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[Rubrica] [In corso] Guerra: armi e tecnologie.

Ultimo Aggiornamento: 25/11/2015 19:46
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26/08/2014 11:25

Patrol Boat Riverine
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La Patrol Boat Riverine, o semplicemente PBR, era un’imbarcazione a scafo rigido utilizzata dall’US Navy per il pattugliamento ed il controllo dei corsi d’acqua e dei litorali.
Entrata in servizio nel 1966, venne largamente utilizzata in Vietnam.
La PBR aveva uno scafo in vetroresina che, unito ai due motori Detroit Diesel con idrogetto Jacuzzi, gli permetteva di operare in acque basse e piene di ostacoli. Infatti il pescaggio a pieno carico era di soli 60cm.
Queste imbarcazioni erano molto agili, capaci di virare in spazi ridotti e effettuare rapide accelerazioni e decelerazioni.
Vennero costruiti complessivamente circa 500 esemplari, divisi in due versioni: Mark I e Mark II.
La Mark I era la versione base. La Mark II era leggermente più grande della PBR base, era dotata di un sistema di propulsione migliorato che riduceva le possibilità di incaglio e montava delle protezioni in alluminio per resistere all’usura.

Caratteristiche tecniche.
La Patrol Boat River, versione base Mark I, era lunga 9.4m e larga 3.2m. La versione Mark II invece era lunga 9.8m e larga 3.5m.
La velocità massima era di 53km/h. L’equipaggio era generalmente composto da quattro uomini.
Le imbarcazioni potevano essere armate in maniera differente: una configurazione prevedeva una torretta rotante posizionata a prua che montava una coppia di mitragliatrici Browning M2 da 12.7mm, una mitragliatrice M60 da 7.62mm posizionata a poppa e un lanciagranate da 40mm posizionato sempre a poppa.
All’occorrenza, al posto del lanciagranate poteva esserci un’altra mitragliatrice M60 oppure una mitragliatrice Browning M2. Su alcune unità venne montato un cannone da 20mm e, su altre, un mortaio da 60mm.
Il ponte di comando, come anche le postazione per le M60, erano protetti da una leggera corazzatura in ceramica.

Impiego operativo.
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Le PBR vennero utilizzate in Vietnam tra il 1966 ed il 1971 per controllare il traffico fluviale del Vietnam del Sud ed intercettare i rifornimenti d’armi e materiali diretti ai Viet Cong. Si trattava dell’imbarcazione più comune della River Patrol Force, la Task Force 116.
Nel momento di massimo dispiegamento ne vennero impiegate contemporaneamente circa 250.
Venivano utilizzate spesso in prima linea, come nel delta del fiume Mekong o lungo il fiume Saigon. Per questo motivo erano coinvolte continuamente in scontri a fuoco con le truppe di terra e le imbarcazioni nemiche.
Le PBR, oltre per intercettare e bloccare i rifornimenti di armi del nemico, venivano utilizzate per inserire ed estrarre gli uomini dei Navy SEAL dalle zone di combattimento.
La 458th Trasportation Company dell’US Army utilizzò queste imbarcazioni per il trasporto di munizioni, equipaggiamenti e viveri.
Dopo la fine della guerra le PBR vennero ritirate e solamente una ventina di Mark II rimasero in servizio.
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26/08/2014 13:19

Storia dei carri armati



[Modificato da (richard) 26/08/2014 13:20]
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27/08/2014 14:05

Russian army / Super Tank T-90

Il piu' poderoso dei carri russi in azione!




I 6 migliori carri armati del mondo [SM=g3061043]



[Modificato da (richard) 27/08/2014 14:07]
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28/08/2014 11:24

D-Day: Lo sbarco ora per ora

Il termine D-Day viene usato genericamente dai militari anglosassoni per indicare semplicemente il giorno in cui si deve iniziare un attacco o una operazione di combattimento, ma viene spesso usato per riferirsi allo sbarco in Normandia del 6 giugno 1944, che segnò l'inizio della liberazione dell'Europa continentale dall'occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale. [SM=g3061043]

[Modificato da (richard) 28/08/2014 11:26]
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29/08/2014 14:21

il primo carro armato della storia che fu .......

Progetto del Carro Armato di Leonardo da Vinci

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31/08/2014 09:15

Tiger I. Carro armato pesante.

Protagonista delle forze corazzate tedesche nel secondo conflitto mondiale.

