Suicidio ne vogliamo parlare ?

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UniversalMan
00venerdì 21 agosto 2009 08:46
La notizia di un suicidio lascia sempre un senso di smarrimento in chi la riceve. E la domanda spontanea che ci si pone è Perche?


Innanzitutto và detto che solo in pochi casi la persona che si suicida lo decide in maniera repentina ed improvvisa. Ciò avviene solo in persone che hanno un grave disturbo psichiatrico (ad esempio depressione) o si trovano ad affrontare situazioni di vita che ritengono estreme ed insopportabili (ad esempio un’improvvisa carcerazione). Il più delle volte il suicidio è la conclusione di un vissuto interiore personale, doloroso e dilaniante, in cui frequenti sono i dubbi sul porre in essere o meno il suicidio.
La morte intesa positivamente.

A chi non è venuto in mente anche solo per un attimo?
C'è del materiale per intavolare una bella discusisone [SM=g27829]
filovirus59
00sabato 12 dicembre 2009 11:01
il suicidio è un gesto estremo di una persona sola e diperata. persone che nn hanno ne una parola di conforto ne qualcuno a cui confidare i loro problemi. c'è chi si suicida per amore, chi perchè perde un lavoro e nn ha il coraggio di dirlo alla moglie ed ai figli, c'è chi lo fa perchè il medico gli dice che ha una malattia che nn lascia scampo e che procura molte sofferenze lui e a chi gli è vicino. nn è facile togliersi la vita, chi lo fa è perkè vede in esso la soluzione del problema o la fine della sofferenza. per fortuna nn mai pensato ad una cosa del genere e spero di nn doverlo mai fare...ma nella vita nn si può mai dire. come diceva un mio amico..la vita è una tempesta e rimenere fregati è un lampo.
NeKo89
00sabato 12 dicembre 2009 11:09
Certo a tutti può essere capitato, ma nessuno di noi l'ha mai fatto, e sta quì la differenza!!! secondo me chi opta per questa scelta sbaglia di grosso, non ha il coraggio di combattere, ma si "ritira" semplicemente, perdendo a tavolino... Poi per uno come me che non crede troppo in una vita ultraterrena, buttare l'unica che abbiamo a disposizione mi sembra un crimine assoluto. Poi ripeto, una cosa è pensarlo, e una cosa è farlo....e vorrei anche sottolineare il fatto che molti "suicidi" spesso sono solo tentativi di persone che si sentono sconfortate e che hanno bisogno di un po di attenzioni per non sentirsi più sole..
°Menelao°
00sabato 12 dicembre 2009 11:23
Difficile dare un'opinione, adesso sto bene, non ho dolore ma chi mi dice che trovandomi in una situazione insopportabile non tenti di togliermi la vita? Neko ha ragione la differenza sta nell'avere il coraggio di farlo e non è semplice perchè l'uomo per istinto è attacato alla vita. Avete presente quando non respirate e tentate in tutti i modi di prendere aria..la stessa cosa..
filovirus59
00sabato 12 dicembre 2009 11:29
allora il problema che che ci dobbiamo porre é: abbiamo paura di morire o semplicemente di come morire? ecco a me spaventa di più come morire. forse in quel caso se si ha il coraggio di suicidarsi il gesto estremo diventa non tanto giustificabile ma comprensibile.
NeKo89
00domenica 13 dicembre 2009 12:25
Non credo ci sia tanta differenza tra aver paura di come morire o semplicemente di morire, l'uno implica l'altro... Secondo me tutti noi (o almeno il 99%) abbiamo paura di morire, è normale perchè abbiamo paura di quello che non potremmo mai vedere e di quello che non possiamo sapere. Le religioni hanno lo scopo di "calmare" in parte questa paura, promettendoci una vita ultraterrena....o almeno così la penso io ;)

ricordiamoci i grandi pensatori del passato...

