Paura ed estasi nei cieli del Medioevo

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cagliari79
00giovedì 31 dicembre 2009 08:39
UFO Notiziario n° 27 - Dicembre 2001



Paura ed estasi nei cieli del Medioevo

Il sole ora tramontava e vennero dense tenebre, ed ecco una fornace fumante ed una torcia ardente passare in mezzo alle parti. (Genesi, XV 17-18)



Resoconti di strani fenomeni aerei e concetti evocanti misteriosi segni celesti, ricorrono frequentemente nelle cronache dell'antichità, trovando una prima e privilegiata classificazione in epoca romana, nei testi di Seneca, Plinio il Vecchio, Tito Livio e Giulio Ossequente, a conferma di una certa popolarità acquisita con le loro reiterate manifestazioni sui cieli dell'Urbe. Termini come "trabes ignitae", "fax ardens", clipeus ardens" e "fax celestis", volevano definire tutte quelle manifestazioni comunemente recepite come "prodigi" del cielo, in quanto ritenute espressione della volontà degli Dei, per le quali se in taluni casi si possono invocare spiegazioni di ordine astronomico o meteorologico, in altri - e non sono pochi - il ricorso ad una simile chiave di lettura non può essere affatto giustificato, alla luce delle peculiarità dell'evento descritto, laddove cioè questi sia privo dei tipici tratti identificativi di un fenomeno naturale e presenti sostanziali ed inequivocabili analogie con le odierne vicende collegate agli avvistamenti di UFO. Ciò anticipando di ben due millenni le stesse dinamiche di manifestazione di questi misteriosi oggetti.

Ecco alcune narrazioni di episodi sensazionali, riferite da Plinio il Vecchio, nella sua "Storia Naturale": "Travi brillanti apparvero all'improvviso dopo la disfatta navale che costò ai Lacedemoni l'impero di Grecia" (Cap. XXVI). "Tre lune comparvero simultaneamente durante il consolato di Domizio e Fannio" (Cap. XXXII).
"Una scintilla, cadendo da una stella, si accrebbe avvicinandosi alla terra e, dopo avere raggiunto la grandezza della Luna, diffuse la luminosità di un giorno nuvoloso, per ritirarsi poi nel cielo sotto forma di torcia."
Seneca, dal canto suo discetta sul distinguo "fra travi tonanti e le meteore tonanti; fra quei fuochi riuniti che eccedono la grandezza del sole... e quell'altra luce così forte da essere confusa con quella degli astri, e talvolta così bassa e vicina all'orizzonte da poter essere scambiata per un incendio lontano..."
Ecco infine alcuni significativi brani tratti dal "Prodigiorum Liber" dello storico Giulio Ossequente: "Tre soli splendettero nel medesimo tempo quella notte e parecchie stelle scivolarono attraverso il cielo a Lanuvio (175 a.C.)... A Capua si vide il sole di notte, e due soli comparvero di giorno a Formia... In Gallia si videro tre soli e tre lune (122 a.C.)."
Ancora più sconcertante è la citazione di un ulteriore evento, a tutti gli effetti inesplicabile, seguito dalla comparsa di un misterioso essere: "Su Faleri Véteres odierna Viterbo) il cielo sembrò spaccarsi come per una grande fessura, ed attraverso l'apertura splendette una forte luce... Nella tranquillità della notte, entrambi i consoli furono visitati, si dice dalla medesima apparizione: un uomo di statura superiore a quella umana, e ben più maestoso (235 a.C.)."
