E' tutto verissimo ciò che riporti, Richard.
Da 60 anni il popolo tibetano protesta pacificamente per poter esercitare i propri diritti senza alcun risultato.
Chi vuoi che aiuti i tibetani se in tibet non c'è petrolio, ricchezze minerarie o qualcosa che arricchisca chi va ad "aiutarli"?
Purtroppo le proteste pacifiche non vanno mai a buon fine (2 eccezioni: la decolonizzazione dell'India e la fine dell'Apartheid in Sudafrica. Ma in Sudafrica il processo di democratizzazione è stato accelerato dagli embargos), si veda anche il caso dei Kurdi.
Il disgraziatissimo popolo senza terra dei Kurdi, stanziato tra Turchia, Iraq, Iran e Siria non ha una sua terra. Per decenni questa questione è stata ignorata da tutti, solo con il ricorso alle armi da parte del PKK (quei terroristi! Quei comunisti!)la questione è salita alla ribalta, pur non essendo stata risolta (né mai lo sarà: in quelle terre c'è petrolio, e chi le molla?). E a chi importava qualcosa dei palestinesi prima che iniziassero gli attentati internazionali (Achille Lauro...)?
Come dire: se vuoi ottenere qualcosa devi ricorrere alla violenza. E siccome i tibetani, per loro stessa millenaria cultura, alle armi non sono mai ricorsi finora, non otterranno mai niente. Una formica contro un elefante: Tibet contro Cina, pacifismo contro violenza, spiritualismo contro materialismo.
Nessuno può opporsi alla Cina non solo perché è un gigante politico, economico e militare ma anche perché i valori sostenuti dai tibetani sono scomodi, in una società basata soltanto su un razionale ed egoistico materialismo. Ho voglia di piangere: umanità, non imparerai mai niente dai tuoi e/orrori?