"Non v'e' rimedio per la nascita e la morte, salvo godersi l'intervallo. " (Arthur Schopenhauer)




(SissiM)
00domenica 13 dicembre 2009 12:49
I sociologi, quando parlano dei suicidi, parlano anche di "anomia", cioè del non sentirsi parte di nessuna comunità, del non avere un ruolo sociale, di non essere in grado, quando si parla di se, di dire cosa siamo e cosa ci facciamo al mondo. Insomma chi decide di farla finita lo fa perchè non riesce a dare un senso alla sua esistenza.
Il dolore provato non c'entra niente. Nei lager, per esempio, nessuno si suicidava. Eppure certo non se la spassavano. Però sapevano chi erano. Erano ebrei perseguitati. E la loro vita, sia pure in condizioni estreme, aveva senso. Perdere il lavoro invece, quella è una cosa per cui ci si può suicidare. Perchè se ho sempre pensato di valere per quello che facevo, allora, una volta che ne sono fuori, tutta l'impalcatura della opinione che ho di me stesso crolla.
Discorso complesso ed interessante. Magari ci ritorno su quando ho un po più di tempo

PS Questo forum comincia a piacermi sul serio. :-)
Giro e rigiro e non trovo una sola riga banale! Complimenti a tutti!
NeKo89
00domenica 13 dicembre 2009 12:58
sissim ha perfettamente ragione, il suicidio spesso "prende vita" da un non sentirsi parte di una società, o comunque non dipende dal dolore provato fisicamente, ma da quello interno... quando non sappiamo più con chi confidarci, con chi stare affianco e ci sentiamo soli, non riusciamo più a dare un senso alla nostra esistenza, perchè malgrado tutto l'uomo è un essere che necessita di relazioni umane. Quando queste mancano ci si sente perduti, devastati. E magari è proprio questa devastazione che ci può portare ad un gesto estremo... ripeto comunque che secondo me è un errore madornale...
filovirus59
00lunedì 14 dicembre 2009 09:51
credo che sia importante "come morire" se si potesse per assurdo scegliere il modo del trapasso forse molti come me opterebbero per un infarto secco nel sonno, è difficile pensare che qualcuno possa scegliere una agonia di 5, 10 anni semiparalizzato a letto ed intubato. se mi si dicesse devi morire così, penserei davvero al suicidio, e c'è chi lo ha fatto per questi motivi. il discorso è molto complesso perchè ancor più complessa è la psiche umana, nn tutto ciò che è logico e scontato per uno lo è per l'altro, ma credo (senza peccare di presunzione) che in molti la possano pensare come me.
NeKo89
00lunedì 14 dicembre 2009 11:23
si si ma ovvio che è importante il come morire, ma quello che volevo dire è che aver paura di come morire, implica l fatto che si ha paura anche solamente di morire... poi tutto quello che ho detto prima è riferito a persone capaci di intendere e di volere, e sopratutto in gradi di svolgere azioni elementari.Per chi è ridotto in stato vegetativo tutto ciò non vale, per loro il discorso è assai diverso...
Ale|85
00sabato 26 giugno 2010 16:56
neko mi dispiace sbagli l'approccio e lo sbagliano tutti quelli che la pensano come te.
chi si suicida ama la vita moltissimo e a parte qualche caso di chi si e' suicidato senza avere il bencheminimo problema, moltissimi casi ,sono casi di persone lasciate a se stesse, persone che soffrono come cani dentro la propria testa in un modo che tu non puoi nenche immaginare.

la colpa di questo di chi e'? ce lo chiediamo tutti vero?
la colpa e' del nostro mondo , un mondo che ha dei principi assurdi , e cose come la famiglia ,l'amore,o la giustizia , si fanno da parte ai soldi e al potere, ed e' inutile dire di no, chi non ha mai pensato che vincere 1 milione di euro sarebbe stato figo...o chi non hai mai pensato a finalmente mi promuovono nel lavoro, fanculo ai colleghi che rompono le scatole ora guadagno 300 euro in piu' di loro, o alle coppie tutte terribilmente pesanti e la gente che si foggia le parole con amore, mentre voleva dire desiderio.