Se in generale un senso di pura predestinazione, non di rado sconfinante in entusiasmo, aveva accompagnato le apparizioni dei "Prodigi" in epoca romana (si pensi solo alla croce con la scritta "In Hoc Signo Vinces" comparsa a Costantino alla vigilia del confronto con le milizie di Massenzio), gli stessi fenomeni sarebbero stati vissuti nel Medioevo, talvolta in una luce estatico-fatalistica, ma nella maggior parte dei casi carichi di una connotazione radicalmente negativa ed apocalittica, che infondeva sgomento nelle genti. Tale era del resto lo stato d'animo che caratterizzava l'epoca intorno all'anno Mille, durante la quale in un crescendo di paura collettiva per quella che si riteneva l'imminente nascita dell'Anticristo, andavano diffondendosi le omelie di fanatici predicatori, che coglievano ovunque segnali dell'imminente catastrofe: nelle aberrazioni della condotta umana, come nelle sciagure naturali; nella fame e nella carestia e così pure nelle guerre e nelle epidemie, con il conseguente vaticinio dello scontro finale fra le forze del Bene e del Male il cui teatro naturale era ravvisato nei cieli, come descrive un'incisione del noto artista rinascimentale Albrecht Duerer relativa al duello fra l'arcangelo Michele e Lucifero.
Il Medioevo ci sommerge di cronache di eventi prodigiosi, che si coniugano perfettamente con questa tensione escatologica, e dei quali fanno menzione non poche opere storiche e letterarie, esplicitamente descriventi manifestazioni reali che sfidano ogni spiegazione convenzionale e che lasciano desumere la costante presenza sul teatro delle vicende umane di "qualcuno venuto da altrove". San Beda, il benedettino di Wearmouth detto il padre della storia inglese, vissuto fra il 672 ed il 735, riferisce nella sua "Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum" di uno stranissimo fatto occorso nel 664. Una notte, mentre alcune monache stavano pregando sulle tombe del cimitero annesso al convento di Barkong, presso il Tamigi, una gran luce scese dal cielo e le investì; puntò quindi sull'altro lato del monastero, per tornare infine a perdersi nelle profondità dello spazio. La mattina, alcuni giovani della chiesa dichiararono che i suoi raggi erano talmente abbaglianti da penetrare attraverso le fessure di porte e finestre. Altrettanto significativo è quanto riportato sugli "Annales Laurissenses", versione latina dei "Loerscher Annalen", o "Annali di Loersch", documenti risalenti all'epoca carolingia stesi dall'erudito monaco Laurenzio e contenuti in una vasta raccolta di cronache del settimo ed ottavo secolo ("Le Patrologie Latine"), si narra che durante l'assedio di Sigisburgo, del 776, con il quale i sassoni cingevano le truppe di Carlo Magno, apparve all'improvviso sopra la fortezza un "segno meraviglioso", formato da due scudi di fuoco, che gettò nel più completo panico i pagani, costringendoli ad una rovinosa fuga.
Ancora nelle "Patrologie" troviamo l'opera "Vita Karoli", redatta da Eginardo, segretario e biografo di Carlo Magno, ove, al XXXII capitolo, si riferisce come il grande condottiero, nel corso di una spedizione contro Godofridum, re dei sassoni, vedesse un gran globo discendere da oriente ad occidente con un bagliore tale da fare imbizzarrire il cavallo del monarca, il quale cadde e si ferì gravemente. La dinamica di tale evento ricalca esattamente quanto parecchi secoli prima era occorso a Saulo di Tarso, il futuro Paolo, sulla via di Damasco...
Ed è ancora riferita al periodo carolingio una strana storia che coinvolse S. Agobardo rielaborata dall'abate Montfaucon de Villars, vissuto nel XVII secolo, dal titolo "Il Conte di Gabalis ovvero Conversazioni sulle Scienze Segrete", ove muovendo da fonti paracelsiane a loro volta in gran parte attingenti al biografo Eginardo si parla di strani esseri dominatori dell'elemento aria, i "silfi", che erano soliti scendere da "Magonia" fra gli uomini a bordo di fantastiche navi trasportate dalle nubi: "...rendendosi conto dell'allarme gettato fra la popolazione e dell'ostilità suscitata, gli esseri aerei rimasero tanto sconvolti che atterrarono con il loro vascello più grande, presero a bordo alcune donne ed alcuni uomini... per istruirli... quando tuttavia quelle donne e quegli uomini tornarono a terra, furono considerati esseri demoniaci, venuti per spargere veleno sulle coltivazioni, quindi prontamente catturati e giustiziati dopo le orribili torture previste per coloro i quali praticavano arti diaboliche... il numero degli infelici messi a morte... fu altissimo... inutilmente questi innocenti cercarono di salvare se stessi dicendo di appartenere alla stessa nazione e d'essere stati rapiti per breve tempo da uomini straordinari, i quali avevano loro mostrato cose grandi e meravigliose."
