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Perché crediamo (fermamente) anche alle peggiori «bufale»

Ultimo Aggiornamento: 16/10/2012 20:43
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Utente Illuminato
16/10/2012 11:35

www.corriere.it/salute/neuroscienze/12_ottobre_16/credere-bufale_2322cbf0-13a2-11e2-ad6a-6254024087...

Vere o no che siano, le informazioni che ci raggiungono restano attaccate alle nostre menti, influenzando comportamenti e scelte. E anche quando ci rendiamo conto che il loro contenuto è falso, può risultare molto difficile riuscire a modificarle. A questo strano fenomeno - cioè le informazioni sbagliate che continuano a influenzarci anche quando razionalmente sappiamo che dovremmo dimenticarle - è dedicato un articolo di revisione scritto da un gruppo di ricercatori di università americane e australiane, guidato da Stephan Lewandowsky dell'University of West Australia, e pubblicato da poco sulla rivista Psychological Science in the Public Interest. Per poter riuscire a comprendere un'informazione, sia che la leggiamo sia che la ascoltiamo, in prima battuta dobbiamo considerarla vera, quindi, in qualche modo l'accettazione della veridicità è un prerequisito della comprensione.
COERENZA - «Andare oltre questa accettazione automatica richiede una motivazione addizionale e risorse cognitive» spiegano gli autori dell'articolo. Perciò, normalmente il meccanismo del dubbio non si attiva. Quando, invece, la nostra mente rileva la presenza di alcune caratteristiche sospette nell'informazione ricevuta, l'attivazione cognitiva avviene. Accade, ad esempio, quando quella specifica informazione manca di coerenza interna. Molte informazioni, ad esempio, si presentano più o meno esplicitamente sotto forma di storia, e le buone storie vengono ricordate molto facilmente. «Una volta che una storia coerente si è formata nella mente — dicono ancora i ricercatori — diventa fortemente resistente al cambiamento». E questo, a prescindere del suo grado di veridicità. Se, però, la storia è zoppicante o ha evidenti incoerenze interne, allora la mente di chi la riceve diventa critica e pronta a rigettarla. Lo stesso capita quando l'informazione che arriva non è coerente con altre informazioni che una persona ha già: siccome diventa difficile mettere insieme i pezzi, la mente si trova a dover lavorare per capire se si possa conservare una congruenza, o se non sia il caso di rigettare la nuova informazione.

FONTE CREDIBILE? - Questo sistema sembrerebbe funzionare, però fa sì che informazioni sbagliate, ma coerenti con ciò di cui si è già convinti, passino tranquillamente e vadano a rafforzare le preesistenti convinzioni erronee. Poi c'è la questione della credibilità della fonte da cui l'informazione proviene: è chiaro che più la fonte è ritenuta affidabile, meno si attivano i meccanismi di valutazione e di critica. Tuttavia, anche fonti inaffidabili possono influenzare le persone, soprattutto perché nel tempo può affermarsi il cosiddetto sleeper effect. Ovvero: si ricorda l'informazione, ma si dimentica la fonte dalla quale proveniva. Infine, sebbene possa non piacere, conta anche il consenso sociale che si crea attorno a una notizia. Così, se la maggioranza dubita, allora i meccanismi cognitivi di critica e valutazione scattano. Questo fenomeno però è particolarmente complesso, perché in alcuni casi può diventare difficile capire quale sia realmente la maggioranza. Gli autori dell’articolo parlano di ignoranza pluralistica, cioè una divergenza tra la prevalenza reale di una certa credenza all'interno di una società e quello che le persone di quella stessa società pensano che gli altri credano in maggioranza.