e quindi la domanda seguende e': ma esiste un aiuto poi?
e la risposta e' chiara, NO, non esiste,la societa' appoggia il suicidio, andate su google e scrivete suicidio la prima pagina e la definizione di wiki, la seconda sono gia le tecniche di suicidio, l'aiuto bisogna stracercarlo se lo vuoi,ed e' dato agli studiosi, i dottori, e cari miei dottori, l'aiuto ad un depresso si da con il cuore, e per quello non c'e bisogno di una laurea per averlo.

io personalmente vagavo in quei principi assurdi che vi ho elencato, voglio essere sincero con me stesso , non mi dico bugie da solo, e sbagliavo alla grande,ma solo piu' tardi ho capito che erano principi assurdi, e sia chiaro all'epoca pensavo tutto tranne che fossi immerso in questi principi che gia allora detestavo.

quindi se qualcuno sta leggendo queste righe, e pensa al suicidio...
ascoltami amico/a: non ti parlero' di quanto la vita sia bellissima e altre menate del genere , la vita e' pesante e dura, ma il mondo lo migliora la gente che ha dei principi saldi veri! se ti suicidi ,ci sara' una persona in meno in grado di cambiare questo mondo! pensaci se quello che vuoi e'che altri vivano quello che vivi tu!
(laika)
00domenica 27 giugno 2010 19:59
bè certo la vita è meravigliosa, è uno spreco buttarla via e bla bla bla. sono anche d'accordo.
ma ho letto delle cose imprecise, scritte su questa bellissima e interessante discussione.
gli ebrei nei campi non si suicidavano, ma non dimentichiamoci che moltissimi di loro lo hanno fatto dopo, anni dopo esserne usciti vivi!! il più famoso e conosciuto è Primo Levi.
questa è una cosa che mi ha sempre fatta uscire di testa. mi chiedevo ma cavoli, dopo tutto quello a cui erano sopravvissuti, proprio quando avevano riacquistato una vita nella società, perché???
perché bisogna immedesimarsi completamente, e per la maggior parte mi rendo conto non è facile, in quello che queste persone hanno vissuto, non solo nei campi, quelli sono solo la ciliegina sulla torta, ma negli anni che hanno preceduto i campi. nelle loro scuole, al lavoro, nel quartiere. la discriminazione, il rifiuto, le leggi antirazziali che aumentavano di mese in mese. i vicini di casa e prima amici che da un giorno all'altro fingevano di non conoscerti.
sentire di non appartenere alla società in cui sei sempre vissuto.
e quindi, perché mai usciti dai campi queste povere persone avrebbero dovuto fare i salti di gioia? ritornati tra le stesse persone che li avevano rinnegati, e che ora sorridenti li compativano e mostravano amicizia e conforto....... avete capito perché? è questa la società a cui vogliamo appartenere? stare in mezzo a persone che in preda al delirio collettivo domani potrebbero additarti come il peggiore essere vivente? questi superficiali voltagabbana che purtroppo si fanno manipolare la testa dai media, dal calcio, dalla politica...
quanti riescono davvero a mantenere un reale controllo sui propri pensieri e desideri?
io non capivo le motivazioni di un suicida, che possono essere varie come avete già detto voi. ora le comprendo.
e sono convinta che una gran parte dei suicidi, quelli dei sani di mente dei quali si dice "stava bene era felice, aveva il lavoro la fidanzata non gli mancava niente, non c'è motivo davvero", queste persone in realtà hanno il motivo più valido di tutti quelli che commettono questo triste atto. probabilmente sono come quegli ebrei, che non hanno più voglia di appartenere a questo genere umano, che hanno visto il vero volto dell'umanità. che vivo a fare, se il mondo in cui vivo non mi piace e non mi interessa? questo è il riassunto.
io purtroppo ci penso spesso al suicidio, fin da piccola, ma non ho mai avuto il coraggio di farlo. perché ci vogliono 2 palle così per mettere in atto questa idea, non come ho letto sopra, che i suicidi sono perdenti senza coraggio. loro il coraggio l'hanno avuto. pensavano una cosa e hanno mantenuto la coerenza.
ma finché ci sarà qualcosa, anche poca roba, che mi tiene qui sulla terra, allora ci resterò, guardando con tristezza e disillusione quello che accade nel mondo.
e poi dicono che ognuno di noi ha uno scopo nella vita...magari è vero... :-)
Ale|85
00giovedì 1 luglio 2010 14:11
scusa laika possono puntualizzarti? solo su primo levi, per cui alcuni fatti sono ancora abbastanza oscuri.