Il Panzer VI Tiger I (abbreviazione di Panzerkampfwagen VI Tiger I, numero di identificazione dell'esercito Sd.Kfz. 181) fu uno dei più famosi carri armati pesanti prodotti dalla Germania durante la seconda guerra mondiale. Sviluppato nel 1942 in risposta ai mezzi corazzati messi in campo dall'Unione Sovietica, fu il primo carro armato della Wehrmacht a montare un cannone da 88 mm e venne impiegato, solitamente in battaglioni corazzati indipendenti, in tutti i fronti di guerra.

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01/09/2014 12:30

Armi D'Elite - Fucili Da Cecchino

Fucili Da Cecchino

Armi micidiali in mano ad uomini speciali!! [SM=g3061043]

[Modificato da (richard) 01/09/2014 12:30]
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02/09/2014 18:05

armi dal futuro

Riprese dal vivo nella guerra in Iraq

armi sperimentali: laser ed onde d'urto

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03/09/2014 18:58

Interessante il documentario sulle nuove armi (laser, microonde, ecc).
Mi sono guardato tutte e tre le parti.
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03/09/2014 20:26


Gli Americani non per niente sono......."AMMERICANI".....alla Alberto Sordi!!! [SM=g3061043]
[Modificato da (richard) 03/09/2014 20:28]
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07/09/2014 10:32

una carrellata delle armi moderne in dotazione agli eserciti



top 20.i migliori fucili d'assalto al mondo [SM=g3061043]

[Modificato da (richard) 07/09/2014 10:34]
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12/09/2014 14:53

Armi Del Futuro - "Armi Intelligenti" Parte1

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12/09/2014 19:50

Re: armi dal futuro
(richard), 02/09/2014 18:05:


Riprese dal vivo nella guerra in Iraq

armi sperimentali: laser ed onde d'urto




Veramente un ottimo video, complimenti richard. Il fatto che si siano presi la briga di raschiare il terreno e sostituirlo con altra terra vergine dice molto. Tutto questo getta un ombra sinistra sui casi di mutilazioni animali, su quello di Canneto di Caronia ma anche su altra roba.


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14/09/2014 11:05

Le 10 armi più potenti del mondo

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Utente Master
26/10/2014 15:48

C’è un sottomarino russo in Svezia?
Forse non molti lo sanno ma questa settimana nelle acque svedesi si è svolta una caccia ad un sottomarino fantasma degna del miglior libro di Tom Clancy e che ci ha riportato indietro negli anni fino alla Guerra Fredda.

Questo articolo è del 22 ottobre.


La storia di sospetti, misteri e teorie fantasiose che sta facendo litigare Svezia e Russia, e che sembra uscita dagli anni della Guerra Fredda

