Semmai ce ne fosse bisogno, riporto un altro articolo riguardante la possibile grande catastrofe che potrebbe verificarsi nel Sud Italia:
Un terremoto tra Messina e Reggio Calabria potrebbe provocare “decine di migliaia di vittime”. Uccise non dalla fatalità ineluttabile del sisma, ma dalle scelte umane – e politiche – in fatto di edilizia e urbanistica: lo denuncia un’inchiesta che compare sull’edizione online del Fatto Quotidiano.
Lo scenario, come scrive Mario Portanova, è contenuto in un documento ufficiale firmato da sedici sismologi con tanto di marchio dell’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, e dell’Eucentre, il Centro europeo di ingegneria sismica con sede a Pavia, considerato un’eccellenza mondiale nel suo campo. Tra gli esperti che hanno curato lo studio figura Rui Pinho, portoghese trapiantato in Italia, oggi responsabile di Gem, un progetto mondiale di prevenzione del rischio sismico. Insomma, la previsione della strage non proviene da outsider improvvisati, ma dalle massima autorità scientifiche in fatto di terremoti.
Lo studio risale al 2008, ma non si trova su internet. E’ stato pubblicato per il grande convegno internazionale di Messina che ricordava il centenario del sisma che devastò la città dello Stretto nel 1908, provocando più di 100.000 morti, per lo più persone colte in casa nel sonno poco dopo le cinque del mattino. Il booklet del professor Pinho dei colleghi non compare tra il materiale del convegno pubblicato sul web (qui il documento integrale)
Le stime sono state nascoste e l’allarme è caduto nel vuoto. Nella sponda siciliana e, soprattutto, su quella calabrese, come dimostra la videoinchiesta di ilfattoquotidiano.it. E come dimostra la triste sorte del monumentale “Rapporto Barberi”, la valutazione della “vulnerabilità sismica” di oltre 40 mila edifici pubblici – a partire dalle scuole – nelle regioni del centrosud a maggiore rischio sismico. Lo studio risale al 1997-1998, fu pubblicato nel 2001 e distribuito a tutte le amministrazioni comunali interessate. Di anno in anno diventa più datato, pur essendo rimasto in larghissima parte disatteso (guarda il videoreportage dalla Calabria di ilfattoquotidiano.it). Ma periodicamente la terra si incarica di ricordarci che in Italia il rischio di sismi devastanti è concreto. Com’è successo di recente in Emilia e Lombardia.
“In corrispondenza dello scenario sismico considerato in questo studio, ci potrebbero essere decine di migliaia di vittime dovute al solo scuotimento del suolo”, si legge nello studio intitolato “Dal terremoto di Messina 1908 alla valutazione di scenari di danno nel 2008”. Il condizionale è dettato dal fatto che il numero di morti e feriti varia in base a elementi del tutto casuali: a parità di forza, per esempio, un sisma fa più vittime se si scatena in piena notte, quando la maggioranza della popolazione è in casa a dormire, come a L’Aquila nel 2009, che non durante il giorno.
Di un terremoto non si possono prevedere né l’ora, né il giorno, né il mese, né l’anno. Di questo la comunità scientifica resta graniticamente convinta. Quello che invece si può prevedere è il rischio sismico di una determinata area e la magnitudo massima che il suolo potrebbe sprigionare. “L’area dello Stretto di Messina si estende nel segmento meridionale dell’Arco Calabro, una delle aree sismicamente più attive in Italia”, si legge nello studio. Insomma, potrebbe essere questo il teatro del “Big One italiano”. Che, data l’esperienza storica e l’analisi delle faglie, potrebbe sviluppare una magnitudo compresa tra i 7 e i 7,5 gradi.
“Il segmento più a Sud dell’Arco Calabro, tra Catanzaro e Messina, ha subito nella storia molti terremoti di elevata magnitudo, alcuni dei quali caratterizzati da magnitudo maggiori di 7”, scrivono i sismologi nello studio per il centenario del terremoto di Messina. “Attualmente, la subsidenza delloStretto di Messina, relativamente sia alla Calabria che alla Sicilia procede al passo di pochi millimetri per anno”. E mentre il fondale dello Stretto collassa lentamente, sulla terraferma la popolazione cresce. Nel 1908 a Messina e dintorni abitavano 150 mila persone, oggi sono circa 500 mila.
Che fare, allora? La risposta dello studio è chiara: “L’aspetto più importante per una città come Messina” è “la pianificazione urbana per lo sviluppo futuro della città”. Perché, sottolineano gli studiosi, “le perdite in termini di vite umane provocate dai terremoti sono direttamente correlate al numero di edifici crollati”. E da qui la raggelante previsione della castastrofe. E adesso si scateneranno nuovamente le polemiche contro gli “allarmismi” e i “catastrofismi”: chi ama vivere con spirito fatalista se la prenderà anche con i giornalisti del Fatto, ma siamo sicuri che è sbagliato informare sui rischi reali, e che sarebbe meglio fare silenzio?
Di Peppe Caridi
Fonte:
www.meteoweb.eu/2012/06/terremoti-inchiesta-shock-del-fatto-quotidiano-decine-di-migliaia-di-morti-tra-reggio-e-messina...