se hai letto " se questo e' un uomo " primo levi racconta come si e' salvato.. se ben ricordi, era un chimico e ha lavorato nei laboratori dei campi,ovvero il suo biglietto di salvezza, vestiti, scarpe e cibo.

a rigore della storia nei laboratori si commettevano atrocita',ci sono le prove, quindi intrecciando il racconto alla realta'... da quanto ho capito neanche lo scrittore ha potuto evitarle, avrebbe rischiato la sua vita, eppure non ne racconta...

sembrerebbe che a distanza di tempo i suoi pensieri furono soffocati dalle atrocita' che lui stesso avrebbe commesso, meglio la sua vita o le atrocita'?, in una persona normale la risposta e' ovvia, e lui da persona normale non ha potuto evitare tutto questo.
rimane tuttavia un libro bellissimo ( scusate l'off topic)
Hammish
00giovedì 1 luglio 2010 20:18

primo elvi si è ucciso perhcè avvertiva come un peso insopportabile la perdita della percezione della grande malvagità dello sterminio nazista da parte del mondo moderno e dei giovani in particolari..
levi era stao uno "schiavo" all'interno della fabbrica di gomma sintentica della bayer presso auschwitz..
gli esperimenti di cui parli li effettuavano i medici delle SS..
come Mengele..( tra l'altro quelli sull'ipotermia li trovi citati ancora adesso nei libri di medicina con tanto di nome,luogo e data )..
visto le tue affermazioni Levi forse non eaveva tutti i torti a disperare sulla percezione dello sterminio da parte dei giovani..
Ale|85
00domenica 4 luglio 2010 16:15
veramente mi sembra che sei tu che hai pensato male...
nel mio pensiero , meglio la vita o le atoricita' ,certamente meglio morire che commettere quelle cose...

mentre levi in realta' quelle cose le ha commesse, e se hai letto per "bene" i due libri e i resoconti del campo, lui si e' salvato la vita per quello, ecco perche' quando si e' posto la domanda fondamentale ma non sui giovani come me ( che hanno capito anche meglio di lui) ma su se stesso, non ha potuto che uccidersi.
Hammish
00domenica 4 luglio 2010 17:12
queste sono speculazioni filosfiche che ti puoi peremettere solo perchè hai fortuna non essere mai stato vittima di un progetto di sterminio su base razziale o ideologica..
per questo sarebbe meglio non fare delel affermazioni cosi categoriche su quello che si farebbe in una determinata situazione.. [SM=g27823]
cosi come sono speculazioni accusare una persona come Primo levi di essere stato strumento (anche solo forzato) e non vittima dello sterminio..
17 membri del ramo ebraico della mia famiglia sono finiti su per il camino ...
e la lro memoria mi accompagna..
Ale|85
00martedì 6 luglio 2010 21:52
costernato ti chiedo scusa se ti ho turbato, stessa cosa posso dire della famiglia da parte di mia madre, purtroppo concordo con te in parte,
werde2000
00mercoledì 7 luglio 2010 03:49
Esistono tre tipi di suicidi, quelli indotti dal dolore fisico, quelli indotti dal dolore psicologico e quelli indotti dal dolore immaginario.
Io giustifico solo il primo. Gli altri due si possono evitare.
Hammish
00mercoledì 7 luglio 2010 18:52
si ma evitare da chi..?

da chi subisce o da chi impone il dolore psicologico o immaginario..?
cesko!
00lunedì 30 agosto 2010 11:54
Re:
werde2000, 07/07/2010 3.49:

Esistono tre tipi di suicidi, quelli indotti dal dolore fisico, quelli indotti dal dolore psicologico e quelli indotti dal dolore immaginario.
Io giustifico solo il primo. Gli altri due si possono evitare.



