I primi americani a spasso nello Spazio

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Regulus83
00martedì 4 giugno 2013 02:15
48 anni fa, venne lanciata in orbita la navicella Gemini IV. Obiettivo: recuperare il terreno perduto nei confronti dei russi. Parzialmente riuscito. [SM=g1950684]

Correva l'anno 1965 e l'Unione Sovietica aveva appena annunciato di essere riuscita a far compiere la prima passeggiata spaziale al suo cosmonauta Aleksei Leonov, a bordo della Voskhod 2. In piena corsa allo spazio, era assolutamente necessario che gli Stati Uniti rispondessero in qualche modo, per non perdere troppo terreno nei confronti dei sovietici: fu progettata quindi la missione Gemini IV. Con tre obiettivi da raggiungere: il primo volo statunitense di durata superiore a un giorno, la prima camminata nello spazio eseguita da un astronauta americano, e il primo rendez-vous spaziale. Solo due di essi furono effettivamente portati a termine.
Andiamo con ordine. Gemini IV era da parecchio tempo nei programmi della Nasa: già prima del lancio di Gemini III, l'agenzia spaziale statunitense ne aveva annunciato l'equipaggio. Composto da due sole persone, il comandante James McDivitt e il pilota Edward White, entrambi alla prima esperienza nello spazio. Durante i preparativi della missione, il 18 marzo 1965, arrivò la notizia della passeggiata di Leonov: la Nasa dunque, accelerò i tempi e programmò il lancio per il 3 giugno. Senza sciogliere alcuna riserva, dati i tempi strettissimi: “Non abbiamo ancora stabilito se White sarà il primo americano che si esporrà agli elementi dello spazio”, scriveva l'agenzia spaziale. “Prenderemo questa decisione solo uno o due giorni prima del lancio”.
Il decollo avvenne come programmato, senza particolari contrattempi. La navicella, agganciata al razzo vettore Titan, lasciò il suolo terrestre davanti agli occhi di tutto il mondo: l'evento fu il primo a essere trasmesso in diretta via satellite. Arrivato in orbita, McDivitt tentò di avvicinarsi con la sua capsula al secondo stadio del razzo vettore, ma il tentativo non riuscì del tutto, e alla fine il comandante gettò la spugna, per non consumare troppo carburante e concentrarsi sull'obiettivo più importante, la passeggiata spaziale.
Anch'essa si sarebbe rivelata più complicata del previsto. L'uscita di White dall'abitacolo della capsula fu ritardata, aspettando che Gemini compiesse un'altra orbita completa attorno alla Terra, perché i preparativi durarono ben più di quanto precedentemente calcolato. Alla fine comunque, arrivò l'ora X. White fu il primo americano a mettere piede nello spazio, rimanendo attaccato alla capsula madre mediante una corda di sicurezza, nella quale furono inserite delle tubature per l'ossigeno e per le comunicazioni. La passeggiata durò in tutto 23 minuti, durante i quali White librò nello spazio muovendosi grazie a pistole dotate di retrorazzi, senza dare alcun segno di malessere o disorientamento. Fallito l'obiettivo del rendez-vous, per fortuna, quello della passeggiata era stato centrato.
Non rimaneva che attendere il rientro della capsula. Che avvenne dopo quattro giorni e 62 orbite intorno alla Terra (altra vittoria per i sovietici, che allora detenevano il record di 4 giorni e 23 ore di Vostok 5). Ma anche stavolta non andò tutto liscio. A causa di un problema con il computer di navigazione, infatti, la zona di atterraggio fu mancata di circa 65 chilometri: McDivitt e White dovettero essere recuperati da un elicottero e portati a bordo della portaerei Uss Wasp. Obiettivi solo parzialmente centrati, dunque, per gli statunitensi. Che comunque si sarebbero ampiamente rifatti, qualche tempo più tardi, con le successive missioni Gemini e con l'allunaggio dell'Apollo 11.


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Fonte: wired.it
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