Un recente studio sui poltergeist

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Sheenky Oo
00venerdì 9 novembre 2012 11:16
Articolo di Michele Dinicastro

Con lodevole abnegazione ed altruistica disponibilità, due studiosi come Bryan Williams e Annalisa Ventola hanno realizzato e diffuso gratuitamente un vero e proprio manuale di base per studiosi, relativo allo stato della ricerca parapsicologica sul poltergeist. Nel loro lavoro, oltre a fornire una esaustiva descrizione del fenomeno, propongono, attraverso un’approfondita analisi, le possibili prospettive future nello studio dei poltergeist. Completa lo studio un quadro straordinariamente chiaro ed aggiornato dello stato attuale della ricerca a livello mondiale.



Cos’è un poltergeist?
La descrizione che propongono Williams e Ventola è la seguente: “un poltergeist è una forma di psicocinesi su larga scala o di [interazione] mente - materia, in cui fenomeni fisici anomali (come il movimento di oggetti, i disturbi elettrici e i rumori che non presentano alcuna causa ovvia) accadono ripetutamente in presenza di una determinata persona ed in un breve peri odo di tempo. Questa forma di psicocinesi su larga scala, che avviene perlopiù a livello inconsci o, è conosciuta come «psicocinesi spontanea ricorrente» o RSPK e la persona attorno a cui il fenomeno si verifica è definita agente RSPK”.
Si tratta, perciò, di un fenomeno person - oriented, legato, cioè, all’azione ( inconscia) dell’uomo, piuttosto che ad un ipotetico intervento di spiriti…
Anche se, in effetti, il significato letterario del termine poltergeist può trarre in inganno. La parola, di origine tedesca, ha, infatti, il significato di “spirito rumoroso”.Ciò rimanda a tempi in cui, a livello popolare, questa tipologia di eventi veniva attribuita all’intervento diretto di “spiriti burloni”.Oggi questo termine, a causa della sua ancora larga diffusione nell’uso comune, è tuttavia ancora utilizzato – sebbene solo convenzionalmente – anche in ambito
parapsicologico. Occorre precisare, però, che il significato che i parapsicologi gli attribuiscono collima esattamente con quello che abbiamo letto nella descrizione di Williams e Ventola. A questo termine convenzionale, tuttavia, la parapsicologia ufficiale affianca, come abbiamo visto, l’acronimo inglese RSPK (Recurrent Spontaneous Psychokinesis).
L’origine umana del fenomeno in questione fu teorizzata già nel 1911 dal fisico Sir William Barrett ( 1845- 1926), uno dei fondatori della Society for Psychical Research, e poi confermata dagli studi successivi. Uno degli indizi a favore di questa tesi è costituito dalla concentrazione dei fenomeni psicocinetici (ad esempio, movimento di oggetti e rumori inspiegabili) proprio intorno all’agente focale (o agente RSPK), ovvero al soggetto che inconsciamente li provoca ; a ciò aggiungasi anche l’osservata scomparsa dei fenomeni in concomitanza con l’assenza di quest’ultimo.

