The Philadelphia Experiment

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fabik
00mercoledì 6 febbraio 2013 09:27


E' una calda mattina di fine luglio del 1943, i cantieri navali di Philadelphia, di solito ferventi di attività sono silenziosi.
Il sole si riflette sul mare e sugli scafi delle corazzate in riparazione, quasi pronte a riprendere il loro pattugliamento sulla rotta atlantica.

Da qualche parte, oltre l’oceano, l’Inghilterra brama aiuto, le invincibili divisioni corazzate tedesche sono state fermate a Stalingrado ma l’Europa giace ancora sotto il tallone nazista.

Stalin richiede a gran voce l’apertura di un secondo fronte, bisogna fare presto, i tedeschi, messi alle strette, stanno tentando il tutto per tutto nel tentativo di sviluppare nuove incredibili armi di distruzione.

Eppure c’è un problema, i wolfpack: la Germania ha riempito l’oceano di sottomarini da caccia
La situazione sta lentamente migliorando ma sono ancora vividi nella mente di tutti i lunghi mesi del ’41 e del ’42 quando gli U-Boot affondavano fino a 600.000 tonnellate di naviglio al mese.

Prima di pensare seriamente a invadere la Fortezza Europa bisogna vincere la Battaglia dell’Atlantico e bisogna rendere sicure le rotte di rifornimento.

E in questa mattina del 22 luglio 1943 la US Navy tenterà di risolvere il problema una volta per tutte.



The Philadelphia Experiment: il Mito

Creando un campo magnetico sufficientemente potente si potrebbe, in teoria, curvare la radiazione luminosa intorno a un oggetto rendendolo di fatto, invisibile.

La USS Eldridge è ancorata su uno dei moli laterali degli immensi bacini di carenaggio, lontano dagli sguardi dei curiosi, a bordo l’equipaggio aspetta il segnale convenuto.

Immense bobine di fili di rame, accumulatori e generatori elettrici sono posizionati sullo scafo e sui ponti inferiori.

L’esperimento è basato sugli studi di Einstein e Tesla sulla teoria di campo unificato, creando un campo magnetico sufficientemente potente si potrebbe, in teoria, curvare la radiazione luminosa intorno a un oggetto rendendolo di fatto, invisibile.

I resoconti di quella tragica mattina sono incerti.
L’ora di attivazione è sconosciuta, l’ordine partì nelle prime ora dell’alba, i generatori iniziarono a ronzare sommessi, quindi fu la volta degli accumulatori e delle bobine, il campo elettromagnetico iniziò a crescere intorno a tutta la nave, sempre più rapidamente man mano che la potenza erogata saliva, scariche elettrostatiche percorrevano le strutture di metallo che crepitavano tra fulmini bluastri.
Da terra la nave sembra avvolta in una gabbia di Faraday, le comunicazioni disturbate dall’intenso campo magnetico poi, all’improvviso, la nave scomparve.
Alcuni testimoni riportarono l’apparizione di una “green fog” dove prima c’era l’incrociatore da battaglia.

Pochi minuti dopo la nave riapparve.
Le squadre di controllo della Marina salirono a bordo, molti membri dell’equipaggio lamentavano nausea e vertigini, la nave venne fatta evacuare.
Nei giorni successivi alcuni marinai dichiararono di essere stati “spostati” attraverso i ponti, uno di loro risultò essere rimasto fuso con una paratia di metallo e diversi impazzirono.
La US Navy dichiarò fallito l’esperimento e distrusse le prove relative ad esso dichiarando in un secondo momento che nulla di tutto ciò era stato mai tentato.



The Philadelphia Experiment: la Realtà
La teoria di campo unificato dice tutt’altro e non è ancora stata dimostrata
Ovviamente il resoconto qui sopra è preso dai vari siti di mattoidi complottisti che credono alle peggio cazzate (dalle scie chimiche, al signoraggio, agli auto-attentati dell’11 settembre, all’omeopatia etc.), la teoria di campo unificato dice tutt’altro e non è ancora stata dimostrata, inoltre quando leggo Tesla parto prevenuto, Tesla era un genio ma non lo scienziato pazzo che la letteratura tende a presentarci (e, tra l’altro, nel luglio del ’43 era morto).

