Il senso di giustizia è radicato in una delle zone più primitive del nostro cervello. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Science da Ming Hsu dell'Università dell'Illinois, presso Urbana-Champaign, all'utilità preferiamo il senso di equità. Inoltre mentre le scelte "giuste" sono guidate dall'emotività, spiega Hsu, quelle “efficientìi” meno tollerate, mettono in moto la nostra razionalità che fa capo all'attività di altre aree del cervello, principalmente
il putamen.
Per scoprire questa attività cerebrale, i volontari hanno dovuto decidere se distribuire del cibo a pochi bambini affamati in Africa evitando la perdita di cibo ma accontentando solo pochi bimbi - scelta dominata dall'efficienza, ovvero si sceglie ciò che fa perdere meno cibo (maggior rendimento) anche se alla fine mangiano meno bambini; oppure distribuire il cibo a tutti (vince l'equità) ma al prezzo di perdere maggior quantità di cibo nella distribuzione. Nonostante si sianmo trovati di fronte a una scelta definita difficilissima i volontari hanno sempre fatto la scelta più equa, anche al prezzo di sprecare maggiori quantità di cibo. Ed è emerso, hanno spiegato i neurologi che spiavano il cervello dei volontari con la risonanza magnetica nucleare, che questa scelta era dominata dalle emozioni, infatti avveniva in concomitanza di una forte attivazione del centro neurale delle emozioni,
l'insula.
Invece nel cervello di quei pochi volontari che scelgono di distribuire il cibo a meno bambini pur di sprecarne una minore quantità, scelta donata dalla ragione dell'efficienza, si attivano principalmente i centri della ragione, il putamen e altre aree. Lo studio, concludono gli esperti, suggerisce come il
nostro senso di giustizia sia legato all'equità, profondamente radicato nel nostro cervello e guidato dalle nostre emozioni. Il Messaggero.it