Capelli D'Angelo

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Lachaise-L-N-
00sabato 21 febbraio 2009 10:34
...il mistero continua
di Antonio Bruno


Cosa sono i cosiddetti "capelli d'angelo", misteriosi filamenti biancastri, spesso associati ad avvistamenti UFO? La scienza, naturalmente, non accetta questa associazione e si appoggia alla teoria della "ragnatela", ovvero che i "capelli d'angelo" sono il prodotto di particolari specie di ragni migratori...

A sostegno di questa interpretazione, vi è la stagionalità con cui questo fenomeno si presenta ed anche un certo riscontro zonale che pare accordarsi con la migrazione di tali insetti.
Comune tela di ragno, dunque, come si legge nel sito del CICAP alla pagina:

www.cicap.org/new/articolo.php?id=101599

Nel caso di alcune recenti analisi riferite a rilievi avvenuti in Piemonte, però, non pare che le cose possano risolversi così facilmente.
"...le analisi chimiche finora condotte non confermano tale interpretazione." dice paolo Toselli su:

www.arpnet.it/ufo/ufote284.htm#2.

Ed ecco che, sempre cercando in Rete, trovo l'indagine analizzata da Giorgio Pattera (responsabile scientifico del C.U.N. per le analisi di laboratorio e le tracce al suolo), stimolata da un giovane di 17 anni della zona di Alessandria, che vi invito a leggere qui:

www.cifas.net/ricerche/bambagiaalessandria.html

Di tale pagina web, mi interessa sottolineare, in questa sede, i seguenti passaggi:

"La struttura e le caratteristiche di tali filamenti mostrano evidentemente che non si tratta di semplici ragnatele... - dice il giovane - ...diversi dossier in cui si trattava questo fenomeno, sempre collegato all'avvistamento, nelle medesime zone, di oggetti volanti non identificati."

Interessante che la coincidenza avvistamenti UFO-filamenti non sia stata minimamente considerata dal CICAP. Ma poteva essere diversamente...?

"Tali filamenti venivano sottoposti, d'intesa con un collega dei Laboratori CNR di Parma..." (dr. Franco Mari del Consigli Direttivo Scientifico del CUN).

"Tale indagine, i cui risultati rendevano superflui ulteriori accertamenti (in ogni caso impossibili, data l'esiguità del materiale a disposizione), mostrava inequivocabilmente che si trattava di filamenti non di origine biologica (come la sericina, prodotta dalle ghiandole degli Aracnidi, che si solidifica a contatto con l'aria, dando luogo alla 'ragnatela'), bensì di filamenti simili a quelli delle fibre tessili, di tipo non vegetale (es. cotone), ma sintetico (es. rayon). In particolare, detti filamenti presentavano lungo il decorso un'alternanza di segmenti chiari e di segmenti più scuri e la presenza, anche se non costante, di zone rifrangenti la luce; aspetto, quest'ultimo, tipico delle fibre tessili polimeriche di sintesi." (dr. Franco Mari)

Ancora non ci siamo, dunque, con le ragnatele...

Ma proseguiamo. Il ragazzo di cui sopra, volendo approfondire encomiabilmente le sue indagini, ha riferito che alcuni giorni dopo il fenomeno, i responsabili dell'ARPA (Azienda Regionale Protezione Ambientale) hanno dichiarato che si trattava nient'altro che delle famigerate ragnatele ma che...

"Fatti esaminare i campioni dei filamenti da due Professori (uno di chimica e uno di biologia) del mio istituto (I.T.C. Leonardo Da Vinci)..."
"...il loro parere è stato assolutamente discordante con quello fornito dall'ARPA: da quanto hanno potuto osservare sono giunti alla conclusione che non si tratta di un composto di derivazione biologica, bensì di una fibra sintetica (che loro non sono riusciti ad identificare attraverso gli strumenti a loro disposizione)."

Quindi, da due scienziati "al di là di sospetti di imbroglio" parrebbe provenire un'ulteriore smentita alla tesi ufficial-cicappina delle ragnatele.

Infine, l'osservazione conclusiva, pienamente condivisa da me, di Giorgio Pattera:

"...quando due o più ricercatori che non si conoscono, distanti fra loro, uno all'insaputa degli altri e viceversa, studiando lo stesso fenomeno giungono alle stesse conclusioni, la Scienza può ritenersi sufficientemente soddisfatta circa la veridicità dei risultati ottenuti."