Indubbiamente quest'ultimo brano non necessita di particolari commenti, per quanti siano minimamente addentro alle tematiche ufologiche in generale e a quelle riferite alle moderne "abductions" in particolare. Spostiamoci ora in terra d'Irlanda, ove antichi manoscritti, redatti verso la fine del millennio, contengono strani riferimenti a navi viste nel cielo, definite "navi del diavolo".
In uno di questi, lo "Speculum Regali", si narra che nell'anno 956 accadde un evento prodigioso: una "nave diabolica" fu osservata per un tempo abbastanza lungo al di sopra della chiesa di San Kinarus, nel borgo di Cloera, da numerosi fedeli e dal loro sovrano, re Congalach, i quali ad un certo punto videro, al colmo dello stupore, un essere antropomorfo uscire dal misterioso velivolo, ed eseguire strane manovre sospeso in aria... Quasi per sfuggire allo sconcerto ed all'incredulità che agitava la folla sotto stante, questo umanoide volante antelitteram, rientrò velocemente a bordo del proprio vascello, che in breve si eclissò.
Secondo un altro testo irlandese, gli "Annali dei Quattro Maestri", altre navi del demonio, definite "loinger demnacda", apparvero nell'anno 1161 sopra la Baia di Galway.
Altri eventi inesplicabili sono riportati negli "Annales Erphesfurdenses", che citano un fenomeno apparso nel 1136 nel cielo della Sassonia, descrivendolo come segue: "Non pochi possono testimoniare di aver visto in quell'anno una cosa simile ad una croce scintillante e di colore rossastro discendere verso terra e restare sospesa per poco nell'aria, per poi risalire verso il cielo con tale splendore, che nessuno di coloro che la osservava poté sopportarne la vista, come succede quando si tenta di guardare il sole."
Passando ad altre testimonianze, ecco un brano del XIII secolo proveniente dalla "Cronaca" di Rolandino da Padova, personaggio di fama e prestigio della propria epoca, che ebbe modo di assistere ad alcuni accadimenti prodigiosi ed eccezionali che interessarono la sua città e l'intera marca trevigiana nell'anno 1252. Egli descrive: "una grande stella, come fosse cometa, ma che cometa non era perché non aveva la coda, ed era cosa portentosa perché la si vedeva grande quasi come la luna e che procedeva più veloce della luna, ma non così veloce come lo sono le stelle cadenti e in verità non si trattava della luna. Fu osservata per un'ora e poi svanì."
Altre manifestazioni straordinarie continuarono a verificarsi nei decenni e nei secoli successivi su tutta Europa. Nel 1301 una grande croce luminosa fu avvistata su Firenze, sopra il Palazzo dei Priori. Dino Compagni così descrive l'evento nel volume "Cronaca delle cose occorrenti né tempi suoi": "...ampia più che palmi uno e mezzo (45 cm. circa)... durò per tanto tempo quanto penasse un cavallo a correre due arringhi (15-20 metri). Onde la gente che la vide e che io chiaramente la vidi, potemmo comprendere che Iddio era fortemente contro alla nostra città corrucciato."
Nel gennaio del 1388, ancora un centro ecclesiastico, questa volta sito nell'attuale Bosnia, venne interessato da un'altra spettacolare apparizione, la cui descrizione è riportata su di una pagina di un antico Codice appartenente alla Biblioteca dei Frati Minori di Dubrovnik: "grandi segni luminosi volanti per l'aria ed allineati come una schiera di soldati", compaiono per oltre un'ora nel cielo della costa dalmata.
