Immaginate di sfogliare un vocabolario di inglese, un manuale universitario o il «report» di una società: traduttore, studente o manager che siate, dopo tre o massimo quattro ripetizioni sarete in grado di ricordare ogni particolare, anche a distanza di anni. Tutto questo grazie a un software chiamato «SuperMemo»: cifre, parole e formule saranno incamerate nella vostra mente, pronte per essere ripescate al momento giusto.
Possibile che un insieme di formule riesca dove secoli di pedagoghi hanno fallito?
Il suo creatore, Piotr Wozniak, si schernisce: «Nessun segreto nell’algoritmo di “Supermemo”. Memorizzare significa contrastare al meglio l’inevitabile tendenza a dimenticare tutto quello che ci sforziamo di tenere a mente». Polacco di 46 anni, a metà tra lo scienziato e il santone New-Age, ha la sua ricetta rivoluzionaria: per estendere le capacità di memoria dobbiamo intervenire sulla nostra «Curva di dimenticanza», invertendo il processo che ci rende ogni giorno di più degli smemorati.
Il segreto - o l’intuizione - di Wozniak è legato proprio a questa curva: se si vuole memorizzare un numero o un concetto, non serve ripetere in continuazione quanto si è appreso, ma bisogna capire quando è giunto il momento di riportarlo alla mente e ri-memorizzare. La «Curva di dimenticanza» di Wozniak, infatti, non è altro che una misura nel tempo della nostra propensione a cancellare ciò che si è precedentemente studiato: è una progressione esponenziale, che descrive un processo che chi si affatica su una lingua straniera conosce bene.
Quando si devono apprendere nuovi vocaboli in una lingua diversa dalla nostra, non è conveniente ripeterli troppo presto, ma neppure troppo tardi, dal momento in cui li si è studiati per la prima volta. E, allora, qual è l’«istante» decisivo? Wozniak, giovanissimo studente nella Polonia della Guerra Fredda, era alle prese proprio con questo problema dilaniante: come succede spesso a tanti, già a distanza di pochi mesi dalla preparazione di un esame si rendeva conto che poco o niente era rimasto nel suo cervello.
Frustrato dall’incapacità di «bloccare» tutte le conoscenze che avrebbe voluto, iniziò un esperimento: riportava su una serie di foglietti - e ripeteva con differenti cadenze temporali - qualcosa come 5 mila vocaboli inglesi. Imparava, ripeteva, dimenticava e annotava i risultati di questo immane «training» di memoria, svolgendo su se stesso ricerche simili a quelle che negli stessi anni il dipartimento di Difesa Usa aveva finanziato all’Università di Los Angeles.
Aiutato da alcuni professori del Politecnico di Poznan, Wozniak iniziò a trasferire i dati su un computer a schede perforate, facendo simulazioni e visualizzando per la prima volta la «Curva di dimenticanza». Così raggiunse l’illuminazione: se si agisce su alcuni punti della curva, vale a dire se si torna a memorizzare quanto si è inizialmente appreso secondo alcune cadenze temporali predefinite, si rallenta e poi si blocca il processo di oblio.
Sperimentata la teoria su se stesso, Wozniak beneficiò di un «boost» cerebrale inaspettato. Estendendo i test ad altre «cavie», capì che ogni individuo possiede un tipo particolare di curva e che solo le analisi computerizzate a partire dai suoi algoritmi erano in grado di predirla.
Questo lavoro, portato avanti negli Anni 80, ha avuto anche un risvolto commerciale. Il potenziamento della memoria è un settore che non conosce crisi e Wozniak ha provato a non farsi sfuggire l’occasione: ha lanciato una «start-up», ha anche sognato di trasferirsi a Silicon Valley e intanto ha venduto migliaia di esemplari del suo software, senza riuscire a bloccare i pirati che l’hanno copiato senza scrupoli. Ma «SuperMemo», disponibile in varie versioni, da quella per Windows a quella per i cellulari, resta altamente complesso. Se Wozniak ha tentato di trasformare il proprio cervello in un sistema computerizzato, il software richiede una disciplina mentale assoluta, che va oltre le logiche dell’apprendimento (come dimostra il sito
www.supermemo.com/).
Dottore di ricerca con centinaia di pubblicazioni alle spalle, il santone polacco della memoria si è stancato rapidamente dei dollari e dell’attenzione della gente e ha quindi deciso di tornare nell’ombra: rifiuta di apparire a convegni e conferenze e oggi vive da eremita in un luogo non precisato della costa baltica della Polonia. Rifugge ogni contatto diretto con studenti e ammiratori, perché - ha confessato a un reporter della rivista «Wired» che, eccezionalmente, l’ha avvicinato - «sta portando avanti un nuovo studio top-secret sull’apprendimento». Per chi aspira all’Eden dei ricordi eterni, la vita deve diventare sacrificio e abnegazione totale. Parola di Piotr Wozniak. la stampa.it