Solstizio d'Inverno - Dies Natalis Solis Invicti

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eone nero
00giovedì 22 dicembre 2011 03:01
Nel celebrare le ricorrenze tradizionali di questo periodo, Natale e l’anno nuovo, sono ben pochi coloro che sanno che esse sono testimonianze residuali di un mondo spirituale dimenticato, che esse derivano da una concezione primordiale dell’universo e dell’esistenza, separata da un profondo lato dalle idee dell’umanità moderna.

Attualmente Natale ed anno nuovo rivestono prevalentemente il carattere di una festa familiare imborghesita, mentre troviamo tracce di queste già nella preistoria in molti popoli con valenze ben differenti. Di solito ci si dimentica che la data del Natale non è convenzionale e dovuta solo ad una particolare tradizione religiosa, ma è determinata da una situazione astronomica precisa: è la data del solstizio d’inverno.

Il solstizio in astronomia è definito come il momento in cui il Sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l'eclittica, il punto di declinazione massima o minima. Il fenomeno è dovuto alla inclinazione dell'asse di rotazione terrestre rispetto all'eclittica; il valore di declinazione raggiunta coincide con l'angolo di inclinazione terrestre e varia con un periodo di 41000 anni tra 22.1° e 24.5°. Attualmente è di 23°27' e l'angolo è in diminuzione.

Il Sole raggiunge il valore massimo di declinazione positiva nel mese di giugno in occasione del solstizio di estate boreale, mentre raggiunge il massimo valore di declinazione negativa in dicembre, in occasione del solstizio di inverno boreale, corrispondente all'estate nell'emisfero australe.

A causa di queste variazioni può capitare che il solstizio astronomico cada nell'emisfero nord (emisfero boreale) il 20 o il 21 giugno per l'estate, o il 21 o 22 dicembre per l'inverno, quest'anno cade il 21 Dicembre alle 5.30 del mattino.

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Il significato che nelle origini ebbe il solstizio d'inverno andò a definire attraverso un adeguato simbolismo cosmico la festa corrispondente a tutto un gruppo di civiltà, compresa quella romana antica la quale già prima del cristianesimo conobbe un "natale solare", il NATALIS SOLIS INVICTI, (giorno in cui si festeggia la nascita del Sole Invincibile), nella stessa data.



Un altro punto poco conosciuto è che mentre oggi festeggiamo due feste distinte, l’una sacra l’altra profana, il Natale e l’inizio del nuovo anno, queste spesso coincidevano.

Le masse globalizzate con giustificazioni religiose si immergono totalmente nella follia del consumismo sfrenato, senza capire minimamente che in questi giorni del ciclo annuale qualcosa di straordinario e di magico accade, un evento cosmico che assumeva un altissimo valore simbolico in tutte le Tradizioni Primordiali.

Molto probabilmente il solstizio d’inverno è collegato al ricordo pauroso delle ultime fasi del periodo glaciale. In una natura minacciata dal gelo eterno l’esperienza del corso della luce del sole nel ciclo annuale doveva avere una speciale importanza, e proprio il punto del solstizio d’inverno rivestiva un significato drammatico che lo differenziava da tutti gli altri del corso annuale del sole.

Infatti in quella data il sole raggiunge il punto più basso dell’eclittica, la luce sembra estinguersi, abbandonare le terre, scender quasi nell’abisso, mentre ecco che di nuovo si rialza e risplende, come in una liberazione o rinascita. Perciò nei primordi un tale punto spesso valse come quello della nascita o della rinascita di una divinità solare.

Nel simbolismo delle origini, i concetti di Sole, di Luce, o "Luce della Terra", di immortalità, si uniscono nel segno di divinità di tale genere. Nell’accennato punto solstiziale del suo risorgere, la luce talvolta si associò all’Albero della Vita sempre verde, talaltra all’"Uomo cosmico dalle braccia alzate", simbolo di resurrezione.



È il "figlio" che nasce; sorge la "nuova vita" e il "nuovo sole".

È l’inizio del nuovo ciclo luminoso.

