Mercurio e' un pianeta 'unico'

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(richard)
00venerdì 30 settembre 2011 14:29
Non ha eguali nel Sistema Solare, ritratto inedito nei dati della sonda Messenger



Un pianeta 'nuovo' e senza uguali: le nuove osservazioni di Mercurio, realizzate in questi mesi dalla sonda Messenger della Nasa, mostrano un'immagine assolutamente inedita del pianeta più piccolo del Sistema Solare . Tra le scoperte, pubblicate in ben sette articoli su Science: la composizione del suolo molto diversa rispetto a quella degli altri pianeti rocciosi del Sistema Solare, l'attivita' sismica forse ancora presente. E' abbastanza per rivoluzionare le conoscenze che si avevano finora.

- La missione Messenge r: Lanciata nel 2004 dalla Nasa, la sonda Messenger e' entrata nell'orbita del pianeta nel marzo di quest'anno, rivelando la presenza del suo campo magnetico e inviando a Terra migliaia di immagini ad alta risoluzione della superficie. E' la prima missione a tornare su Mercurio dopo oltre 35 anni. Negli anni '70 la missione Mariner 10 era riuscita ad osservare solo un emisfero.

- Il viaggio : Per giungere a destinazione Messenger ha dovuto compiere un percorso molto lungo e particolare in quanto ha sfruttato una serie di passaggi ravvicinati con altri pianeti che le hanno fornito una spinta, il cosiddetto effetto fionda, per accelerarla e proseguire il viaggio. La traiettoria prevedeva tre sorvoli di Venere, ma un rinvio del lancio di pochi giorni ha provocato una revisione del percorso: due avvicinamenti a Venere ma un ritardo di due anni. Il lungo viaggio ha pero' permesso di realizzare misure del vento solare e del campo magnetico di Mercurio da varie distanze.

- Composizione : Le misure indicano che la superficie del pianeta ha una composizione chimica diversa rispetto a quella degli altri pianeti rocciosi del Sistema Solare. La presenza di zolfo e' circa 10 volte piu' alta di quella presenza sulla Terra. L'abbondanza di alcuni tipi di elementi radioattivi mettono in discussione i modelli fisici attuali della formazione del pianeta, che prevedono un'altissima temperatura del corpo o dei suoi materiali iniziali. I dati sembrerebbero supportare invece le ipotesi di una fitta pioggia di meteoriti condriti o particelle provenienti da comete.

- Attività sismica : Le immagini mostrano la presenza di una grande area pianeggiante, circa il 6% del pianeta, nella zona nord e confermano l'ipotesi di un intenso vulcanismo a livello globale provocato forse da un periodo di bombardamento meteoritico. La lava, molto liquida, e' emersa dal sottosuolo senza lasciare una struttura vulcanica sommergendo un area di poco inferiore al nord America. L'analisi dei molti crateri supporta inoltre l'ipotesi che il nucleo di Mercurio contenga una grande concentrazione di materiali gassosi.

- Campo magnetico : La Terra e Mercurio sono gli unici pianeti rocciosi ad avere un campo magnetico generato da una dinamo interna. Le nuove osservazioni hanno verificato che l'asse del campo appare spostato di poco meno di tre gradi da quello di rotazione e essere orientato a Sud.
ansa.it
eone nero
00venerdì 30 settembre 2011 14:34
E di Vulcano suo satellite o pianeta gemello nessuna notizia?

KOSLINE
00venerdì 30 settembre 2011 15:07
Re:
eone nero, 30/09/2011 14.34:

E di Vulcano suo satellite o pianeta gemello nessuna notizia?




[SM=g8297] VULCANO ? non conosco questa storia Eone , sono curioso raccontaci [SM=g8909]


eone nero
00mercoledì 5 ottobre 2011 22:55
Re: Re:
KOSLINE, 30/09/2011 15.07:



[SM=g8297] VULCANO ? non conosco questa storia Eone , sono curioso raccontaci [SM=g8909]






Riporto questo


"VULCANO, IL PIANETA INTRAMERCURIALE

I pianeti conosciuti fin dall’antichità sono cinque: Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno; dei cinque Mercurio è il più piccolo e anche quello più vicino al Sole.

