Svanisce il sogno dell’acqua su Marte?

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papero16
00sabato 14 aprile 2012 15:03
Nuovi modelli climatici sostengono che il pianeta è sempre stato freddo e asciutto, a eccezione di brevi periodi durante i quali le emissioni solforose dovute all’attività vulcanica potrebbero aver riscaldato l’atmosfera in modo abbastanza intenso da fondere i ghiacci sulle alture e produrre torrenti in grado di scavare le reti di vallate osservate dalle sonde negli ultimi anni.



dibattito iniziò nel XIX secolo, quando l’astronomo Giovanni Schiaparelli ritenne di aver osservato canali sul Pianeta Rosso: quanto poteva essere umido Marte? “Le opinioni a riguardo sono state alquanto variabili nel tempo”, spiega Jeff Andrews-Hanna, planetologo della Colorado School of Mines a Golden. I canali erano un’illusione, e nessuno dubita che la superficie di Marte attualmente sia secca, eccetto che per limitate infiltrazioni di acqua di falda.

In anni recenti, tuttavia, i ricercatori hanno iniziato ad accettare l’ipotesi che anticamente il pianeta potesse avere laghi o anche oceani, e di conseguenza condizioni favorevoli alla vita. “È stato l’inizio della febbre delle ricerche su Marte”, sottolinea Andrews-Hanna.

Ma le cose potrebbero cambiare ancora. Il mese scorso, Jim Head, planetologo della Brown University a Providence, nel Rhode Island, ha sferrato un duro colpo all’idea che Marte sia mai stato umido intervenendo alla Lunar and Planetary Science Conference a The Woodlands, in Texas. Head, insieme ad altri suoi colleghi, sta mettendo insieme un modello secondo cui Marte è stato sempre freddo e asciutto, a eccezione di alcune brevi fasi di umidità. “L’idea di un pianeta ricoperto di palme sta vacillando”, aggiune Stephen Clifford, planetologo del Lunar and Planetary Institute di Houston, in Texas, che sta organizzando una conferenza in maggio sulla paleoclimatologia di Marte.

La prima sonda che visitò Marte, negli anni sessanta e settanta, mostrò una superficie arida e punteggiata di crateri, molto simile a quella della Luna. Ma le videocamere ad alta risoluzione di altre missioni, come la Mars Global Surveyor, lanciata nel 1997, hanno mostrato una rete di valli, intrecciate e ramificate, risalenti a circa 3,7 miliardi di anni fa, che sembravano scavate dall’acqua. Poi, nel 2005, uno spettrometro del satellite Mars Express ha trovato ampie prove della presenza di minerali argillosi che testimoniano l’esposizione all’acqua per centinaia o anche migliaia di anni, e di colpo ai geologi non sembrò così audace tracciare le paleolinee di costa di un antico oceano che avrebbe potuto ricoprire l’intero emisfero nord del pianeta alle quote più basse.

Ma Head e altri contrastano l’ipotesi con tre linee di argomentazione. La prima deriva dal fatto che i modelli paeloclimatici di Marte non prevedono temperature abbastanza alte da permettere la persistenza di pioggia o acqua liquida sulla superficie. Inoltre, la radiazione del govane Sole era molto più debole di adesso, e infine, anche se all’epcoa Marte avesse posseduto un’atmosfera più spessa, il suo effetto serra probabilmente non avrebbe riscaldato il pianeta al di sopra del punto di congelamento, come sottolinea François Forget, dell’Università di Parigi, che ha sottoposto alla rivista “Icarus” quello che ritiene il più sofisticato modello climatico tridimensionale di Marte mai ottenuto finora, in base a cui qualunque acqua sarebbe rimasta in forma di ghiaccio alle quote più elevate.

Per la conferenza di maggio, Forget spera di integrare nel modello l’effetto dei gas serra, come il biossido di zolfo, che potrebbero essere stati presenti saltuariamente ma in alte dosi. Questo mettere alla prova l’idea, proposta da Head, secondo cui le emissioni solforose dovute all’attività vulcanica potrebbero aver riscaldato l’atmosfera per brevi periodi, in modo abbastanza intenso da fondere i ghiacci sulle alture e produrre torrenti in grado di scavare le reti di vallate. Altri ricercatori hanno ipotizzato fusioni locali dovute al calore derivato da impatti con asteroidi di grandi dimensioni.

Un’analisi più approfondita di queste reti di valli supporta l’ipotesi della presenza sporadica di acqua invece che di un duraturo clima umido, sottolinea il ricercatore, riferendosi a studi, compreso il suo, che mostrano come alcune di queste reti siano isolate geograficamente e lontane nel tempo tra di loro, dato che si sono formate a distanza di centinaia di milioni di anni.

Anche i minerali argillosi potrebbero non avere a che fare con un pianeta umido. Un gruppo di ricerca che ha usato i dati dello spettrometro del Mars Reconnaissance Orbiter ha scoperto che circa l’80 per cento delle argille è associato ad altri minerali che si formano a temperature relativamente alte. Secondo Bethany Ehlmann, planetologa del California Institute of Technology a Pasadena, che ha diretto lo studio, questo suggerisce che le argille non si siano formate in una superficie fredda ma nel sottosuolo, in acqua riscaldata dal calore rilasciato dalla formazione di Marte

Curiosity, il rover della NASA il cui atterraggio su Marte è previsto per il 5 agosto prossimo, potrà gettare un’occhiata più da vicino. In mezzo al cratere Gale, dove atterrerà il rover, c’è un sottile anello di argilla che circonda una montagna alta cinque chilometri. Sebbene Ehlmann sostenga che queste argille probabilmente sono comprese in quel 20 per cento che si è formato con l’acqua in superficie, la loro struttura ci rivelerà qualcosa di più sull’estensione di quegli specchi d’acqua. Le argille si depositarono in un lago permanente e profondo oppure in acque basse e temporanee? Alcuni geologi hanno anche ipotizzato che i minerali possano essersi formati in presenza di ghiaccio.

Andrews-Hanna afferma che questa nuova prospettiva non esclude un’antica presenza di vita su Marte, ma che la confini più in profondità nel sottosuolo. “Il fatto che il clima di Marte non è mai stato stabile ha rappresentato un ostacolo notevole per la vita”, sottolinea. “Ma sotto la superficie probabilmente le condizioni erano più stabili”.

Head non crede che il suo revisionismo causi troppi problema all’ipotesi della vita, neppure sulla superficie. Su Marte, sostiene, anticamente potrebbero essere esistiti valli asciutte e laghi effimeri simili a quelli n Antartide, dove distese nella stagione più calda fioriscono secche di algali, nutrite dal gocciolamento dell’acqua derivata dalla fusione di ghiacci dalle alture sovrastanti.

“Nell’immaginario pubblico, afferma, “caldo e umido equivale a vita. Ma se si guarda all’estensione della vita sulla Terra, non c’è ragione di sospettare che vi sia questa limitazione”.

Fonte: www.lescienze.it/news/2012/04/14/news/acqua_marte_freddo_asciutto_modelli_climatici_related_stories...
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