Da qualche giorno i giornali di mezzo mondo si stanno occupando di una storia piuttosto strana e ancora molto misteriosa: un “retaggio della Guerra Fredda”, l’ha definita il Washington Post. La storia è questa, in sintesi: al largo delle coste della Svezia è stato avvistato un sottomarino straniero che si sospetta appartenere alla Russia. Il governo russo ha negato di aver violato le acque territoriali svedesi, e fonti del ministero della Difesa russo hanno detto che si tratta probabilmente di un sottomarino olandese. Il governo olandese ha a sua volta smentito, dicendo che l’esercitazione militare che stava svolgendo in Svezia si è conclusa venerdì e al momento del primo avvistamento il mezzo olandese Bruinvis si trovava già ancorato a Tallinn, in Estonia.
Col passare dei giorni le segnalazioni – e le teorie – sono aumentate: per esempio alcuni giornali locali hanno scritto che nell’arcipelago svedese è stato avvistato un uomo “vestito di nero”, che dicono (piuttosto fantasiosamente) potrebbe essere una spia russa. Altri giornali locali hanno ricostruito la storia in maniera diversa: hanno scritto che i militari svedesi hanno intercettato una richiesta di aiuto da un sottomarino russo che probabilmente è rimasto in qualche modo incagliato sott’acqua. Il giornale Snenska Dagbladet ha scritto invece che la Svezia ha intercettato messaggi criptati tra l’arcipelago di Stoccolma e Kalingrad, l’enclave russa tra Polonia e Lituania con accesso al mar Baltico dove si trova il quartier generale della flotta russa nel Baltico.
La realtà, almeno finora, è che non ci sono prove definitive della presenza del sottomarino nelle acque territoriali della Svezia, e tantomeno della sua eventuale provenienza. La storia ha comunque già provocato una rapida e significativa reazione da parte del governo svedese. Il ministro della Difesa della Svezia ha detto che una squadra militare di 200 persone ha cominciato le ricerche del sottomarino – soprattutto nei pressi di Stoccolma – affiancata anche da elicotteri e navi dragamine. Secondo il governo svedese si tratta del più grande impiego di forze in un’operazione di questo tipo dalla fine della Guerra Fredda.
Ci sono dei precedenti: diversi giornali svedesi hanno ricordato come negli anni Ottanta, in piena Guerra Fredda, i russi furono accusati diverse volte di avere mandato propri sottomarini nelle acque territoriali della Svezia. L’episodio più famoso accadde nel 1981 ed è ricordato come l’incidente “Whisky on the rocks”: un sottomarino sovietico si incagliò nelle acque vicino a una base navale svedese a Karlskrona, sulla costa baltica meridionale. Si trattava di un sottomarino di classe Whisky, che non trasportava armi nucleari (anche se si sospettò il contrario), ma l’incidente fece aumentare i sospetti che alcune navi del Patto di Varsavia svolgessero attività di spionaggio nelle acque svedesi. Nel 1990 uno studio [PDF] diffuso dal think tank statunitense Rand Corporation sostenne che l’Unione Sovietica aveva “condotto operazioni con sottomarini nelle acque della Svezia senza sosta dalla Seconda guerra mondiale”.
La storia degli avvistamenti del sottomarino russo – rinominata da molti utenti dei social media “The Hunt for Reds in October”, simile al titolo del celebre film “The Hunt for Red October” (“Caccia a ottobre rosso”) – ha implicazioni politiche che potrebbero diventare rilevanti, soprattutto per le relazioni diplomatiche molto tese che si sono sviluppate negli ultimi mesi tra Occidente e Russia. Le tensioni non riguardano solo la crisi in Ucraina orientale: per esempio martedì la NATO – l’organizzazione per la collaborazione nella difesa che durante la Guerra Fredda era opposta al Patto di Varsavia – ha detto di avere usato un suo caccia per il secondo giorno consecutivo con l’obiettivo di intercettare un aereo militare russo che sorvolava il Mar Baltico. La Svezia non fa parte della NATO ma è membro dell’Unione Europea, formata per la maggioranza da stati membri della NATO.
All’inizio di quest’anno Wilhelm Unge, il capo degli analisti dell’unità anti-terrorismo dell’agenzia di intelligence svedese Säpo, ha detto ai giornalisti che la “Russia è il più grande agente di intelligence in Svezia”. La maggior parte degli analisti sostiene però che l’agitazione che sta creando questa storia, almeno stando alle informazioni finora disponibili, è eccessiva. Ingela Nilsson, portavoce del ministro della Difesa svedese, ha ridimensionato l’intera vicenda dicendo al New York Times: «Non penso che una persona normale abbia paura che la Russia ci possa invadere. Le persone sono molto più preoccupate per ebola».


Fonte: Il Post
www.ilpost.it/2014/10/22/sottomarino-russo-svezia/
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03/11/2014 16:48

Ricercatori nell'Artico fotografano un sottomarino russo

Ritorno a parlare della "guerra" per il controllo dell'Artico, argomento che ho trattao già in passato con un paio di articoli.
Questa volta due ricercatori norvegesi si sono trovati davanti un sottomarino russo.


La foto scattata dai due ricercatori.
[IMG]http://i62.tinypic.com/4lkikx.jpg[/IMG]


Due norvegesi impiegati in un test scientifico si sono trovati davanti un battello Orenburg classe Delta mentre continua la lotta per il controllo dei ghiacci.

Sopra e sotto i ghiacci dell’Artico. I russi contro gli occidentali. Con storie da romanzo. Partiamo dall’episodio più intrigante. E’ il 16 ottobre, due ricercatori norvegesi, Yngve Kristoffersen e Audun Tholfsen impegnati in test nella zona artica annotano sul loro blog aperto a tutti: «Alla sera abbiamo avvistato una luce in lontananza. E’ risultato essere un sottomarino emerso. Queste le coordinate: 89° 17.5’ N, 172° 42.9’ W. Non siamo stati in grado di identificarlo». Però lo hanno fotografato prima che sparisse sotto il pack e l’immagine è stata pubblicata dal quotidiano Telegraph. Un frammento incredibile che ha suscitato interesse ma anche perplessità. E’ davvero andata così?