Essendo un pianeta interno (cioè situato fra la Terra e il Sole) occasionalmente Mercurio transita attraverso il disco solare; se l’orbita di Mercurio e quella terrestre si trovassero sullo stesso piano i transiti sarebbero molto più frequenti (tutte le volte che il pianeta passa fra la Terra e il Sole). In realtà le due orbite giacciono su piani diversi inclinati di 7 gradi l’uno rispetto all’altro; di conseguenza Mercurio, quando si viene a trovare fra la Terra e il Sole, normalmente passa un po’ sopra oppure un po’ sotto al Sole. I transiti avvengono in quelle rare occasioni in cui l’allineamento Terra-Mercurio-Sole è perfetto; i transiti di Mercurio sul Sole, a differenza di quelli di Venere estremamente più rari ma anche più spettacolari, sono visibili soltanto al telescopio.

Il più antico passaggio di Mercurio sul disco solare che si conosca fu predetto da Giovanni Keplero e osservato a Parigi da P. Gassendi il 9 novembre del 1631.

Da allora in poi i transiti di Mercurio furono osservati regolarmente e risultarono molto utili per confrontare il moto reale del pianeta con quello previsto dalle effemeridi (correggendo, se necessario, queste ultime). Dopo che Isaac Newton ebbe pubblicato la teoria della gravitazione universale fu possibile calcolare le posizioni dei pianeti con precisioni mai viste prima.
Unica eccezione: Mercurio.

Il transito sul Sole previsto per il 5 maggio 1707 risultò errato di un giorno; quello previsto per il 6 maggio 1707 risultò errato di diverse ore; stessa sorte ebbero i transiti del 1789, 1799 e 1802.

A questo punto fa il suo ingresso in campo il personaggio chiave di tutta la vicenda: Urbain Jean Joseph Le Verrier.

Le Verrier era un matematico francese famoso in tutto il mondo per avere scoperto (sulla base di precisi calcoli matematici) il pianeta Nettuno a partire dalle anomalie del moto di Urano.

Le Verrier affrontò il problema delle irregolarità del moto di Mercurio e nel 1849 annunciò di averne scoperto la causa: il perielio dell’orbita di Mercurio si muoveva di 38 secondi d’arco per secolo più rapidamente di quanto previsto dalla teoria di Newton; l’origine di questa anomalia doveva risiedere nel disturbo di un pianeta che doveva trovarsi fra Mercurio e il Sole. Il presunto pianeta intramercuriale poteva essere scoperto in due modi:

cercando di sorprenderlo durante uno dei suoi transiti sul disco solare (che dovevano essere più frequenti di quelli di Mercurio),
osservando i dintorni del Sole durante la fase di totalità delle eclissi solari.
Un medico francese appassionato di astronomia, il dottor Lescarbault, che era venuto a conoscenza del problema, decise di comunicare a Le Verrier i risultati di una osservazione solare che aveva effettuato alcuni mesi prima: il 26 marzo 1859 Lescarbault aveva osservato una macchiolina scura attraversare il disco del Sole.

Le Verrier non perse un attimo di tempo; piombò come un falco a casa di Lescarbault per conoscerne tutti i particolari. Purtroppo gli strumenti usati dal medico erano molto rudimentali ma, cosa ancora più grave, Lescarbault non registrava le proprie osservazioni cosicché i particolari della fatidica osservazione dovettero essere ricostruiti a memoria.
Nonostante tutto Le Verrier si dichiarò molto soddisfatto: stimò per il nuovo pianeta una massa pari a 1/17 di quella di Mercurio, gli assegnò un periodo di rivoluzione di 19,7 giorni e lo battezzò con il nome di Vulcano.

La notizia di questa seconda scoperta di Le Verrier fece rapidamente il giro d’Europa. Diversi astronomi controllarono tutte le osservazioni del Sole eseguite negli anni precedenti in cerca di indizi della presenza di Vulcano; furono trovate diverse osservazioni sospette che potevano ricondurre a Vulcano e i risultati furono comunicati a Le Verrier.

