Haselhoff e le sfere di luce, un'analisi critica

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: [1], 2
eone nero
00sabato 5 novembre 2011 13:26
Sembrerebbe che il fenomeno dei cerchi del grano abbia subito una battuta d'arresto mediatica, i dati portati dai fautori dell'origine umana sembrano al momento incontrastati, il ricercatore indipendente Sergio Panizza ha analizzato la teoria del fisico olandese Eltjo H. Haselhoff, il quale aveva ipotizzato che delle sfere energetiche creassero i campi di grano.

Qua un'intervista

www.margheritacampaniolo.it/crop05/haselhoff.htm

Ho chiesto al gentilissimo Stefano che ringrazio il permesso (accordato [SM=g8320] di riportare il suo studio su Haselhoff), devo dire che ero da parecchio che vedevo un articolo serio, documentato e critico sui cerchi di grano e sulle Bols.

Haselhoff e le sfere di luce, un'analisi critica

La maggioranza degli studiosi dei cerchi nel grano ritiene che le cosiddette sfere di luce producano su di essi diversi effetti fisici, se non addirittura siano le responsabili della loro formazione.
E questo per due motivi:

- Molti testimoni hanno raccontato di apparenze luminose al di sopra dei pittogrammi



- Eltjo Haselhoff, il noto scienziato olandese, avrebbe dimostrato, calcoli alla mano, come una sfera di energia, posta ad una determinata altezza, possa, in particolare, provocare l’allungamento dei nodi delle piantine sottostanti.



Scienza e testimonianza vanno, allora, a “braccetto” confermandosi a vicenda?

Tutto è, dunque, così semplice?

Direi di no, e per due motivi:

- le sfere luminose sono state segnalate anche in formazioni sicuramente artefatte

- la teoria di Haselhoff sembra non reggere ad un’analisi approfondita.

Se il primo si commenta da se, il secondo, al contrario, merita un esame particolareggiato perché bisogna dimostrarlo con fatti circostanziati.

Cosa dice, in pratica, la teoria di Haselhoff?

Essa è, in buona sostanza, un commento ai lavori di Levengood del 1994, pubblicati sulla rivista scientifica Physiologia Plantarum Journal, nei quali si fa riferimento a diverse presunte anomalie rilevate nei cerchi nel grano, come, ad esempio, quella dell’allungamento dei nodi.



Ma Haselhoff fa, soprattutto, riferimento a quanto scritto da Levengood e Talbott nel 1999, sempre pubblicato da Physiologia Plantarum Journal, e riguardante il fenomeno sopra citato nelle formazioni circolari apparse nel 1993 a Devizes (Inghilterra), nel 1994 a Chehalis nello Stato di Washington (Stati Uniti) e sempre nel 1994 a Sussex (Inghilterra).




Devizes 1993


Chehalis 1994


Sussex 1994

Non considera, invece, la formazione a spirale del 1995 di Beckhampton (Inghilterra) pur sempre studiata dal BLT (acronimo di Burke, Levengood e Talbott).


Beckhampton 1995



Dalle prime tre formazioni sopra citate sembrava che l’allungamento dei nodi fosse correlato alla distanza dal centro del cerchio: nodo più lungo vicino ad esso, nodo più corto lontano da esso.
Questa decrescita progressiva verso l’esterno si accordava con l’idea di un vortice di plasma sospeso sopra il campo, in grado, con il suo spostamento d’aria, di piegare le spighe, mentre, con il suo calore, di allungare i nodi per dilatazione termica dei fluidi cellulari, seguendo la cosiddetta legge di Beer-Lambert.

Questa dice, in pratica, che quando un fascio di luce monocromatica, e con una energia prestabilita, attraversa uno strato di materia con uno spessore ugualmente fissato, si possa conoscere quanta energia residua ne esca dall’altra parte (e di rimando quanto ne venga assorbita dalla materia).



La cosa strana è che il duo Levengood – Talbott non ha mai fatto alcun esperimento per verificare questa teoria, se non quello relativo alla dilatazione dei pori delle pareti cellulari (che non ha, però, un riferimento con il discorso “allungamento nodi”).
Si diceva, poc’anzi, che Haselhoff ha commentato gli scritti della coppia.
Ebbene, mette subito in evidenzia un paio di errori.
Il primo, che la lunghezza dei nodi degli steli non interessati al fenomeno (i campioni di controllo) non poteva essere considerata uguale a zero. Il secondo, che non si era tenuto conto del fatto che l’energia del plasma, nel propagarsi nello spazio, avrebbe perso progressivamente ed inevitabilmente potenza.
Poi, pensa di utilizzare i dati pubblicati per proporre una sua personale teoria.
Per far questo integra gli studi di Levengood e Talbott analizzando il cerchio falso di Nieuwerkerk, citato nel suo libro La natura complessa dei cerchi nel grano del 2001 (stesso anno dell’edizione originale) con il nome di Dreischer.





Le sue conclusioni sono rintracciabili in Physiologia Plantarum Journal del gennaio 2001.



Successivamente pubblica altri articoli, ma non più su riviste scientifiche, a seguito degli studi sui tre cerchi apparsi a Hoeven (a volte citato con il nome di Noord-Badant).
Si può, allora, dire questo: mentre l’allungamento progressivo dei nodi partendo dal centro è dovuto, per il gruppo BLT ad una sorta di vortice di plasma, per Haselhoff, che ha ripreso, puntualizzato e dato una vernice matematica al concetto, è causato, invece, da una sorgente puntiforme o sferica di energia.




Egli sostiene in parole semplici, ed al di la di formule matematiche che si rifanno comunque al famoso teorema di Pitagora “l’area del quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alla somma delle aree dei quadrati costruiti sui cateti”, che la sfera, posta ad una determinata altezza su un campo di cereali, sia la responsabile dell’allungamento dei nodi delle spighe sottostanti. Tanto più esse sono lontane dalla verticale della sfera, tanto minore sarà l’effetto dei nodi, secondo una ben precisa rispondenza matematica.





Questa suggerisce che l’intensità delle radiazioni diminuisca proporzionalmente al quadrato della distanza. Come lui scrive “In altre parole: allontanandosi di una distanza doppia, l’intensità delle radiazioni diminuisce di quattro volte, mentre allontanandosi di una distanza tripla, essa diminuisce di nove volte, e così via.”



Essendo gli articoli di Levengood e Talbott, e poi di Haselhoff, pubblicati in Physiologia Plantarum Journal, nel 2004 il Cicap pensa, per controbattere, di inviare la sua “risposta” alla medesima rivista.
Riceve, però, e a sorpresa, una mail di diniego:
“After serious consideration I believe that to "continue this discussion", when clearly from the citation record there is not a scientific discussion in progress, only gives gives it substance and credibility it does not merit. I can therefore not accept your manuscript for publication in our journal.”
Che tradotto recita:
“Dopo un serio esame credo che a continuare questa discussione, quando è evidente che non vi è nessuna discussione scientifica in corso, si da solo sostanza e credibilità ad una cosa che non merita. Non posso quindi accettare il manoscritto per la pubblicazione sulla nostra rivista.”
Ma il Cicap non si da per vinto e spedisce l’articolo al Journal of Scientific Exploration, che lo pubblica nel 2005.



Tra parentesi, sullo stesso giornale e nel 1995, Levengood e Burke hanno pubblicato i loro studi sul ritrovamento di ferro meteorico in un cerchio inglese del 1993.
Bene, leggendo con pazienza le quattro pubblicazioni scientifiche, il libro di Haselhoff e consultando altre fonti, la teoria dello scienziato olandese mi ha lasciato piuttosto perplesso.
Vediamo il perché.

1) Il modello fisico presentato è incompleto perché non prende in considerazioni alcune importanti variabili. Ad esempio non si fa cenno al fatto che l’aria assorba inevitabilmente l’energia che viene diretta verso il suolo (lui sostiene, in realtà, che il particolare è trascurabile), non si valuta l’angolo di incidenza della radiazione rispetto ai nodi e si considera che le varie spighe siano fra di loro come “trasparenti” , senza cioè che ostacolino o riflettano la radiazione. Non si parla poi di durata, frequenza ed intensità della presunta radiazione. In poche parole il modello prende in considerazione una situazione non realistica.

2) L’espansione termica dei liquidi cellulari non è giustificata in un modo fisicamente accettabile.
Il problema è, infatti, questo: se il riscaldamento prodotto dalla sorgente energetica non è sufficiente a trasformare i liquidi in vapore allora non ha neppure abbastanza “forza” per giustificare gli allungamenti misurati nei nodi. Qualora invece lo fosse, le piantine morirebbero bruciacchiate. Di questo se ne deve essere accorto anche Levengood che, in un suo esperimento, mise le spighe in un forno a microonde, ma non disse mai né che le piante erano sopravvissute né che i nodi si erano allungati.

