Centrali nucleari al Torio

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fabik
00mercoledì 2 novembre 2011 17:19
Posto un paio di link riguardanti questa tecnologia.
Non parliamo di tecnologia di frontiera ma di qualcosa di assodato.
Niente scorie, o meglio le scorie decadono in pochissimo tempo ed energia a bizeffe visto che il Torio è sufficiente per far andare centrali nucleari per migliaia di anni.

I problemi?
1- le centrali necessiterebbero di un polo chimico vicino per essere approvvigionate, problema piccolo a mio avviso
2- Le centrali per entrare a pieno regime ci metterebbero anche 20 anni con le attuali tecnologie, tutti sappiamo però che investire in una tecnologia taglia questi tempi in genere
3- c'è ne è troppo, niente business...


it.wikipedia.org/wiki/Torio

daily.wired.it/news/scienza/2011/03/26/centrali-nucleari-to...

it.wikipedia.org/wiki/Reattore_nucleare_autofertilizzante

www.tecnologiaericerca.com/2011/04/11/nuove-centrali-nucleari-al-torio-sono-piu-sicure-e-a-minor-rischio-di-esp...
eone nero
00mercoledì 2 novembre 2011 17:47
Altre informazioni sulle centrali al Torio

www.greenstyle.it/centrali-nucleari-al-torio-vantaggi-e-svantaggi-2...

energyfromthorium.com/

www.focus.it/Tecnologia/energia/multimedia/Il_nucleare_pulito_30082008_1451_...

Mi ha colpito questo commento da un articolo su Archivio Nucleare


"Il ciclo del Torio presenta aspetti positivi e negativi. E’ molto più complicato da gestire (altissima radioattività), e anche meno stabile (l’ing. Romanello potrebbe spiegarti bene perchè): comunque molto complicato da capire (è spiegato proprio sui testi dell’Università di Pisa - non so se ci sono ancora in rete).

Il Torio ha però il vantaggio di essere più abbondante dell’Uranio (3-4 volte), ma il grosso svantaggio di essere solo un materiale “fertile” e non “fissile”: in pratica non è di per se un combustibile nucleare ma lo può diventare dentro un reattore. In pratica ha le stesse caratteristiche dell’uranio 238, che, però, non manca certo in natura e neanche come riserve: quindi il torio non è poi così importante.

Probabilmente in Italia sarebbe molto più facile autoprodurci del torio che dell’uranio, tutto lì, ma il problema è la costruzione di reattori capaci di bruciarlo direttamente (servono neutroni veloci - molto veloci - in pratica non è una strada percorribile) o di trasformarlo in un materiale fissile (l’uranio 233): quei reattori si chiamano “breeder” (quando parlo di IV generazione intendo (impropiamente) quelli).

Un’altro vantaggio è il tipo di scorie che produce, meno tossiche e meno resistenti nel tempo (ma dal mio punto di vista non è neanche questo un gran vantaggio, perchè anche l’uranio, se gestito bene…)

————-

Il metodo di Rubbia risolve un non problema - e qui non si capisce se l’amico “ci è, o ci fa” come dicono a Roma - che sarebbe quello del “controllo” del reattore: secondo lui lavorando con una massa “sottocritica” (vuol dire dire che senza un getto continuo di radiazioni prodotte dall’esterno il reattore si spegne) aumenterebbe la sicurezza essendo impossibile un’incidente di reattività (cioè un eccesso di reazione nucleare che possa distruggere il reattore).

Come ti dicevo, per una serie di questione secondarie, è vero il contrario. Il reattore alla rubbia potrebbe trovarsi a un certo punto con troppo combustibile e diventare incontrollabile (causa ritardi nella produzione del fissile) mentre un incidente di criticità nei reattori normali è comunque qualcosa di non particolarmente severo, in quanto l’innalzamento rapido della temperatura innescherebbe dei fenomeni in controreazione che spegnerebbero quasi subito il reattore anche senza l’intervento dele barre di controllo (fenomeni che comunque anche durante il normale funzionamento mantengono il reattore in condizione di “equlibrio” intrinsecamente stabile - per cui è ben difficile che possa scappare di mano - mi pare abbiano fatto esperimenti estraendo violentemente le barre di controllo per mezzo di esplosivi per studiarne il transitorio che non presenta grossi problemi, soprattutto nel caso dei reattori ad acqua leggera).

Come si è visto anche a Fukushima, il problema vero, quello che “non fa dormire” gli ingegneri nucleari, è lo smaltimento del calore residuo, che si forma per l’alta radiazione dei prodotti di fissione, nelle prime settimane (ma più che altro nei primi giorni) subito dopo lo spegnimento: non è qualcosa di di spaventoso e incontrollabile. E’ solo che gli elementi di combustibile scaldano e quel calore va portato via altrimenti il nucleo fonde (e quello che succede se poi il contenimento è fatto male lo si è visto a Fukushima, mentre se il contenimento è fatto bene lo si è visto a Three Mile Island).

Quindi rubbia dice in parte una cosa vera: il Torio è un bel materiale (anche nell’ottica della non proliferazione)
e dice una cavolata: col suo sistema si riduce il rischio nucleare."

www.archivionucleare.com/index.php/2011/03/16/reattori-bwr-incidente-nucleare-fukushima-...

fabik
00giovedì 3 novembre 2011 09:51
Il rischio è intrinseco a queste attività.
Il ciclo del petrolio e del gas sono ugualmente dannosi come lo è quello dell'uranio.
Recenti studi parlano anche di un rischio fotovoltaico perchè creare giganteschi parchi fotovoltaici "pare" potrebbe incidere sull'effetto albedo del pianeta.
I rischi si possono gestire, non è sufficiente dire che una cosa ha dei rischi per accantonarla.
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