Ancora in Italia, lo storico Matteo Palmieri riferisce nel suo "Liber de Temporibus" che nel 1453 un "segno meraviglioso" apparve su Capo d'Istria, e fu dato da un cerchio di colori d'arco celeste e nel mezzo una croce gialla, al cui centro era visibile una luna rossa; ancora: un globo di fiamma parve esplodere sulla Turingia nel 1548 lasciando cadere una sostanza simile a sangue coagulato, nel più totale sgomento della gente; nel 1557 Vienna venne sorvolata da strani ordigni luminosi, e nello stesso anno comparvero sulla Polonia oggetti chiamati "Soli Verdi" e "Soli Rossi". Infine, nel 1566, una vera e propria parata di sfere scure e rosse, si verificò nel cielo di Basilea, a ricordo della quale un "volantino" stampato per l'occasione descrive graficamente l'evento di fronte all'attonita popolazione.
Il Medioevo fu soprattutto l'epoca delle "Trabes ardentes" (Travi di Fuoco) e di simboli celesti ad esse correlati: segni funesti per antonomasia, il cui manifestarsi era associato a sventure o ad incombenti tragedie. Nel 1222, secondo quanto raccolto dallo storico Lodovico Cavitelli nei suoi "Annali Cremonesi" del 1588, "in Italia apparve una stella crinita, ossia con la criniera; forse una stella cometa. A causa delle frequenti piogge i fiumi erano accresciuti oltre misura e dalle acque di questi fu portato grave danno ai raccolti, A causa di ciò si verificò una grave carestia". E, riferendosi al 1239: "il 3 giugno fu vista una stella crinita procedere velocemente verso occidente con un astro simile ad una fiaccola, a causa di ciò si manifestò una grave carestia per la quale morirono moltissime persone". Rapporti relativi in particolare al periodo della famosa "Peste Nera", scatenatasi fra il 1347 ed il 1350, parlano soprattutto di strani oggetti sigariformi visti attraversare lentamente il cielo, talvolta a bassissima quota, disperdendo alloro .passaggio inquietanti scie nebbiose. Subito dopo la comparsa di queste sconvolgenti manifestazioni, l'epidemia esplodeva nell'area in questione.
Altri scritti includono la pressoché concomitante segnalazione di misteriosi "mietitori", brandenti la falce, e completamente vestiti di mantello e di cappuccio neri, alla stregua degli odierni MIB (Men In Black), otre a descrivere mucche ed altri animali da pascolo incomprensibilmente uccisi. (1)
L'anno precedente l'esplosione della peste, una "colonna di fuoco" fu vista sopra il palazzo del Papa ad Avignone. Una mostruosa "balena", o meglio, presunta tale, fu rinvenuta sulla costa di Egemont poco prima che colà esplodesse un'altra fatale epidemia, mentre in numerose occasioni si udirono durante questo periodo dei fortissimi rombi nel cielo, senza che si avesse alcuna tempesta...
Un avvistamento clamoroso di una trave di fuoco, ancora una volta accompagnato da sconvolgenti e funeste conseguenze, si ebbe su Bologna il 20 ed il 21 luglio del 1399, come riporta questa cronaca seicentesca, l'"Historia" del Ghirardacci:
"Alli vinti et il dì seguente di Luglio (quindi il giorno 20 ed il 21 di Luglio, N.d.R.) alle cinque hora di notte in Bologna, fu un grandissimo terremoto, che parea che il mondo tutto volesse ruinare. La Torre del Comune crollò, la campana grande, senza essere toccata, suonò tre o quattro colpi gagliardi, e nell'aria apparve una trave di fuoco ardente, che con grandissimo spavento ne andava al ciel volando, e le mura dell'Orto del Palazzo per dieci pertiche si risentì (cioè "si crepò" per una lunghezza di circa trenta metri! Si consideri che una pertica equivaleva infatti a tre metri, N.d.R.) ed in molti luochi si aperse, e cascarono molti merli del detto palazzo, con la ruina di molte case."
