Il Fuoco di Sant'Elmo è una scarica elettro-luminescente provocata dalla ionizzazione dell'aria durante un temporale, all'interno di un forte campo elettrico. Benjamin Franklin, nel 1749 osservò che si trattava di un fenomeno di natura elettrica. Fisicamente, si manifesta come un bagliore brillante, bianco-bluastro, che in alcune circostanze appare come un fuoco, spesso in getti doppi o tripli, che scaturisce da strutture alte e appuntite, come alberi maestri, guglie e ciminiere.
Anche se viene chiamato "fuoco", il Fuoco di Sant'Elmo è in effetti una specie di plasma, causato dalla massiccia differenza di potenziale atmosferico, combinata all'effetto punta. Può anche apparire tra le punte delle corna del bestiame durante un temporale, o tra oggetti appuntiti nel mezzo di un tornado, ma non si tratta dello stesso fenomeno del fulmine globulare, anche se i due sono correlati.
Nell'antica Grecia, l'apparire di un Fuoco singolo era chiamata Elena, se doppio invece era detto Castore e Polluce.
Prende il nome da Erasmo da Formia (detto anche Sant'Elmo), il santo patrono dei naviganti (che consideravano la sua comparsa di buon auspicio). Il nome è dovuto al fatto che il fenomeno spesso appare sulla testa dell'albero maestro delle navi durante i temporali in mare. Una leggenda narra, inoltre, che quando il Santo venne arso vivo, forse sotto Diocleziano, sulla cima della pira del rogo si vide comparire una fiamma bluastra, ritenuta dai presenti l'anima del Santo che si innalzava al cielo.
Sarà anche di buon auspicio, ma in questo caso inquieta
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AURORA PILOT