Ecco perché non di rado la data in questione fu altresì quella dell’inizio calendarico dell’anno nuovo (del Capodanno). Come si disse, così fu nell’antica Roma. A Roma, dopo la riforma di Augusto, che restituì a molti culti romani il carattere cosmico – simbolico che avevano avuto nelle origini, il giorno del solstizio d’inverno, cioè il 24 – 25 dicembre, valse proprio come il “natale” del dio luminoso concepito come una forza invitta : NATALIS INVICTI.

È la forza che vince le tenebre.

Gli stessi dettagli offuscati e inficiati si conservano nell’albero natalizio e nell’uso di accendere su di esso delle luci nella notte di Natale.

È l’accendersi di nuova luce nell’ "albero della vita". Anche se oggi non si sa più che i doni che il Natale porta ai bambini (doni spesso appesi all’albero illuminato), anche questa è un'eco lontana, l'idea originaria era un dono di luce e di vita che il Sole nuovo, il "Figlio", dà agli uomini. Dono, questo, da intendersi in un senso sia materiale, sia spirituale, il convergere dei due significati essendo naturale conseguenza dell’accennata situazione della preistoria, per via della quale il rialzarsi della luce lungo l’eclittica valse come una liberazione dell’incubo di una gelida notte.


Fonti:

Helios, i Solstizi

Wikipedia

fabik
00giovedì 22 dicembre 2011 08:54
Insomma una celebrazione antica il cui significato è molto profondo e meno bambinesco di quello che festeggiamo solitamente
Gabrjel
00giovedì 22 dicembre 2011 09:03
Esatto. Hai fatto bene a proporlo come argomento.
Andrebbe "rievocato" ogni anno per farlo conoscere meglio ;)
E ti faccio i complimenti anche per il topic sul Kybalion. Quando crei certe discussioni mi mandi letteralmente al settimo cielo!
[SM=g1420767]
E' sempre preziosissimo quando proponi argomenti esoterici. Corro subito a salvarlo in archivio! [SM=g1420768]
Andrea.ufoonline
00giovedì 22 dicembre 2011 09:38
Praticamente tutte le culture umane festeggiano i solstizi in qualche modo...
Conoscevo vagamente questa usanza.
Addirittura gli antichi erano tanto ossessionati dalle ricorrenze astronomiche che costruivano gli edifici in corrispondenza di allineamente cielesti oppure in modo tale che i raggi solari illuminassero zone predefinite in un certo periodo dell'anno
KOSLINE
00giovedì 22 dicembre 2011 15:29
[SM=g1420767] Eone , bisognerebbe insegnarle nelle scuole queste cose [SM=g1950684]
Gabrjel
00giovedì 22 dicembre 2011 16:02
Re:
KOSLINE, 22/12/2011 15.29:

[SM=g1420767] Eone , bisognerebbe insegnarle nelle scuole queste cose [SM=g1950684]




Concordo, ma allo stesso tempo so che è impossibile. Immaginatevi...un insegnante corretto informa gli studenti di "questa storia". Tempo i giorni che la chiesa lo viene a sapere, e l'insegnante si ritrova scomunicato a tempo record. Compreso il licenziamento. Ovviamente il tutto con "demonizzazione" della storia raccontata. [SM=g1950688]
eone nero
00giovedì 22 dicembre 2011 17:48
Come dicevo nel precedente post il culto e la celebrazione del Solstizio d'Inverno risale alla notte dei tempi, forse retaggio atavico del terrore che l'uomo ha vissuto durante l'ultima glaciazione, ed insegnarlo nelle scuole porterebbe alla disintegrazione della religione che ha distrutto gli antichi culti dove l'uomo era in simbiosi con la Natura.

Quando ero piccolo le paure che ci trasmettevano erano 2 ed erano le paure del Mondo, l'Orologio dell'Apocalisse la cui mezzanotte simboleggia la fine del mondo, causata da una guerra atomica.

E l'inquinamento e lo sfruttamento selvaggio della Terra, oggi non se ne parla più i problemi sembrano unicamente oltre a quelli consumistici, il calcio e le fakketate degli alieni che a seconda dei ladri ciarlatani sono benevoli o malevoli.

Un tentativo di ritorno alla natura lo diedero i primi movimenti new-age, la Wicca inventata da Gerald Gardner e da Aleister Crowley, e la new-age degli anni 60 creata tramite la comunità di Findhorn ad opera di alcuni adepti della neo Teosofa Alice Bailey.