Apparizioni e luci anomale
L’esame di numerosi casi di poltergeist condotti indipendentemente da diversi studiosi ha fatto emergere una bassa occorrenza di fenomeni apparizionali.
Questi, peraltro, si caratterizzano per la rara comparsa di forme umane e l’elevata presenza di quelle animali, oltre che di membra umane, figure demoniache ed anche sagome indefinite (ombre o nebbioline). Non di rado sulla scena del poltergeist è pure segnalata la comparsa di luci inspiegabili (spesso fluttuanti o pulsanti), sebbene questo fenomeno sia limitato ad un numero di casi inferi ore rispetto a quello delle citate forme apparizionali.
A questo proposito,Williams e Ventola ricordano come il parapsicologo William Roll ( 1926- 2012), nel corso della sua lunga carri era di studioso, si sia imbattuto in un caso davvero insolito, in quanto caratterizzato esclusivamente dalla comparsa spontanea di intensi lampi di luce intorno all’agente focale: una ragazza di 19 anni. Mentre, in un altro caso pubblicato nel 1976, due ricercatori , Barry Taff e Kerry Gaynor, osservarono varie volte la comparsa di minuscole, oltre che veloci sfere luminose, le quali comparivano esclusivamente alla presenza di una donna, inconsapevole tri gger ( attivatore) dei fenomeni tra i 35 e i 39 anni d’età. Ma ciò che rese particolarmente interessante il caso, fu l’incredibile capacità di queste luci di intera gire coi presenti, riuscendo a produrre vere e proprie comunicazioni intelligenti. Ad esempio, erano in grado di cambiare il proprio moto, le proprie dimensioni o la propri a intensità in funzione delle specifiche richieste dei ricercatori . Fu osservato, però, che tali mutamenti venivano anche prodotti dalle crisi emozionali che occasionalmente colpivano l’agente focale.
Curiosamente, i numerosi tentativi che i due ricercatori effettuarono nel corso delle indagini per documentare fotograficamente il fenomeno andarono in massima parte falliti… Tuttavia, nelle poche immagini riprese, le “luci anomale” comparivano principalmente sotto forma di archi di luce.
Prima di chiudere la descrizione di questa tipologia fenomenica, ritengo doveroso precisare che in entrambi i casi descritti, le procedure degli studiosi non hanno mai evidenziato indizi che potessero far ipotizzare cause più prosaiche, come frodi, malfunzionamenti elettrici o sorgenti luminose esterne.
Cause e durata della fenomenologia Da uno studio statistico su 116 casi condotto in seno alla Psychical Research Foundation (PRF) è emerso come nel 41% di essi i fenomeni insorgano dopo eventi particolarmente stressanti o traumatici; ad esempio a seguito di una malattia o dopo un trasferimento.
Mentre, su 59 casi studiati dall’Institut für Grenzgebiete der Psychologie und Psychohygiene (IGPP) di Friburgo (Germania) si è riscontrato come il 20% di essi presentasse una eziologia chiaramente riconducibile al particolare stato emotivo dell’agente focale. Spesso, infatti, l’insorgenza è risultata direttamente legata agli eccessi di rabbia, al disappunto o a sentimenti di grande frustrazione vissuti da quest’ultimo. Invece, in ben 500 casi raccolti da Alan Gauld e A.D. Cornell si è visto come solo l’8% di essi fosse caratterizzato dalla presenza di un agente che, prima della emergenza dei fenomeni, manifestava una chiara sofferenza psicologica o emozionale. Ma la fenomenologia è insorta anche in presenza di sofferenza fisica da parte dell’agente, cosa questa che potrebbe, invero, essere sempre legata alle possibili ricadute emozionali scatenate dalle varie patologie.
Secondo Williams e Ventola la durata media dei poltergeist si attesterebbe intorno ai 6 mesi, atteso che quella minima, però, può anche durare un solo giorno e quella massima fino a sei anni o più... In linea con queste analisi è anche il citato studio di Gauld e Cornell da cui emerge come ben il 59% di quei 500 casi di poltergeist abbia avuto una durata inferiore ad un anno.

