Emarginato chi studia i problemi dei vaccini: il caso Montinari

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Lachaise-L-N-
00venerdì 6 febbraio 2009 13:11
Pur essendo i vaccini dei "farmaci" preventivi che hanno debellato alcune delle peggiori malattie esistenti e salvato milioni di vite, su internet si incontrano notizie inquietanti sui problemi causati dai questi e dei cui rischi si dovrebbe, a nostro parere, essere più consapevoli, al fine di migliorare i vaccini stessi. La credibilità di tali notizie è legata a molti fattori. Uno dei fattori che, a nostro parere, va a favore della credibilità dei personaggi coinvolti consiste nell'utilità del lavoro sociale da questi svolto. Nel caso del Prof. Massimo Montinari, Medico Chirurgo, Medico Principale della Polizia di Stato, Specialista in chirurgia pediatrica, chirurgia d'urgenza e Pronto Soccorso, studioso italiano emarginato per i suoi studi sui vaccini, abbiamo riscontrato l'esistenza di un sito che testimonia del suo lavoro per la cura dei bambini autistici: www.comitatomontinari.org/ . In questo servizio proponiamo la lettura e l'ascolto di materiale presente su internet, su cui non esprimiamo giudizi ma che lasciamo alla vostra libera valutazione. F. L.
Intervista di Striscia la notizia al Prof. Montinari in cui si parla della presenza di metalli pesanti nei vaccini (il mercurio viene usato nei vaccini come conservante).

blog.libero.it/CURAMONTINARI/1929177.html
Due Domande Personali al Dottor Massimo Montinari
· Lei è stato spesso oggetto di calunnie e cattiverie. Molti hanno cercato di boicottarla e di screditarla. Perchè secondo Lei c'è questo "accanimento" nei suo confronti?

Non è proprio così, non sono stato oggetto di calunnie e cattiverie, ma di una vera persecuzione che ha avuto inizio nel 1995 quando osai presentare in un congresso a Genova, presso l'Università, un mio lavoro in cui proponevo uno studio sulle encefalopatie immunomediate , tra cui erano presenti alcuni casi di bambini affetti da Sindrome Autistica, che avevano una stretta correlazione con la somministrazione di vaccini. Non conoscevo quell'ambiente, provenivo dalla ricerca chirurgica, immunogenetica, mi interessavo di trapiantologia e oncologia pediatrica, le mie osservazioni cliniche su questi bambini derivavano dalla mia personale esperienza ospedaliera presso il Policlinico di Bari. Proponevo uno studio che coinvolgesse più centri universitari per confermare o meno le mie osservazioni cliniche. Fu un disastro! Gli organizzatori del convegno fecero allontanare alcune emittenti televisive presenti, annullarono una conferenza stampa per il giorno seguente e, cosa ancor più grave, venni avvicinato con modi mafiosi da alcuni pediatri di Genova, presenti al convegno che, con atteggiamento minatorio mi invitarono al silenzio. Avrebbero avvertito il Direttore del Dipartimento pediatrico di Bari, al quale afferivo, per non farmi più parlare. Mi sembrava tutto inverosimile, ma divenne tragicamente reale. Conservo gelosamente ancora i loro nominativi, nella vita ci si può sempre reincontrare...

In quella occasione avevo toccato il cuore di interessi farmaceutici enormi, e non lo sapevo. Erano presenti igienisti di chiara fama,molto legati a multinazionali del farmaco, pediatri in carriera che , con i propri Istituti, partecipavano a sperimentazioni di vaccini e farmaci: in gergo mafioso si potevano definire dei "pezzi da 90". Tutto questo lo capii dopo, non poteva essere vero, non l'avrei mai immaginato. Già nei giorni seguenti al mio rientro a Bari potei tastare con mano quello che non potevo supporre: l'inizio dell'isolamento professionale, giorno dopo giorno.

La mia salvezza era il ruolo di Aiuto Ospedaliero che ricoprivo,non dipendente dall'Università, nonchè una certa unicità specialistica nella gastroenterologia chirurgia pediatrica che non potevano annullare con facilità. Assistevo in ospedale tantissimi bambini, non rifiutavo nessuno, non avevo un mio studio privato, lavoravo soltanto per il Pubblico, non avevo rapporti con multinazionali e non ricevevo "viaggi premio" da informatori farmaceutici.