Deve senz'altro essersi trattato di una manifestazione spettacolare e terrificante al tempo stesso, alla "Independence Day": un oggetto volante sconosciuto che passa ad una quota talmente bassa da determinare un terremoto! (2)
Se consideriamo gli odierni effetti ravvicinati sull'ambiente provocati dagli UFO, questo evento supera ogni possibile paragone, soprattutto se ci si vuole mettere nei panni di coloro ai cui occhi esso si dispiegò. Il testo poi prosegue:
"A questo seguì un altro prodigio. Che alli 6 di Agosto il fuoco si accese sulla torre degli Asinelli (la torre più alta della città, 110 metri, N.d.R.) ed arse li corridoi e la torricella della campana, e se il custode non ne scendea restava nel mezzo delle fiamme... la campana che in basso cadde, in buona parte si liquefece..."
Quello che qui si descrive è un incendio atipico: scaturisce con estrema virulenza e genera una temperatura tale da liquefare una campana di bronzo!
Tuttavia, in un'altra cronaca, redatta oltre cent'anni prima, non si riferisce l'evento dell'incendio della torre, ma analogamente al terremoto lo si colloca in simultanea con il passaggio della trave di fuoco. Così scrive Matteo Palmieri, storico vissuto nel XVI secolo: "Venne il terremoto; fece di maniera crollare la torre del Comune... le mura del Palazzo si spaccarono e caddero molti merli. Si vide ancora una trave di foco per l'aria e si accese il foco sulla torre Asinella, il quale arse tutto il disopra. Crollò la campana, ed il custode ebbe gran pena a fuggire."
Esisterebbe un'ulteriore attestazione di questo avvenimento, che però allo scrivente non è stato possibile rintracciare, secondo la quale, la "Trave" rimase dapprima sospesa in prossimità della Torre degli Asinelli, a quota così bassa che il custode poté scorgere, all'interno, "esseri simili ai diavoli".
Verrebbe allora quasi da pensare a creature simili a quelle associate all'UFO-crash brasiliano di Varginha...
Rimessosi in moto, lo spaventoso oggetto sfiorò la sommità della torre, incendiandola con un tipico effetto termico da incontro ravvicinato.
Qualcosa di molto simile si ebbe circa un secolo più tardi, precisamente nel 1520, a Hereford, in Inghilterra, come riporta il noto umanista rinascimentale Corrado Licostene, nome latinizzato di Konrad Wolffhart: una trave di fuoco di incredibile grandezza, apparsa in cielo, si abbassò verso il suolo sino a rasentarlo e bruciando un'infinità di cose; mutata quindi direzione, essa assunse in aria una forma circolare: "Erdfordiae trabs ardens horrendae magnitudinis in coelo conspecta est, quae desuper in terram sese demittens, consumpsit plurima. Inde riversa in aerem formam circularem induit..."
Coerentemente con la connotazione apocalittica che le genti del medioevali associavano alle "Travi Infuocate", messaggere di sciagure e flagelli, anche alla paurosa manifestazione del misterioso oggetto sui cieli della città di Bologna fece seguito un mese dopo il dilagare di una mortifera epidemia di peste che falcidiò migliaia di vittime nella sola Bologna: "molte migliaia di uomini, in Bologna particolarmente, morirono... dell'atrocissima pestilenza."
Inoltre l'"Historia" del Ghirardacci cita un altro inspiegabile evento, che era occorso sempre a Bologna quattro anni prima, nel 1395. Riporto quanto il testo recita a tal riguardo: "alli quattro che fu la vigilia del gran patriarca San Domenico, si levò così gran vento e con tanta fortuna sopra il Monte della Guardia, che gittò a terra la torre e la campana di quella chiesa e potente... dove spirò rovinò molte case e spiantò alberi di inusitata grossezza. A Ceredole levò in aria un carro carico di sassi e lo portò lontano di mezzo miglio."