Ci sembra interessante riportare adesso un articolo di Giorgio Pattera, pubblicato su "UFO Notiziario" Nuova Serie - N. 27 del Dicembre 2001:


Roma, venerdì 12 ottobre 2001, tra le 14.30 e le 16.30.
Un insolito fenomeno si produce nel cielo della Capitale: la caduta di un copioso quantitativo di misteriosi filamenti biancastri, in concomitanza col velocissimo transito ad alta quota di una formazione di oggetti volanti non identificati, puntiformi e luminosi (probabilmente riflettenti la radiazione solare). Un identico fenomeno è stato segnalato pure su Grosseto e in provincia di Arezzo.
L'evento non poteva non fare pensare al "classico" fenomeno della caduta - invariabilmente associata al passaggio degli UFO - della misteriosa sostanza biancastra nota come '"Angels' hair" nei paesi anglosassoni, "Fils de la Vierge" in quelli francofoni e "bambagia silicea" in Italia. Quest'ultima denominazione, assai più tecnica delle altre, scaturì dall'analisi chimica alla fiamma eseguita - subito dopo la caduta della sostanza - dal direttore dell'Istituto di Chimica Analitica dell'Università di Firenze Prof. Giovanni Canneri, il '27 ottobre 1954.
Notoriamente, in tale data, Firenze, Prato e la provincia di Siena furono sorvolate in pieno giorno da un paio di grandi ordigni volanti cilindrici di apparenza metallica da cui si staccavano a coppie oggetti più piccoli a forma di disco, simili al pianeta Saturno. Nel contempo dal cielo cadeva una sostanza biancastra e filamentosa simile a sfilacci di lana, che in breve si disfaceva e scompariva. L'analisi del Prof. Canneri indicò un composto chimico instabile a base di boro, silicio, calcio e magnesio che, se avesse rivelato anche una molecola di ossigeno, si sarebbe allora potuto definire "un vetro boro-silicico".
Il fenomeno, già segnalato nel 1952 in Francia, ad Oloron e Gaillac, doveva replicarsi durante l'"ondata" italiana del 1954 nella zona di Gela, in Sicilia. In seguito avrebbe interessato molte altre località in tutto il mondo.
Un cittadino dell'Urbe, appartenente al CUN, provvedeva tempestivamente a raccogliere e conservare alcuni di questi filamenti, "catturati" sul quartiere Prenestino. Il mattino seguente, tramite il Segretario del CUN Vladimiro Bibolotti, li faceva recapitare a Parma nelle mani del biologo Giorgio Pattera.
Il lunedì successivo lo stesso Pattera eseguiva le analisi del caso presso un Laboratorio del CNR e ne comunicava i risultati al Presidente del CUN, Roberto Pinotti; risultati che andiamo di seguito a riassumere.
"Il campione è stato osservato allo stereomicroscopio, a medio ingrandimento. Si è subito evidenziato che il materiale in oggetto non era in alcun modo riconducibile a composti minerali (tipo silicio, amianto, mica, etc.), ma con buona probabilità a filamenti di origine organica (dove il termine 'organico' sta per 'composti del carbonio'). Mediante l'illuminazione mobile, ruotandone via via il piano secondo varie angolazioni (laterale dx-sx, infero-superiore, antero-posteriore, etc.), si è potuto riscontrare che i filamenti (alcuni singoli ed isolati, altri avvolti a matassina) rifrangevano la luce incidente, a mo' di 'effetto prisma', scomponendola nei colori dello spettro. Inoltre tali filamenti apparivano come il risultato di una duplice azione esercitata su di un materiale 'plastico' in senso lato (polimero?), vale a dire elevata temperatura (senza combustione) associata a forze di torsione e trazione contemporanee.
Tanto per rendere l'idea, con un esempio molto terra-terra: sarebbe più o meno ciò che succederebbe ad un maldestro passeggero di un motoveicolo, il quale durante il viaggio appoggiasse malauguratamente i piedi calzanti scarpette da palestra sui tubi di scarico roventi del mezzo, anziché sulle apposite pedivelle. Al momento di scendere, la, suola di materiale sintetico (ad es. in poliuretano), che nel frattempo il calore avrebbe naturalmente 'sciolto', si sfrangerebbe in molteplici filamenti, che, una volta raffreddati, si distaccherebbero da entrambe le superfici".
In base a queste prime indagini, ancorché suffragate da scarne documentazioni, sarebbe lecito propendere per un'ipotesi per così dire "non-aliena" del fenomeno descritto, ma, al momento, non è dato sapere a quale causa far risalire, in alternativa, l'inusitata "pioggia" di tali filamenti sulle predette zone dell'Italia centrale.
Mentre i Carabinieri, tempestati di telefonate, si sono affrettati a dichiarare l'evento "del tutto normale" (?), restiamo in attesa dei risultati delle analisi effettuate su campioni similari da parte dell' ARPAT di Arezzo.

fonte: www.edicolaweb.net
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