Non credo che la classificazione riportata sia esaustiva del fenomeno ne tantomeno si possa pensare a giustificarne o meno l'esistenza.
Il suicidio è un gesto drammatico che credo abbia da raccontare molto di piu di quanto normalmente siamo abituati a percepire.
Le motivazioni sono diverse...

Forse ciò che caratterizza il suicida è la "stanchezza", quella voglia di chiudere gli occhi per riposare un pò...

bambino_69
00sabato 11 settembre 2010 22:41


l'unica persona che ho conosciuto che voleva suicidarsi

era, a vedersi così dall'esterno, una persona normale: ogni giorno andava a lavorare, una volta o due la settimana andava a ballare.

poi però ho scoperto, parlandoci insieme, che non aveva amici, ne amiche, manco fidanzate. mi diceva che non aveva raggiunto i suoi obiettivi di vita, o perlomeno che, alcuni pur avendoli raggiunti, non gli davano le soddisfazioni previste.

" è tutto inutile " mi diceva, e anche " è finita" è una frase che usava spesso.


(richard)
00sabato 11 settembre 2010 22:52
Re:
bambino_69, 11/09/2010 22.41:



l'unica persona che ho conosciuto che voleva suicidarsi

era, a vedersi così dall'esterno, una persona normale: ogni giorno andava a lavorare, una volta o due la settimana andava a ballare.

poi però ho scoperto, parlandoci insieme, che non aveva amici, ne amiche, manco fidanzate. mi diceva che non aveva raggiunto i suoi obiettivi di vita, o perlomeno che, alcuni pur avendoli raggiunti, non gli davano le soddisfazioni previste.

" è tutto inutile " mi diceva, e anche " è finita" è una frase che usava spesso.






....ma poi che ha fatto? ....si è suicidato?
bambino_69
00sabato 11 settembre 2010 23:05

è ancora vivo

la fase acuta della crisi l'ha superata. mi ha raccontato che si dava delle scadenze: tipo vado avanti ancora un mese oppure una settimana poi la faccio finita.

durante questo periodo in cui si dava delle scadenze mi diceva che viveva meglio, perchè era come se il peso della nullità della sua vita fosse scomparso. il sapere che "tanto poi chiudo baracca", lo faceva stare meglio.

durante queste scadenze, o scalette della morte, come lui poi scherzosamente le chiamava, viveva più intensamente, imprimeva più vita nella vita di tutti i giorni.

ora si accontenta di piccole cose che la vita di quasi tutti i giorni gli regala. guarda solo i lati positivi, anche se piccoli, delle cose.


