Il Kongamato e i suoi avvistamenti

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eone nero
00lunedì 3 ottobre 2011 12:38
Nella boscaglia dell'Africa centro-orientale i popoli indigeni riferiscono l'esistenza di una creatura volante chiamata kongamato. Questa notizia arrivò in occidente quando l'esploratore Frank Welland lo descrisse nel suo libro del 1932 intitolato "In Witchbound Africa".




Il kongamato (parola che significa nell'idioma locale africano "sopraffattore di barche") é descritto come una grande creatura rossastra con ali di pelle, senza penne o piume. Secondo quanto riferisce Welland ai testimoni oculari che ne hanno riferito l'avvistamento sono state mostrate immagini di diversi animali volanti, alcuni dei quali estinti come gli pterosauri. Tutti quanti, nessuno escluso, hanno identificato il kongamato nella raffigurazione dello pterodattilo. Secondo le parole di Welland "i nativi non lo considerano qualcosa di innaturale come un mulombe [demonio] ma come qualcosa di molto spaventoso, come un leone che si cibi di uomini o un elefante solitario [che vive fuori dal branco ed é molto irascibile, n.d.T.] ma infinitamente peggiore ... ho menzionato il Jiundu swamp [nord ovest dello Zambia] come uno dei luoghi dove dicono che si rifugi il kongamato, e devo dire che quello é proprio il tipo di posto dove un simile tipo di rettile potrebbe vivere." (Welland, 1932, pp. 238, 240)

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"I Kaonde della provincia nord occidentale [dello Zambia] sono soliti portare amuleti chiamati "muchi wa Kongamato" per proteggersi dal kongamato nella traversata di certi fiumi ... La creature veniva descritta dai vecchi Kaonde come una enorme lucertola rossa con ali membranose come quelle di un pipistrello, dall'apertura alare di più di un metro e mezzo, e con denti nel suo enorme becco.

Negli anni '20 del 1900 Headman Kanyinga, un uomo dell'area Jiwundu Swamp vicino al confine con lo Zaire ha identificato immediatamente come Kongamato una raffigurazione di pterodattilo ... Nel 1958 il giornalista scientifico Maurice Burton ha scirtto nel giornale "Illustrated London News" che vi erano stati diverse segnalazioni provenienti dall'Africa di un animale simile allo pterodattilo, e che si supponesse che l'area della palude di Bangweulu potesse essere uno degli habitat di tali creature. Egli ha puntualizzato che di fronte alle coste dell'Africa é stato catturato dai pescatori il celacanto, un pesce contemporaneo degli pterodattili ..." (Hobson, Dick, Tales of Zambia, 1996, p. 149.)



Sebbene i draghi siano scomparsi completamente da tutti i moderni lavori di storia naturale l'idea della loro esistenza era ancora considerata alquanto ortodossa fino al 1700. Per esempio Pigafetta, in un resoconto sul regno del Congo (The Harleian Collections of Travels, vol. ii, 1745, p. 457.) afferma (citando anche le parole del portoghese E. Lopes) che nella "zona costiera che va dal fiume Ambrize fino al fiume Coanza andando verso sud ha appreso che ci sono inoltre certe altre creature che, essendo grandi come un montone, hanno ali come i draghi, con lunghe code e lunghi mascelle, e diverse file di denti, e si nutrono di carne cruda. Il loro colore é blu e verde, la loro pelle sembra ricoperta di squame, e hanno solo due zampe. I negri pagani li adoravano come dei ... E siccome essi sono molto rari, curiosamente i capi locali li proteggono, e permettono alla gente di adorarli, la qual cosa va a loro profitto a causa dei regali e dele oblazioni che la gente offre loro."

E John Barbot, agente generale della Compagnia Reale Africana, nella sua descrizione delle coste della guinea del Sud, (Churchill, Collections of Voyages, 1746, p. 213.) afferma:

"Alcuni negri mi assicurano che ...ci sono serpenti alati o draghi che hanno una coda a forked tail e una bocca prodigiosamente grande, piene di denti acuminati, estremamente perciolosi per l'uomo, e particolarmente per i bambini piccoli."" (Gould, Charles, Mythical Monsters, W.H. Allen & Co., London, 1886, pages 136-138).