Purtroppo come sappiamo il tutto è stato distrutto in nome del dio danaro in una follia che vediamo tuttora.

Questi movimenti neo-pagani in un discutibilissimo e spesso aberrante soprattutto ai nostri giorni sincretismo, attinsero a piene mani dalle vecchie tradizioni naturali distrutte dal cristianesimo con la spada e con i roghi, e riniziarono a festeggiare anche i solstizi, ma questo lo vedremo in un successivo articolo dedicato ai culti moderni.



Tornando ai solstizi si sono trovate tracce del culto in tutto il mondo, l'uomo scandiva il tempo da sempre, ne abbiamo prove con i trattati astronomici induisti, nelle raffigurazioni babilonesi, nei calendari Maya, nelle strutture megalitiche del neolitico.

Il 21 dicembre (nostra datazione) o il 22 (quest'anno il solstizio cade il 22 e ne approfitto per fare i più sentiti auguri a tutti [SM=g8320] ), il giorno inizia a diventare più lungo e quindi da la speranza che il gelo inverno con la sua neve che ammanta la terra sparirà, per poter far sì che il verde torni con l'Equinozio di Primavera, quindi veniva festeggiata la rinascita del sole contro il buio delle tenebre, per meglio dire la rinascita o se preferiamo resurrezione comune a tante divinità tradizionali.



Durante i mesi invernali la natura decade e la terra si spoglia di vita, il lavoro nei campi termina e quindi c'è più tempo per riordinare gli attrezzi, ripararli, costruirne nuovi, fare progetti per il futuro e perseguirli dato che è possibile pensare più chiaramente, perché quando la natura appassisce, allora lo spirito umano completamente desto può affermarsi e rafforzarsi.

Durante l’estate, avvolto dal calore del sole, lo spirito umano sognava, ora lo spirito umano si sveglia ed agisce.

Quando si avvicina l’inverno l’uomo che segue il percorso spirituale e non è perso nel becero consumismo e materialismo si concentra su ciò che deve compiere, su ciò che può imparare, su ciò che deve migliorare dentro di sé e intorno a sé. Non impegnato nel lavorare la terra pensa a stabilire i piani d'azione e crea le basi per realizzarli. Mancando il calore del sole rinasce il calore della volontà diventando luce interiore, luce che illumina il mondo del Se, mentre fuori calano le tenebre del gelido inverno.



Mentre l’uomo intensifica la sua azione e dà più energia al suo pensiero, la luce solare dell’inverno penetra nelle profondità della terra e trasmette fin lì le forze che alimentano la vita che si manifesterà nella futura primavera con il relativo equinozio.

La terra diviene spoglia di vegetazione, e la forza vitale si concentra alle radici delle piante, nell’humus della Madre Terra. Secondo le antiche tradizioni gli spiriti di natura riposano in pace nel suo grembo tessendo la Trama della Vita per il nuovo anno.

Proprio nel più profondo inverno la Terra assume il volto della Madre che sta per generare la Vita futura. Il volto della Terra ricoperta di neve diventa candido e purissimo: somiglia al volto chiaro, pallido e roseo di una donna che sta per diventare madre. Chi si sofferma a contemplare il volto beato di una donna che sta per partorire scorge in esso l’incanto della Dea Luna.

Chi cammina su un paesaggio innevato sotto la luna piena si accorge come la terra ricoperta di neve assuma essa stessa una purezza lunare, manifesti in sé quelle stesse forze divine – lunari che si legano alla generazione, alla riproduzione delle forme viventi.

Quando poi si cammina su un paesaggio innevato baciato dal Sole meridiano ci si accorge che il fondo di neve e ghiaccio crea sulla terra una sorta di specchio cosmico che riflette i raggi e gli influssi spirituali del Sole.

La donna quando sta per diventare madre acquista una bellezza purissima di tipo lunare.

Anche la terra quando sta per giungere il Sacro Solstizio d’Inverno mostra il suo volto lunare, e la sua superficie ricoperta di ghiaccio si impregna della luce del Sole.