(richard)
00domenica 12 settembre 2010 10:44
...probabilmente,anzi sicuramente, non era convinto della sua convinzione e l'avvicinarsi della data del suicido programmato che si dava lo faceva riflettere......e desistere! [SM=g2201342]
Chicca.ufo76
00sabato 2 febbraio 2013 11:21
La Depressione è di per sé una malattia. Le persone che ne soffrono non vanno solo curate con Paroxetina ad alte dosi ma vanno seguite costantemente per evitare che la loro malattia sfoci in questo gesto orrendo.
Ma il Suicidio di una persona che non soffre di questa patologia si basa evidentemente su altri fattori che si possono solo immaginare ma non sapere e il gesto estremo diventa impossibile da prevedere.
Debolezza o addirittura una scelta di vita?
Normalmente si direbbe debolezza d'animo come se morire fosse una via di fuga.
Ecco io credo che il Suicidio sia invece un gesto che richieda un notevole coraggio e che sia talvolta un gesto estremamente consapevole ma solo in certe situazioni.
Una scelta di vita che porta alla negazione della vita stessa.
Qui si annulla il concetto della lotta alla sopravvivenza che ha sempre caratterizzato non solo l'uomo ma tutto il creato sin dalla notte dei tempi.
La nascita e la morte e la rinascita.
E' chiaro che è difficile accettare un concetto dissonante come questo sopratutto per noi esseri umani.
Attenzione però.
Questo è un tema talmente delicato che non si può non fare distinzioni.
Il malato di Depressione può essere curato e seguito ma in assenza di tali possibilità può facilmente ricorrere al gesto estremo.
Un individuo debole di carattere immerso in una realtà degenerativa per il proprio essere potrebbe arrivare a tale conclusione.
Poi c'è il malato incurabile che può scegliere non avendo altre aspettative di non continuare a soffrire per il poco tempo che gli resta.
Questo per dire che non tutti i suicidi sono uguali perché appunto ogni individuo è a sé.
Una cosa è certa però.
La cosa certa è la sofferenza di chi rimane.
darkman66
00martedì 5 febbraio 2013 08:51
Re:
filovirus59, 14/12/2009 09:51:

credo che sia importante "come morire" se si potesse per assurdo scegliere il modo del trapasso forse molti come me opterebbero per un infarto secco nel sonno, è difficile pensare che qualcuno possa scegliere una agonia di 5, 10 anni semiparalizzato a letto ed intubato. se mi si dicesse devi morire così, penserei davvero al suicidio, e c'è chi lo ha fatto per questi motivi. il discorso è molto complesso perchè ancor più complessa è la psiche umana, nn tutto ciò che è logico e scontato per uno lo è per l'altro, ma credo (senza peccare di presunzione) che in molti la possano pensare come me.




Sono fra i tanti,che ho le tue stesse idee,personalmente la morte
è una cosa che dovrò accettare,ma una lunga sofferenza senza speranze
..
filovirus59
00martedì 5 febbraio 2013 19:10
alcuni per risolvere i loro problemi "suicidano" la persona accanto a loro ...è un sistema molto praticato che riguarda in genere le donne che intendono separarsi e portarsi via i figli. è sicuramente un altro discorso ma meritevole di approfondimento.
ALIENO.76
00lunedì 15 luglio 2013 02:56
non credo sia la sofferenza cmq il problema, credo che in questa societa le persone dotate di vera e sana autostima sono poche,molti non se ne accorgono perche magari la vita gli va bene e vivono nell'illusione di volersi bene perche la vita sembra volergli bene, se poi la vita va storta si ritrovano davanti la realta.Oltre questo di persone vere ce n'è poche noi siamo cio che siamo o cio che gli altri credono che siamo? la maggior parte solo solo il risultato delle percezioni altrui e se rimangono sole con un problema crollano, se non si sentono far parte di nessun gruppo crollano ecc
Io non ho mai pensato seriamente di suicidarmi e di motivi ne avrei a vuti tanti, sostanzialmente perche sono cosi di carattere nei momenti piiu bui quando la vuta ti ha piegato a tal punto che ti stai spezzando e lasciarti andare significa respirare ecco che scaturisce una forza che dice VAFFANCULO e questo è dna, quindi alla base del suicidio ci deve essere cmq una personalita debole..
Ci son tante persone al mondo che soffrono, persone alla quale la vita ha tolto tutto , penso ai paralitici, ai malati di tumori a quelli che hanno malattie e nonostante ingozzati di antidolorifici patiscono e nonostante cio non si suicidano ma lottano, si penso che alla base cmq in tutte le situazioni ci debba essere un carattere debole..
-terrestre-
00lunedì 15 luglio 2013 10:48
Re:
ALIENO.76, 15/07/2013 02:56:

magari la vita gli va bene e vivono nell'illusione di volersi bene perche la vita sembra volergli bene



[SM=g3061179]

scusa ma non si capisce nulla...


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