Mosca in missione tra i ghiacci.
Gli esperti hanno cercato di identificare il sottomarino. Dopo aver esaminato con attenzione la foto hanno emesso il verdetto: è il russo Orenburg della classe Delta, un vecchio battello che la Marina utilizza per gli esperimenti. Una presenza in linea con la strategia di Mosca decisa a “marcare” questo spazio strategico. Il Ministero della Difesa ha appena annunciato la futura apertura di 10 stazioni radar e di 13 piste, con l’invio di militari e scienziati. Poche settimane fa, una flottiglia composta da sei grandi unità ha intrapreso una missione nella regione, in attesa di ricostruire avamposti, come quello a Kotelny, in Nuova Siberia, una base chiusa negli anni ‘90. Entro la fine del 2017 il Cremlino conta di schierare due brigate che risponderanno agli ordini del Comando Nord. Militari da impiegare in un reticolo di postazioni indicate in modo preciso dal ministero della Difesa.

Le contromosse.
I rivali di Mosca fanno le loro contromosse. Le forze di Canada, Usa, Norvegia sono molte attive. Oslo ha spesso mobilitato la sua nave per l’intelligence, la Marjata. Un’unità zeppa di apparati elettronici, in grado di monitorare anche le attività subacquee. A bordo 16 marinai ed una trentina di tecnici. I russi l’hanno ribattezzata “Masha” e, in questi anni, l’hanno tenuta d’occhio. Tra un paio d’anni i norvegesi contano di schierare la nuova Marjata. E’ stata costruita in Romania e successivamente trasferita in Norvegia per l’allestimento, con un passaggio attraverso il Bosforo che non è sfuggito agli appassionati di questioni navali. Una “macchina” poderosa, assicurano gli analisti, che potrebbe essere integrata nel sistema di difesa statunitense. Giochi di spionaggio in acque gelide. Con incursioni e avvistamenti veri o presunti di battelli “nemici”. L’ultimo caso ha riguardato la Svezia che ha denunciato la violazione delle proprie acque territoriali da parte di un misterioso minisub, forse russo. Accusa respinta da Mosca.

Passi indietro.
Come abbiamo raccontato su Corriere.it in settembre, gli Stati Uniti hanno trasferito di recente grandi quantità di materiale bellico in Norvegia, blindati e tank posizionati in enormi caverne e pronti all’uso in caso di un aggravamento della crisi. Nuovi mezzi che si aggiungono a quelli trasferiti nel corso degli anni. Inoltre i sottomarini nucleari Usa hanno condotto esercitazioni nella regione artica dove l’avversario erano, ovviamente, gli “squali” russi. Missioni alle quali è stato dato un grande risalto mediatico per mandare un messaggio al Cremlino. E’ chiaro che nessuno è disposto a fare passi indietro.


Fonte: Corriere della sera.it
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03/12/2014 16:48

Ultime notizie dalla guerra allo Stato Islamico.
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La bomba sporca dell’ISIS.

Un jihadista britannico, Hamayun Tariq, 37 anni, originario di Dudley nelle Midlands occidentali e da mesi in Siria, ha reso noto sul web che lo Stato Islamico sarebbe in possesso di una cosiddetta “bomba sporca”. Secondo l’edizione domenicale del tabloid Daily Mirror l’arma sarebbe stata realizzata con 40 chili di uranio trafugato dai depositi dell’università di Mosul, la seconda città irachena conquistata in giugno dagli uomini di Abu Bakr al-Baghdadi. Una “bomba sporca” o “arma radiologica” è un ordigno realizzato con un nucleo di esplosivo convenzionale circondato da uranio o altro materiale radioattivo capace di contaminare un’area di diverse centinaia di metri di raggio. Fonti dei servizi di sicurezza britannici valutano che sia quasi impossibile fare arrivare un’arma simile in un Paese occidentale, mentre sarebbe facile impiegarla in Iraq o Siria. Non è certo la prima volta che circolano notizie circa il possesso di “bombe radiologiche” da parte dell’IS. Il furto del materiale radioattivo a Mosul era stato reso noto per primo dall’ambasciatore iracheno all’Onu, Mohamed Ali Alhakim, in una lettera inviata l’8 luglio scorso al Segretario generale Ban Ki-moon.

