Piu' che un testo di paleoufologia oppure di antichi astronauti, sembra un misto tra un racconto di fantascienza semiserio, una directory di potenziali OOPART ed eventi straordinari nel cielo, sui quali investigare in remoto da internet. La parte piu' "paleoufologica" é quella dell'astronauta di Palenque, per quanto nel testo non vi sia una vera e propria analisi della lastra di palenque. Dove c'é stato il primo paleocontatto?! Quando c'é stato? Perché? Quali sono le prove?! Che parametri di misurazione socioculturali si possono estrapolare?! Nessuna risposta da Kolosimo (come da Von Daniken) circa questi quesiti.
La frase piu' ragionevole di carattere generale del libro, che mi sento di condividere con questo precursore della paleoufologia, é senza dubbio questa:
Non dobbiamo credere, comunque, che gli eventuali atterraggi di mezzi spaziali si
siano susseguiti a ritmo sostenuto: è vero che le supposte testimonianze sono
numerosissime, ma esse si riferiscono a diverse epoche, con tutta probabilità molto
lontane fra loro.
Testimonianze cronologicamente sporadiche e sparse nel tempo, ed aggiungerei anche asperse geograficamente.
E' indubbiamente strano che nessuno della comunità scientifica non abbia trovato l'idea dei paleocontatti plausibile e non si sia messo a scavare bibliotecamente parlando, nel lontano passato della storia dell'uomo, per rintracciare anomalie, considerando che l'antropologia con i culti del cargo, emerse circa negli anni sessanta.
Tra i capitoli piu' intriganti c'e' sicuramente il capitolo VI pag.53 -UFO Polo sud 1958, UFO polo sud 1965
Un pomeriggio del 1958, nel corso dell'Anno Geofisico Internazionale, il geologo
statunitense W. ed un suo compagno si trovavano, con uno di quei piccoli veicoli
cingolati chiamati «Donnole», a breve distanza da una base stabilita sulla Costa Knox,
nell'Antartide. I due stavano chiacchierando e mettendo a punto alcuni strumenti
scientifici, quando scorsero improvvisamente, a poco più d'un chilometro in direzione
nord, un improvviso, violento turbine bianco. Stupefatti, si fissarono, quasi a chiedersi a
vicenda che cosa fosse. Non poteva trattarsi d'un fenomeno metereologico: la giornata
era splendida e, del resto, una perturbazione atmosferica non avrebbe certo potuto aver
luogo su un'area tanto limitata e tanto esattamente circoscritta.
Gli studiosi pensarono ai giapponesi o ai sovietici, sistemati nelle immediate
vicinanze del loro campo ed impegnali, quel giorno, in una serie di rilevamenti, ma non
riuscirono ad immaginare che cosa stessero facendo. Decisero d'andare a vedere, anche
perché temevano che ai loro colleghi fosse accaduto un incidente.
Avvicinandosi, gli americani si resero conto che il turbine era formato non da cristalli
di neve, ma d'una specie di vapore bianco caldo, dall'odore acuto, indefinibile. In mezzo
a quella nube che s'andava dissolvendo, scorsero una formazione a cupola, non più alta
di due metri, ma con un diametro di 810 metri circa, lucente come vetro.
«La prima idea che mi passò per la mente», racconta W., «fu che si trattasse d'uno
sconosciuto fenomeno del sottosuolo, forse d'origine vulcanica. Affascinato ed
allarmato nello stesso tempo, mi misi a correre verso la “cupola”. Dapprima pensai che
qualcuno mi avesse preceduto, poiché vidi due forme in movimento; ma subito dopo mi
si gelò il sangue nelle vene: non erano forme umane, erano “cose” rotonde, giallastre,
alte poco più d'un metro, simili a palloni mal gonfiati, che si muovevano goffamente sul
ghiaccio, barcollando e rigirandosi su se stesse.
«Accanto a loro o su di loro brillò una luce che mi sembrò quella d'una fiamma
ossidrica. Mi parve che una pallina scoppiasse davanti a me, sprigionando una rosa
crepitante di scintille azzurre. Preso dal panico mi voltai e mi misi a correre. “Scappa!”,
urlai al mio compagno, che era rimasto indietro. “Scappa, presto!”. Ci fermammo a guardare solo al riparo della “Donnola”. Vedemmo per qualche istante i riflessi della cupola, poi un altro turbine bianco. Nei cielo apparve un riverbero appena visibile; quando la nube si dissipò, non c'era più nulla sul ghiaccio».
Difficile dire
quanto il racconto sia verace, niente disegni, niente foto, un racconto di due persone che si conoscevano di già. Oppure un plot di fantascienza con nomi inventati?!
Nel 1958 non é statisticato traffico UFO. Viceversa piu' interessante apparirebbe il brano successivo
Gli avvistamenti d'oggetti volanti sconosciuti sul «Sesto continente» sono stati e sono
tutt'altro che rari. Clamoroso fu quello del luglio 1965, effettuato da scienziati, tecnici e
marinai di tre paesi, 34 circa il quale si ebbe, da parte argentina, il seguente comunicato
ufficiale: «La guarnigione della Marina dell'Antartide Argentina (Isola Deception) ha
osservato, il 3 luglio, alle 19.14 (ora locale), un gigantesco corpo volante a forma di
lente, in apparenza solido, di colore principalmente rossoverde, occasionalmente
cangiante in sfumature gialle, blu, bianche ed arancione. L'oggetto si muoveva in una
traiettoria a zigzag verso est, cambiando però corso varie volte verso ovest e nord a
velocità diverse, senza emettere suoni, e passando a 45° sull'orizzonte, ad una distanza
di 1015 chilometri dalla base. Nel corso delle manovre compiute dall'oggetto stesso, i
testimoni hanno potuto rendersi conto della sua tremenda velocità, nonché del fatto che
esso si è librato, immobile, per circa 15 minuti, ad un'altezza di circa 5000 metri».
dato che nel 1965 é statisticato traffico insettoide e saurico ed il racconto appare piu' credibile e potenzialmente piu' misurabile e verificabile.