Sulla base di questi risultati Le Verrier previde un transito di Vulcano sul Sole fra il 29 marzo e il 7 aprile 1870; i telescopi di tutto il mondo furono puntati sul Sole ma non si vide assolutamente nulla.

Nonostante l’osservazione di Lescarbault fosse stata confutata da altri osservatori (i quali avevano osservato il Sole lo stesso giorno ma non avevano notato nulla di strano) la fede di Le Verrier e dei suoi sostenitori nell’esistenza di Vulcano rimaneva incrollabile.

Gli anni compresi fra il 1862 e il 1876 furono gli anni d’oro di Vulcano; l’inafferrabile pianeta intramercuriale era diventato un caso internazionale e tutto il mondo gli dava la caccia. Molti astronomi e astrofili affermarono di averlo trovato oppure di averlo osservato in passato; la rivista Scientific American fu subissata di lettere in tal senso: in un primo momento vennero tutte pubblicate ma dopo il 1876 venne presa la decisione di non pubblicarle più.

L’ormai anziano Le Verrier riprese in mano tutta la questione e dopo avere passato al setaccio tutte le segnalazioni previde un transito del pianeta sul Sole fra il 2 e il 3 ottobre 1876. Il pianeta, però, non fu osservato.

Un nuovo transito fu previsto per il 22 marzo 1877 ma anche in questo caso di pianeti intramercuriali non fu scoperta alcuna traccia.

Il 23 settembre 1877 Le Verrier, ancora convinto di avere scoperto un pianeta interno a Mercurio, si spense.

Con la scomparsa di Le Verrier l’interesse per Vulcano rapidamente sparì, almeno in Europa. Negli Stati Uniti, invece, l’interesse per Vulcano era ancora molto alto; il metodo seguito nelle ricerche era però diverso: invece che cercare di sorprenderlo durante uno dei suoi passaggi sul disco solare lo si cercava nelle immediate vicinanze del Sole durante la fase di totalità delle eclissi.

Durante l’eclisse totale del 29 luglio 1878 un gran numero di telescopi fu puntato in direzione del Sole. La maggioranza degli osservatori non vide nulla ma due di essi, J. C. Watson (direttore dell’osservatorio del Michigan) e L. Swift (un abile amatore) in maniera indipendente l’uno dall’altro, annunciarono di avere osservato Vulcano due gradi a sud ovest del Sole; esso appariva di magnitudine 4,5 in una zona priva di stelle.
In realtà qualcuno fece presente che in zona era presente una stella della costellazione del Cancro di luminosità molto simile. Inoltre Watson, dopo avere elaborato in maniera più accurata le proprie osservazioni, trovò che la posizione in cui aveva osservato Vulcano non coincideva più con quella di Swift.
A causa di questi risultati controversi nacquero delle polemiche molto roventi fra sostenitori e non dell’esistenza di Vulcano che si placarono parzialmente solo nel 1880 con la morte di Watson.

Altri astronomi, invece che perdersi in sterili polemiche, continuarono ad osservare i dintorni del Sole durante le eclissi; queste osservazioni continuarono, con tecniche e strumenti sempre più sofisticati, fino al 1908; di pianeti intramercuriali, però, neanche l’ombra. Di conseguenza anche negli Stati Uniti l’interesse per Vulcano venne meno. Era ormai chiaro che non esisteva alcun pianeta intramercuriale.

Rimaneva, però, misteriosa la causa dell’anomalia del moto del perielio di Mercurio che la teoria di Newton continuava a non riuscire a spiegare; il valore era stato ulteriormente corretto ed era passato da 38 a 43 secondi d’arco per secolo.

