Pleiadi, il mistero della stella perduta

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_Thomas88_
00lunedì 13 dicembre 2010 14:18
Questo è il periodo ideale per dare uno sguardo alle Pleiadi, il più famoso ammasso aperto del cielo e, secondo quanto scrisse Otto Struve nel 1951, il più fotografato tra tutti gli oggetti celesti.


Situate nella costellazione del Toro, attualmente le Pleiadi sorgono poco prima che cali il buio, salgono alte nel cielo e tramontano quasi all’alba. Ad esse Paola Capponi ha dedicato un libro non di astronomia ma di linguistica: “La stella perduta. Le Pleiadi nella tradizione mitologica e popolare”, Edizioni dell’Orso (240 pagine, 18 euro).
Laureata in storia della lingua italiana all’Università di Torino, Paola Capponi ha conseguito il dottorato di ricerca presso la Facultad de Filologia dell’Università di Siviglia, e in questa città è ora docente all’Università Pablo de Olavide. La sua curiosità per il cielo aveva già generato il saggio “I nomi di Orione. Le parole dell’astronomia tra scienza e tradizione”.
Perché il titolo “La stella perduta”? Perché le stelle delle Pleiadi visibili a occhio nudo secondo la cultura popolare sono sette, ma di solito è già una prova di ottima acuità visiva distinguerne sei. Che fine ha fatto la settima? Ha forse subito un calo di luminosità?
Per la mitologia le Pleiadi sono figlie di Atlante e di Pleione; la settima stella, quella scomparsa, a lume di logica, stando al racconto motologico, potrebbe essere Merope, unica delle sorelle ad essersi innamorata di un mortale, o Elettra, disperata per la caduta di Troia. Ma la faccenda non funziona. Dopo Alcione, che è la più brillante delle Pleiadi (magnitudine 2,8), Elettra e Merope sono tra le più luminose dell’ammasso stellare, rispettivamente con magnitudine 3,7 e 4,1. Semmai la più debole, ben difficilmente distinguibile a occhio nudo, è Asterope, essendo all’incirca di magnitudine 6. Può darsi, dunque, che Asterope in un’epoca lontana fosse più luminosa e quindi più facilmente avvistabile.
Comunque stiano le cose, Paola Capponi analizza a fondo l’onomastica di questo gruppo di giovani stelle che dista da noi 410 anni luce, esteso su un campo pari a un grado e mezzo (tre volte il diametro apparente della Luna). Così è inevitabile percorrere non solo tutta la vasta cultura letteraria legata alle Pleiadi, incominciando dalle due citazioni di Omero, molto simili, una nell’Iliade (dove le Pleiadi compaiono nello scudo di Achille forgiato da Efesto) e una nell’Odissea, dove invece fanno da guida a Ulisse nella sua travagliata navigazione.
Le Pleiadi si sono formate circa 80 milioni di anni fa nel collasso gravitazionale di una nebulosa. Tracce di essa rimangono ancora intorno alle stelle principali. In particolare la nebulosità che avvolge Merope fu già osservata da Tempel nel 1859 con un rifrattore da 10 centimetri: il che ci dice quanto buio fosse il cielo in quel tempo ancora esente da inquinamento luminoso.
Il fioco chiarore nebulare nel quale sono immerse le Pleiadi deriva dalla diffusione e riflessione della luce stellare in nubi di polveri: lo dimostrò nel 1912 Slipher al Lowell Observatory confrontando lo spettro della nebulosa con quello delle Pleiadi.
Esiodo ci ricorda il nesso tra Pleiadi e agricoltura nel suo poema didascalico “Le opere e i giorni”: “Quando le Pleiadi Atlantidi sorgono / la mietitura incomincia; la semina al loro tramonto”. Dove il riferimento è al sorgere eliaco, cioè alla prima apparizione mattutina del gruppo di stelle, come chiarisce bene Paola Capponi: “Con l’avanzare dell’estate le Pleiadi progressivamente anticipano la loro levata rimanendo visibili più a lungo nella notte, sinché a novembre, quando inizia la stagione dell’aratura, tramontano al sorgere del Sole. Durante l’inverno sorgono durante il giorno e tramontano di notte, anticipando progressivamente il momento dell’occaso, finché ai primi di aprile scompaiono, restando invisibili per circa quaranta giorni e recuperando poi la visibilità nei giorni centrali del mese di maggio.”.
Quanto ai nomi popolari delle Pleiadi che pazientemente Paola Capponi ha rintracciato, sono più di trenta, da Cespuglio (Lombardia) a Budrone (Sardegna), da Ciocchetta (Toscana) a Gallinelle (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Toscana, Trentino), da Graticola (Lombardia) a Pulcinaria (Abruzzo, ma anche in una decina di luoghi in Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria). Se qualcuno ne ha di strani o insoliti, ce li segnali!

Fonte: La Stampa.It
jakDarkLight
00lunedì 13 dicembre 2010 21:44
Le ho viste qualche sera fa molto bene, pur essendo in città. veramente belle!
_Thomas88_
00martedì 14 dicembre 2010 13:48
Re:
jakDarkLight, 13/12/2010 21.44:

Le ho viste qualche sera fa molto bene, pur essendo in città. veramente belle!




Pensa di vederle dal deserto che spettacolo sarebbe!
Non so se lo hai mai provato ma quando sono andato in Egitto nel 2007 ho avuto modo di osservare il cielo notturno dal deserto e senza inquinamento luminoso:
non ti dico che spettacolo è stato! [SM=g1420770] [SM=g8320]
jakDarkLight
00martedì 14 dicembre 2010 15:40
Sono stato a sharm el sheik nel 2005 o 2006 non ricordo, ricordo bene però quella vacanza fantastica, ricordo che nei minuti in cui eravamo sul bus che ci stava portando al nostro Hotel, siamo stati accolti da una gigantesca Luna Rossa, belissima!...per le costellazzioni beh, si le guardavo ma ancora non le conoscevo XD ma si erano veramente qualcosa di eccezzionale, sopratutto durante la spaghettata di mezzanotte, dove ci hanno portato su uno Yacht a largo dalle coste, se non fosse stata per la luna non avresti scorto il limite tra il cielo e il mare, ero tutto buio tranne il cielo.
SGRdust
00mercoledì 15 dicembre 2010 10:13
Sono circa una settimana che c'e un cielo devastante la sera! Anche io ho visto le Pleiadi nelle ultime sere! Anche se ad occhio nudo qui si fatica a vederle ci vuole almeno un buon binocolo o un piccolo telescopio
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