3) Haselhoff non ha mai testato il modello termico ipotizzato. A questo punto, però, vorrei fare una precisazione. Si legge spesso che la scienza non accetti di investigare i fenomeni che non siano riproducibili in laboratorio. In realtà non è così. Mi viene in mente la teoria del Big Bang, mica si può riprodurre dentro un ufficio, eppure essa ha la sua patente di scientificità. Questo perché nei suoi contenuti prevede che si debbano manifestare ed osservare determinati effetti. Ad esempio se le galassie si stanno davvero allontanando da un’esplosione iniziale (cioè il Big Bang), allora l’analisi del loro spettro luminoso deve mostrare quello che tecnicamente si chiama uno “spostamento verso il rosso”. Così come deve trovarsi una qualche traccia residua dell'immane botto primordiale. Entrambe le cose sono stato poi effettivamente rilevate.



Ritornando alla teoria di Haselhoff, la parte sperimentale manca e quella previsionale, come visto e come vedremo, è lacunosa e non trova riscontri.

4)I campioni analizzati non sono statisticamente significativi. I cerchi analizzati direttamente sono solo due, oltre ai tre ripresi dagli studi del BLT.

5)Ad un esame dei dati ci si rende conto di alcune cose perlomeno curiose. Campionature che sfortunati incidenti hanno mescolato ma ugualmente rese note. Deprecabili disguidi hanno, poi, fatto pubblicare per il medesimo cerchio due grafici diversi, uno nell’articolo, l’altro nel libro. Ed appare singolare che questi “incidenti” siano usciti solo a seguito di indagini di alcuni ricercatori.
Prendiamo, per spigare meglio, il cerchio falso di Nieuwerkek del 1997 (con questo nome è citato nell’articolo, con quello di Dreischor nel libro).



Si scopre che i grafici pubblicati sono diversi perché mentre per l’articolo ha usato il set denominato A



per il libro il set denominato B.



Sfido chiunque a non aver pensato, di fronte a nomi diversi e grafici diversi, che si trattasse di due cerchi differenti con ovvie campionature differenti. In realtà, e la cosa a mio avviso ha dell’incredibile, il cerchio era il medesimo, ma le campionature diverse perché, nonostante un incidente avesse rovinato i dati del set B, questi erano stati ugualmente pubblicati al posto del set A (visibili nell’articolo). Insomma, Haselhoff voleva pubblicare il set A, ma ha pubblicato per sbaglio il set B e per giunta rovinato. Trovo strano che la storia non sia uscita per spontanea ammissione di Haselhoff ma solo a seguito di una precisa domanda nel forum it.discussione.misteri dove si può leggere testualmente:
“e sai cosa ti dico: hai ragione! :-) Il grafico nel
libro sembra quello sbagliato. Dimostra la striscia "b", non quella "a".
Grazie per averlo notato. Se facciamo una ristampa del libro, lo farò
sostituire”.

6) Haselhoff sembra fare una selezione ingiustificata delle campionature. Un esempio ne è il cerchio di Hoeven (o Noord-Badant).



Tutto nasce dalla testimonianza di un tale Robbert vd Broeke (presunto medium e famoso per le sue foto taroccate di alieni ) che nella notte del 7 giugno del 1999 vede una luce sopra un campo di grano e poco dopo il formarsi di un cerchio. Nei giorni successivi i cerchi diventano ben tre, due più grandi rispetto ad un terzo.



Haselhoff preleva sul posto 25 campioni di piante (ciascuno di circa 25 spighe) da ognuno dei 2 cerchi maggiori (“tracce” A-B-C e D-E-F), due dal cerchio piccolo (“traccia” G) e nove lontani dai tre cerchi come campioni di controllo.



Il diagramma di campionamento (in pratica dove sono stati prelevati i campioni), mostrato nel libro, riguarda solo i due cerchi maggiori e le tracce A-.B-C-D-E-F, e non il cerchio piccolo (traccia G) ne i campioni di controllo al di fuori dei cerchi.
Per quanto riguarda la lunghezza dei nodi, mostra i dati relativi solo per le tracce A-B-C.
Perché mancano quelli delle altre tracce?
Propone poi un’indagine statistica per giustificare il modello della sfera di luce dei dati della sola traccia B.
Come Mai?

7) La scelta dei campioni di “controllo” e di “non controllo” non segue sempre la stessa regola.
In generale considera che piante erette molto lontane dalle formazioni siano valutate come non toccate dal fenomeno e quindi prese come campione di controllo. Al contrario le piante schiacciate dentro i cerchi considerate “affette”.



In realtà a volte anche piante erette raccolte al di fuori dei cerchi sono considerate “affette” e cioè non dei campioni di controllo.
Ne sono un esempio i casi delle formazioni del Sussex, dove sono state raccolte spighe a 6 e 14 metri dal bordo del cerchio, e del Devizes, prelevate a 30 centimetri.
Come mai queste regole diverse? Detto in altre parole, non si capisce quando un campione possa essere di “controllo” o “non controllo”. Con pochi campioni e ambigue regole credo che diventi difficile tirare conclusioni attendibili.

8)Haselhoff non spiega come mai siano stati esclusi nel calcolo statistico le spighe centrali nelle formazioni del Sussex e Chehalis, proprio quelle più vicine alla fonte di radiazione e che quindi dovevano risentirne gli effetti maggiori.

9)I dati “scomodi” ai fini della teoria sembra non siano considerati. È il caso della sopra citata formazione di Beckhampton, pur studiata e dettagliatamente descritta da Levengood e Talbott, e ai cui lavori Haselhoff si rifà esplicitamente. Probabilmente perché la sua forma a spirale, e cioè diversa dal semplice cerchio, non ha modo di essere giustificata. Infatti l’allungamento dei nodi non sembra correlato alla distanza dal punto centrale del cerchio.



10) Non spiega come una sfera di luce possa piegare le spighe. A dire il vero non scrive che sia essa a farlo, ma nonostante questo, è convinzione di molti del contrario.

11) Non fa ipotesi sulla natura dell’energia della sorgente puntiforme, limitandosi ad una non ben definita miscela di infrarossi e radiazioni ionizzanti.

12) La sua teoria si interessa solo dei semplici cerchi e non dei pittogrammi, cioè delle figure più complesse, perché in questi casi la sfera, che non può rimanere fissa in un unico punto ma si deve muovere, fa cadere la regola dell’allungamento decrescente dei nodi.

13) Haselhoff considera inizialmente i suoi studi come un semplice punto di partenza, affatto conclusivo. Questo, almeno, è quanto scrive nella pubblicazione scientifica Physiologia Plantarum Journal del 2001. Credo perché, in pratica, non avesse trovato nulla di sostanzialmente significativo. A dire il vero, in campo scientifico, ciò significa, però, che non vi sono risultati. Comunque, nonostante questo approccio prudenziale, successivamente, e nella sostanza, valuta la sua teoria ben più di una annacquata ipotesi iniziale. Basta leggere quanto scrive nel suo libro La natura complessa dei cerchi nel grano, dove si può trovare:
“Ciò non è più soltanto un’ipotesi (n.d.a. cioè quella del coinvolgimento delle sfere di luce), ma un fatto riconosciuto e scientificamente provato e rimarrà tale finché qualcun altro non presenterà una spiegazione alternativa che giustifichi la simmetria circolare dell’allungamento dei nodi, o dimostri come l’analisi fosse sbagliata.”
A far cambiar idea è stata l’analisi del solo cerchio di Hoeven (non citata nel suo articolo) cioè quello della selezione ingiustificata dei dati …?