GUERRA IN IRAQ - E per spiegarsi meglio ricorrono ad un caso emblematico. «Per esempio — precisano, infatti, i ricercatori — prima dell’invasione dell'Iraq del 2003, alle voci che invocavano l'azione militare unilaterale veniva dato risalto nei media americani, Cosicché la maggioranza dei cittadini che, al contrario, voleva il coinvolgimento realizzato assieme ad altre nazioni, sentiva di essere in minoranza». A questo punto, si comprende come correggere una informazione sbagliata che abbia già raggiunto il suo obiettivo risulti difficilissimo. La ritrattazione il più delle volte non solo non annulla quanto si è già diffuso, ma può addirittura rinforzarlo, perché comunque deve richiamare la prima informazione data, che così viene riportata a galla e rievocata nella mente. «Le persone, in genere, non amano che qualcuno dica loro che cosa pensare e come comportarsi, quindi sono portate a rigettare ritrattazioni particolarmente autoritarie» aggiungono Lewandowsky e i suoi collaboratori.

RITRATTAZIONE - La situazione è ben conosciuta nelle aule di tribunale: quando una prova già presentata viene indicata dal giudice come inammissibile, spesso il giudice si spende in spiegazioni legali dettagliate sul perché l’abbia respinta, ma tutto questo, paradossalmente, non fa che indurre la giuria a darle maggiore importanza. «Finora sono stati identificati solo tre fattori in grado di aumentare l'efficacia di una ritrattazione — dicono, infine, Lewandowsky e i suoi collaboratori —: un avvertimento al momento della prima esposizione all'informazione sbagliata; la ripetizione della ritrattazione; correzioni che raccontano una storia alternativa che riempia il vuoto di coerenza altrimenti lasciato dalla ritrattazione».
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16/10/2012 12:04




Meccanismi mentali naturali e sconfortanti, da un lato...

Tutto questo vale per "gli omologati", come mi permetto di chiamarli io, persone che si fanno "trascinare" e non "ragionano" sui vari "perché" se solo il telegiornale emette una qualsiasi notizia... tanto l'ha detto il TG, quindi è vero!

...decade laddove la capacità di discernimento, analisi, valutazione è attiva a 360° e 24h.

Dato che il mondo gira al contrario da millenni e la Verità pare perdersi nelle nebbie del Tempo... uso sempre "cui prodest?"

E mi aiuta.

[SM=x2976656]
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16/10/2012 16:15

Re:
LaFay, 16/10/2012 12.04:




Meccanismi mentali naturali e sconfortanti, da un lato...

Tutto questo vale per "gli omologati", come mi permetto di chiamarli io, persone che si fanno "trascinare" e non "ragionano" sui vari "perché" se solo il telegiornale emette una qualsiasi notizia... tanto l'ha detto il TG, quindi è vero!

...decade laddove la capacità di discernimento, analisi, valutazione è attiva a 360° e 24h.

Dato che il mondo gira al contrario da millenni e la Verità pare perdersi nelle nebbie del Tempo... uso sempre "cui prodest?"

E mi aiuta.

[SM=x2976656]



A mio avviso vale anche e sopratutto per gli "Alternativi"; ovvero coloro che non vogliono essere omologati e quindi credono a tutto quello che gli viene propinato dagli ambienti che hanno eletto a loro guide.

Funziona per tutti
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Utente Master
16/10/2012 16:51

Per questo bisogna assumere sempre un atteggiamento selettivo nei confronti di quello che ci viene proposto quotidianamente, e affrontare certi argomenti con criticità e giusto buon senso, sempre.

Se ciò non avenisse, noi saremmo solo macchine che i media riempirebbero con dati e informazioni da farci ingoiare indipendemente dalla nostra volontà o dalle nostre convinzioni: è perciò necessario formarsi sempre un idea proprio su certe tematiche e non lasciarci influenzare mai da ciò che vediamo o ascoltiamo, solo così possiamo essere delle persone coscienti di ciò che fanno e non muoverci come burattini nelle mani dei più potenti.
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Utente Illuminato
16/10/2012 17:24

Un articolo da incorniciare,che vale per tutti i campi,dalla politica all'economia e alla storia.
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16/10/2012 18:33




Parlavo di chi usa la propria testa, Fabio, e di chi non la usa [SM=g6794]

Il tuo discorso è un altro, ho capito che intendi e sono d'accordo on te.