La soluzione del mistero arrivò nel 1916; in quell’anno Albert Einstein pubblicò la sua Teoria della Relatività Generale.
Secondo questa teoria la gravità non è più una forza che attira i corpi ma l’effetto della curvatura dello spazio; le teoria di Einstein, la cui validità è stata verificata nel corso degli anni con numerosissimi esperimenti, spiega molto bene il residuo di 43 secondi d’arco per secolo del moto del perielio di Mercurio per cui la presenza di Vulcano non era più necessaria."



www.racine.ra.it/planet/testi/pianeti_fantasmi.htm
KOSLINE
00mercoledì 5 ottobre 2011 23:02
grazie Eone gentilissimo , ero curioso non conoscevo queste cose ... [SM=g1950677]
eone nero
00mercoledì 5 ottobre 2011 23:14
In rete non c'è molto, posto anche questo.

"IL MISTERO DEL PIANETA VULCANO

Da più parti si afferma, o almeno ipotizza, l'esistenza di un ulteriore pianeta del sistema solare che orbiterebbe tra il Sole e Mercurio, denominato Vulcano. Proviamo a fare il punto su ciò che si sa di questo misterioso pianeta, partendo dalla sua storia e consultando diverse fonti (scientifiche, astrologiche, esoteriche). Le orbite dei pianeti presentano certe anomalie, che sono causate dall'influenza gravitazionale di altri pianeti vicini. Queste anomalie hanno permesso a suo tempo di calcolare la posizione, e quindi di scoprire, i pianeti non visibili a occhio nudo Urano, Nettuno e Plutone. Nel 1860 il matematico francese Le Verrier, uno dei due scienziati che grazie a questi calcoli individuarono Nettuno, riscontrò delle evidenti anomalie anche nell'orbita di Mercurio, che a suo parere potevano essere spiegate soltanto con la presenza di un ulteriore corpo celeste orbitante tra Mercurio stesso e il Sole. Le Verrier denominò tale ipotetico corpo celeste Vulcano.

Sfortunatamente la vicinanza dell'astro al Sole ne rendeva pressoché impossibile l'osservazione diretta, e soltanto durante un'eclissi totale di Sole sarebbe stato possibile osservarlo come una macchia tonda all'interno del disco solare. Durante un'eclissi, un'astrofilo dilettante di nome Lescarbault affermò di aver individuato Vulcano, e mise al corrente Le Verrier della sua scoperta. Sulla base delle indicazioni di Lescarbault, Le Verrier calcolò la posizione, l'orbita, le dimensioni e la distanza dal Sole di Vulcano, che risultò essere molto più piccolo di Mercurio, talmente piccolo da non poter giustificare le anomalie nell'orbita di Mercurio. L'ipotesi di Le Verrier subì un duro colpo, aggravato più tardi dalla teoria della relatività di Einstein che spiegò in altro modo tali anomalie.

Il mondo scientifico si divise tra pochi sostenitori dell'ipotesi Vulcano e molti scettici che ipotizzarono che l'astro osservato da Lescarbault fosse soltanto un asteroide di passaggio, o addirittura una macchia solare scambiata per un pianeta. Ma durante un'eclissi nel 1875, un'astronomo tedesco osservò di nuovo quella macchia tonda molto vicino al punto in cui i calcoli di Le Verrier avevano previsto che avrebbe dovuto trovarsi Vulcano. Successivamente si verificarono altre osservazioni dell'ipotetico pianeta, ma alcune di queste non corrispondevano alle posizioni calcolate da Le Verrier, mentre altre ricerche nel corso di eclissi non diedero alcun esito.

Il mistero-Vulcano diventava sempre più fitto, tanto che alcuni astronomi ipotizzarono l'esistenza di più di un corpo celeste o una fascia di asteroidi intra-mercuriale, mentre i più scettici dubitavano addirittura della serietà di Le Verrier e degli altri sostenitori dell'ipotesi-Vulcano. Da allora il mondo scientifico non è ancora venuto a capo del problema, e il mistero di Vulcano è rimasto tale. Ma vediamo ora cosa si può trovare in proposito consultando alcune fonti astrologiche ed esoteriche. Nel campo dell'Astrologia Vulcano è pressoché inutilizzato, ma esiste anche una piccola minoranza di astrologi che ne fa uso, utilizzando effemeridi calcolate sulla base dei dati di Le Verrier. Il suo significato è legato al fuoco sia distruttore che trasformatore, alla trasmutazione alchemica, alla magia cerimoniale.

