un piccolo sunto degli ultimi anni nelle miniere dello Zimbabwe
Adulti e bambini costretti al lavoro forzato, abitanti dei villaggi locali picchiati e torturati. È quanto avviene, dal novembre 2006, nelle miniere di diamanti del distretto di Marange, nella parte orientale dello Zimbabwe. Lo documenta un dossier dell’Ong internazionale Human rights watch, che racconta le violazioni dei diritti umani dopo che l’area è stata occupata prima dalle forze di polizia e poi, dallo scorso ottobre, dall’esercito, che hanno assunto il controllo della zona, la cui ricchezza mineraria, a poca profondità, è stata scoperta nel giugno del 2006.
Ufficialmente polizia e forze di sicurezza si sono impadronite delle riserve di diamanti per cacciare i minatori locali e assicurare maggiori entrate al governo, che deve fronteggiare una drammatica crisi economica e un tasso d’inflazione astronomico.
La gestione delle riserve di diamanti è stata assunta dalla compagnia mineraria di Stato, la Zimbabwe mining development corporation. In realtà, il tutto si è concretizzato in una sequela di raid, violenze e corruzioni, che ha visto come beneficiari finali alcuni funzionari del partito del presidente Mugabe, lo Zanu-Pf. La Reserve bank dello Zimbabwe, che ha appoggiato alcune operazioni militari, ha beneficiato di un importante flusso di entrate, mentre è fiorito il contrabbando, che ha fatto uscire dal Paese gran parte delle pietre preziose estratte.
«La polizia e l’esercito hanno trasformato questa zona tranquilla in un incubo di illegalità e orribile violenza », accusa Georgette Gagnon, direttore per l’Africa di Human rights watch, che chiede al nuovo governo di coalizione nazionale di ritirare l’esercito, porre fine agli abusi e perseguire i responsabili.
L’occupazione da parte dell’esercito è cominciata il 27 ottobre 2008, con elicotteri dotati di fucili automatici e gas lacrimogeni, mentre a terra i soldati sparavano indiscriminatamente con fucili d’assalto AK-47 sulla popolazione dei villaggi e sin dentro le miniere. Dopo tre settimane di attacchi, i morti furono più di duecento e i militari obbligarono i minatori a scavare fosse comuni per molti degli assassinati. L’assalto è avvenuto in un momento in cui il governo aveva difficoltà a pagare gli stipendi a poliziotti e militari.
Secondo Human rights watch, dopo le operazioni di occupazione, si è passati a una situazione di “normalità”, caratterizzata da centinaia di adulti e bambini costretti al lavoro forzato nelle miniere di diamanti, mentre continuano le violenze e le torture dei militari nei confronti degli abitanti dei villaggi, accusati di essere minatori illegali o di appoggiare chi cerca pietre preziose al di fuori del controllo dell’esercito. Human rights watch chiede che il governo di unità nazionale, costituito lo scorso febbraio, ritiri l’esercito, affidando il controllo della zona alla sola polizia, garantendo l’uso di metodi legali e avviando un’indagine sulle violenze commesse.
Al Sudafrica, quale membro del sistema internazionale di certificazione dei diamanti Kimberly Process e presidente della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (Sadc), l’organizzazione per la difesa dei diritti umani chiede di premere per una rapida politica di riforme, che interrompa il commercio di contrabbando dei diamanti dello Zimbabwe verso Città del Capo e altri Paesi, garantendo trasparenza e responsabilità. Il Kimberly Process, che vive una grave crisi di credibilità, ha inviato una commissione d’indagine nei campi di diamanti di Marange.
Questa ha chiesto il ritiro dell’esercito entro il 20 luglio e il ristabilimento della legalità, dopo aver accertato “orribili violenze” contro i civili e la fondatezza delle accuse di Human rights watch. La scadenza è passata invano, l’esercito è ancora presente e ciò potrebbe portare il Kimberly Process a dichiarare il bando internazionale nei confronti dei diamanti provenienti dallo Zimbabwe. Intanto dal governo del Paese africano sono arrivate dichiarazioni concilianti ma attendiste. Il vice ministro per le Miniere, Murisi Zwizwai, ha dichiarato: «Abbiamo accordato un ritiro delle truppe ma questo avverrà solo per fasi, di pari passo con l’istituzione di un sistema di sicurezza appropriato».
Il ministro delle Miniere, Obert Mpofu, ha assicurato che il governo sta cercando nuovi investitori, che affianchino la compagnia di Stato nella gestione delle miniere di diamanti di Marange, il cui completo sfruttamento, secondo alcune stime, richiederà un investimento di nove milioni di dollari, a fronte di una possibile resa di 200 milioni al mese.
Il quotidiano Daily Nation, però, scrive che il presidente Mugabe, che ha il controllo delle forze di sicurezza, sta preparando un nuovo giro di vite nel Marange, sempre utilizzando i militari, anche sfidando il rischio del bando internazionale. Secondo Eldred Masunungure, docente di Scienze politiche all’Università dello Zimbabwe, è improbabile che i militari abbandonino la zona, perché persone influenti del precedente governo di Mugabe hanno beneficiato dei disordini. È un campo politico minato, afferma il professor Masunungure, perché andrebbe a toccare forze molto potenti.
by :Terra news