Diverse altre manifestazioni di Travi di Fuoco si ebbero un po' ovunque in Italia ed in Europa nel corso del secolo successivo:
Paolo Diacono nella sua "Storia dei Longobardi", riferisce nel libro IV; che "parve che anche allora fosse apparso in cielo un segno di sangue, come delle aste rosse di sangue, ed una luce chiarissima per tutta la notte"; mentre nel libro V afferma: "nel mese di agosto apparve a oriente una stella cometa di luce fulgidissima, che poi fatto un giro su se stessa, scomparve."
Benvenuto Cellini, nel LXXXIV capitolo della sua autobiografia, descrive minuziosamente la comparsa di un simile oggetto su Firenze:
"Arrivati che fummo in un certo punto di rialto, era già di fatto notte, guardammo in verso Firenze, tutti e due d'accordo movemmo gran voce di meraviglia, dicendo: O Dio del cielo, che gran cosa è quella che si vede sopra Firenze? Questo si era come un gran trave di fuoco, il quale scintillava e rendeva un grandissimo splendore..."
Un ordigno pressoché identico venne scorto in Spagna il 19, 20 e 21 febbraio 1465, durante il regno di Enrico IV; come è documentato e illustrato nel "Notabilia Temporum" di Angelo de Tummulillis:
"Apparvero molti segni nell'aria nello stesso mese (febbraio) sempre al sorgere del sole. Alla prima ora del giorno 19 apparve una specie di grande nave infuocata corrente per l'aria verso settentrione e apparve ancora nei giorni 20 e 21 predetti, ma non alla medesima ora".
Difficile si sia trattato di meteore comparse in successione a più di 24 ore di distanza l'una dall'altra nella medesima zona del cielo...
Nel 1479 una "cometa a forma di trave acutissima", evidenziante sulla sua superficie una serie di "punti" simili a moderni oblò, e tre apocalittiche "falci" sulla prua, venne avvistata sui cieli dell'Arabia. Esiste una stampa che ricostruisce tale avvistamento, segnalato anche in Turchia ed in Carinzia.
Ma veniamo a quello che è a tutti gli effetti una delle più spettacolari attestazioni di un fenomeno aereo anomalo occorso in epoca medioevale, la storica "Gazzetta di Norimberga", fatta conoscere per la prima volta al mondo dal prof. Carl Gustav Jung, fondatore della scuola della psicologia analitica, ed espressamente interessato al tema ufologico tanto da tratteggiarne, come dall'esame del documento in questione si evince, la sua ricorrenza nel corso della storia umana. Il testo del "Volantino", o "Flugblatt", come si chiamavano all'epoca i bollettini riportanti fatti di cronaca, cita, analogamente a quanto visto con il documento di Basilea, un episodio realmente verificatosi un giorno dell'anno 1561, quando corpi volanti di diversa forma e colore oscurarono letteralmente il cielo della cittadina bavarese, sotto gli occhi atterriti della popolazione.
L'immagine, al centro della didascalia, ritrae oggetti di sagoma tonda, cilindrica, a semiluna e cruciformi, ponendo in primo piano una sinistra struttura scura, a forma di punta di lancia, forse data dalla sovrapposizione di due triangoli. Colpisce anche il particolare della espulsione dai corpi cilindrici di oggetti sferici o discoidali, immagine familiare per coloro che conoscono le cronache ufologiche contemporanee...
Ed è altrettanto eloquente il dettaglio inquadrato in basso a destra, che mostra alcune sfere, staccate si dalla formazione, che passano a volo radente sopra una chiesetta, alla periferia della città, disperdendo dietro di sé una strana scia... Si ricordi a questo proposito quanto detto circa le scie nebbiose che le "Travi" lasciavano al loro passaggio. Ma vediamo direttamente, nella misura del possibile, che cosa è contenuto in questo testo redatto ovviamente nel tedesco di cinque secoli fa.