Nel Trattato dei 7 Raggi di Alice Bailey, sezione astrologica, si parla di Vulcano come di un pianeta esistente e di pari dignità rispetto a tutti gli altri pianeti conosciuti. Uno studioso vicino alla Società Teosofica, Douglas Baker, ha calcolato le effemeridi del pianeta in base a informazioni provenienti da questa fonte. Tali effemeridi differiscono da quelle calcolate in base agli studi di Le Verrier, pur indicando, come queste, la posizione di Vulcano sempre molto vicino al Sole.

Vulcano è citato anche nei libri di Rudolf Steiner, che assegna il nome del misterioso astro ad una delle grandi ere evolutive del sistema solare che prendono, secondo la terminologia teosofica, il nome dai corpi celesti del sistema stesso. Secondo Steiner, queste grandi ere che scandiscono la formazione e l'evoluzione del sistema prendono nell'ordine i nomi di "Saturno", "Sole", "Luna", "Terra" (divisa in due parti: Marte e Mercurio), "Giove", "Venere" e "Vulcano". Attualmente ci troviamo nell'era della Terra, caratterizzata dalla formazione dei solidi, dopo essere passati per l'era di "Saturno" (sistema solare allo stato di calore), "Sole" (formazione dei gas), e "Luna" (formazione dei liquidi).Ovviamente il "Vulcano" citato da Steiner si riferisce a un'era evolutiva e non necessariamente ad un pianeta fisico, ma il fatto che questo nome venga associato a quelli di altri pianeti fisici fa pensare che Vulcano possa esistere anche fisicamente, a maggior ragione se questo viene affermato anche da altre fonti teosofiche.

L'Astronomia moderna non esclude la possibilità che possano essere presenti uno o più corpi celesti all'interno dell'orbita di Mercurio, ma molte osservazioni effettuate anche con mezzi sofisticati non hanno dato esito. Il mistero si fa sempre più fitto, ma la ricerca di questo astro-fantasma che sembra giocare a nascondino facendosi beffe di scienziati e tecnologie, continua tuttora.


Testo di Gabriele Bertani –

15 dicembre 2003 -"

xoomer.virgilio.it/sothis/vulcano.htm

eone nero
00giovedì 6 ottobre 2011 00:09
Altre notizie sull'ipotetica luna di Mercurio, nello stesso link si parla anche di una luna di venere, e di una seconda luna della terra, nulla di accademico, tra l'altro Vulcano fu riavvistato negli anni 70 ecco perchè chiedevo se c'erano aggiornamenti.

nineplanets.org/hypo.html#vulcan

Da google translate in italiano l'articolo "Pianeti ipotetici"

tinyurl.com/3nhjkjz



KOSLINE
00giovedì 6 ottobre 2011 00:33
Re:
eone nero, 06/10/2011 00.09:

Altre notizie sull'ipotetica luna di Mercurio, nello stesso link si parla anche di una luna di venere, e di una seconda luna della terra, nulla di accademico, tra l'altro Vulcano fu riavvistato negli anni 70 ecco perchè chiedevo se c'erano aggiornamenti.

nineplanets.org/hypo.html#vulcan

Da google translate in italiano l'articolo "Pianeti ipotetici"

tinyurl.com/3nhjkjz






della seconda luna della terra in tempi remoti ne ho sentito parlare anche di una luna di venere , in definitiva , le lune si possono perdere ho attrarre delle nuove , e come un bel biliardo il nostro sistema solare , che per fortuna che sta' zio Giove che ci salva il sederino spesso e volentieri ... [SM=g2201348]


_Thomas88_
00giovedì 6 ottobre 2011 12:10
Mai sentito parlare del pianeta Vulcano...
Comunque piano piano stiamo conoscendo sempre di più anche questo piccolo pianeta di nome Mercurio...grazie ad un'altra interessantissima missione NASA: Messenger.
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