La candida coltre di neve attira i raggi del Sole: questi raggi nei giorni del Solstizio discendono sulla terra: la forza divina del Sole discende nella materia terrestre.

Al Solstizio d’Inverno la Terra diventa Madre: la Grande Madre Terra a Natale genera nell’Universo il Fanciullo Solare.

L’immaginazione che si lega al Solstizio d’Inverno: nella volta scura del cosmo, la Dea Madre genera il Fanciullo Solare.



Questa immagine carica delle più sublimi forze spirituali accompagna l’uomo dagli albori della sua incarnazione terrena, quando egli stesso era fanciullo sul grembo della Madre Terra. Come Iside, come Demetra, come la Madonna dei pittori italiani del Trecento, l’immagine della Dea Madre col Fanciullo Solare attraversa i secoli e le religioni.



La Madre Divina con il capo irradiato da una corona stellare.

Il Fanciullo in braccio alla madre, come un piccolo Sole che splende nell’atmosfera celeste. Il "Bambino" che nasce a Natale è il Sole Invincibile, che scende sulla Terra e si incarna nell’Io degli Uomini: la forza solare agisce nella intelligenza degli uomini, nel loro nobile sentimento, nella forza d’azione.

Troviamo questa figura nelle antiche Madri, ma questo farà parte di un prossimo tread.

Nei prossimi posts, analizzerò altri aspetti simbolici dell'antichissimo culto, il Natale Solare mitraico e romano, e gli aspetti tradizionali e neo-pagani scopriremo anche da dove arriva l'aberrazione dei 3 giorni di buio legata al solstizio, sempre se il discorso interessi.

Fonti:

Tradizione Solare

Centro Studi la Runa

http://it.wikipedia.org/wiki/Orologio_dell'apocalisse
eone nero
00sabato 24 dicembre 2011 11:41
La difficoltà di conciliare il tempo solare con quello lunare è uno dei problemi fissi che hanno occupato l'ingegno degli uomini emergenti dalla barbarie.

In tempi primitivi, l'assestamento conveniente del calendario è un fatto d'interesse religioso, visto che da esso dipende la conoscenza delle stagioni adatte per propiziarsi la divinità il cui favore è indispensabile al benessere della comunità.

Gli uomini rappresentavano certi riti magici o drammi religiosi o misteri per celebrare il legame magico e misterioso che unisce lo scorrere delle stagioni, dei cambiamenti, a quello della vita e della morte, principio uno e indivisibile.

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"The Religions of all Nations are derived from each Nations different reception of the Poetic Genius which is every where call'd the Spirit of Prophecy" (William Blake, "All Religions Are One").

Per questo le popolazioni dell'Egitto e dell'Asia occidentale prima, della Grecia e dell'antica Roma poi, rappresentavano sotto i nomi di Osiride, Tammuz, Adone, Attis, Dioniso, Bacco, Mithra, la decadenza e la rinascita della vita, che essi personificavano come un dio che ogni anno moriva e poi di nuovo resuscitava. Per il nome e per i particolari, i riti variavano da luogo a luogo, ma in sostanza erano sempre gli stessi.

"Quanto più rimontiamo verso l'antichità, tanto più troviamo il genere umano immerso nel politeismo. Nessun segno, nessun sintomo di una religione più perfetta. I più antichi monumenti della specie ci presentano ancora un tal sistema come credo popolare e stabilito. Il nord, il sud, l'est, l'ovest, recano la loro testimonianza unanime in tal senso. Che cosa può opporsi a una evidenza così piena?" (David Hume, Storia Naturale della Religione)

"Se l'utopia non si è spenta, né in religione, né in politica, è perché essa risponde ad un bisogno profondamente radicato nell'uomo. Vi è nella coscienza dell'uomo un'inquietudine che nessuna riforma e nessun benessere materiale potranno mai placare" (Ignazio Silone, "L'Avventura di un Povero Cristiano")

"Per inspiegabile che sembri, la data di nascita di Cristo non è nota. I vangeli non ne indicano né il giorno né l’anno […] fu assegnata la data del solstizio d’inverno perché in quel giorno in cui il sole comincia il suo ritorno nei cieli boreali, i pagani che adoravano Mitra celebravano il Dies Natalis Solis Invicti (giorno della nascita del Sole invincibile)" (Nuova Enciclopedia Cattolica dell’Ordine Francescano, 1941).