A questo punto che conclusioni si possono trarre?
La teoria di Haselhoff non sembra reggere ad un’analisi critica e puntuale. E quando si parla di scienza l’approccio non può che essere di questa fattura.
Innanzitutto, il modello prodotto, mai testato, non tiene conto di troppe variabili ambientali, non spiega l’espansione termica, non mostra come si piegano le spighe, non chiarisce di che tipo è l’energia coinvolta e non può essere applicato a formazioni complesse.
E poi non si comprende con quali regole vengano scelte le campionature, come mai vengano esclusi dati ed altri compresi e c’è confusione nei dati pubblicati.
Haselhoff cerca un riconoscimento in casa della scienza ma senza attenersi alle regole del “padrone di casa”. Egli ha scelto una strada, mi sento di dire una delle strade, per poter comprendere il fenomeno. Ma i mezzi cognitivi possono essere diversi, non può sicuramente la “fredda” scienza dare ragione a 360° del mondo che ci circonda. Se però decidi di usare questo strumento devi anche adeguarti ai suoi meccanismi.
Tutto da buttare, allora?
Forse no, perché, comunque, sembra esserci una irregolare, incerta tendenza di fondo all’allungamento dei nodi verso l’interno del cerchio.
Essa da l’idea di non seguire regole precise, di sfuggire a qualunque inquadramento, pare farsi beffe di numeri e regole.
Ma sembra esserci.
Ora si tratta di dare un senso a tutto questo.
Sposando la teoria che i cerchi siano dei semplici artefatti, mi viene in mente che, girare attorno ad un cerchio a distanze sempre maggiori dal suo centro, implica una velocità diversa di camminamento, questo perché chi è all’esterno deve compiere un tragitto più lungo rispetto a chi è nel mezzo. Velocità maggiore significa anche meno tempo di “sosta” sulla piantina.
E meno sosta significa meno schiacciamento e meno schiacciamento vuol dire che essa deve fare meno fatica per “allungarsi” verso la luce. Quindi la lunghezza dei suoi nodi potrebbe essere minore.
E rimanendo sempre in un ambito razionale val la pena di sottolineare come quest’ultima sia influenzata da una serie quasi infinita di fattori (vento, umidità, terreno, tipo di pianta, irraggiamento solare, entità dello schiacciamento della pianta etc) e che, di conseguenza, diventa difficile capire quando un allungamento sia “normale” o “non normale”.
Andando invece alla ricerca di un’interpretazione eretica, si può ipotizzare che le sfere di luce possano si essere coinvolte in tutta la faccenda ma in un modo, al momento, totalmente incomprensibile. Questo sia per la loro natura completamente sconosciuta, sia per i conseguenti effetti biologici anticonvenzionali. In pratica, al momento, la scienza non sarebbe in grado di inquadrare la vicenda con le sue regole tradizionali (e la storia di Haselhoff potrebbe esserne un esempio).
Al momento non credo, comunque, che il fenomeno dell’allungamento progressivo dei nodi, se davvero esiste, sia di facile soluzione.
Rimangono, però, aperti altri due interrogativi ai quali il presente articolo non da una risposta:

- se i lavori di Levengood, Talbott e Haselhoff non sono scientificamente consistenti, come mai sono stati pubblicati in riviste scientifiche?

- se le sfere di luce non sono responsabili né della creazione né degli effetti sulle formazioni (come credo), cosa ci fanno sui campi di grano? Naturalmente la presenza di sfere sopra un cerchio artefatto, di per se, non prova nulla. Si tratta, però, di percorrere strade alternative che diano giustificazione del loro manifestarsi, esentandole, al contempo, da un coinvolgimento di causa – effetto come oggi comunemente si crede.
Seguiranno articoli esplicativi.

Stefano Panizza

Bibliografia e sitografia:

www.ecn.org/cunfi/Levengood1994.pdf
www.ecn.org/cunfi/LevengoodandTalbott1999.pdf
www.ecn.org/cunfi/Haselhoff.pdf
www.cicap.org/crops/en/jse_19_2_159-170_2005.pdf
www.cicap.org/crops/008.htm
www.bltresearch.com/
tinyurl.com/lesod
www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=2466&com_mode=thread&com_order=1&com_id=104967&com_rooti...
www.cicap.org/crops/en/013.htm
www.wikipedia.org
La natura complessa dei cerchi nel grano – Eltjo H.Haselhoff – Natrix

Fonte articolo

ilgiornaledeicerchinelgrano.myblog.it/archive/2011/10/20/haselhoff-e-le-sfere-di-luce-un-analisi-crit...

_INSIDER_
00sabato 5 novembre 2011 13:47
Ottimo topic. Perfetto.
Allora, io ho custodito da parte tutta l'ampia documentazione fornita dall'utente Gucumatz sul forum di Luogocomune di Mazzucco. E' qualcosa, a mio avviso, di spettacolare per come sia riuscito a confutare ogni teoria a sostegno del mistero che avvolge i cropcircles, comprese le teorie di Haselhoff, attraverso questo documento da scaricare:

www.cropfiles.it/docs/ScienzaDiscutibile.pdf

Qui la risposta a caldo di Haselhoff
www.cropfiles.it/docs/Scienza_Opinabile_reaction.html

La controreplica ad Haselhoff
www.cicap.org/new/articolo.php?id=273170

Questi riferimenti rappresentano solo l'1% di quanto Gucumatz abbia prodotto nei suoi interventi.

Chiedo all'ADM: anzichè riproporre la corposa documentazione si potrebbe fare un'eccezione riportando il forum dove è stato trattato lo stesso argomento? E' una preziosa discussione che risale al 2008.

Diversamente troverò io l'alternativa.
Grazie.
Narrastorie
00sabato 5 novembre 2011 15:09
Se no, usa "primopdf" per convertire le pagine in pdf e poi uppale su servizi di hosting tipo megaupload ;-)
Eone, gran bel post!
_INSIDER_
00sabato 5 novembre 2011 15:20
Narrastorie, 05/11/2011 15.09:

Se no, usa "primopdf" per convertire le pagine in pdf e poi uppale su servizi di hosting tipo megaupload ;-)


No figurati non è un problema l'alternativa, ho anche un account su Scribd dove posso caricare ciò che voglio e postarlo qui.


saturn_3
00sabato 5 novembre 2011 15:21
Ottimo articolo! Questo libro l'ho letto e lì per lì mi è sembrato che desse delle spiegazioni scientifiche abbastanza plusibili. Leggendo l'articolo di Panizza e riflettendoci però, la teoria di Haseloff non mi sembra molto corretta. A meno che non si abbia una sfera molto più grande e ad un'altezza maggiore. Questa arriverebbe a creare cerchi più grandi e più complessi ma sarebbe più visibile agli abitanti della zona in cui vengono creati.


Detto questo, mi hanno coplito gli ultimi due punti di riflessione di Panizza:

- se i lavori di Levengood, Talbott e Haselhoff non sono scientificamente consistenti, come mai sono stati pubblicati in riviste scientifiche?

- se le sfere di luce non sono responsabili né della creazione né degli effetti sulle formazioni (come credo), cosa ci fanno sui campi di grano? Naturalmente la presenza di sfere sopra un cerchio artefatto, di per se, non prova nulla. Si tratta, però, di percorrere strade alternative che diano giustificazione del loro manifestarsi, esentandole, al contempo, da un coinvolgimento di causa – effetto come oggi comunemente si crede.



Mi pare di intuire che Panizza ritenga possibile l'esistenza di queste sfere che sorvolano i campi...Poco tempo fa ho pubblicato alcuni filmati in un'altra discussione. Quindi queste sfere esisterebbero?

Per quanto riguarda la risposta di Haseloff, avrei voluto leggerla ma ma a questo link www.cropfiles.it/docs/Scienza_Opinabile_reaction.html
mi si apre una pagina vuota. Ho letto un po' le parti che riguardano il cicap e Heseloff...
_INSIDER_
00sabato 5 novembre 2011 15:26
saturn_3, 05/11/2011 15.21:

Per quanto riguarda la risposta di Haseloff, avrei voluto leggerla ma ma a questo link www.cropfiles.it/docs/Scienza_Opinabile_reaction.html
mi si apre una pagina vuota.