Einstein collaborò effettivamente con la US Navy ma in ambiti totalmente diversi.
Inoltre non esistono testimoni attendibili, né prove di alcun tipo, ci troviamo di fronte alla solita teoria cospirazionista.

E allora perché vi racconto questa menata?

Perché il Philadelphia Experiment fu effettivamente fatto, o meglio, nacque come mito di un esperimento molto meno conosciuto, molto più utile ma soprattutto che ebbe successo, ossia il naval degaussing.

E, ironia della sorte, anche questo esperimento era volto a rendere le navi invisibili, ma non nel senso inteso dai complottisti.



Il Naval Degaussing
Uno dei grossi problemi che le marine di entrambe gli schieramenti si trovarono ad affrontare fu l’utilizzo delle mine come strumento di difesa ma anche di offesa.

Le forze navali cercavano quotidianamente di minarsi le rotte commerciali e i porti a vicenda e, al contempo, di evitare le minelle dei nemici.
I tedeschi avevano fatto un significativo balzo avanti con la produzione su larga scala di mine magnetiche, il vantaggio di tali ordigni, oltre a poter essere posti tramite lancio aereo, stava nel loro meccanismo di innesco, che scattava appena percepiva il campo magnetico generato dagli scafi di ferro.

Molto più difficili da individuare e decisamente letali queste armi erano una vera spina nel fianco per le marine alleate, soprattutto in vista di sbarchi attraverso la Manica (pesantemente minata da entrambe gli schieramenti).

La soluzione venne elaborata dagli Inglesi partendo da una minella tedesca che si era spiaggiata in Inghilterra, l’inventore del processo di degaussing fu però un canadese: Charles Frederick Goodeve (anzi Sir Charles Frederick Goodeve), il quale teorizzò e poi mise in atto un sistema per eliminare il campo magnetico degli scafi di metallo attraverso l’uso di corrente elettrica.
Il principio fisico si basava sull’assunto di reindirizzare gli atomi di metallo, in maniera che la polarità non fosse tale da poter essere percepita dai rilevatori magnetici delle mine (per una trattazione più esaustiva rimando ai link).

In questo modo le navi diventavano “invisibili” alle mine e ai siluri magnetici, indubbiamente un vantaggio notevole per gli alleati i quali infatti standardizzarono velocemente questa procedura al punto che dal 1943 in avanti le navi inglesi erano ben protette da armi a innesco magnetico.



Conclusione
Il degaussing degli scafi navali è oggi una pratica standard in tutte le marine militari del mondo, nel 1943 lo USS Eldridge fu effettivamente sottoposto a questa procedura in quanto nave di scorta che doveva proteggere i convogli americani e inglesi in rotta verso la Gran Bretagna, procedura che molto probabilmente lo salvò dai siluri e dalle mine naziste.

La storia del Philadelphia Experiment potrebbe essere nata da qualche passante curioso che, ignorando il vero utilizzo dei generatori di corrente e degli accumulatori potrebbe aver frainteso il tutto, aggiungiamo la nebbia di Philadelphia e avremo la sparizione della nave.

Da li poi l’onda è stata cavalcata dai tanti sfaccendati creduloni che infestano anche gli Stati Uniti, un po’ come è successo per i gli alieni di Roswell.

Mentre la vera storia del degaussing è molto più interessante, fu il primo passo verso la vera invisibilità nel senso militare del termine, ossia rendere un oggetto non percepibile ai sistemi d’arma avversari.

Ma nonostante sia stata una conquista importantissima, che ha salvato migliaia di vite ed è diventata uno standard mondiale, la sua storia è molto meno conosciuta della favoletta di una nave da guerra fatta sparire per magia da Tesla da una marina militare incurante degli effetti sui suoi uomini.

E questo mi rende triste.

Fonte: leganerd.com/2013/02/05/the-philadelphia-experiment/
eone nero
00mercoledì 6 febbraio 2013 10:43
Sembra ieri quando comprai il libro Esperimento Filadelfia edito in Italia dalla Sonzogno e scritto dal duo Charles Berlitz e William Levis Moore conosciuto anche con il diminutivo di Bill Moore, non dimentico quanto volò la fantasia leggendo avidamente le pagine più volte le pagine del libro.

