Scusate l'ennesimo doppio post, ma non potevo più modificare il precedente. Ho letto
la storia della foto su Segnalidalcielo, e non ho potuto fare a meno di sentire l'urgente bisogno di commentare queste poche righe:
[omissis] In base allo scambio che abbiamo avuto abbiamo ipotizzato che se quell’essere fosse stato visibile ad occhio nudo, probabilmente lo avrebbero visto tutti i presenti e quindi, evidentemente, stava vibrando ad una frequenza più alta dello spettro visivo umano. Abbiamo riflettuto su come fosse stato possibile che fosse rimasto impresso sulla foto e per lo più, così nitidamente.
Ne colgo l'occasione per spiegare più o meno come funziona uno spettro, visto che viene tirato in ballo sempre più spesso, iniziamo con un'immagine che rende più semplice il tutto:
P.S. scusate la digressione, ma quando non ne puoi più di leggere certe cose, non ne puoi più...
Soffermiamoci sulle due frecce che puntano verso direzioni opposte: Quella più in basso indica la frequenza, misurata in Hz, mentre quella più in alto indica la lunghezza d'onda, ovvero la distanza tra due massimi o minimi della curva dell'onda. Generalmente, per un'onda semplice, si può prendere a modello una funzione matematica come il
seno (
) che ha il tipico andamento:
la distanza tra due picchi qualsiasi, ma consecutivi, è detta lunghezza dell'onda. Brevemente, la frequenza rispecchia il tempo che l'onda ci mette a passare da un picco all'altro (detta così è brutta, ma rende l'idea).
Lo spettro del visibile nella prima immagine è quel minuscolo segmento che cade nell'ordine dei nanometri.
I tizi della foto sostengono che l'essere "vibrava" (termine orrendo) a frequenze che si scostano da questo intervallo dell'UV visibile, più alte.
Bene.
Guardiamo cosa c'è di più alto: l'ultravioletto.
Ora, partiamo dal presupposto che l'essere sia fatto di atomi (che non mi vengano a dire che potrebbe essere fatto di antimateria, etere o robe varie).
Se l'essere "vibrava" a frequenze più alte, ciò significa che gli atomi che lo componevano assorbivano una quantità di energia più alta per poi restituirla in ultravioletto.
Mi spiego meglio: se io ho una pentola sul fuoco, non posso pretendere che mettendoci sopra una mano l'acqua bolla prima, perchè il calore della mia mano è inferiore a quello della fiamma e il calore passerà dalla pentola alla mia mano secondo i famosi principi della termodinamica, cioè mi brucerei la mano.
In natura succede lo stesso: per "emettere" un'onda di alta frequenza, cioè con corta lunghezza d'onda, ho bisogno di una energia superiore in entrata, cioè di un'onda di frequenza ancora più alta.
Poichè i filtri ottici delle macchine riescono a "vedere" l'ultravioletto in casi in cui ce ne è molto (vedi le foto controsole o in montagna), questi signori hanno pensato che fosse lecito pensare che anche gli alieni invisibili possano essere ripresi da una semplice macchina fotografica compatta.
Ripeto, in casi in cui l'UV è
forte, si ha un effetto di blurring sulle foto, un po' come se ci fosse foschia. Attenzione, foschia, non palline colorate che saltellano allegramente per la foto.
Cosa ci vorrebbe allora per vedere qualcosa nello spettro dell'ultravioletto? Non ne so quasi nulla di fotografia, ma di ottica sì, perciò dico la mia, o quello che immagino sarebbe il risultato: ci vorrebbe un segnale così forte da impressionare il sensore. Questo si tradurrebbe nel fatto che l'alieno arriverebbe a prendere l'energia delle onde ancora superiori (OCCHIO: sono i raggi X!) per emettere una serie di onde tamente forti da impressionare il sensore e rendere una "forma" tangibile.
Ricapitolando (e concludo): Chi ha scattato la foto ha ripreso un essere che non assorbe, nè restituisce nel visibile (e già qui ce ne sarebbe da dire), che restituisce radiazione nell'ordine dell'ultravioletto/Raggi-X, e che ha impressionato in modo perfetto (anche più a fuoco del resto della foto!) il sensore (che normalmente è tarato per escludere un po' di ultravioletto con i filtri).
Vedete voi, e è possibile credere a gente del genere!