Strano, io la leggo correttamente. Riporto il testo integrale allora:

Balls of lights: The Questionable Science of Crop Circles
Reaction on the article by Francesco Grassi et al.
by Eltjo Haselhoff, PhD
Dutch Centre for Crop Circle Studies
dcccs@planet.nl


Questo articolo è una reazione a caldo su un documento pubblicato da Francesco Grassi e dal Cicap. In questo documento Grassi solleva molti punti di preoccupazione riguardo tre precedenti pubblicazioni scientifiche una delle quali scritta da me. Molti, se non tutti, i punti di Grassi che riguardano la mia pubblicazione sono irrilevanti o erronei. Alcuni dei suoi commenti sarebbero stati validi in caso le mie dichiarazioni fossero state un completo articolo, che però non era. Gli argomenti di Grassi su attinenza statistica già erano stati menzionati nelle mie conclusioni e ora non possono essere usati come un punto della critica. La sua accusa che io avrei dovuto trattenere dati per manipolare statistiche non è valida. Infatti, a causa di scarsa comunicazione, Grassi ha usato i dati di avanzo (da me cestinati) per sua analisi che non ha di conseguenza affatto valore. Ritengo l'altisonante pubblicazione di Grassi fuori luogo. La prima pagina delle argomentazioni di Grassi è costituita da un commento su tre altre pubblicazioni scientifiche, due delle quali furono scritte da membri del team di indagine del BLT, ed uno dei quali fu scritto da me. Leggendo l'articolo di Grassi, ho trovato molti interpretazioni erarte e malintesi riguardo il lavoro della BLT, ma mi frenerò da commenti, che semmai faranno gli autori del lavoro. Considererò i commenti di Grassi solamente sul mio proprio lavoro. Io fui sorpreso per vedere che un commento su precedenti pubblicazioni non fu pubblicato dallo stesso diario che ha presentato le carte originali, in questo caso Physiologia Plantarum. Questo è insolito per comunicazioni scientifiche, e bisogna presumere che se le carte di Grassi e colleghi fossero state attinenti, i redattori di Physiologia Plantarum non l'avrebbero rifiutato. Anche se Grassi offre un chiarimento per il fatto che Physiologia Plantarum rifiutò la sua documentazione (il che, a proposito, è un argomento non molto comune di discussione in una comunicazione scientifica) le sue asserzioni sono curiose e sono attualmente sotto investigazione. Fondamentalmente, la critica di Grassi sulla mia pubblicazione è quadruplice:
A. gli Importanti aspetti nel modello fisico presentato sono omessi (come l'assorbimento di radiazione dall'aria e l'angolo della radiazione di incidenza sui nodi del gambo);
B. L'analisi è basata su un numero insufficiente di misurazioni, così che alle scoperte manca attinenza statistica;
C. c'è una mancanza di informazioni particolareggiate (Grassi richiede le tavole con dati originali);
D. io avrei utilizzato intenzionalmente e strumentalmente alcune misurazoni per manipolare le statistiche.
Prima che io confuterò, rifiutandole, queste quattro accuse, un fatto ha bisogno di essere enfatizzato. Un'importante parte dell'analisi di Grassi è basata su campo esteso - e lavoro di laboratorio compiuto prprio da me. Nel 2003 Grassi mi contattò con una serie di e-mail molto cortesi, presentandosi come un ricercatore di cerchi nel grano e chiedendomi se potesse trovare dati di misurazione originali che io avevo raccolto da un set di cerchi di raccolto (Nieuwerkerk, 1996). Dopo che gli avevo spedito i dati, nessuna ulteriore comunicazione su questi dati né sul mio lavoro ha più avuto luogo. (Eviterò di dire che sono offeso dal fatto che Grassi trascurò di citarmi nelle sue documentazioni, il che non solo sarebbe stata una questione di cortesia ma sarebbe stata anche una prassi piuttosto comune in comunicazioni scientifiche.)
Ora farò brevi commenti sui quattro principali punti di preoccupazione di Grassi:
A. gli importanti aspetti nel modello fisico presentato sono omessi. Questa asserzione, insieme a molti altri punti di preoccupazione indirizzati da Grassi in tutta la sua documentazione sarebbe stato adatto se la documentazione fosse consistita in un completo e lungo articolo, di presentazione di un lavoro originale. Invece io ho scritto solamente un commento ad una delle carte della BLT, e non una pubblicazione indipendente di ricerca originale. I problemi che Grassi solleva, furono indirizzati implicitamente nella mia conclusione, quando io affermai che la documentazione della BLT d me documentata "incentiva l'ulteriore studio". Rifiuto perciò la critica di Grassi, perchè le mie argomentazioni, come qualsiasi commento che si fa su altre pubblicazioni scientifiche, ha bisogno di essere focalizzato e conciso.
B. Le scoperte mancano di attinenza statistica. Alla fine del mio documento io conclusi dicendo che molti più dati dovrebbero essere analizzati e studi statistici e completi saranno necessari, ed è perciò curioso vedere che Grassi usa i miei stessi argomenti contro di me. Lui ripete semplicemente le mie conclusioni, che non possono essere mai una nota critica nonostante il fatto che Grassi le presenti così, ed anche in una maniera denigratoria. Io sono d'accordo con l'asserzione di Grassi, ma lo rifiuto come un punto della critica sul mio lavoro.
C. c'è una mancanza di informazioni particolareggiate, e si sarebbe dovuto provvedere a tavole con dati originali. Questo punto della critica è curioso, dal momento che io stesso ho fornito a Grassi tutti i dati originali che avevo disponibili. Inoltre, chiunque abbia una minima esperienza in comunicazione scientifica sa che la pubblicazione di tavole con dati originali non solo è insolita, ma è perfino contro gli orientamenti di fondamentalmente tutti i diari scientifici. I dati originali si trovano in appendici o in fogli di computer, e dovrebbero essere disponibili su richiesta, ma non sono pubblicati in comunicazioni scientifiche. Questo è quello che mi fu insegnato nel primo anno dell'Università, e per valide ragioni: altrimenti il mio documento sarebbe stato lungo venti pagine invece di due, e sarebbe consistito principalmente di numeri. Rifiuto perciò anche questo punto della critica.
D. io tenni intenzionalmente occulti alcuni dati misurati, per poter manipolare le statistiche. Questa è un'accusa di frode piuttosto che un punto della critica. Grassi scrive che, dopo che lui ricevette il foglio di calcolo elettronico digitale con i dati originali inviati da me, scoprì misurazioni che io non avevo pubblicato, le quali, secondo la sua analisi, cambierebbero significativamente la conseguenza delle mie scoperte. Comunque, la ragione per omettere i dati nella mia analisi era semplice: a causa di un incidente sfortunato molti degli esemplari in questa serie era stato mescolato anche prima che le misurazioni furono fatte. Anche se io avessi re-ordinato gli esemplari al meglio della mia conoscenza, questo evento avrebbe reso qualsiasi analisi correlativa indegna, incluso molto del lavoro compiuto da Grassi e presentato nella sua carta. Tutte le sue scoperte relative e le conclusioni sono perciò altrettanto indegne. Una semplice e-mail avrebbe impedito a lui ed al suo collaboratore di sprecare tempo prezioso.
A questo punto io dovrei aggiungere che le richieste di Grassi per "più prove" già erano state prese in considerazione. Questo ancora è il fulcro delle mie attività oggi. Un particolare caso (Hoeven 1999), già era stato lavorato in dettaglio ed era stato pubblicato nel mio ultimo libro(nota4) che è in possesso di Grassi e formò la base dei suoi studi. Grassi richiese anche i dati grezzi di questa formazione, ma non li avevo disponibili prontamente. Da allora poi, novembre 2003, io non parlai più con Grassi. Comunque, oltre alle informazioni particolareggiate nel mio libro, Grassi era anche consapevole del rapporto steso su questo caso, perchè era stato pubblicato tempo fa (1999) su internet nota5), inclusi i dati grezzi (nota6). Questo studio discute un caso di un cerchio nel grano che si presta bene per l'ipotesi delle BOL, con attinenza statistica molto alta, e da adesso è in conflitto con la conclusione principale di Grassi che "il coinvolgimento di qualche genere di radiazione elettromagnetica… non è sostenuto dall'evidenza disponibile". Uno può speculare solamente sul perché Grassi decise di non includere nessuno di questi dati nella sua analisi.
Gradirei finalmente, esprimere il mio stupore circa l'altisonante e denigratorio stile della carta di Grassi, nella quale lui finge di ridimensionare una richiesta sensazionale. Chiunque legga la mia carta sarà d'accordo che questo era un mero commento al lavoro della squadra BLT, mentre suggerendo degli adattamenti di modello e portando avanti le loro ipotesi con una versione cambiata, intendevo solamente incentivare l'ulteriore studio. Nella mia opinione lo stile del commento di Grassi, così come la sua propaganda che egli esegue attualmente su internet ed altrove, è uscita di proporzione, e getta un'ombra scura sulle sue vere intenzioni.