Bei sogni che si infransero con il passare degli anni e l'approfondimento sia sugli scrittori entrambi fakettari e soprattutto sulla teoria del Campo Unificato formulata da Einstein.


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Il debunking della storia purtroppo in inglese

www.starfiretor.com/PE/ThePhiladelphiaExperimentHoaxRe...

Un articolo di Paolo Toselli


L'ESPERIMENTO DI FILADELFIA

... e bruciarono per 18 giorni

di Paolo Toselli



Era l'ottobre 1955, quando Morris K. Jessup, residente a Coral Gables, Florida, ricevette un pacco di lettere girategli dall'editore del suo libro The Case for the UFO. Si trattava della prima opera che scriveva sull'argomento (altre tre ne seguiranno) in cui metteva a confronto enigmi del passato con i più recenti avvistamenti di dischi volanti, coniugando i suoi studi in astronomia e la passione per le civiltà scomparse. Tra le lettere ce n'era una alquanto stravagante proveniente dalla Pennsylvania. Scritta a mano con differenti colori, e un irregolare uso delle lettere maiuscole e della punteggiatura, prendeva spunto da alcune speculazioni di Jessup per sostenere che la levitazione era un "procedimento noto" e ben sviluppato dalla tecnologia umana. L'autore si firmava col nome di "Carlos Miguel Allende". Jessup non diede molto peso alla cosa, ma il 13 gennaio 1956 ricevette una seconda lettera da Allende, che dall'indirizzo pareva risiedere alla periferia di New Kensington, nello stato della Pennsylvania.

Era evidente che Allende conosceva bene gli interessi di Jessup per la teoria dei campi unificati di Einstein, che avrebbe potuto rivelare il segreto dell'antigravità rendendo possibili i viaggi spaziali a costi ridotti. Allende giudicava terribile questa possibilità, sostenendo che già una ricerca simile aveva condotto ad un esperimento il cui risultato fu "la completa invisibilità di una nave, del genere Cacciatorpediniere, e di tutto il suo equipaggio, Mentre era in Mare. (Ottobre 1943)... Metà degli ufficiali e l'equipaggio di questa Nave sono Attualmente, Matti come Pazzi da legare." E proseguiva, "La Nave Sperimentale Scomparve dal Molo di Philadelphia e solo pochi Minuti Dopo ricomparve all'altro suo Molo dell'area di Portsmouth, Newport News, Norfolk. Fu distintamente E chiaramente Identificata in quel posto MA la nave, di nuovo, Scomparve e Tornò Indietro al suo Molo di Philadelphia in pochissimi Minuti o ancor Meno."

In una successiva lettera, datata 25 maggio, il corrispondente - che questa volta si identificava in testa alla lettera come Carlos M. Allende e come Carl Allen al fondo - si dichiarava disponibile ad essere sottoposto a ipnosi o al siero della verità onde ricordare ulteriori dettagli dell'intera vicenda e dimostrare la sua attendibilità. Di fatto, l'unica argomentazione fornita da Allende a sostegno delle proprie asserzioni erano alcuni nomi di persone che sarebbero state con lui a bordo dell'imbarcazione delle Matson Lines Liberty, la S.S. Andrew Furuseth, da cui poterono osservare tutta la scena della nave scomparsa. Tuttavia non si ricordava il periodo preciso degli avvenimenti. Solo in un secondo tempo il cacciatorpediniere "invisibile" venne identificato nell'USS Eldridge, codice DE 173.

Malgrado fosse rimasto incuriosito, Jessup continuò a non prendere molto sul serio la questione. Finché un anno più tardi ricevette un invito a recarsi presso l'Ufficio delle Ricerche Navali (ONR) di Washington, dove si sentì raccontare una strana storia. Alla fine di luglio o i primi di agosto dell'anno prima, qualcuno spedì, in un pacco proveniente da Seminole, Texas, una copia annotata dell'edizione tascabile del suo Case for the UFO all'ammiraglio N. Furth, Capo dell'Office of Naval Research. Le annotazioni, scribacchiate con tre differenti colori di inchiostro, parevano essere state scritte da altrettante diverse persone, A, B e Jemi, che, in base ad alcuni riferimenti, si poteva supporre appartenessero a qualche tribù zingara. A, B e Jemi asserivano di sapere parecchie cose sulle intelligenze che stavano dietro gli UFO (chiamate "S-M" e "L-M", i primi nemici della razza umana). L'ammiraglio accantonò il materiale, ma qualche giovane ufficiale restò tanto incuriosito da proseguire le ricerche per suo conto.