Il dottor J.L.B. Smith (famoso per la sue investigazione sul "fossile vivente", il celacanto Latimeria) scrisse nel suo libro "Old Fourlegs" (Antichi quadrupedi) del 1956 a proposito di draghi volanti che vivevano vicino al Monte Kilimanjaro, in Tanzania: "... un uomo una notte ha visto da vicino tale creatura che volava. Non metto in dubbio che esista almeno la possibillità che tale creatura possa ancora esistere". (Smith, J.L.B., Old Fourlegs, 1956, pp. 108-109.).

Nel libro In cerca dei sopravvissuti della preistoria (Shuker, Karl, In Search of Prehistoric Survivors, 1995, p. 49.) si legge di un guardiacaccia di nome A. Blaney Percival che trovavandosi in Kenya e notò delle strane impronte di un animale che rivelavano solo due zampe e una pesante coda; egli le mise in relazione con un essere che secondi i nativi di Kitui Wakamba vola giù dal monte Kenya ogni notte e che essi chiamano "Batamzinga."

Un resoconto molto credibile di un avvistamento vicino al lago Bangweulu (nello Zambia) é stato descritto nel 1956 dall'ingegnere J.P.F. Brown e riportato il 2 Aprile 1957 dal giornale Rhodesia Herald. Brown stava tornando in automobile a Salisbury da una visita a Kasenga nello Zaire. Alle 6 del pomeriggio, nel fare una sosta a Fort Rosebery, appena ad ovest del Lago Bangweulu, ha visto due creature che volavano lentamente e silenziosamente nel cielo. Notò che avevano un aspetto preistorico, con lunghe code e teste strette. Egli stimò che avessero un'apertura alare di circa 1 metro. Quando uno dei due animali aprì la bocca Brown poté notare un gran numero di denti acuminati.

Altri racconti su simili creature vengono dalla tribù degli Awemba i quali asseriscono che essi vivono all'interno di grotte nei dirupi vicino alla sorgente del fiume Zambesi. Nel 1957, in un ospedale di Fort Rosebery (ad appena un anno dall'avvistamento del signor Brown e nella stessa località) é stato curato un paziente che presentava ferite gravi alla schiena. Il nativo ha poi raccontato che un grosso uccello l'aveva attaccato nella palude di Bangweulu. Quando gli fu chiesto di disegnare tale uccello egli disegnò un animale che somigliava a uno pterosauro.

Nel Camerun dell'ovest i nativi riferiscono di una creatura notturna simile ad un pipistrello chiamata Olitu. Dall'aspetto simile al Kongamato, questa creatura fu osservata nel 1932 da una squadra di esplorazione guidata da Ivan Sanderson nel 1932. Ma anche in tempi più recenti si hanno notize del Kongomato. Nel 1998 Steve Romandi-Menya, un studente Kenyano che si trovava in Louisiana per uno scambio culturale ha dichiarato che il Kongomato è ancora noto alla gente del suo paese che vive nella boscaglia. Secondo quanto ha riferito si dice che quell'animale si nutra di carne umana in decomposizione e che che tiri fuori i cadaveri che non sono stati sepolti sufficientemente in profondità.

Nel 1942 il capitano Charles R.S. Pitman ha scritto un libro che descrive dettagliatamente la fauna dell'Uganda e delle regioni circostanti. Egli registra le paure superstiziose dei nativi riguardo all'animale irace, che cacciano di giorno ma di cui hanno paura di notte (posare gli occhi su di esso la notte sarebbe mortalmente pericoloso). Poi passa a descrivere un'altra paura dei nativi:

"Quando ero in nella Rhodesia del nord ho sentito parlare di un animale leggendario a cui si attribuscono simili poteri mortali che mi ha incuriosito considerabilmente. Di esso si narra che una volta cacciava, e forse caccia ancora, in una densa foresta lacustre nelle vicinanze dei confini col Congo e con l'Angola. Anche guardare questo animale causerebbe la morte. Ma la più intrigante caratteristica di questa bestia misteriosa é la sua somiglianza da una parte coi pipistrelli e dall'altra con gli uccelli ed il suo essere di enormi dimensioni, caratteristiche che ricordano lo pterodattilo preistorico. Da dove sarebbe venuta ai primitivi africani una tale fantasiosa idea?" (Pitman, C.R.S, A Game Warden Takes Stock ovvero Un guardacaccia fa il punto, 1942, pp. 202-203)


scienzamarcia.altervista.org/ptero.html
_Thomas88_
00lunedì 3 ottobre 2011 12:51
Interessante la storia del Kongamato. Non conoscevo questa creatura criptica.
Comunque non è la prima volta che le popolazioni indigene africane parlano di creature mostruose simili ai dinosauri preistorici.
Voglio, a titolo di esempio, ricordare il Mokele Mbembe, una creatura mostruosa che vivrebbe in una vasta palude del Congo e che gli indigeni temono a causa del fatto che questo essere ribalta le canoe che attraversano tale palude. Dalla descrizione del Mokele Mbembe si nota una grande somiglianza con un dinosauro del genere Diplodocus.
eone nero
00lunedì 3 ottobre 2011 13:52
Re:
_Thomas88_, 03/10/2011 12.51:

Interessante la storia del Kongamato. Non conoscevo questa creatura criptica.
Comunque non è la prima volta che le popolazioni indigene africane parlano di creature mostruose simili ai dinosauri preistorici.
Voglio, a titolo di esempio, ricordare il Mokele Mbembe, una creatura mostruosa che vivrebbe in una vasta palude del Congo e che gli indigeni temono a causa del fatto che questo essere ribalta le canoe che attraversano tale palude. Dalla descrizione del Mokele Mbembe si nota una grande somiglianza con un dinosauro del genere Diplodocus.



Il Mokele Mbembe (in lingua lingala "colui che ostacola il corso dei fiumi", anche detto N'Yamala) è una creatura la cui esistenza non è stata finora dimostrata e che, secondo quanto affermano alcuni indigeni della Repubblica del Congo, vivrebbe a 800 chilometri a nord di Brazzaville, nella regione di Likouala, in una vasta palude di 130.000 chilometri quadrati.

La sua prima descrizione fu data da un missionario francese, l'abate Proyar, che lo descrisse come un ibrido tra un elefante, un ippopotamo e un leone, con un collo di giraffa e una lunghissima coda da serpente.
Questo animale avrebbe avuto quindi avuto la pelle liscia di colore grigio/bruno, con una mole da elefante, una testa piccola e un collo elastico lungo dai due ai tre metri.
Questa ed altre descrizioni farebbero pensare ad un dinosauro di genere Apatosaurus. I pigmei dicono che avrebbe quattro zampe possenti che producono impronte facilmente visibili. [1]








Con il termine Mokele Mbembe vengono indicati anche altri animali mitologici come:

L'Emela-ntouka un misterioso animale che sembra infesti la regione del fiume Likouala in Congo, assieme al più famoso Mokele Mbembe. Da quest'ultimo lo distingue principalmente la presenza di un grande corno ricurvo al centro della fronte. La taglia dell'animale è paragonabile a quella di un grosso elefante; ha una possente coda simile a quella del coccodrillo, ed una pelle nuda, simile a quella dell'elefante, di colore bruno o grigiastro. Il collo, contrariamente a quello del Mokele mbembe, è tozzo e corto; l'animale è erbivoro, si nutre principalmente di foglie, e vive in acqua come sulla terra. La caratteristica più spiccata di questo essere (ma forse anche la più mitificata) è la sua aggressività verso gli elefanti, che uccide infilzandoli col lungo como, pur non mangiandoli. [2]





