Quanta acqua c'è nell'Universo?

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Demetrio.D
00venerdì 28 marzo 2014 17:15


Apparentemente sembrava presente in grandi quantità solo sul nostro pianeta Terra, in forma solida, liquida e gassosa. Poi si scopre che solamente attorno al quasar APM +5255 08 279, distante da noi circa 12 miliardi di anni luce, è presente (o almeno lo era 12 miliardi di anni fa, ovvero il tempo che la luce ha percorso la distanza che ci separa dal quasar) una quantità 140 trilioni di miliardi di volte quella presente in tutti gli oceani terrestri.

Cerere, che di recente (2006) da asteroide è stato promosso a Pianeta nano, è ricoperto da un mantello di ghiaccio che se si sciogliesse dovrebbe produrre più acqua di quella presente sulla Terra.

Ma anche sulla Luna è presente l’acqua, anche in forma liquida, senza contare Europa la luna di Giove e tracce di acqua sono state trovate anche su Marte.

Quindi alla domanda “quanta ce n’è nell’Universo?”, l’unica risposta possibile è che sia infinita, o almeno uno degli elementi più diffusi nell’Universo.

Ma la domanda più importante dovrebbe essere “da dove arriva l’acqua”? O meglio, “come nasce l’acqua?”.

Riporto una sintesi da Wikipedia:

Gran parte dell'acqua presente nell'universo potrebbe essere un prodotto secondario della fase di formazione stellare. Le stelle, al termine della loro formazione, emettono un vento stellare particolarmente intenso, accompagnato dall'emissione di un grande flusso di gas e polveri; quando questo flusso impatta contro il gas residuo della nube molecolare, si generano delle onde d'urto che comprimono e riscaldano i gas. L'acqua riscontrata all'interno delle nebulose in cui è presente un'attività di formazione stellare si è originata rapidamente a partire dal gas compresso riscaldato.

E un approfondimento da Scienza Panorama:

L'acqua, sotto forma di cristalli di ghiaccio, potrebbe essere una delle sostanze più diffuse nel cosmo. Lo sostiene una ricerca, condotta dal team di John Bradley, del Lawrence Livermore National Laboratory, in California. I loro esperimenti hanno provato che in certe condizioni il vento solare può produrre molecole di acqua a partire dalla polvere interplanetaria.

Per vento solare, si intende quel flusso di particelle cariche elettricamente che la nostra stella- come tutte le stelle- emette ad altissima velocità ogni direzione. Tutti i corpi del sistema solare ne sono costantemente colpiti. Quelli più piccoli, come la polvere o gli asteroidi, possono essere consumati da questi venti intensi. Quelli più ampi e privi di atmosfera- come la Luna- sono centrati sia dai venti sia dalla pioggia meteoritica. E questo bombardamento continuo produce il fenomeno detto "erosione spaziale".
Solo di recente, alla fine degli anni '90, è stato possibile analizzare a fondo, con le più moderne strumentazioni, la polvere lunare riportata a casa dalle varie missioni Apollo. Si è così scoperto che essa ha delle caratteristiche particolari: al microscopio presenta dei solchi infinitesimali. Queste particelle sono solitamente dei silicati- ovvero silicio, idrogeno, ossigeno e altri residui metallici. E quei solchi sarebbero il risultato di un'alterazione chimica prodotta proprio dal vento solare.
Uno squilibrio nella struttura della particella fa sì che, talvolta, si allentino i vincoli che legano gli atomi di idrogeno e di ossigeno nel silicato che vengono così liberati. Per formare una molecola d'acqua, espressa dalla formula H2O, serve però un secondo atomo di idrogeno. Elemento disponibile in abbondanza nel vento solare, dove si trova nella forma di protone. Se ci sono le condizioni giuste, questo idrogeno caricato elettricamente può reagire nei solchi delle particelle di polvere e formare l'acqua.

I tentativi fatti in passato per dimostrarne la presenza ha dato risultati contrastanti: le reazioni avvenivano su scala ridottissima ( si parla di nanometri, ossia un miliardesimo di metro...) e le strumentazioni non erano abbastanza sofisticate. Il team di Bradly, questa volta, ha utilizzato uno spettroscopio in grado di accertare la composizione di un materiale anche a livello atomico.

I ricercatori hanno preso dei silicati presenti nello spazio, come olivina, clinopirossene e anortite, e li hanno esposti all'azione di particelle caricate di idrogeno e di elio. Se davvero è il vento solare a produrre l'acqua, essa si sarebbe formata solo dai minuscoli campioni bombardati dai protoni di idrogeno e non da quelli colpiti con l'elio. Ed è avvenuto esattamente così: i test, più volte ripetuti, hanno dato un esito positivo.
"In verità non mi ha stupito più di tanto che si possa formare una molecola di H2O dai silicati, ma ora è stato dimostrato che accade davvero", ha commentato il professor Martin Mc Coustra, della Heriot-Watt University di Edimburgo. E, implicitamente, si dimostra anche che da miliardi di anni una simile reazione chimica può essere avvenuta sulle particelle di polvere planetaria e sugli asteroidi. Le molecole di acqua, insomma, sarebbero potenzialmente sparse ovunque attorno a noi.


Rif.:
Lawrence Livermore National Laboratory
Quasar APM +5255 08 279 - Nextme
Quanta acqua c'è nell'Universo? - Scienza Panorama
Cerere - Wikipedia
Presenza di acqua sulla Luna - Wikipedia
Acqua - Wikipedia
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