Jessup fu disorientato dall'interesse mostrato dagli ufficiali presenti, e rispettosamente sottopose a lettura il tutto. Lo stile, il tono, e la natura dei commenti, oltre i riferimenti a un esperimento segreto della Marina il cui risultato aveva reso invisibile una nave, convinsero Jessup che l'autore era lo stesso Allende/Allen che a lui si era rivolto, e così accennò agli ufficiali delle lettere che aveva ricevuto. Questi ne richiesero copie, le quali furono successivamente pubblicate come appendice di una tiratura limitata della versione annotata del Case for the UFO, a cura della Varo Manufacturing Company di Garland, Texas, una società che lavorava per la Marina. Una introduzione anonima - scritta in realtà dal comandante George W. Hoover, ufficiale dei Progetti Speciali dell'ONR, e il sottoposto capitano Sidney Sherby - spiegava: "Data l'importanza che attribuiamo alla possibilità di scoprire utili indizi circa la natura della gravità, nessuna voce, per quanto possa essere screditata dal punto di vista della scienza ufficiale, deve essere trascurata."

A Jessup venne fornita una copia dell'edizione Varo, delle 127 stampate, sulla quale appose a sua volta alcune contro-annotazioni. In considerazione dei molteplici problemi sollevati e delle spese sostenute (le annotazioni sono state ristampate nei loro colori originali) furono in molti a sorprendersi che l'argomento fosse stato ritenuto di tale interesse dagli scienziati della Marina.


UNA MORTE ANNUNCIATA

Nell'ottobre 1958, approfittando di un viaggio d'affari a New York, Jessup si recò a far visita allo scrittore Ivan T. Sanderson, un zoologo interessato al fenomeno UFO e alle anomalie in generale. Sanderson ricorda così quell'incontro: "C'era circa una dozzina di persone presenti. Ad un certo momento Morris chiese a tre di noi se poteva parlarci in separata sede. Appartatici, ci consegnò la copia originale riannotata e ci chiese di leggerla con attenzione, quindi di metterla al sicuro 'in caso mi fosse accaduto qualcosa'. Tutto ciò all'epoca ci sembrò molto teatrale ma, dopo che aver letto il libro, abbiamo dovuto ammettere che siamo stati invasi da un sentimento collettivo di natura decisamente sgradevole. E questo venne orribilmente confermato il giorno in cui Jessup fu trovato morto nella sua auto, in Florida."

Era il tardo pomeriggio del 20 aprile 1959 quando Jessup, dopo aver parcheggiato la sua station wagon nei pressi di casa, con tutta calma infilò un tubo di gomma nel condotto di scarico e l'altra estremità all'interno dell'abitacolo attraverso lo spiraglio di un finestrino. Morì di avvelenamento da monossido di carbonio. Il suicidio contribuì a enfatizzare il significato delle lettere di Allende, tant'è che qualcuno ritenne addirittura che Jessup fosse stato ucciso perché sapeva troppo. Di questa opinione un gruppo di occultisti californiani che nel 1962 pubblicò una monografia dedicata al controverso episodio e Gray Barker che raccolse i primi scritti di Jessup e le voci recenti a lui riferite nel volume The Strange Case of Dr. M. K. Jessup, edito l'anno seguente. Barker, tra l'altro, cita l'appassionato di UFO Richard Ogden, il quale sosteneva apertamente che il "suicidio di Jessup era stato architettato facendogli recapitare un nastro registrato che conteneva messaggi di auto-distruzione. Il nastro utilizzava suggestioni ipnotiche sovrimpresse a musica e mescolate con rumore bianco." E concludeva, "Nessuno può resistere all'essere ipnotizzato da onde sonore." Ma alcuna prova venne offerta da Ogden a supporto delle sue straordinarie asserzioni.

