E'questo il titolo di un interessantissimo articolo,pubblicato il 23 febbraio da Andy Freeberg per le Stanford University News.
Si sostiene,grazie a questa recente ricerca,che la nostra Galassia potrebbe essere letteralmente inondata di pianeti senza fissa dimora, vaganti nello spazio invece che in orbita attorno ad una stella.
In realtà, ci possono essere 100.000 volte più pianeti "nomadi" nella Via Lattea rispetto alle stelle, secondo un nuovo studio condotto da ricercatori presso l'Istituto Kavli per l'Astrofisica delle Particelle e Cosmologia (KIPAC), un istituto condiviso dalla Stanford University e dalla National SLAC Accelerator Laboratory.
Se le osservazioni confermano la stima, questa nuova classe di oggetti celesti influenzerà le attuali teorie di formazione planetaria e potrebbe cambiare la nostra comprensione dell'origine e l'abbondanza della vita.
"Se qualcuno di questi pianeti nomadi fosse grande abbastanza per avere una spessa atmosfera, avrebbe potuto intrappolare abbastanza calore per permettere a tutta la vita batterica di esistere", ha detto Louis Strigari, leader del team che ha riportato il risultato in un documento presentato alle Monthly Notices della Royal Astronomical Society. Anche se i pianeti nomadi non si crogiolano nel tepore di una stella, essi possono generare calore interno attraverso il decadimento radioattivo e l'attività tettonica.
Ricerche nell'arco degli ultimi due decenni hanno identificato più di 500 pianeti al di fuori del nostro sistema solare, e praticamente tutti sono in orbita attorno a delle stelle. L'anno scorso, i ricercatori hanno individuato circa una dozzina di pianeti nomadi, utilizzando una tecnica chiamata "micro-lente gravitazionale", che cerca stelle la cui luce viene momentaneamente riorientato dalla gravità dei pianeti in transito.
La ricerca ha fornito la prova che circa due nomadi esistono per ogni tipica cosiddetta "sequenza principale" delle stelle nella nostra galassia. Le stime di questo nuovo studio affermano che i "nomadi" possono arrivare ad essere fino a 50.000 volte più frequenti di ciò.
Per arrivare a ciò che Strigari stesso definisce "un numero astronomico," la squadra KIPAC ha preso in considerazione l'attrazione gravitazionale conosciuta della nostra galassia (la Via Lattea), la quantità di materia disponibile per creare tali oggetti e in quale maniera la materia si potrebbe distribuire in oggetti che spaziano dalle dimensioni simili a Plutone a quelle più grandi di Giove. Non è un compito facile, considerando che nessuno è abbastanza sicuro di come si formino questi corpi. Secondo Strigari, alcuni sono stati probabilmente espulsi dai sistemi solari, ma la ricerca indica che non tutti potrebbe essersi formato in quel modo.
E ora la parte a mio giudizio molto interessante:
"Per parafrasare Dorothy del Mago di Oz, se corretta, questa estrapolazione implica che non siamo più nel Kansas, e in effetti non ci siamo mai stati in Kansas", ha detto Alan Boss della Carnegie Institution for Science, autore di 'The Crowded Universe: alla ricerca di pianeti viventi', che non era coinvolto nella ricerca. "L'universo è pieno di oggetti invisibili di massa planetaria che siamo solo ora in grado di rilevare."
Per un buon conteggio, soprattutto relativo agli oggetti più piccoli, dovrà essere attesa la prossima generazione di grandi telescopi di indagine, in particolare lo space-based Wide-Field Infrared Survey Telescope e il terra-based Large Synoptic Survey Telescope, impostati per il funzionamento verso i primi anni del 2020.
Una conferma di questa stima potrebbe dare credito ad un'altra possibilità menzionata nel documento - che, come i pianeti nomadi vagano tra i loro pascoli stellari, le collisioni potrebbero disperdere le loro "greggi" come seme per la vita microbica altrove.
"Poche zone della scienza hanno suscitato tanto interesse popolare e professionale in tempi recenti, come la prevalenza della vita nell'universo", ha detto il co-autore e direttore KIPAC Roger Blandford. "Quello che è meraviglioso è che ora possiamo cominciare a rispondere a questa domanda quantitativamente cercando un numero sempre maggiore di questi pianeti e asteroidi vaganti nello spazio interstellare, e poi speculare su organismi 'autostoppisti'".
Altri autori includono il membro del KIPAC Matteo Barnabè e il membro associato KIPAC Philip Marshall dell'Università di Oxford. La ricerca è stata finanziata da NASA, National Science Foundation e dalla Royal Astronomical Society.
(Chiedo scusa per eventuali errori di sintassi,ma ho tradotto l'articolo al meglio.)
Fonte: news.stanford.edu/news/2012/february/slac-nomad-planets-022...
A voi ricorda qualcosa??Magari qualche Nibiru potrà esistere in giro per la nostra vastissima e meravigliosa Galassia??Parrebbe una possibilità non più da escludere...