Fonte: AnalisiDifesa.it



L’esercito fantasma di Baghdad.

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Sembra impossibile ma nell’esercito iracheno ci sono almeno 50 mila soldati fantasma, cioè inesistenti ma che vengono comunque pagati. Cioè qualcuno prende lo stipendio al posto loro.
Il tutto è emerso da un’indagine voluta dal governo di Haider al-Abadi. Le indagini sono ancora in corso e potrebbero scoprire altri soldati inesistenti, quindi la cifra potrebbe essere anche maggiore.
Questo è un ulteriore dato che dimostra quanta corruzione ci sia nelle forze armate irachene, nelle quali gli USA e gli alleati europei hanno investito miliardi di dollari.
Lo scandalo dei soldati fantasma era già emerso nel 2004 quando i consiglieri militari della Coalizione che stavano formando il nuovo esercito iracheno avevano riferito di come i comandanti di reggimenti e brigate gonfiassero gli organici dei reparti per incassare gli stipendi dei soldati inesistenti. Oltre a questo, gli ufficiali chiedevano anche il pizzo ai propri soldati che dovevano versare loro parte della paga.
Al-Abadi ha detto che quella di far cessare la pratica dei soldati fantasmi è una priorità e che tutti i responsabili di questo fenomeno verranno identificati e puniti. Da quando ha assunto il potere al-Abadi ha cacciato e sostituito decine di ufficiali che erano operatiti negli anni in cui è stato primo ministro il suo predecessore, Nouri al Maliki.

Fonte: www.analisidifesa.it/2014/12/baghdad-scopre-solo-ora-di-asvere-un-esercito-f...




Pentagono: "Anche Teheran impegnata in raid contro ISIS.”

Gli attacchi aerei contro i jihadisti sarebbero però gestiti dall'Iran in maniera indipendente: Intanto la coalizione occidentale annuncia: "Fermata l'avanzata dello Stato islamico in Iraq e Siria."

Anche i caccia iraniani sono impegnati in una campagna di bombardamenti sulle postazioni dell'ISIS in Iraq. La notizia arriva direttamente dal Pentagono che conferma, così, le indiscrezioni che circolavano da tempo su un aiuto di Teheran nella lotta ai jihadisti.

"Abbiamo indicazioni che l'Iran ha condotto attacchi aerei contro l'Isis in Iraq usando jet da combattimento", ha detto il portavoce del Pentagono, l'ammiraglio John Kirby, all'emittente Abc News.

Pentagono: "Raid iraniani gestiti da Teheran autonomamente" - Pare che gli attacchi aerei siano stati condotti nei giorni scorsi contro postazioni dei jihadisti nella provincia di Diyala, nell'est dell'Iraq, al confine con l'Iran. Kirby ha poi precisato che i raid di Teheran sono condotti in maniera indipendente, gestiti dal governo iracheno, e non coordinati con gli USA. "Non è cambiato nulla riguardo alla nostra politica in base alla quale non coordiniamo le nostre attività con gli iraniani", ha sottolineato il portavoce del Pentagono.

La coalizione: "Fermata l'avanzata in Iraq e Siria" - La campagna della coalizione contro lo Stato islamico "comincia a ottenere risultati. L'avanzata degli estremisti in Iraq e in Siria è stata fermata". Così dice un comunicato che è stato diffuso al termine della riunione ministeriale, a Bruxelles, dei sessanta Paesi che compongono la coalizione anti-ISIS.

Fonte: tgcom24
www.tgcom24.mediaset.it/mondo/iraq-pentagono-anche-teheran-impegnata-in-raid-contro-isis-_208259920140...
[Modificato da _Thomas88_ 03/12/2014 16:50]
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15/12/2014 16:13

L'uccello-bomba e altre cospirazioni che coinvolgono i volatili
La storia che posto oggi è davvero curiosa...La vicenda è accaduta in Afghanistan ma non si è trattato di un caso isolato.
In passato sono avvenuti fatti simili.



La polizia afghana ha abbattuto un'otarda pensando che fosse carica di esplosivi. Era un equivoco, ma l'ossessione per gli animali-spia è antica quasi quanto la guerra.

[IMG]http://i58.tinypic.com/294nspy.jpg[/IMG]
L'otarda uccisa dalla polizia nel nord dell'Afghanistan. Fotografia da Khaama Press.