Dobbiamo tuttavia aspettare il 1965 perché il caso Allende faccia la sua apparizione in un libro a grande tiratura, ovvero Invisible Horizons scritto da Vincent Gaddis (edito in Italia da Armenia dieci anni dopo col titolo Il triangolo maledetto e altri misteri del mare), che è stato anche il primo a parlare del Triangolo delle Bermuda quale luogo di frequenti e misteriose sparizioni di navi e aerei. Due anni dopo, in un'appendice a Uninvited Visitors di Ivan T. Sanderson (tradotto nel 1974 dalle Edizioni Mediterranee col titolo UFO, visitatori dal cosmo) venivano ristampate le lettere di Allende a Jessup e l'introduzione all'edizione Varo. A commento Sanderson rimarcava: "Se il sig. A, il sig. B e/o 'Jemi' non sono altro che eccentrici, dove hanno scovato tutti questi fatti e tutte queste asserzioni che, sebbene singolarmente sono stati discussi per anni, richiederebbero molti anni di ricerca per essere rintracciati?" L'anno successivo, sempre negli Stati Uniti, sull'argomento vennero pubblicati altri due volumi a cura di Brad Steiger e Joan Whritenour, i quali ne enfatizzavano i contenuti riferendosi a una "nuova e provocatoria teoria" sulla natura e origine degli UFO. Secondo gli autori, Allende avrebbe potuto addirittura rappresentare un potere extraterrestre giunto sulla Terra molti secoli orsono. Altri avanzarono l'ipotesi che durante il periodo in cui la nave restò invisibile, la Marina Militare degli Stati Uniti sarebbe stata in grado di contattare entità aliene con le quali si accordò per una proficua forma di collaborazione.

Nel 1974, del "mistero" fece menzione il best-seller di Charles Berlitz The Bermuda Triangle, e lo stesso divenne nel 1979 il soggetto del libro di William L. Moore The Philadelphia Experiment (pubblicato in Italia lo stesso anno per i tipi della Sonzogno). Finché nel 1984 la New World Pictures produsse il thriller fantascientifico diretto da Stewart Raffill, The Philadelphia Experiment, con protagonista Michael Pare (nel ruolo del marinaio evanescente) e Nancy Allen.


L'UOMO DEL MISTERO

Morto Jessup, Carlos Allende prese a scrivere lettere ad altri ricercatori del settore. Le località da cui erano spedite variavano da una volta all'altra. Nell'estate del 1967, dopo aver letto uno dei suoi primi libri sugli UFO, Allende scrisse anche a Jacques Vallée. Con la sua prima missiva, una cartolina illustrata - "vista notturna dei grandi magazzini Sanger Harris di Dallas" - Allende informava Vallée che per poco più di un milione di lire poteva ricevere le istruzioni su "come costruire il proprio disco volante". In una successiva lettera di quindici pagine imbucata sempre a Dallas, Texas, ma con un indirizzo di Minneapolis, Allende congetturava che l'universo un bel giorno si sarebbe contratto per ritornare al suo punto di origine, proprio come era accaduto alla DE 173 di fronte ai suoi occhi. Inoltre sosteneva che anche Einstein aveva letto l'edizione Varo del libro di Jessup e le rivelazioni contenute nelle famose "lettere" avevano influenzato a tal punto la sua salute da portarlo di lì a poco alla morte.

Secondo Allende, a causa della eccessiva esposizione al campo magnetico, molti membri dell'equipaggio impazzirono, mentre altri svilupparono malattie misteriose. Due marinai sarebbero addirittura scomparsi da una taverna del posto lasciando le cameriere terrificate e confuse. La fotocopia di un ritaglio di giornale, senza testata né data, che descrive l'episodio sarebbe stata fatta recapitare anonimamente all'indirizzo dello scrittore William Moore.

Allende restò un personaggio estremamente elusivo, finché nell'estate 1969 si presentò presso gli uffici di Tucson, Arizona, dell'Aerial Phenomena Research Organization (APRO), dove confessò che l'intera vicenda era una burla da lui architettata, salvo poi ritrattare la sua confessione poco tempo dopo.