Il Mbielu-mbielu-mbielu secondo una testimonianza sarebbe il nome di un misterioso animale vivente nell'acqua, caratterizzato da vistose placche fuoriuscenti dal dorso. La testimone, cui fu sottoposto un libro di disegni di sauri preistorici, indicò come aderente all'animale da lei visto, la raffigurazione di uno stegosauro. Tuttavia, a parte l'indicazione relativa alle tipiche placche verticali dorsali, la testimone non fu in grado di riferire ulteriori ragguagli sulle dimensioni, la forma del corpo, del collo, della testa, della coda o delle zampe, perché l'animale era stato sempre intravisto col corpo completamente sommerso, e con le sole placche emergenti dall'acqua. [3]



Il Nguma-monene letteralmente "il grosso pitone". Secondo le descrizioni dei nativi, corroborate anche da quella di un missionario americano, si tratterebbe di un gigantesco serpente, lungo da 40 a 60 metri, con una specie di cresta a scaglie che corre lungo tutto il dorso. Collo e testa sono tipici dei serpenti, cosi come la lingua bifida. L'animale, che si muove tanto in acqua che a terra, sarebbe tuttavia, secondo Mackal, una specie di gigantesca lucertola, con gambe molto corte. [4]






Fonti:

[1] it.wikipedia.org/wiki/Mokele_Mbembe

[2] www.ilcrepuscolo.altervista.org/php5/index.php?title=Emel...

[3] www.ilcrepuscolo.altervista.org/php5/index.php?title=Mbielu-mbiel...

[4] www.ilcrepuscolo.altervista.org/php5/index.php?title=Ngum...

americanmonsters.com/site/2010/01/emela-ntouka-democratic-republic-o...

eone nero
00lunedì 3 ottobre 2011 14:09
In questo sito si riporta la cronaca dell'uccisione di un Mokélé-mbembé nel 1960.

www.anomalist.com/reports/mokele.html
_Thomas88_
00martedì 4 ottobre 2011 11:08
Interessantissimi gli altri racconti sulle altre creature africane.
Mi ha incuriosito molto il video giapponese dall'aereo. Si vede proprio una creatura muoversi nella palude ma, secondo me, potrebbe anche essere un elefente (anche se ora come ora non mi ricordo se gli elefanti sanno nuotare...)
eone nero
00martedì 4 ottobre 2011 11:23
Re:
_Thomas88_, 04/10/2011 11.08:

Interessantissimi gli altri racconti sulle altre creature africane.
Mi ha incuriosito molto il video giapponese dall'aereo. Si vede proprio una creatura muoversi nella palude ma, secondo me, potrebbe anche essere un elefente (anche se ora come ora non mi ricordo se gli elefanti sanno nuotare...)



Gli elefanti sono eccezionali nuotatori




_Thomas88_
00martedì 4 ottobre 2011 12:50
Grazie Eone.
Possiamo vedere dal tuo video, però, che solo una piccola parte di proposcide esce dall'acqua per respirare.
Nel video del Mokele Mbembe, invece, la protuberanza che esce dall'acqua è molto più lunga, quasi fosse un collo...
saturn_3
00martedì 4 ottobre 2011 12:57
L'Africa è una culla di miti e leggende nelle quali vengono racchiuse creature fantastiche. Nel caso del Mokele Mbembe posso dire che ci sono testimonianze di persone di villaggi che dicono che quando questa creatura passava, distruggeva anche le abitazioni del villaggio.

In Tanzania e per l'esattezza nell'isola di Zanzibar si parla del
Popobawa che in swahili significa "ali di pipistrello". Viene descritto come una creatura di di bassa statura, molto robusto, con ali simili a quelle dei pipistrelli, artigli, con testa di scimmia e un solo occhio. Però viene anche descritto come un nano, sempre con un occhio solo, orecchie a punta e talloni appuntiti. Assalirebbe gli esseri umani per sottoporli a violenza sessuale (senza far distinzione tra maschi e femmine).