Conclusione
Normalmente, agli autori di comunicazioni scientifiche, si chiedono chiarimenti e commenti prima che il loro lavoro venga criticato. Questa non è solo una questione di cortesia, ma evita anche di sprecare tempo prezioso. Qualsiasi ricercatore serio, prima di rivestire di vimini e dare dichiarazioni pubbliche e dare in stampa il suo lavoro, prenderebbe il tempo per verificare se ci possono essere dei fatti da lui trascurati o non ben compresi. Io posso concludere solamente che Mr Grassi ha poca o nessuna esperienza in comunicazione scientifica. Una aperta ed onesta corrispondenza, iniziata del resto da Mr Grassi e coautori, avrebbe risparmiato a me, e ai redattori di Physiologia Plantarum e al Diario dell'Esplorazione Scientifica molto lavoro non necessario. Io apprezzo gli sforzi che sono dedicati alla ricerca di conoscenza. Comunque, io non posso non sospettare che Mr Grassi è stato dedito più a smentire me ed il mio lavoro che a compiere una onesta ricerca.
Questo articolo è inteso per il pubblico generale e è copiato e distribuito liberamente. Prenderò in considerazione di scrivere una reazione formale, insieme con gli autori degli altri due articoli pubblicati sul Diario dell'Esplorazione Scientifica. In tale reazione io indirizzerei tutti dei punti di preoccupazione di Grassi uno alla volta, più nel dettaglio. Comunque, è divenuto chiaro per me che Grassi e i suoi colleghi hanno nessuno o poco interesse in una discussione scientifica onesta e positiva, e troppo tempo ed energie sono state già sprecate, purcui potrei decidere di passare il mio tempo su attività più utili.

1 Balls of light: The Questionable Science of Crop Circles, Journal of Scientific Exploration, Vol. 19, No. 2, pp.159-170, 2005.
2 Levengood, W. C. (1994). Anatomical anomalies in crop formation plants. Physiologia Plantarum Journal, 92, 356–363, and Levengood, W. C. & Talbott, N. P. (1999). Dispersion of energies in worldwide crop formations, Physiologia Plantarum Journal, 105, 615–624.
3 Haselhoff, E. H. (2001). Opinions and comments on Levengood WC, Talbott NP (1999). Dispersion of energies in worldwide crop formations. Physiologia Plantarum Journal, 105, 615–624; 111, 123–125.
4 The Deepening Complexity of Crop Circles, see: www.deepeningcomplexity.com
5 archiv.fgk.org/99/Berichte/Hoeven99/index.shtml
6 www.dcccs.org/sample.htm
eone nero
00sabato 5 novembre 2011 15:32
Strano il link funziona perfettamente, hai provato con un'altro browser, e ad aggiornare il componente Java?

Stefano è dell'idea che i cerchi sono tutti di natura umana, anche se per alcuni casi ritiene che si ricorra a metodi non convenzionali per la loro creazione, ha detto che ha in preparazione un'articolo sul tema.

Per quanto riguarda il mettere in dubbio le modalità con cui vengono scelti gli studi dalle pubblicazioni scientifiche, ha scritto un altro ottimo articolo che posterò a brevissimo, poichè offre ampi spunti di riflessione anche in altri campi della ricerca scientifica.

saturn_3
00sabato 5 novembre 2011 15:32
Grazie! Da me si vedeva solo lo sfondo..
AlyxVance
00sabato 5 novembre 2011 15:40
post molto informativom, Eone, grazie!!

domanda (semplice curiosità): anche tu credi che i crop circles siano tutti di natura umana?? o sei possibilista sul fatto che alcuni possano essere di origini non ancora ben identificate??
_INSIDER_
00sabato 5 novembre 2011 15:44
saturn_3, 05/11/2011 15.32:

Grazie! Da me si vedeva solo lo sfondo..


Farò così... per evitare disguidi di lettura, posterò attraverso Scribd tutte le argomentazioni di Gugumatz.
eone nero
00sabato 5 novembre 2011 15:53
Re:
AlyxVance, 05/11/2011 15.40:

post molto informativom, Eone, grazie!!

domanda (semplice curiosità): anche tu credi che i crop circles siano tutti di natura umana?? o sei possibilista sul fatto che alcuni possano essere di origini non ancora ben identificate??



L'esperienza sul campo, e le moli di dati seri e non contraffatti mi porta ad optare per l'origine umana del fenomeno.

Non ce un solo dato serio che riconduca l'origine di questi pittogrammi ad origini non umane.

Il resto purtroppo è Mastercard, mi sarebbe piaciuto onestamente pensare ad altro, ma le prove che avvalorano la natura umana e quelle che provano gravi doli da parte degli ambienti believer sono schiaccianti ed inconfutabili.

L'analisi dell'utente Gucumatz che mi pare presente anche su questo forum, al momento non è stata confutata da nessuno, e quanto aggiunto da Stefano Panizza fuga altri dubbi.

A breve posto l'interessante analisi di Panizza:

Cerchi nel grano e pubblicazioni scientifiche, un equivoco da chiarire

Spero dia spunto ad altre riflessioni. [SM=g8320]


eone nero
00sabato 5 novembre 2011 16:12
Cerchi nel grano e pubblicazioni scientifiche, un equivoco da chiarire

Di Stefano Panizza

“Se riviste scientifiche hanno pubblicato ben quattro studi sui cerchi nel grano, significa che la loro presenza non può essere spiegata come un semplice artefatto umano”.
In effetti, apparentemente, il discorso non fa una grinza.
Ricordo che stiamo parlando dei lavori di W.C. Levengood “Anatomical anomalies in crop formation plants” del 1994, sempre di Levengood con J.Burke “Semi-Molten Meteoric Iron Associated with a Crop Formation”del 1995, sempre di Levengood con N.P. Talbott “Dispersion of energies in worldwide crop formations” del 1999 ed, infine, di E.H. Haselhoff “Opinions and comments on Levengood W.C., Talbott N.P. (1999). Dispersion of energies in worldwide crop formations. Physiol. Plant. 105: 615–624” del 2001.


W.C. Levengood 1994


W.C. Levengood e N.P. Talbott 1999


E.H. Haselhoff 2001

Salvo il secondo con Journal of Scientific Exploration, tutti gli altri sono editi da Physiologia Plantarum Journal.


Home page Journal of Scientific Exploration



La tesi principale degli autori è che al di sopra dei campi sia presente un qualcosa, vortice di plasma o sorgente puntiforme di energia, in grado di produrre particolari anomalie (come l’allungamento ingiustificato dei nodi) sulle sottostanti spighe di grano od altri cereali.


Sfera di luce a Stonehenge

Detto questo, che significato dare al fatto che le loro teorie sono state pubblicate su delle riviste scientifiche?
È, forse, la prova che il fenomeno crop circle merita l’attenzione della Scienza?
Prima di rispondere a questa domanda è necessario capire come funziona il meccanismo della pubblicazione su una rivista scientifica
Quando uno studioso fa una ricerca, cerca di ottenerne spazio su di essa, perché è il modo più veloce e più serio per farla conoscere alla comunità scientifica.
L’articolo viene, dunque, spedito alla redazione della rivista.
Qui, alcuni scienziati specializzati nell’argomento, detti referee, cioè arbitri, ne valutano la bontà del contenuto.


L'autore presenta la sua ricerca ...

Questa loro attività viene chiamata peer review, cioè revisione fra pari, perché chi scrive e chi legge si occupa della medesima materia.
I loro nomi rimangono, però, anonimi, per evitare che chi presenta la ricerca, eventualmente chiamato a suo volta a giudicare il lavoro di altri, non possa esserne condizionato.
Ma in cosa consiste la valutazione?
A differenza di quello che si pensa, non consta nel verificare se le conclusioni siano corrette. Nel caso specifico dei cerchi nel grano, i revisori dovrebbero, infatti, controllare materialmente i campioni, riprelevarli da dove sono stati tolti e rifare gli eventuali esperimenti.
Come si può ben immaginare la cosa è materialmente impossibile (saranno, eventualmente e successivamente altri scienziati a farlo).
Il loro giudizio, quindi, consiste nel vedere che non vi siano incongruenze metodologiche lampanti, che ci sia una logicità e sequenzialità nell’esposizione dei fatti e dei ragionamenti.


... e i referee si apprestano a giudicare

Insomma, è un controllo di forma e non di sostanza.
A quel punto le conclusioni dei referee vengono valutate dal responsabile della redazione della rivista. Questi poi comunica la sua decisione, unitamente ai commenti e ai suggerimenti dei valutatori, ai chi ha scritto l’articolo. A volte viene invitato ad apportarne modifiche.
Ne segue, poi, l’eventuale pubblicazione.
A questo punto la ricerca dovrebbe avere un primo patentino di scientificità.
In realtà, dipende.
Non tutte le riviste scientifiche, infatti, hanno lo stesso valore.
Ma come si fa a fare una classifica delle riviste?
Esiste il metodo dell’impact factor. In pratica, una rivista è tanto più autorevole tanto più gli articoli che ha pubblicato sulle proprie pagine sono stati citati nei successivi lavori della comunità scientifica.