Nel 1978 Allende prese casa a Benson, Minnesota, e l'anno successivo si spostò alla vicina Montevideo, non molto lontano da Morris, dove William Moore viveva. Il 28 giugno il Montevideo American-News riferì che Allen, ovvero Allende, si recava sovente agli uffici del quotidiano "da quattro a cinque volte al giorno". Nell'articolo veniva così descritto: "E' alto, magro, veste in stile occidentale e di solito indossa un cappotto di lana. I suoi argomenti preferiti sono il comunismo e la condizione delle ferrovie del Milwaukee. Afferma di essere l'autore di svariati testi su argomenti scientifici e asserisce che il suo nome è menzionato in numerosi altri libri. Dice di essere una 'persona controversa nei circoli scientifici e pseudoscientifici, un famoso linguista internazionale e scrittore'. In Montevideo, come a Benson, chiese aiuti finanziari alla comunità religiosa e all'Esercito della Salvezza."

Nel 1983, Carlos Allende, apparve a Boulder, Colorado, dove Linda Strand, una giornalista scientifica, ebbe modo di intervistarlo brevemente e scattargli una foto, l'unica esistente di questo singolare personaggio. La Strand lo descrisse come un tipo strampalato che scribacchiò alcune note a margine della sua copia del libro di Berlitz e Moore prima di scomparire di nuovo, senza fornire ulteriori particolari su ciò che asseriva di aver visto.

Forse per emulare le gesta di Allende, più di recente, nel settembre 1989 è venuto alla ribalta un certo Al Bielek che ha asserito di essere stato uno dei marinai coinvolti nel tanto discusso esperimento di Filadelfia. Bielek nel corso di alcune conferenze e interviste, raccontò che per anni non aveva avuto alcun ricordo dei fatti, perché era stato sottoposto al lavaggio del cervello. Ma la memoria gli era tornata gradualmente dopo aver visto il film nel 1988. I suoi "ricordi" sono contenuti in un libro scritto assieme a Steiger nel 1990.


LA VERITA' VIENE A GALLA?

Ma chi è veramente Carlos Allende, alias Carl Allen? Nel luglio 1979, Robert A. Goerman, un appassionato di UFO residente a New Kensington, Pennsylvania, si accorse di aver conosciuto i genitori di Allen da sempre: Harold Allen (70 anni) e signora erano i suoi vicini di casa. Gli Allen mostrarono a lui il materiale che il figlio aveva spedito loro negli anni vantandosi dell'agitazione che i suoi scritti avevano causato e il suo certificato di nascita: Carl Meredith Allen era nato il 31 maggio 1925 a Springdale, Pennsylvania. Era il maggiore di cinque figli, quattro maschi e una femmina. I genitori lo descrissero come un "maestro della presa in giro". Suo fratello Randolph aggiunse: "Ha una mente fantastica. Ma per quanto ne so', non l'ha mai veramente utilizzata, e non ha mai lavorato in un posto tanto a lungo per guadagnare abbastanza. E' una vergogna."

E se qualcuno avesse veramente verificato al RD n.1, Box 223 di New Kensington, l'indirizzo fornito da Allende nelle sue prime lettere, vi avrebbe trovato la casa colonica di proprietà della famiglia Allen.

A questo punto, anche William Moore, convinto assertore della credibilità di Carl Allen, cercò di fare marcia indietro, arguendo che Allen aveva semplicemente diffuso una storia che altri avevano raccontato. Moore ipotizzò che la realtà poteva essere "un poco più terrestre". "Lo scopo dell'esperimento" scrive in un libro pubblicato privatamente nel 1984, "poteva essere l'invisibilità radarica, non ottica, e i bizzarri effetti riportati in connessione con esso - uomini che attraversavano muri, altri uomini che scoppiavano tra le fiamme - sembrano essere il risultato di allucinazioni causate a questi testimoni dalla troppa vicinanza al campo di forze a bassa frequenza e di grande potenza utilizzato." Ma l'evidenza anche per questa interpretazione è scarsa e aneddotica.