Ricordo che diversi colleghi pediatri mi facevano visitare i propri figli di nascosto, senza che il loro Direttore sapesse nulla, altrimenti gli avrebbe "stroncato la carriera". Lavorare ogni giorno, per anni, in un clima simile, certamente non era facile. I miei collaboratori hanno subito la stessa sorte: una collega virologa che aveva osato "pubblicare" con me ha perso l'insegnamento, boicottata dal suo Direttore igienista al concorso per il primariato. Ho provato cosa vuol dire "mafia sanitaria", documentando tutto; un accanimento quotidiano che mirava a screditarmi professionalmente. Avevo soltanto proposto uno studio clinico, ma mi ritrovai addosso il "marchio" di "untore", di colui che non voleva far vaccinare, di colui che voleva diffondere le malattie infettive. Affermazioni gravi, tutte costruite ad arte, calunnie che non trovavano un responsabile da identificare con nome e cognome. Finanche taluni informatori farmaceutici di vaccini, nelle loro "visite" ai medici, usavano il mio nome come esempio da aborrire.

Screditare un professionista con l'arma della calunnia è molto pesante da accettare: il danno subìto è stato enorme. Ho sempre archiviato tutto, tanto da poter disegnare un percorso "a tappe" che mi ha condotto ad individuare i mandanti: persone "autorevoli" , tutte legate all'industria del farmaco, garantiti da un potere difficilmente scardinabile.

Eppure non avevo mai fatto alcuna campagna contro le vaccinazioni, avevo soltanto proposto uno studio clinico. Avevo involontariamente sfiorato interessi economici fortissimi. Ma in questo clima ho continuato ad andare avanti,a raccogliere dati, a seguire sempre più bambini ammalati, a studiare con alcuni colleghi come "carbonari". Anche l'accesso a riviste scientifiche veniva bloccato, pubblicare i dati raccolti diventava impossibile tranne che presentarli nel corso di convegni medici "non accreditati". Ricordare quei momenti vissuti non è bello, particolarmente quando devi lavorare e difenderti per qualcosa che non hai mai fatto. Difendersi dalla calunnia è la cosa più difficile, e lavorare in questo clima in cui qualcuno aspetta un tuo "scivolone" è durissimo. Studiare soluzioni terapeutiche nuove, ricercare senza aiuti e fondi, impegnare le proprie risorse economiche, diventare Dirigente di Unità Operativa senza apparecchiature, avere a disposizione soltanto una stanza, una barella ed un comodino, credo sia il "top" dell'isolamento, ma per lavorare ho utilizzato apparecchiature personali, a disposizione dell'assistenza pubblica, finanche ho dovuto provvedere ad acquistare personalmente le sedie, la scrivania, il materiale di consumo. Una vergogna che documentavo giorno dopo giorno, decine di lettere, di richieste rivolte all'amministrazione che regolarmente restavano inevase, ma proseguivo con il mio lavoro, quotidianamente, senza retrocedere di un metro.

I canali della ricerca finanziata erano chiusi, ma continuavo ad archiviare dati su dati, a studiare le patologie autoimmunitarie del tubo digerente, la malattia celiaca, la correlazione con i DNA virus, l'azione dei vaccini sul tubo digerente e sul SNC. Tantissimi sono stati i casi risolti in ospedale, molti provenienti da regioni del Nord, abitualmente meta di pazienti meridionali.

In questi anni ho potuto documentare come anche una certa stampa ha avuto il "bavaglio" dell'informazione. Non era possibile parlare di danni vaccinali, dovevano passare nel silenzio: nessuno doveva parlare, il silenzio era d'obbligo. Un giorno venne in ospedale un inviato speciale di un noto settimanale italiano in seguito alla pubblicazione di un mio libro sull'autismo. Mi venne a trovare in reparto, un pomeriggio in cui era aperto l'ambulatorio. Restò in ospedale per alcune ore, vedendo il via vai di tantissimi bambini, alcuni dei quali affetti da enteropatie associate ad encefalopatie post-vaccinali. Non erano fantasmi, ma bambini veri, quei bambini che non fanno parte delle statistiche sanitarie propagandate dai media. Rimase sconvolto per quello che osservò, dalle testimonianze che vide sfilare innanzi ai suoi occhi nella sala d'attesa. Mi disse che in precedenza mi avevano descritto come uno "stregone" e che avrebbe scritto un servizio molto ampio su quanto da lui osservato. Apprezzai la sua sincerità, lo ringraziai, ma preannunciai che se avesse scritto "la verità" osservata, il suo editore non l'avrebbe mai pubblicata. L'articolo uscì, dopo tantissimo tempo, e non come l'aveva strutturato: un "servizio di inviato speciale" trasformato in una paginetta...Per telefono mi disse che c'era rimasto male, aveva subito pressioni: ne ero sicuro, e per me non fu una sorpresa.

E questo è soltanto un episodio, ce ne sono tantissimi da raccontare, tutti ben documentati.
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