Non essere "nel gregge" non è che lo si vuole, o lo sei o non lo sei, non è cosa che scegli, io la vedo così, perché altrimenti passeresti dal "gregge ignorante" (che ignora le cose) al "gregge di chi pensa di sapere che gli altri sbagliano perché ignoranti" e alla fine sarebbe anche peggio.

Usare la propria testa (laddove sia presente), analizzare le varie situazioni, riflettere e farsi un'idea scevra dal giudizio altrui.

Sono stata un po' contorta, eh? [SM=g8180]

Ehehehehheeh
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16/10/2012 19:42

Re:
LaFay, 16/10/2012 18.33:




Parlavo di chi usa la propria testa, Fabio, e di chi non la usa [SM=g6794]

Il tuo discorso è un altro, ho capito che intendi e sono d'accordo on te.

Non essere "nel gregge" non è che lo si vuole, o lo sei o non lo sei, non è cosa che scegli, io la vedo così, perché altrimenti passeresti dal "gregge ignorante" (che ignora le cose) al "gregge di chi pensa di sapere che gli altri sbagliano perché ignoranti" e alla fine sarebbe anche peggio.

Usare la propria testa (laddove sia presente), analizzare le varie situazioni, riflettere e farsi un'idea scevra dal giudizio altrui.

Sono stata un po' contorta, eh? [SM=g8180]

Ehehehehheeh




Ho capito cosa intendi e condivido, volevo solo puntualizzare che non basta fare gli alternativi [SM=x2976641]
16/10/2012 20:43

Una capacità di discernere il giusto dallo sbagliato, e il vero dal falso, e direttamente e indissolubilmente legato a una cultura di fondo, che non può mai essere nebulosa.
Una persona informata, anche a livello superficiale su vari argomenti, è meno facilmente influenzabile di una incolta o ignorante. Infatti posta di fronte a incongruenze e inesattezze, sarà propensa quantomeno a ridimensionare l'affidabilità della fonte, e a indagare sulla veridicità delle informazioni ricevute.Anche Se......
Anni fa in diverse occasioni erano stati riportati diversi risultati riguardo esperimenti nell'ambito dei rapporti comportamentali degli individui. In diversi di essi, per esempio era emerso che un individuo, anche aperto mentalmente come uno studente universitario, era particolarmente sensibile ai pettegolezzi negativi, riguardanti un suo collega. Anche se in un secondo momento aveva modo di conoscere il soggetto incriminato, e aveva modo di rilevare l'infondatezza delle informazioni precedentemente ricevute,tuttavia non cambiava il suo giudizio negativo, che va detto era basato solo sul sentito dire. Personalmente io chiamo tutto ciò STUPIDITA.
Se osservate bene in giro, però vedrete che è la prassi comportamentale più diffusa.
Parlare di ciò che spesso non si conosce, facendo spesso molti danni. Qualcuno ha detto che la lingua uccide più della spada. Vero. E anche vero che più della lingua ,può la stupidità, che prima di uccidere la vittima, uccide chi l'ha generata.
Gli ignoti commissionatori delle Georgia Guidestone, quando hanno fatto scolpire le regole sulla roccia, dicendo che la popolazione mondiale andrebbe ridotta a mezzo miliardo, hanno preso un abbaglio. Se si dovessero salvare solo i giusti o i migliori fra noi, forse anche solo la cifra cinque milioni sarebbe esagerata.
Anche se ipocritamente diciamo di amare la verità, poi di fatto nella vita di tutti i giorni siamo in ammollo in un mare di menzogne più o meno grandi, e più o meno consapevoli.
E una di quelle caratteristiche congenite della nostra specie. Homo Sapiens, il mio secondo nome è Inganno.
Dell'albero della Vita, più che il sapore della mela, ci siamo portati dietro l'inganno del Serpente, che ai nostri occhi evidentemente ha un sapore migliore.Per fortuna a differenza di molti serpenti velenosi, non abbiamo denti cavi carichi di veleno. Se ogni volta che mentiamo e sbagliamo consapevolmente dovessimo morderci la lingua, saremmo già estinti da tempo.SSSSSSSSS ma non ditelo SSSSSSSSS a nessssuno. SSSSSSS [SM=g1950684]
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