Di fatto, secondo alcune versioni, la Eldridge non solo divenne invisibile, ma si ritrovò smaterializzata e teletrasportata a Norfolk, per poi ritornare a Filadelfia in un tempo così breve che in condizioni normali sarebbe stato impossibile. Ma un tale evento avrebbe dovuto produrre il movimento di qualcosa come 1900 tonnellate di acqua per colmare il vuoto creatosi, col risultato che una gigantesca ondata si sarebbe dovuta abbattere sull'intera baia. Eppure questa eccezionale conseguenza dell'"esperimento" non è menzionata da alcuna parte.

E il suicidio di Jessup? Sarebbe stato indotto dalla profonda depressione causatagli dalla separazione con la moglie complicata da un grave incidente automobilistico di cui era stato vittima alcuni mesi prima.

Anche l'interesse della Marina per l'intera vicenda si dimostrò più un'azione personale di Hoover e Sherby, che hanno agito per proprio conto spendendo di tasca propria. Il fatto che erano ufficiali della Marina, non significava nulla, come Shelby (ora impiegato alla Varo) affermò nel 1970 in una intervista rilasciata all'ufologo Kevin D. Randle.

Tuttavia qualcosa di veramente segreto accadde a Filadelfia nel '43. L'interesse che Jacques Vallée espresse per il caso in uno dei suoi libri lo fece imbattere in un certo Edward Dudgeon. "Sono un pensionato di sessantasette anni, arruolato in Marina dal 1942 al 1945", così iniziava la lettera di Dudgeon indirizzata a Vallée il 28 novembre 1992. "Ero imbarcato su un cacciatorpediniere che era lì allo stesso tempo dell'Eldridge DE 173. Posso spiegare tutto degli strani accadimenti poiché eravamo dotati dell'identico equipaggiamento, allora segreto. Altre due imbarcazioni hanno salpato assieme a noi per le Bermuda per poi rientrare a Filadelfia."

Un paio di settimane dopo Vallée incontra Dudgeon che, avendolo convinto delle sue generalità e mostrato il foglio di congedo dalla Marina, racconta la sua versione dei fatti. La missione, che coinvolse la Eldridge e la Engstrom, la nave su cui era imbarcato Dudgeon, durò dalla prima settimana di luglio alla prima settimana di agosto del 1943, ed era considerata top-secret in quanto veniva per la prima volta sperimentato un insieme di contromisure che dovevano rendere le navi invisibili alle torpedini magnetiche lanciate dai sommergibili tedeschi. Nulla di "poco terrestre" ma all'equipaggio fu vietato di parlare della missione. L'utilizzo dell'attrezzatura speciale, consistente in un radar di bassa frequenza, un sonar, un dispositivo per il rilascio di cariche di profondità e delle eliche particolari, è stato confermato, alle richieste di Vallée, anche dal vice-ammiraglio William D. Houser.

In conclusione, l'intera vicenda non sarebbe altro che una burla organizzata dal misterioso Carl Allen? Secondo molti sì, ma altri ritengono che ci troviamo di fronte ad una operazione di disinformazione creata volutamente da non meglio identificati servizi segreti per distogliere l'attenzione da altri eventi ben più significativi. Lo stesso vale anche per il famoso caso Roswell e il discusso documento MJ12? E' forse un caso che il divulgatore di tutti questi segreti sia sempre l'americano William Moore?

Intanto di Carl Allen si sono perse le tracce. Un rapporto non confermato dice che vive in Colorado.




(Estratto dalla prima lettera ricevuta da M. K. Jessup da parte di Carl M. Allen)

Il Campo fu efficace in una forma sferoidale oblunga, e si estendeva per Cento metri (Più o Meno, dovuto alla posizione & Latitudine Lunare) fuori da ogni estremità della nave. Ogni Persona Dentro la Sfera diventò vaga nella forma MA osservava quelle Persone a bordo di quella nave come se anch'esse fossero nello stesso stato, eppure camminavano sul nulla. Ogni persona fuori da quella sfera non poteva vedere Niente salvo la forma chiaramente definita della Chiglia della Nave nell'Acqua, PURCHE', naturalmente, quella persona fosse abbastanza vicina da vedere ancora, appena fuori da quel campo. (...) Ormai, Signore, Restano ben Pochi dell'equipaggio del cacciatorpediniere Espierimentale. Molti diventarono matti, uno semplicemente passò "traverso" il Muro di Casa sua sotto gli occhi di Sua Moglie & Figlio & altri 2 Membri dell'equipaggio (NON FU MAI RIVISTO), due "Andarono nella 'fiamma'", cioè "Gelarono" & presero fuoco mentre portavano comuni Bussole, un Uomo portò la bussola & Prese fuoco, l'altro venne per "Imporre le Mani" perché era il più vicino a lui ma prese fuoco anche Lui. BRUCIARONO PER 18 GIORNI. La fede nell'"Imposizione delle Mani" Morì Quando questo Avvenne & le Menti degli Uomini saltarono a dozzine. L'esperimento Fu un Completo Successo. Gli Uomini Furono Fallimenti Completi.