Si parla esplicitamente di una visione terrificante, "ein sehr erschroecklich gesicht", manifestatasi sulla cittadina bavarese, all'alba del 14 aprile 1561, alla quale assistettero numerose persone: "von vielen manns und weybs personen gesehen". Dapprima comparvero sul sole due grandi semilune color sangue; letteralmente: "Erstlich ist die Sonne mit zweyen blut farben halb runden striehe gleichfoermig Monn im abnehmen, mitten durch die Sonne erschienen... und der Sonne oben", vale a dire, due strisce ricurve color sangue, della stessa forma di lune in fase calante, delle quali una postasi al centro del sole, l'altra, al sopra di esso; "und auf beyden seytten, blut farbe und eines theils blauliche farbe und auch schwarz farb runde kugel gestanden": su entrambi lati si notavano sfere rosso sangue, blu e nere; "Ringscheiben um die Sonne herum in grosser Anzahl": dischi attorno al sole, in grande quantità; "etwa drei inn die lenge unterweylen vier inn einem Quadrangel, auch etliche einzig gestanden und zwischen solchen Kugeln sein auch etliche blutfarbe Creuz gesehen": taluni allineati a tre, altri a quadrangolo, altri ancora, isolati; fra queste sfere si notavano anche delle croci color rosso sangue; inoltre si notavano "zwei grossen rorn eines zur rechten und das ander zur linken in welchen zu dreyen auch vier und mehr kugel gewesen": due grandi tubi, uno a destra, l'altro a sinistra, nei quali stavano tre, a volte quattro e più sfere; più avanti si cita ovviamente l'oggetto scuro in primo piano, "gleich foermig einem grossen Speer" simile ad una grande lancia; "dies alles hat mit einander anfahen zu streiten": da tutto questo, prese a scaturirne come una "battaglia" in cielo.
Si afferma inoltre che l'inaudito spettacolo durò un'ora, per dissolversi di colpo di fronte al sole in una grande nube di vapore che ricadde rovente sulla terra. Inevitabilmente la cittadinanza recepì la manifestazione come un severo monito divino.
Nel corso del XV e XVI secolo una buona parte dei fenomeni luminosi venivano attribuiti a streghe che attraversavano il cielo. È noto come nelle streghe la Chiesa ravvisasse donne divenute strumento del demonio, rendendole per questo oggetto di una spietata persecuzione da parte dei propri tribunali ecclesiastici, che spesso terminava sui roghi delle pubbliche piazze. Meno noti sono gli interessanti addentellati con le tematiche ufologiche moderne che anche da questo tema emergono: coloro che asserivano di avere spiato da vicino il "sabba delle streghe", riferivano spesso della presenza di uno strano "Uomo Nero" (così definito non per il colore della pelle, ma per via dell'"abito completamente scuro") apparentemente al centro del "party delle indemoniate", con le quali egli si congiungeva sessualmente. Molte persone, infine, ritenevano che le streghe, malgrado fisicamente non si spostassero da nessuna parte, fossero in grado di portare la propria anima in località sconosciute, in un fantastico "rendez-vous" con altre misteriose entità... E reale o meno che fosse la loro esperienza, queste reiette e temute donne realizzavano successivamente, al loro risveglio (curiosamente così come capita oggigiorno a certe vittime dei rapimenti alieni) la inspiegabile presenza di strane cicatrici sul corpo, che ovviamente attribuivano al loro incontro con il Diavolo...

Legenda:
1.
Pare addirittura che l'iconografia classica della "Morte" sia riconducibile a questi personaggi: un'ulteriore spunto di riflessione di come, se così effettivamente stanno le cose, i temi collegati al mistero UFO presentino risvolti prettamente archetipici.
2. Un effetto terremoto simultaneamente alla comparsa di inaudite visioni celesti, occorse nell'anno '70 dopo Cristo, come ricorda lo storico Giuseppe Flavio nel suo "La Guerra Giudaica" VI, V: "Prima del calar del sole si videro in tutta la regione, sospesi in aria, carri e falangi armate che irrompevano fra le nubi... l sacerdoti del tempio affermarono che prima avevano avvertito una scossa"...
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