La notizia è di qualche giorno fa, riportata da NBC News e ripresa dai media di tutto il mondo (italiani compresi): la polizia afghana avrebbe trovato un uccello "non originario della zona e più grande di un'aquila" dotato di ordigno esplosivo.
L'uccello era stato sorpreso dai poliziotti mentre camminava su una strada principale nella provincia settentrionale di Faryab, dove l'attività dei Taliban è ancora intensa. Insospettiti dalla presenza di un'antenna i poliziotti hanno deciso di giustiziare sul posto il potenziale nemico, rinvenendo pezzi di oggetti metallici.
Solo che a una più vicina ispezione la "bomba" è risultata essere costituita da un tracciatore GPS dotato di batterie solari, da un'antenna per una migliore ricezione del segnale, da una piccola telecamera e da una targhetta metallica che riportava
i dettagli di un'agenzia ecologica dell'Uzbekistan (ECCH), responsabile di un progetto di reintroduzione dell'ubara asiatica, o otarda di McQueen (Chlamydotis macqueenii).
L'eccesso di zelo della polizia afghana, a dire la verità, non è del tutto ingiustificato perché altri animali sono stati usati per portare bombe. Nel 2013 una bomba legata a un asino ha ucciso, sempre in Afganistan, un poliziotto (e l'asino stesso) e ferito tre civili, mentre nel 2009 un simile attentato, sempre per mezzo di un asino, fallì solo per un pelo: alcuni soldati inglesi spararono all'animale carico di esplosivi prima che raggiungesse il trasporto truppe corazzato contro cui era stato indirizzato dai guerriglieri.
La differenza è che mentre un asino pesa circa un quintale e mezzo e può portare 50 chili o più di esplosivo, un maschio di otarda maschio ne pesa solo un paio e difficilmente può trasportare più di un terzo del proprio peso. Inoltre si tratta di un uccello selvatico: difficile prevedere in che direzione si dirigerà. Se la polizia afghana può essere marginalmente giustificata per i suoi timori, lo sono di meno i media occidentali che per qualche giorno hanno continuato a dare per certa l'ipotesi dell'uccello-attentatore suicida, senza prima verificare o almeno controllare i video: qualunque ornitologo avrebbe capito subito che i componenti della presunta bomba non erano tali.
Diffondere notizie del genere senza verificarle rende sospetto qualunque animale da cui sporga un'antenna di un GPS satellitare. Non ci si aspetta che dei soldati siano in grado di distinguere un raro animale da poco reintrodotto, anche se l'ubara era già assurta agli onori delle cronache perché Osama bin Laden amava cacciarla (su invito di alcuni politici pakistani). Ci si aspetta però che i media verifichino le notizie e non diffondano il panico tra i soldati al fronte. Per gli scienziati tracciare gli animali e avere in tempo reale notizie sulle loro rotte migratorie e sul loro destino dopo il rilascio è parte vitale della ricerca, e in molti casi aiuta non solo a saperne di più su di loro ma anche a proteggerli meglio.

Uccelli israeliani.

Ciononostante, i casi di abbattimenti di uccelli rari "colpevoli" di portare un GPS con antenna sono molti, anche se spesso non fanno notizia. Fanno notizia quando la targhetta di identificazione proviene da posti conflittuali come le università israeliane, in un gioco politico che male si sposa con la scienza.
Nel 2012, in Darfur, le autorità sudanesi sorpresero e arrestarono un individuo proveniente da Israele, nome in codice PP0277, lo arrestarono e gli sequestrarono l'equipaggiamento che consentiva agli israeliani di seguire i suoi spostamenti sul campo. Il problema è che PP0277 non era uno 007 del Mossad ma un tipo di avvoltoio detto grifone, uno di cento rilasciati e monitorati dall'università Ebraica di Gerusalemme e dal Servizio Natura Israeliano, dotato anche lui di GPS a batterie solari, ma non di telecamera.
Il grifone era incluso in un programma scientifico per studiare le quote e le traiettorie di volo di questi uccelli spazzini nell'Africa del Nord. I giornali riportarono la notizia dell'avvoltoio-spia e ne seguì un incidente diplomatico tra Israele e il Sudan. Non è noto il destino del giovane grifone. Un altro grifone israeliano fu arrestato l'anno precedente in Arabia Saudita con l'accusa di spionaggio e "complotto sionista". Anche a voler essere complottisti, ci si dovrebbe chiedere cosa se ne farebbe il Mossad, avendo a disposizione tecnologia sofisticata in grado di monitorare il territorio via satellite, delle decine di foto di capre morte e interiora di cammello che si può immaginare vengano scattate da una telecamera installata su un grifone.
Il timore di essere spiati da uccelli-007 israeliani non si ferma ai grifoni: un avvoltoio egiziano e un pellicano bianco, entrambi dotati di sistemi di tracciamento applicati in Israele a scopo scientifico, furono fermati in Sudan nei tardi anni Settanta e Ottanta del secolo scorso. Un gruccione e un gheppio, semplicemente dotati di anello di riconoscimento applicato in Isreale, furono invece "arrestati" in Turchia rispettivamente nel 2012 e 2013 col sospetto di contenere microchip-spia. Il gruccione in realtà era morto quando fu trovato ma l'anellino con la scritta "Israele" fu sufficiente a chiamare in causa un'unità antiterrorismo, secondo quanto riportato dalla BBC, e a suscitare ondate di teorie complottiste.