Poco Rispettosamente Suo CARL M. ALLEN



(Estratto dalla seconda lettera ricevuta da M. K. Jessup da parte di Carl M. Allen)


Io guardo alle stelle Sig. Jessup, non mi faccio scrupolo di questo e il fatto che penso che SE MANEGGIATO ADEGUATAMENTE, CIOE' PRESENTATO ALLA GENTE & ALLA SCIENZA IN MODO PSICOLOGICAMENTE EFFICACE, io sono SICURO che l'UOMO andrà dove ora sogna di andare... alle stelle, per mezzo della forma di trasporto che la Marina trovò accidentalmente (con suo imbarazzo) usando la NAVE SPERIMENTALE partì & comparve un minuto o giù di lì più tardi a distanza di parecchie Centinaia di miglia a un altro dei suoi Attracchi nell'area della Baia di Chesapeake. Io ho letto di questo in un altro giornale & solo per Ipnosi qualunque Uomo potrebbe ricordare tutti i particolari del giornale, data & ecc., capisce? Eh. Forse la Marina si è già servita di questo incidente per costruire i vostri UFO. E' un progresso logico da ogni punto di vista. Che cosa le pare?

MOLTO RISPETTOSAMENTE CARL ALLEN




IL PROGETTO MONTAUK

L'alone di mistero che ha circondato l'esperimento di Filadelfia è stato recentemente riproposto attraverso quello che è stato denominato il progetto Montauk, un presunto esperimento di viaggio nel tempo attuato in tutto segreto dal governo americano. I temi si ripropongono: una installazione militare (una base dell'Aeronautica nello stato di New York anziché una base della Marina nella Pennsylvania), un libro, i sedicenti testimoni.

Il tutto avrebbe avuto inizio con il lavoro pionieristico di Wilheim Reich e Nikola Tesla, prendendo forma negli anni '40 con alcuni presunti esperimenti governativi sul controllo delle condizioni meteorologiche, consolidandosi con l'esperimento di Filadelfia e giungendo tra gli anni '70 e gli anni '80 a una definitiva manipolazione dello spazio-tempo.

Il testimone chiave di queste nuove rivelazioni è Preston Nichols, che avrebbe "recuperato i ricordi repressi del suo ruolo di capo tecnico del progetto solo dopo anni di sforzi". Alfred Bielek, co-autore nel 1990 con Brad Steiger di un libro sull'esperimento di Filadelfia e uno dei due marinai sopravvissuti a tale prima avventura, avrebbe in seguito lavorato come consulente a Montauk. Costui asserisce che attraverso l'uso di tecnologia aliena, da parte di non meglio precisate agenzie segrete governative, il suo corso temporale sarebbe stato cancellato per fornirgli il corpo e la storia di Alfred Bielek, nato nel 1927, che a lui non appartiene.

Tutta la storia poteva essere appresa partecipando a un seminario organizzato da un non meglio identificato Istituto Rim di Phoenix, California, previo versamento della modica cifra di 250mila lire, più 150mila per vitto e alloggio. Attenzione però all'avviso degli organizzatori: "La storia di questi signori, sia che la accettiate o meno, è garantita estendere i limiti della vostra realtà".



darkman66
00giovedì 7 febbraio 2013 13:13
Qualsiasi invenzione, o scoperta che si fà,in primis è importante l applicazione a livello militare,poi a livello civile...
Delta.Force
00giovedì 7 febbraio 2013 15:10
Ottima ricostruzione questa del Philadelphia Experiment.Eone,che tu sappia,al CISU hanno completato il riordino e l'esame degli archivi di Vesco?
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