Movimenti insoliti
Quello degli oggetti che sulla scena del poltergeist vengono mossi (a volte scagliati) da forze ignote è probabilmente uno degli elementi fenomenologici più caratterizzanti questo tipo di eventi,ma anche tra i più noti al grande pubblico. Tuttavia, a renderlo particolarmente inquietante è la sua inspiegabile dinamica, così diversa da quanto le leggi fisiche note potrebbero prevedere... Un esempio può chiarire ciò che intendo: se lanciassimo degli oggetti verso l’alto da un punto all’altro di una stanza, li vedremmo compiere una traiettoria ad arco, ovvero una curva prima ascendente e poi discendente. Nel caso, invece, dei citati movimenti “anomali”, gli oggetti avrebbero un comportamento assolutamente differente ed imprevedibile…
I testimoni, infatti, raccontano di oggetti fluttuanti per aria o leggiadramente volteggianti, ma anche di loro cadute al suolo con strane traiettorie a zig- zag,oltre che di voli non lineari, con tanto di svoltata degli angoli… In alcuni casi, inoltre, sono state osservate anche loro repentine variazioni di velocità. Williams e Ventola ricordano a questo proposito il caso di un fisico austriaco che nel 1818 investigò un poltergeist manifestatosi in casa di suo genero. Mentre lo scienziato si trovava in cucina in compagnia di sua moglie e di un vicino, vide un grosso cucchiaio di ferro prendere il volo da solo da una mensola e puntare dritto alla testa di quest’ultimo. Considerato il peso dell’utensile e la sua notevole velocità, l’impatto avrebbe potuto provocare al malcapitato feri te davvero serie,ma fortunatamente le cose andarono diversamente... L’uomo, infatti, come egli stesso asserì, avvertì solo un lieve tocco e subito dopo vide cadere l’utensile perpendicolarmente ai suoi piedi. L’oggetto, in altri termini, volando a velocità folle, aveva raggiunto in un attimo il suo capo, compiendo, però, un provvidenziale quanto repentino rallentamento che riuscì a provocare solo un delicato sfioramento.
Così, esaurita la propria energia propulsiva, cadde dritto al suolo. Stando così le cose, anche in questo caso l’ipotesi frode diviene evidentemente inverosimile…

Aree ed oggetti focali
Grazie all’osservazione diretta ed attenta della scena del poltergeist da parte degli studiosi, è stato possibile descrivere alcune intrinseche peculiarità che fino a non molti decenni fa erano del tutto ignote anche agli addetti ai lavori. Ad esempio, nel corso delle sue indagini, il noto parapsicologo William Roll ha potuto notare come vi sia una marcata tendenza daparte dei fenomeni a coinvolgere ripetutamente sempre gli stessi oggetti o la stessa tipologia di oggetti. Si tratta di una dinamica dalla indubbia valenza semantica, decodificabile solo attraverso un attento studio anamnestico del soggetto focale. Parimenti interessante è a questo riguardo il famoso “Caso Druten”, in cui venne osservato un cospicuo numero di movimenti interessanti quasi esclusivamente le pietre del giardino, le quali assumevano la bizzarra tendenza a volare dentro casa.
Tendenza che sembrò interessare anche la sabbia, che prese la singolare attitudine di piovere in testa alla gente o di finirgli in faccia. Nel corso degli anni Roll notò anche che, in genere, la fenomenologia costellante la complessa galassia del poltergeist non segue quasi mai dinamiche casuali, tendendo ad interessare, ad esempio, quelle aree dell’immobile che hanno una specifica valenza per i soggetti focali.

Altre interessanti caratteristiche
Abbiamo visto come i poltergeist siano direttamente legati all’attività psichica umana ed in particolare a quella di soggetti che presentano specifici profili psicologici.
Curiosamente, però, benché tali eventi siano legati – come ho qui più volte sottolineato – all'attività del nostro inconscio, mostrano, tuttavia, la particolare tendenza a scomparire proprio durante il sonno, ovvero durante uno di quegli stati modificati di coscienza in cui, a seguito della sospensione del controllo vigile dell’Io, si realizza l’emersione degli strati inconsci della nostra psiche.
Questo è quanto scaturisce da un’indagine del noto matematico e parapsicologo Alan Robert George Owen, ed in generale i dati statistici sembrano dargli ragione. Infatti, solo in un modesto numero di casi l’agente focale è risultato dormiente al momento dei fatti.
Un’altra caratteristica dei poltergeist è quella di essere esclusiva prerogativa umana, non essendo mai risultato coinvolto un agente focale animale. Come dice il citato Owen, infatti, non si conoscono casi che vedano al centro degli eventi cani o gatti… (protagonisti, però, di altri fenomeni psichici non meno interessanti).Nel tempo gli studiosi hanno anche cercato di capire se l’età e/o il sesso dell’agente fossero fattori favorenti o meno l’emersione della fenomenologia in questione.
Per quanto attiene l’età, il modello di agente suggerito dalle analisi degli studiosi vede generalmente al centro dei fenomeni un adolescente, cosa recentemente riscontrata anche negli ultimi studi. A questo riguardo, per esempio, in quelli già citati della Psychical Research Foundation, l’età media dell’agente risulta essere di 14 anni, mentre in quelli
dell’Institut für Grenzgebiete der Psychologie und Psychohygien e si rileva un’età di 14 anni per i maschi e di 12 1/ 2 per le donne. Nelle statistiche relative allo studio di Gauld e Cornell circa il 37% degli agenti ha un’età inferi ore ai 20 anni. Tuttavia , anche questa caratteristica presenta eccezioni… Nello studio della Psychical Research Foundation, ad esempio, l’età dei soggetti copriva un range compreso tra gli 8 e i 70 anni, mentre, nel citato caso delle luci anomale di Taff e Gaynor, i fenomeni dipendevano da una donna di una trentina d’anni…
Per quanto attiene al sesso dell’agente, gli studiosi hanno notato che nei casi risalenti al XIX secolo vi era una netta prevalenza di soggetti femminili (79%), cosa che però non è stata riscontrata nei casi moderni, caratterizzati da una sostanziale parità fra i sessi.
William Roll spiega la netta prevalenza di soggetti femminili nei casi del passato col fatto che a quel tempo le ragazze vivevano una vita molto più stressanterispetto ad oggi o perché forse i casi che le vedevano coinvolte avevano una maggiore probabilità di essere diffusi.

