La storia della chirurgia plastica

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(richard)
00martedì 10 agosto 2010 16:35
Belli a tutti i costi! Fin dall'antichità. Viaggio alla scoperta di come è nata e come si è evoluta la chirurgia estetica, dai rozzi tentativi di 3000 anni fa ai primi esperimenti di liposuzione.
di Amelia Beltramini

Il papiro di Edwin Smith, datato 3000 a.C. contiene la prima descrizione della chirurgia di un trauma facciale, con fratture nasali e della mandibola. È il documento più antico che testimonia il ricorso alla chirurgia estetica.


La chirurgia plastica ha origini lontanissime: plastica deriva da plastikos, vocabolo greco che significa modellare, dare forma. Ma la descrizione dei primi interventi di chirurgia plastica risalgono ai papiri egizi e ai testi sanscriti dell’antica India. Già il papiro di Edwin Smith, datato 3000 a. C. contiene la prima descrizione della chirurgia di un trauma facciale, con fratture nasali e della mandibola. Per la prima ricostruzione di nasi, orecchie e labbra si deve arrivare ai testi Indù datati circa 400 a. C. Allora andava di moda tagliare il naso al nemico, e anche il sistema giudiziario comminava l’amputazione di nasi, orecchie e genitali. Non stupisce allora che un autore Indù, Sushrata, descriva per primo nella sua enciclopedia Samhita, la ricostruzione dell’orecchio con pelle prelevata dalla guancia e la ricostruzione del naso detta ancora oggi con il “metodo indiano” o “indù”: con una incisione su tre lati si prelevava un lembo quadrato di cute dalla guancia adiacente e lo ribaltava, fino all’attecchimento, sulla zona da ricostruire. Sempre ai medici indù si deve il trapianto di pelle prelevata dalle natiche: tecnica che predaterebbe di più di 2 millenni il primo trapianto ufficiale di pelle descritto da Jacques-Louis Reverdin, chirurgo svizzero, nel 1869.



Una moneta con l'effige di Giustiniano II detto naso mozzo. L'imperatore romano fu deposto e, per impedirgli di riconquistare il trono, gli fu amputato il naso. Se lo fece riscostruire. E tornò al potere.

Sbarco in Occidente
Nel 4 secolo a. C. Alessandro Magno il Macedone invase l’India, e importò queste tecniche di ricostruzione nel bacino del Mediterraneo. Si diffusero, tanto che nel 1 secolo d.C. il medico romano Aulo Cornelio Celso descrisse la riparazione della mutilazione delle labbra, delle orecchie, del naso nel suo De Medicina. E nel 4 secolo d. C. Oribasio, medico di corte bizantino, nella sua Synagogue Medicae (una enciclopedia di 70 volumi), dedicò ben due capitoli alla ricostruzione dei difetti della faccia. Pratiche assai utili a quei tempi: si dice che nell’8° secolo Giustiniano II fosse detto Rhinometus, cioè “dal naso mozzo” perché dopo essere stato rovesciato dal trono era stato anche mutilato per impedirgli di riconquistare lo status di imperatore. Pratica che non ebbe grande risultato: Giustiniano II si fece ricostruire il naso e ritornò al potere: c’è chi sostiene che alcune sue statue marmoree lo raffigurino con una cicatrice sulla fronte, nella zona del prelievo.
Contemporanea è la correzione del labbro leporino, che a partire dal 4° secolo veniva praticata in Cina dai medici della dinastia Chin.
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