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Prima di diventare celebre come “compleanno di Gesù”, la data del 25 dicembre è stata giorno di festa "universale", per i popoli di culture e religioni molto distanti tra loro, nel tempo e nello spazio. Le origini comuni di questi antichi culti vanno ricercate in ciò che è “principio” della vita sulla Terra e che “dal principio” è stato oggetto di culto e di venerazione: il sole.

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Agli albori dell’umanità, esisteva un ricco calendario di feste annuali e stagionali e di riti di propiziazione e rinnovamento. I popoli nel periodo primitivo della loro esistenza erano intimamente legati al “ciclo della natura” poiché da questo dipendeva la loro stessa sopravvivenza. Al tempo, la vita naturale appariva indecifrabile, incombente, potente espressione di forze da accattivarsi; era un mondo magico. L’uomo antico si sentiva parte di questo mondo, ma in posizione di debolezza. Per questo, attraverso il rito, cercava di entrare in sinergia con queste forze oscure.

Al centro di questo ciclo c’era l’astro che scandiva il ritmo della giornata, la “stella del mattino” che determinava i ritmi della fruttificazione e che condizionava tutta la vita dell’uomo. Il sole era dunque venerato come forza misteriosa e vitale: vederlo perdere forza d'inverno e ridurre il suo corso nel cielo, era un’esperienza tragica, vista come una minaccia alla propria sopravvivenza. Che doveva essere esorcizzata con opportuni riti. Da qui ebbero origine le più antiche feste collegate al solstizio d’inverno. Durante queste feste venivano accesi dei grandi fuochi (usanza che si ritrova nella tradizione natalizia di bruciare il ceppo nel camino la notte della vigilia) che dovevano ridare forza al sole indebolito. Questi rituali avevano a che fare con la fertilità ed erano quindi legati alla riproduzione. Da qui l’usanza, nelle antiche celebrazioni, di danze e cerimoniali propiziatori dell’abbondanza e in alcuni casi, come negli antichi riti celtici e germanici, ma anche romani e greci, di accoppiamento durante le feste.

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Il termine solstizio viene dal latino “solstitium”, che significa letteralmente “sole fermo” (da “sol”, sole, e “esistere”, stare fermo). Se ci troviamo nell’emisfero nord della terra, nei giorni che vanno dal 22 al 24 dicembre possiamo infatti osservare come il sole sembra fermarsi in cielo, fenomeno tanto più evidente quanto più ci si avvicina all’equatore. In termini astronomici, in quel periodo il sole inverte il proprio moto nel senso della “declinazione”, cioè raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale. Il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima. Si verificano cioè la notte più lunga e il giorno più corto dell’anno. Subito dopo il solstizio, la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d’estate, in giugno, quando avremo il giorno più lungo dell’anno e la notte più corta. Il giorno del solstizio cade generalmente il 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo.

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Il sole, quindi, nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più debole quanto a luce e calore, pare precipitare nell’oscurità, ma poi ritorna vitale e “invincibile” sulle stesse tenebre. E proprio il 25 dicembre sembra rinascere, ha cioè un nuovo “Natale”. Questa interpretazione astronomica può spiegare perché il 25 dicembre sia una data celebrativa presente in culture e paesi così distanti tra loro. Tutto parte da una osservazione attenta del comportamento dei pianeti e del sole, arte che gli antichi conoscevano bene. Ad esempio, a Maeshowe (Orkneys, Scozia) si erge un tumulo datato (con il metodo del carbone radioattivo) 2750 a.C. All’interno del tumulo c’è una struttura di pietra con un lungo ingresso a forma di tunnel. Questa costruzione è allineata in modo che la luce del sole possa scorrere attraverso il passaggio e splendere all’interno del megalite, illuminando in questo modo il retro della struttura. Questo accade al sorgere del sole e al solstizio d’inverno.