Le prime testimonianze di violenze da parte di questo essere risalgono al 1972 sull'isola di Pemba, la più piccola isola della zona, in quel periodo il presidente di Zanzibar fu assassinato e il Popobawa apparve numerose volte prima e dopo l'evento
L'apice delle sua apparizioni sarebbe avvenuto nel 1980 e nel 1985; una nuova serie di aggressioni (ben 27, a 16 donne e 11 uomini, di età compresa tra i 12 e i 70 anni) sarebbero state segnalate nel luglio del 1997.
L'apparizione di questo essere combacia con la presenza di Ufo o luci nel cielo e come per il Chupacabras e il Mothman si ipotizza un legame della creatura con gli alieni.

Potrebbe il Popobawa essere un alieno?

Come si spiegano le ferite e le contusioni riportate dalle sue vittime?

Nessuno ha una risposta perche' molte persone, tra cui studiosi del campo, ritengono il Popobawa un essere mitologico, una credenza popolare.

La vita per gli abitanti di Zanzibar è molto condizionata da questa creatura, talvolta gli uomini dormono lungo le strade tenendosi per mano pur di non dormire nei loro letti per paura di subire violenza da parte del Popobawa.


it.wikipedia.org/wiki/Popobawa
www.chupacabramania.com/creature/166/Popowaba.htm
_Thomas88_
00martedì 4 ottobre 2011 13:19
Cavolo Saturn...
Possiamo anche aprire una nuova discussione, se ti va, su questa creatura...
Vorrei approfindire la questione.
eone nero
00martedì 4 ottobre 2011 13:56
Re:
Riporto dal blog Malpertuis il seguente articolo, mi ha colpito che anche l'autore Elvezio Sciallis ha citato gli incubi e i Succubi medioevali studiati anche da Paracelso.



"Popobawa

Nome: Popobawa (aka Imran)




Apparenza fisica: Il Popobawa, a differenza di altri criptidi, ha caratteristiche fisiche abbastanza omogenee a prescindere dalla fonte. Viene di solito descritto come un essere nanesco, provvisto di ali e orecchie da pipistrello, spesso dotato di un solo occhio e artigli molto affilati.
L’altezza può variare a seconda dei report e secondo alcuni si tratta di un mutaforma capace di assumere sembianze umane durante il giorno, sebbene in genere mantenga alcune xenocaratteristiche come le mani molto affusolate e le dita sottili.

Zona d’origine e habitat: Il Popobawa è originario di Pemba, un’isola dell’arcipelago di Zanzibar.
Visto il suo peculiare comportamento, tende a risiedere e imperversare nelle zone abitate, in particolar modo nei sobborghi poveri delle città di quelle regioni.
Con il passare del tempo questo criptide ha esteso la sua area memetica a una vasta zona dell’Africa centro-orientale, arrivando a colpire in molti centri abitati della costa, Dar es Salaam in primis.

Caratteristiche particolari: Il Popobawa ha una condotta predatoria molto particolare. Si manifesta di solito in prossimità di qualche casa nelle periferie povere e, camminando sul tetto, lascia scorrere i suoi artigli sulla superficie provocando un rumore sinistro.
Penetra quindi nell’abitazione dello sventurato, annunciandosi con un odore acre, sulfureo e con sbuffi di fumo.
Procede quindi a immobilizzare la vittima, faccia a terra, e a sodomizzarla a lungo.
Non soddisfatto dallo stupro, il mostro pretende che la vittima renda pubblica la vicenda, pena ulteriori e più lunghe penetrazioni.

