo di un attacco atomico
PECHINO - Le nuove sanzioni Onu contro il regime di Pyongyang rischiano di far esplodere il fragile equilibrio nella penisola coreana e di far precipitare il Pacifico nell'incubo di un attacco atomico. Il "giovane leader" Kim Jong-un ha rotto il trattato di non aggressione con Seul, firmato nel 1991 e non sempre rispettato, che impegnava i due Paesi alla soluzione pacifica delle controversie e alla prevenzione da incidenti militari. La Corea del Nord ha tagliato anche la "linea rossa" con il Sud, che collegava direttamente i telefoni dei due governi. Dal 1971, data della sua attivazione, è la terza volta che la "linea rossa" viene interrotta nel villaggio di Panmunjeom, sul confine militarizzato lungo il 38° Parallelo. L'agenzia di Stato "Kcna" ha avvisato che "ormai non c'è più nulla di cui parlare" e che "quello che resta da fare è regolare i conti solo con la forza fisica".
Kim Jong-un, che giovedì aveva minacciato un "attacco nucleare preventivo contro gli Stati Uniti e qualsiasi altra potenza ostile", ha preannunciato una "guerra totale in stile coreano". Parlando alle sue truppe sull'isola di Ma, Kim ha invitato l'esercito ad "essere pronto in qualsiasi momento" e ha avvertito che "la minima provocazione si tradurrà in un ordine immediato di sostanziale avanzata lungo la linea di frontiera".
E' l'ennesima minaccia di invasione del Sud, con il quale dal 1953 non è mai stato firmato un accordo di pace, ma questa volta la reazione di Seul è stata di massimo allarme. "Se il Nord attaccherà con armi nucleari - ha detto il ministro della Difesa - il regime di Kim Jong-un causerà la propria distruzione e scomparirà dalla terra". A tentare di raffreddare l'alta tensione diplomatica è intervenuta la Cina, il più potente alleato di Pyongyang, da cui giovedì ha però preso le distanze dando il via libera alle sanzioni delle Nazioni Unite. Pechino ha sollecitato "tutte le parti in causa a dar prova di calma e moderazione e a evitare iniziative che potrebbero aggravare la tensione". Un monito a Pyongyang a desistere da un'esibizione di forza, come il lancio di un altro missile a lungo raggio, un quarto test atomico, o un attacco al Sud simile a quello del dicembre di due anni fa. La nuova leadership cinese ha fatto però capire anche di non gradire le maxi-esercitazioni navali in corso tra Washington e Seul, avviate ai primi di marzo e destinate a concludersi a fine aprile.
Quello della Corea del Nord è invece un ultimatum e scade lunedì, quando le manovre Usa-Sud entreranno nella fase "Key-Resolve", simulazione al computer su scenari di guerra che prevedono un'azione delle forze nordcoreane. Pyongyang pretende la sospensione delle esercitazioni, "altrimenti la guerra nucleare da parte degli Usa verrà affrontata esercitando il diritto di attacchi atomici". La retorica bellica, nella penisola coreana, è una costante da sessant'anni. Lo scenario internazionale e la fragilità del potere di Kim Jong-un inducono però il resto del mondo ad una preoccupazione senza precedenti.
La Casa Bianca ha alzato il livello d'allame in tutte le basi del Pacifico e ha ricordato che "in ogni caso gli Usa sono nelle condizioni di neutralizzare un attacco missilistico di Pyongyang". La Ue, tramite la commissaria agli Esteri Catherine Ashton, ha ammonito il Nord di "rinunciare ad ulteriori azioni provocatorie". Lunedì si riunirà il consiglio dei ministri europei, decisi a nuove pressioni, mentre Berlino chiede subito ulteriori sanzioni. In allerta tutte le cancellerie del G20, da Tokyo a Mosca, che sottolineano come "il regime nordcoreano dovrà assumersi la responsabilità di minacce e azioni di guerra". Oltre la tensione post-sanzioni Onu e l'imprevedibilità di Kim Jong-un, resta il problema della corsa nucleare di Pyongyang, motore e alibi del più vasto riarmo asiatico. Dopo sei decenni nessuno sa ancora come uscire dalla "guerra sospesa" tra le due Coree e il "giovane leader" potrebbe non avere alternative alla rottura dello stallo.
fonte: Repubblica.it
Non so voi ma la cosa non mi lascia indifferente.