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Il 25 dicembre è dunque associato al giorno di nascita e ai relativi festeggiamenti di divinità solari risalenti anche a secoli prima di Cristo: il Sole è invocato come ipostasi (incarnazione), epifania (annunciazione) del dio che crea e governa il cosmo. I mosaici e gli affreschi raffiguranti immagini del dio egizio Horus in braccio a Iside ricordano l’iconografia cristiana della Madonna col bambino, tanto da indurci a credere che in epoca cristiana, per ovvi motivi, alcune rappresentazioni di Iside e Horus, spesso raffigurato come un bambino con la corona solare sul capo, furono opportunamente “revisionate”;

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Il dio indo-persiano Mitra era stato partorito da una vergine, aveva dodici discepoli e veniva soprannominato “il Salvatore”; nel giorno corrispondente al 25 dicembre odierno, nel 3000 a.C. circa, veniva festeggiato il dio Sole babilonese Shamash. Il dio solare veniva chiamato Utu in sumerico e Shamash in accadico. Era il dio del Sole, della giustizia e della predizione, in quanto il sole vede tutto: passato, presente e futuro. Successivamente, comparve il culto della dea Ishtar e di suo figlio Tammuz, che veniva considerato l’incarnazione del Sole. Allo stesso modo di Iside, anche Ishtar veniva rappresentata con il suo bambino tra le braccia. Attorno alla testa di Tammuz si rappresentava un’aureola di 12 stelle che simboleggiavano i dodici segni zodiacali.

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Anche in questo culto il dio Tammuz muore per risorgere dopo tre giorni; nei giorni del solstizio d’inverno, si svolgeva in onore di Dioniso una festa rituale chiamata Lenaea, “la festa delle donne selvagge”: veniva celebrato il dio che “rinasceva” bambino dopo essere stato fatto a pezzi; Bacab, il dio Sole nello Yucatan, si credeva che fosse stato messo al mondo dalla vergine Chiribirias; il dio Sole inca Wiracocha veniva celebrato nella festa del solstizio d’inverno Inti Raymi (festeggiata il 24 giugno perché nell’emisfero sud, essendo le stagioni rovesciate, il solstizio d’inverno cade appunto in giugno); nell'antico Messico, alla stessa data, si celebrava la nascita del dio Quetzalcoatl; sempre al solstizio d'inverno nasce il dio atzeco Huitzilopochtli; gli scandinavi festeggiavano il dio Freyr, figlio di Odino e di Freya; sempre un 25 dicembre nascono Bacco in Grecia e Adone in Siria (tratto da "Le Radici Pagane del Natale", di Elena Savino).

W. Williamson (pseudonimo di Scott-Elliot, autore fra l’altro di una “Storia dell’Atlantide”), ne "La Legge Suprema", scrive: "...alcuni dei primi Padri della Chiesa Cristiana asseriscono che la grotta di Betlemme, in cui si celebravano i misteri di Adone, fosse quella in cui era nato Gesù".

La nascita di Cristo venne sostituita al giorno dedicato al culto solare perché, come scrive Gibbon in "Decadenza e Caduta dell'Impero Romano": "I Romani (Cristiani) ignorando... la data reale della sua (di Cristo) nascita, fissarono la festa solenne al 25 Dicembre, il solstizio d'inverno o Brumale, quando i pagani celebravano, ogni anno, la nascita del Sole".



Nel 337 papa Giulio I (nell'immagine) ufficializzò la data liturgica del Natale da parte della Chiesa cristiana come riferito da Giovanni Crisostomo nel 390: «In questo giorno, 25 dicembre, anche la natività di Cristo fu definitivamente fissata in Roma.»

La Chiesa delle origini sovrappose le celebrazioni cristiane alle vecchie ricorrenze pagane. Per fare pochi esempi: la festa di San Giorgio ha rimpiazzato l'antichissima festività della Parilia; i festeggiamenti di San Giovanni Battista hanno sostituito la festa dell'acqua, che era celebrata a mezz'estate; la festività dell'Assunzione della Vergine ha preso il posto delle celebrazioni di Diana. Halloween diventò la festa di Ognissanti e via di seguito.

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Ma le similutidini non riguardano solo la nascita bensì anche la morte e la resurrezione del dio o uomo divino. Scrive Williamson: "…noi troviamo che Krishna, Osiride, Tammuz, Adone, Mitra, Ati, Bacco-Dioniso, Baldur, Quetzalcoatl e Gesù discendono tutti nella tomba (ed alcuni nelle regioni infernali) e che il periodo tra la morte e la risurrezione è generalmente di tre giorni, mentre la risurrezione avviene di regola all'equinozio di primavera, o a pochi giorni di distanza da esso".