Confronto fra Impact Factor

Più un lavoro è citato e più è valido, e più prestigiosa è la rivista che lo ha pubblicato.
Al contrario, più e scarso e meno viene citato, e ciò significa che la rivista ha posto poca attenzione alla sua qualità di “referaggio”.
Naturalmente possono esiste le eccezioni.
Ad esempio Kary Mullis si vide rifiutare nel 1985 da Nature l’articolo che gli avrebbe procurato il Nobel per la chimica nel 1993 (nel 1987 lo pubblicò su un’altra rivista).


Kary Mullis

Probabilmente i valutatori non capirono bene la portata delle sue scoperte e forse intervennero motivazioni anche di carattere personale.
Senza contare che gli articoli da giudicare sono sempre tanti e qualcosa può sempre “scappare”.
Ma ritorniamo ai nostri cerchi nel grano ed alle quattro pubblicazioni scientifiche.
Per controbattere le loro conclusioni (con particolare riferimento al discorso “sfere di luce”), il Cicap, nelle vesti di Francesco Grassi, Claudio Cocheo e Paolo Russo, inviò nel 2004 la sua replica a Physiologia Plantarum Journal, che aveva pubblicato tre dei quattro articoli.


logo del Cicap

Ricevette, però, e a sorpresa, una mail di diniego a firma Dr Vaughan Hurry (subjet editor), prima ancora di essere sottoposta a peer review:

“After serious consideration I believe that to "continue this discussion", when clearly from the citation record there is not a scientific discussion in progress, only gives gives it substance and credibility it does not merit. I can therefore not accept your manuscript for publication in our journal.”

Che tradotto significa:

“Dopo un serio esame credo che a continuare questa discussione, quando è evidente che non vi è nessuna discussione scientifica in corso, si da solo sostanza e credibilità ad una cosa che non merita. Non posso quindi accettare il manoscritto per la pubblicazione sulla nostra rivista.”
C’è poi un punto della lettera che fa sospettare che in realtà il lavoro di Haselhoff, presentandosi come un commento ai lavori di Levengood, non sia stato “referato”.

Leggiamo infatti:

“The original papers were submitted to the journal and were subjected to the normal peer-review and were, regrettably in my view, recommended for publication and therefore published.<> The original papers by Levengood were published, and comments/criticisms of these were also subsequently published (Haselhoff )”.

Che tradotto significa:

“I documenti originali sono stati presentati alla rivista e sono stati sottoposti alla normale peer review e poi, purtroppo a mio avviso, consigliati per la pubblicazione, cosa che è successivamente avvenuta. <> I documenti originali di Levengood sono stati pubblicati, così come le relative critiche/osservazioni di Haselhoff”.

Ciò che voglio dire che il termine “lavori originali” sembra riferito unicamente a quanto prodotto da Levengood e che solo per questi si parli di peer review.
Ciò potrebbe attestare una superficialità operativa (in parte giustificata dal titolo fuorviante) da parte della redazione della rivista.

Ma torniamo alla vicenda.

Il Cicap non si diede per vinto e spedì l’articolo al Journal of Scientific Exploration (rivista, è bene specificare, che si occupa anche di tematiche di frontiera), che, dopo averlo sottoposto a peer review, lo pubblicò nel 2005 con il titolo “Balls of light: The Questionable Science of Crop Circles”.


F.Grassi, C.Cocheo e P.Russo 2004

Facciamo, ora, il punto della situazione:

- quattro articoli vengono pubblicati su delle riviste scientifiche.
- vengono giudicati solo formalmente
- un quinto (quello del Cicap) viene pubblicato su una rivista di minore rilevanza scientifica (basta osservarne i contenuti nella homepage)
- a volte le riviste non colgono l’importanza di un lavoro, magari per motivazioni personali, ma nel giro di pochi anni, se merita, il suo valore viene comunque riconosciuto (vedi il caso “Mullis”)

Ma è possibile il contrario, cioè che ne diano un eccessivo credito?
Il rifiuto della redazione di Physiologia sembrerebbe dimostrarlo.
A pensar male si può sostenere che tale comportamento possa essere, in realtà, generato dal solo desiderio di porre il freno ad una situazione che poteva andare fuori controllo.
Se fosse vero quanto asserito da Haselhoff & Soci, le conseguenze in campo scientifico sarebbero incalcolabili, ma soprattutto un sacco di scienziati, conservatori ed autoritari, ne uscirebbero malconci.
Quindi il ragionamento di Physiologia potrebbe essere stato: “chiudiamo la stalla prima che tutti i buoni siano scappati”.
E come si fa a capire se le cose sono andate davvero così?
Credo che il metodo migliore sia di controllare se, e quante volte, i peer review si sono “sbagliati”, autorizzando cioè pubblicazioni, diciamo, non meritevoli o che comunque non hanno avuto sviluppi significativi.
Una paziente lavoro di ricerca mi ha portato a sorprendenti scoperte.
Prendiamo il caso di Jan Hendrik Schoen, giovane fisico tedesco.


Jan Hendrik Schoen

Pubblicò studi sul cosiddetto “transistor molecolare”, cioè un prodotto tecnologico talmente piccolo da avere le dimensioni di una molecola, e sulla possibilità di rendere conduttivo un certo tipo di plastica.
Si scoprì successivamente che molti dei dati presentati erano stati appositamente falsificati.
Ma al di la di questo, ciò che la peer review non aveva incredibilmente rilevato, erano chiari errori metodologici.
Ad esempio, in uno degli articoli si descrivevano due esperimenti diversi che dovevano portare, in base alla teoria, a risultati diversi. In verità i risultati erano dello stesso tenore, in contraddizioni alle aspettative (ma, come detto, nessuno dei revisori se ne accorse).
Le più importanti riviste scientifiche che avevano pubblicato i suoi lavori, nonostante il filtro a maglie strette della loro peer review, come Nature, Science e Physical Review journals, furono costrette ad ammettere i propri errori (e dopo ben vent’uno articoli!).
Passiamo ora al caso di Hwang Woo Suk, veterinario e ricercatore sudcoreano.


Hwang Woo Suk

Nel 2004 e nel 2005 riuscì a farsi pubblicare sulla prestigiosa rivista Science due articoli sulle cellule staminali.


un numero di Science

E questo (come si può leggere su wikipedia) nonostante “Hwang failed to provide scientifically verifiable data for the research” (che tradotto significa “Hwang non aveva fornito dati scientificamente verificabili per l’analisi”). Successivamente si scoprì che le informazioni erano state “taroccate”.
Come è stato possibile, e per ben due volte, avvalorare senza o con pochi dati a disposizione?

Passiamo ad un terzo caso, quello relativo alla cosiddetta “fusione fredda”.


Strumentazione per la realizzazione della "fusione fredda"

Il termine sta a significare la possibilità che le reazioni nucleari avvengano a temperature e pressioni molto minori rispetto a quelle attualmente previste.
Nel 1989 i chimici Martin Fleischmann e Stanley Pons annunciarono di averla realizzata in laboratorio. Nei tre anni successivi furono prodotti centinaia di articoli (come si può vedere dal grafico), quasi tutti sottoposti a peer review. Poi, i lavori cominciarono drasticamente a diminuire perché il fenomeno non sembrava più riproducibile (e, dovendolo essere, toglieva gran parte del valore alla teoria).


Tabella pubblicazioni "fusione fredda"

Questo è un esempio di come un fenomeno, che aveva tutti i crismi di serietà soprattutto per i tanti riscontri avuti in seguito dal mondo accademico, si sia sgonfiato nel tempo (naturalmente nuovi esperimenti potrebbero benissimo ribaltare la situazione).
Questi sono solo alcuni dei casi che dimostrano (al di la dell’ammissione sopra citata a seguito della richiesta del Cicap) che una peer review può essere condotta in modo errato e che anche un controllo corretto, ma meramente formale, non dice nulla sulla reale validità di una teoria.
La pubblicazione di un articolo su una rivista scientifica non è, dunque e di per se, sinonimo di attendibilità.
Quindi, come si fa a capire se una ricerca vale?
Se la comunità scientifica, mostrando interesse a vagliare ed approfondire la ricerca, continuerà sulla strada tracciata.
Ora, nel caso dei cerchi nel grano, come è andata a finire?
Il quarto ed ultimo dei lavori pubblicati (Cicap a parte), cioè quello di Haselhoff, è del 2001.
Dopo dieci anni siamo fermi ad allora.
Non solo non ci sono stati da parte di nessun’altro delle pubblicazioni scientifiche ma anche i diretti interessati, Haselhoff ed il BLT, sembrano aver “mollato la presa”.
Se facciamo una ricerca in internet per il primo, compreso il suo sito personale, vediamo che ne esce unicamente come esperto musicale (escludendo naturalmente i blog degli appassionati dei cerchi nel grano).