Fattori sociali e psicologici
I più diversi contesti sociali (famiglia, ambiente di lavoro, etc.) sono oggi da considerarsi come potenziali fonti stressogene. Un agente focale che in questi ambi ti vive problematicamente i rapporti interpersonali può col tempo sviluppare una notevole tensione psicologica che a sua volta può innescare il desideri o di evadere, di scappare via. In alcuni casi la sua sofferenza interiore potrebbe derivare dalla sensazione di non sentirsi accettato dai propri genitori , o addirittura di sentirsi ignorato da essi. Ciò fa aumentare in lui il desiderio di ricevere maggiori attenzioni e più affetto.
Nel caso di un agente adulto, invece, lo stress potrebbe derivare, ad esempio, da un cattivo rapporto instauratosi con un collega di lavoro o con un superiore.
Roll è molto chiaro al riguardo, rilevando che nel corso della sua lunga carriera di studioso le tensioni siano sempre risultate una causa importante, specie quando si traducono in ostilità repressa… Quindi il poltergeist finisce col costituire, come afferma il parapsicologo D. Scott Rogo (1950-1990), l’espressione della tensione accumulata interiormente dall’agente e perciò una sorta di valvola di sfogo. Questo spiegherebbe, secondo lo studioso, il prevalere di dinamiche particolarmente capricciose quando scaturisce dalle personalità di giovani agenti. Rogo, rivolgendosi ai suoi lettori , dice: “Tutti avrete notato quando un bambino diviene frustrato o quando si arrabbia dopo essere stato sgridato perché è stato cattivo. Egli tende a fare i capricci, sbattendo porte, gettando giocattoli tutt’attorno, dando colpi sul muro e compiendo altre azioni aggressive. Non ci vuole molto a comprendere che queste sono esattamente le stesse attività che impegnano il poltergeist. Come un ragazzino frustrato, anch’esso dà colpi nei muri, lancia oggetti e sbatte porte”. Altrettanto efficacemente, il parapsicologo Loyd Auerbach afferma che: “Laddove la maggior parte delle persone risponderebbe allo stress con una varietà di modi «normali » , dal prendere a pugni un muro, a lanciare via gli oggetti, al farsi venire un esaurimento nervoso o all’ammalarsi fisicamente, i nostri agenti poltergeist hanno mezzi alternativi per «svaporare » . Per una qualche ragione, la [loro] reazione allo stress è uno scoppio psicocinetico diretto dal subconscio”.
Indubbiamente, visto attraverso questa prospettiva, il poltergeist assume i più rassicuranti contorni di una “semplice” forma di scarico tensionale umano, anche se assolutamente sui generis...
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