Mitra, nato, come Cristo, il 25 di Dicembre, fu pianto nella tomba dai suoi discepoli nel periodo che corrisponde alle festività pasquali. Essi gioendo affermavano: "Rallegratevi… Iniziati; il vostro dio è risorto dalla morte. Le sue pene e le sue sofferenze saranno la vostra salvezza" (Dupuis, "Origine di Tutti i Culti").

Il dio Ati, che era celebrato nell'antica Frigia con gli l'appellativi di "Figlio unigenito" e di "Salvatore", era simbolizzato con un agnello. Frazer scrive: "Ati era per la Frigia, quello che Adone era per la Siria. Come per Adone… la sua morte e risurrezione erano, ogni anno in primavera, commemorate con una festa. (…). Le cerimonie celebrate alla festa di Atis non sono perfettamente conosciute… sembra che la celebrazione della sua risurrezione seguisse immediatamente quella della sua morte" ("The Golden Bough", in it. "Il Ramo d'Oro").

In Irlanda, la religione dei Celti celebrava il dio Samhain di cui si racconta che risorse dalla morte dopo tre giorni. Il dio Bacco, ucciso dai Titani, veniva fatto risorgere da Giove, dopo tre giorni.

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Analogamente sotto le altre sue sembianze di Dioniso è detto: "…subito dopo la sua sepoltura, egli risuscitò dalla morte e salì al cielo" (Macrobio, "Commentarium in Somnium Scipionis").

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Infine, scrive ancora W. Williamson: "Nel Nord abbiamo Baldur il bello, il dio bianco, giusto e benefico, che i missionari cristiani trovano rassomigliare a Gesù. Egli muore ucciso da una freccia scoccata dal cieco Hoerder, dio delle tenebre. Questa freccia era fatta con legno di vischio. Baldur giace morto per 40 giorni, …alla fine di questo periodo si risveglia e regna. (…) La rozza e superficiale allegoria qui è abbastanza chiara: a 68 gradi di latitudine il sole è morto per 40 giorni, ucciso dalle tenebre dell'inverno. La freccia di legno di vischio era il primo indizio di una nuova vita proveniente dalla morte stessa (e attraverso la soglia di essa), poiché il vischio era chiamato del pari 'la pianta del freddo e gelido inverno' ed il 'ramo salutare'. Baldur era anche chiamato 'Figlio dell'Uomo'. (…) egli risorse, come era stato profetizzato dalla terza Sibilla del Volospa: 'I campi non seminati daranno il loro prodotto. Tutti i dolori saranno sanati. Baldur ritornerà' ".


Fonte: - DOC PDF - Dies-Natalis<---


biancofive
00sabato 24 dicembre 2011 12:04
Re:
eone nero, 22/12/2011 03.01:

Nel celebrare le ricorrenze tradizionali di questo periodo, Natale e l’anno nuovo, sono ben pochi coloro che sanno che esse sono testimonianze residuali di un mondo spirituale dimenticato, che esse derivano da una concezione primordiale dell’universo e dell’esistenza, separata da un profondo lato dalle idee dell’umanità moderna.

Attualmente Natale ed anno nuovo rivestono prevalentemente il carattere di una festa familiare imborghesita, mentre troviamo tracce di queste già nella preistoria in molti popoli con valenze ben differenti. Di solito ci si dimentica che la data del Natale non è convenzionale e dovuta solo ad una particolare tradizione religiosa, ma è determinata da una situazione astronomica precisa: è la data del solstizio d’inverno.

...




Verissimo eone !!

Non possiamo dimenticare però che l'attuale festività natalizia affonda le sue radici nel cristianesimo, infatti dopo la nascita di Gesù (la cui data è sconosciuta è non è certamente il 25 dicembre) per agevolare la diffusione del cristianesimo vennero fuse insieme tutte le varie feste e ricorrenze pagane, dando origine ad una sola che potesse simboleggiare la nascita del Cristo.


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