Eltjo H. Haselhoff

Per il secondo, analizzando il web, direi che l’approfondimento scientifico, o presunto tale, si è ora un po’ perso. Morto Burke e relegato Levengood ai previous consultants ( cioè vecchi consulenti) dei fondatori rimane la sola Talbott, coadiuvata da ingegneri aeronautici, astronomi, parapsicologi, geochimi ed altri (a volte mi chiedo come mai manchino gli agronomi, visto che in materia di fisiologia dei cereali dovrebbero essere i massimi esperti).


W.C.Levengood

Ciò non toglie che il sito abbia spunti di interesse; mi viene in mente l’analisi delle bruciacchiature di un cerchio olandese di Hoeven del 2010 o della polvere bianca sempre ad Hoeven del 2009 o della formazione di Hanover (Virginia) del 2011, al cui interno le apparecchiature erano sembrate non funzionare.
Pare che ora, almeno in parte, l’interesse del gruppo sia piuttosto rivolto al medium olandese Robbert van den Broeke.


Robbert van den Broeke


Dopo tutti questi ragionamenti, credo che alla fine emergano le seguenti ed oggettive constatazioni:

- pubblicare su una rivista scientifica non è sinonimo di attendibilità (vi sono esempi di teorie che hanno trovato spazio ma che poi si sono dimostrate degli imbrogli oppure che non hanno avuto successive conferme)

- il controllo della peer review, ammesso che venga fatto nei dovuti modi, è solo formale (quindi la validità di una teoria è rimandata a chi effettuerà nuovamente gli esperimenti citati o verificherà le sue previsioni)

- nello specifico delle pubblicazioni dei cerchi nel grano la rivista Physiologia Plantarum Journal ha ammesso di essersi sbagliata ad accettare gli articoli (l’errore, come visto, non è poi così raro)

- una redazione può commettere l’errore contrario, cioè dire “no” ad uno studio valido, ma l’autore, se la ricerca ha un minimo di fondamento, troverò sempre una rivista disposto a pubblicarlo, come dimostra il caso “Mullis” (in sostanza se un lavoro vale, nel giorno di pochi anni, lo si vede)

- nel mio precedente articolo “Haselhoff e le sfere di luce, un’analisi critica” ho messo in evidenza le numerose incongruenze che caratterizzano la teoria che sta alla base degli articoli (non si tratta, nella maggioranza dei casi, di opinioni, ma di dati di fatto liberamente consultabili leggendo gli scritti degli autori)

- nessuno studioso da un decennio a questa parte ha prodotto alcunché di significativo nel campo della ricerca da meritare di trovare spazio sulle riviste scientifiche, né gli autori originari degli articoli né altri (questo è un punto fondamentale perché una teoria possa fregiarsi del termine “scientifico”)

- neanche un ricercatore (Cicap a parte) non solo non ha prodotto studi nuovi, ma neppure scritto per dimostrare lo scarso fondamento di quelli vecchi; questo ignorare non è comune in campo scientifico, solitamente gli scienziati si buttano famelici sulle nuove teorie se hanno il sentore che abbiano un minimo di fondamento, probabilmente per non perdere il “treno” di materie in costante evoluzione (quindi, verrebbe da dire: “no interesse, no valore”, il fatto poi che è stato sufficiente un non scienziato, io, ma come altri, per dimostrare l’inconsistenza di certe affermazioni, può giustificare l’apparente anomalo mutismo del mondo accademico)


Quindi, cosa rimane della presunta scientificità degli articoli di Levengood, Talbott, Burke e Haselhoff pubblicati su Physiologia Plantarum Journal e Journal of Scientific Exploration?
Credo poco o nulla.
Ciò, naturalmente, non significa che non possano esistere le sfere di luce e che un qualche “casino” nei campi non lo possano combinare.
Ma il punto è sempre quello: se giochiamo al gioco della Scienza dobbiamo usare le sue regole e queste dicono che così non si può giocare.
Dentro in altre parole e parlando di calcio, se si subisce un fallo a centrocampo non si può pretendere di avere il calcio di rigore.


Bibliografia e sitografia:

it.wikipedia.org/wiki/Jan_Hendrik_Sch%C3%B6n
en.wikipedia.org/wiki/Hwang_Woo-suk
it.wikipedia.org/wiki/Fattore_di_impatto
it.wikipedia.org/wiki/Pubblicazione_scientifica
www.bltresearch.com
www.cicap.org/crops/en/013.htm
Sulla scena del mistero – Bagnasco Ferrero Mautino – Sironi Editore
Query 06 – Stefano Bagnasco – Grafiche 2001

Fonte articolo

ilgiornaledeicerchinelgrano.myblog.it/archive/2011/11/03/cerchi-nel-grano-e-pubblicazioni-scientifiche-un-equivoco...

saturn_3
00sabato 5 novembre 2011 18:01
Io vorrei conoscere il parere di Panizza riguardo alle Bols. Il cicap mi pare di capire che ridcolizza la questione. Però potrebbero esserci delle connessioni con le luci di Hessdalen o dei Monti Sibillini? Probabile siano fenomeni naturale però perchè rifutare l'esistenza di questi globi?

darktruth1.wordpress.com/2011/01/14/inghilterra-sfere-di-luce-fotografate-sopra-il-crop-circle-apparso-il-10...

Tralasciando il caso falso di Oliver's Castle, ci sono altri filmati che ritraggono queste sfere.

Barbury Castle 7 agosto 1999


Un altro video


Questo lo posto perchè il crop in anteprima è spettacolare ma penso in modo evidente di fattura umana. Potete visionarlo meglio al min. 0.20

eone nero
00sabato 5 novembre 2011 18:14
Saturn provo ad invitarlo qua, è una persona disponibilissima lo ricorderai dal vecchio Centrostudifortiani.it, devo dire che è molto serio nella ricerca come abbiamo visto anche dai due esaustivi articoli.

Per il CICAP mi trovi concorde, lo vedo come una struttura che partita con ottimi intenti se ricordiamo doveva smascherare maghi e fattucchiere che imperversavano in Italia, è finito con il dare dogmi in argomenti particolari senza approfondire adeguatamente le ricerche e gli studi, al punto di ricordarmi Margherita Hack.

Praticamente l'altra faccia della stessa medaglia dei believer.

Mi ha colpito l'ultimo articolo, che denuncia le modalità di acquisizione dei lavori scientifici da parte di determinate riviste scientifiche, nulla di nuovo sotto il sole, ma è giusto che si sappia.



saturn_3
00sabato 5 novembre 2011 19:06
Ma sbaglio o il Centrostudifortiani ha a che fare con Maurizio Cavallo? [SM=g8297]
Comunque ben venga.. un esperto in più non fa mai male. poi se lo certifichi tu... [SM=g2201342]
eone nero
00sabato 5 novembre 2011 19:20
Possibile, il centro era costituito da diverse anime, ora è chiuso, indagherò sulle connessioni con Cavallo [SM=g8180]

Grazie della dritta. [SM=g8320]
ufologo 555
00sabato 5 novembre 2011 19:53
(Per me siete tutti del ...) [SM=g1420769]






[SM=g8908]







eone nero
00sabato 5 novembre 2011 19:56
Re:
ufologo 555, 05/11/2011 19.53:

(Per me siete tutti del ...) [SM=g1420769]






[SM=g8908]










Magari fosse così arriverebbe anche lo stipendio a casa [SM=g10034]

Siamo oltre quei signori che sono spesso e sovente funzionali ai cialtroni, dato che gli uni non vivrebbero senza gli altri.

E poi se permetti abbiamo più bravura noi dei signori. [SM=j2201351] [SM=g2201341]


ufologo 555
00sabato 5 novembre 2011 20:44
Eonaccio! Quasi quasi non credo più nemmeno agli ...UFO!



(richard)
00sabato 5 novembre 2011 21:45
Re:
ufologo 555, 05/11/2011 19.53:

(Per me siete tutti del ...) [SM=g1420769]






[SM=g8908]










Massimo siamo rimasti io e te.......pero' non demordo.
Gli ufo ci sono ed esistono...pensa ai tuoi colleghi piloti ed ai loro incontri cosa ti raccontavano e ti chiedevano riservatezza ed anonimato sui loro nomi....l'hai detto tu!!
eone nero
00sabato 5 novembre 2011 21:58
Re: Re:
(richard), 05/11/2011 21.45:



Massimo siamo rimasti io e te.......pero' non demordo.
Gli ufo ci sono ed esistono...pensa ai tuoi colleghi piloti ed ai loro incontri cosa ti raccontavano e ti chiedevano riservatezza ed anonimato sui loro nomi....l'hai detto tu!!