Storia e avvistamenti: La storia del Popobawa è molto recente, la creatura è apparsa per la prima volta nel 1972 terrorizzando l’isola di Pemba e in seguito è ricomparso a intervalli, manifestandosi attraverso ondate di stupri che in qualche modo sembrano collegate, cronologicamente, alle elezioni politiche a Zanzibar.
La creatura si è fatta viva negli anni ottanta, poi ha avuto un picco di attività nel 1995 e di nuovo molto di recente, nel 2007.
Alcuni ritengono che il mostro sia in realtà un genio evocato da uno sceicco per vendicarsi della popolazione locale. In seguito lo sceicco perse il controllo dell’evocazione che fu libera, da allora, di funestare quelle regioni.
David Parkin avanza una interpretazione socio-antropologica che lega la creatura al ricordo ancora fresco della schiavitù, simbolizzando con il nano monocolo il terrore e la privazione della libertà.
Ci sono poi, ovviamente, teorie per tutti i gusti, dagli UFO ai demoni di vario tipo, inutile più di tanto ribadire che non è interessante la "verità" presupposta quanto le modalità con cui queste interpretazioni vengono asserite.
Rimane il fatto che gli abitanti più poveri e ignoranti di Zanzibar sono letteralmente terrorizzati da queste ondate di stupri e spesso dormono fuori casa, in gruppi, per cercare di evitare gli attacchi.
A sentire alcune delle testimonianze, il criptide attaccherebbe di preferenza gli scettici nei confronti della sua esistenza, il che, a mio modo di vedere farebbe supporre, fra i suoi poteri, anche quello della telepatia.

Curiosità: Il nome deriva dallo staili e significa ala di pipistrello, riferendosi all'ombra proiettata dalla creatura.
Il plurale è mapopobawa.
A proposito di teorie, simbolismi e interpretazioni a me pare debole e approssimativa quella (Karen Carpenter, 2003 e innumerevoli altri a seguire) che lega il Popobawa agli standard mitologici degli incubi e dei succubi, questo per vari motivi.
In primis per le modalità predatorie opposte: il mostro, descritto più volte come dotato di un pene enorme, quindi di genere maschile, attacca di preferenza vittime di sesso maschile, mentre incubi e succubi colpiscono il genere opposto.
Secondariamente una spiegazione di questo tipo trascura del tutto l'apparizione molto recente del Popobawa (1972), rendendo assai difficile da spiegare l'assenza di una serie di forme di transazione dagli archetipi originari alla figura attuale.

Preferisco di gran lunga la teoria che aggancia il Popobawa al generale aumento di esperienze Mara, ovvero tutta quella serie di testimonianze riguardante attacchi più o meno sessuali condotti da uno svariato numero e tipologie di creature, dagli alieni ai fantasmi di parenti, da globi nerastri a demoni e streghe di ogni tipo, slegandosi dallo specifico dei figli di Lilith.
Queste creature arrivano durante il sonno e paralizzano i muscoli della vittima, giungendo spesso a stuprarla mentre giace in perfetto stato di coscienza, incapace di muovere muscolo ma in grado di percepire dolore e trascorrere del tempo.
Molte volte le vittime manifestano in seguito i segni dell’attacco, con stretta corrispondenza al tipo di creatura da loro ritenuto responsabile (morsi in caso di vampiro, unghiate in caso di licantropi et similia e così via), un quadro assai simile a quello dei molti abitanti di Zanzibar che spesso sono giunti a farsi ricoverare in ospedale con costole incrinate, ematomi e molti altri segni di questo tipo." [1]

Comunqe somiglia dannattamente all simpaticissimo Aye Aye [SM=g8362]




Una vignetta stile manga del Popobawa.

[IMG]http://i56.tinypic.com/2gwt5ic.jpg[/IMG]


Fonti:

[1] elvezio-sciallis.blogspot.com/2008/11/popobawa.html

normalparanormal.blogspot.com/2008/04/popobawa-spiritual-sexual-preda...
saturn_3
00martedì 4 ottobre 2011 16:00
A Zanzibar ci sono stato ma per fortuna non ho incontrato Popobawa [SM=g1420770] ..hehehe..Interessanti i particolari nelle sue manifestazioni "annunciandosi con un odore acre, sulfureo e con sbuffi di fumo" e "arrivano durante il sonno e paralizzano i muscoli della vittima, giungendo spesso a stuprarla mentre giace in perfetto stato di coscienza, incapace di muovere muscolo ma in grado di percepire dolore e trascorrere del tempo.
Molte volte le vittime manifestano in seguito i segni dell’attacco" Il seguito preferisco non trascriverlo... [SM=g2201356]
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