Nessuno nega il fenomeno UFO, qua si cercano di evidenziare truffe e cattive fedi, come visto anche nel caso del tanto sbandierato Haselhoff, che talmente serio e preciso la ha finita a fare il cantante.

La ricerca non è credenza o fede o invasamenti medioevali, la ricerca è seria e scevra da tutto, Hynek ha insegnato, poi se vogliamo confutare anche lui facciamo prima ad occuparci di un allevamento di Pokemon.

Il CICAP come detto prima è l'altra faccia di una stessa medaglia, qua non c'è nessuno del CICAP, e come detto diverse volte siamo oltre loro dato che negano tutto per partito preso, come gli altri credono a tutto per partito preso.




iavon
00domenica 6 novembre 2011 01:31
Grazie eone nero, un bell'approfondimento su questo argomento.
Effettivamente di prove veramente concrete non sembra ne siano state trovate.
Rimangono i video delle sfere di luce, sempre se non sono stati manipolati o scambiati per qualcos'altro.
Tuttavia per me rimane comunque un velo di mistero.
eone nero
00domenica 6 novembre 2011 02:00
Re:
iavon, 06/11/2011 01.31:

Grazie eone nero, un bell'approfondimento su questo argomento.
Effettivamente di prove veramente concrete non sembra ne siano state trovate.
Rimangono i video delle sfere di luce, sempre se non sono stati manipolati o scambiati per qualcos'altro.
Tuttavia per me rimane comunque un velo di mistero.



Se ti riferisci ai filmati (Oliver Castle) sono falsi come monete da 3 euro, si è mosso anche il National Geographic a sbufalarli e qua Panizza ha smontato anche la teoria del cantante che si è atteggiato a scienziato.

Il velo di mistero lo hai causa i ciarlatani anche blasonati che con la complicità dei media spacciano i cerchi per veri, anche quelli dove ci sono prove al 100% che siano fatti da uomini, il business è stratosferico ho postato i links di un'associazione che si fa pagare 6.000 dollari americani per un tour in Inghilterra.



E' un'opera di computer grafica e le testimonianze false, ci hanno speculato a livelli incredibili.




Un bruttissimo falso e una brutta storia fatta per motivi commerciali, pure smentita anche in questa volta da Andrew Collins (cito un ricercatore credente non ambienti come il cicap)

www.andrewcollins.com/page/news/777.htm

Si è trattata di una bella truffa, da un esame del DVD è emerso che il campo di grano era addirittura un'altro, questo ha portato ad un litigio tra Terje Toftenes (autore del documentario su dvd) e Win Keech e Gary King che avevano architettato il video ingannando anche lui.

Vai a pagina 50 di questo libro ed inizi a farti un'idea di quanto è marcio l'uomo e di quanto siano marci i media.

La verità sui Cerchi nel Grando: Tesi e confutazioni di un fenomeno discutibile Di Leonardo Dragoni

tinyurl.com/5r3vt4s

Anche a me sarebbe piaciuto che la realtà fosse diversa.

AlyxVance
00domenica 6 novembre 2011 04:45
Eone, grazie per la risposta. la parte sognatrice/possibilista che c'è in me mi suggerisce che alcuni di questi crop circles siano di origini straordinarie, ma i tuoi post mi riportano dritta dritta con i piedi per terra [SM=g8320]
saturn_3
00domenica 6 novembre 2011 11:32
Per Oliver's Castle ok! Ma gli altri filmati? Io ne ho postati un paio ma in un altro topic ne avevo postati un paio in più...Tutti falsi? Che io sappia non ci sono state altre analisi. O forse sì e io non ne sono al corrente?
_INSIDER_
00domenica 6 novembre 2011 11:38
(richard), 05/11/2011 21.45:


Gli ufo ci sono ed esistono...


Non è negato il fenomeno UFO, ma finora l'accostamento di tale fenomeno ad una intelligenza aliena e, peggio ancora, alla creazione dei crop circles è stata del tutto infelice.
C'è ampia e pacifica documentazione che spiega come tali formazioni non hanno MAI avuto nulla di misterioso ed anomalo, proprio nulla se non nelle menti degli speculatori che si sono succeduti di volta in volta.


_INSIDER_
00domenica 6 novembre 2011 11:43
saturn_3, 06/11/2011 11.32:

Per Oliver's Castle ok! Ma gli altri filmati? Io ne ho postati un paio ma in un altro topic ne avevo postati un paio in più...Tutti falsi? Che io sappia non ci sono state altre analisi. O forse sì e io non ne sono al corrente?


I primi due filmati che hai postato, io e Eone abbiamo avuto modo di osservarli qualche mese fa in altro forum. Non sono affatto falsi (si fa sempre confusione con questo aggettivo), è la natura di quegli oggetti che è stata abilmente interpretata come sfere di luce, ma non sono altro che volatili (si nota il battito delle ali) e, per l'oggetto fisso, un banale riflesso solare.


eone nero
00domenica 6 novembre 2011 11:46
Re:
AlyxVance, 06/11/2011 04.45:

Eone, grazie per la risposta. la parte sognatrice/possibilista che c'è in me mi suggerisce che alcuni di questi crop circles siano di origini straordinarie, ma i tuoi post mi riportano dritta dritta con i piedi per terra [SM=g8320]



Un tempo (da giovani [SM=g6794] ) si pensava forse sulle scie di Passaporto per Magonia che fossero le "Forze della Natura" ad costruirli, quindi largo spazio a Gnomi, Fate e Folletti, o almeno alle loro energie, sulla falsa riga delle leggende sui Fairy Circles.

I Fairy Circles o Cerchi delle Fate un tempo si credeva fossero loro a farli, sono un fenomeno naturale dovuto ai funghi chiamati Marasmius Oreades, che si dispongono in maniera circolare, altre di queste formazioni sono comparse in Namibia ma in questo caso sarebbero dovuti alle termiti e l'azione dell'Euphorbia Damarana.






[IMG]http://i44.tinypic.com/an0tc8.jpg[/IMG]

www.margheritacampaniolo.it/crop%202004/fairy_circles_della_nam...

Il sognare è meraviglioso, Esopo non avrebbe scritto millenni fa le sue favole, poi ci sono le favole per adulti, ma quando si ricerca la verità si lasciano da parte, poichè c'è tempo per crogiolarsi nel mondo di Fantasia. [SM=g8416]

Se uno Ama Sophia stà con i piedi per terra. [SM=g2201342]






Stefano Pa.
00domenica 6 novembre 2011 16:52
Grazie ragazzi per l'interessamento a quanto ho scritto.
Il centro studi fortiani non c'entra nulla con Cavallo (che comunque conosco personalmente). Era composto unicamente da me e dall'amico Cristian Vitali, poi ognuno ha preso la sua strada "professionale" perchè abbiamo un modo diverso di vedere le cose misteriose.
Il discorso sfere di luce è molto interessante.
Io credo che tante testimonianze non si possano liquidare facilmente (un po' come il discorso ufo).
Il problema è: cosa ci fanno li?
Io mi sono dato una risposta, naturalmente non può avere la medesima oggettività dei 3 articoli che ho scritto, dove credo sia difficile confutare certe affermazioni.
Spiegare le balls vuol dire avventurarsi fuori dal seminato del certo e dello scientifico, si tratta di speculazioni basate su diversi (chiamiamoli) indizi.
Se uno studia i misteri un po' deve buttarsi, a patto di non spacciare per certezze quello che scrive.
Farò un articolo ma mi ci vuole tempo per dare un minimo di credibilità alla cosa.
Il prossimo credo che sarà invece su un'altra delle panzane tanto care agli appassionati: le mosche morte.
In riguardo al Cicap, credo che uno dei più grandi errori che facciano coloro che si occupano di mistero sia ignorare quello che fa (ed in generale la letteratura scettica).
E' fondamentale per farsi un'idea chiara e soprattutto equilibrata dei vari argomenti.
Ciao! [SM=g1420768]

Stefano Panizza
saturn_3
00domenica 6 novembre 2011 17:08
Piacere Stefano e benvenuto. Grazie per aver accettato l'invito a partecipare a questo forum! Attendiamo sviluppi per quanto riguarda i tuoi interessanti articoli!
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:57.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com