La lunga storia dei volatili da guerra.

L'ossessione degli uccelli da guerra ha radici antiche, come dimostra la fotogalleria che vi abbiamo proposto a marzo. I colombi viaggiatori sono stati a lungo impiegati per scambiare messaggi e ordini al fronte e, durante la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti si imbarcarono in un programma chiamato "Project Pidgeon" finalizzato a usare colombi kamikaze per guidare e correggere la rotta dei missili. Il progetto non andò mai in porto perché nel frattempo i tedeschi svilupparono bombe plananti teleguidate dagli aerei. In continuità con la tradizione bellica, e nell'impossibilità di usare veri uccelli, troppo imprevedibili e poco o niente controllabili, gli USA hanno ora in programma di usare dei droni-spia a forma di uccelli tipici del luogo, come ad esempio colombi, in modo che la silhouette del drone venga confusa con quella di un vero uccello. Facile che un vero uccello, magari raro, venga confuso con un drone e abbattutto.

Gli uccelli e la scienza si aggiungono in questo modo alla lunga lista di vittime causate dalle guerre volute da pochi, ma di cui molti pagano le conseguenze.


Articolo di: Lisa Signorile
Fonte: National Geographic Italia
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22/12/2014 17:36

Ultime notizie dalla guerra al terrorismo.
Iraq: forze speciali USA e miliziani IS faccia a faccia per la prima volta.
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Secondo notizie provenienti dall’Iraq, forze speciali USA (probabilmente Green Berets) sono state coinvolte per la prima volta in scontri diretti con i terroristi dell’ Islamic State (I.S.). Intorno alle ore una del mattino del 17 Dicembre, gli islamisti hanno attaccato una base dell’esercito iracheno nell’area di al-Dolab occupata da un centinaio di soldati statunitensi, che hanno risposto con armi medie e leggere ed il Close Air Support fornito da aerei F-18. I combattimenti sono durati per circa due ore, al termine delle quali i terroristi si ritiravano dopo aver subito pesanti perdite. Nessun militare USA sarebbe rimasto ucciso o ferito nel corso dell’azione.

Fonte: corpidelite.net/afm/2014/12/iraq-forze-speciali-usa-ed-lis-si-fronteggiano-per-la-prim...


I Berretti Verdi si trovano in Iraq da agosto, quando arrivarono sul Monte Sinjar, nel nord del paese, per soccorrere migliaia di Yazidi che si erano rifugiati sulle montagne per sfuggire ai miliziani dell'IS.
www.cbsnews.com/news/u-s-green-berets-plot-strategy-to-rescue-refugees-...


Dall'Iraq andiamo in Mali...


Mali: truppe francesi eliminano leader jihadista.
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Ahmed el Tilemsi, leader militare e co-fondatore del gruppo Movement for Unity and Jihad in West Africa (MUJWA), sulla cui testa pendeva una taglia di ben cinque milioni di dollari per essersi reso responsabile di attentati dinamitardi e rapimenti, e’ stato eliminato da truppe francesi nel nord del Mali nella notte del 10 Dicembre. L’operazione e’ stata effettuata nella regione di Gao, sotto il coordinamento delle forze armate del Mali.
“Una delle cose che dimostra che el Tilemsi fosse un leader di alto rango nel gruppo, e’ il fatto che quando e’ stato ucciso era accompagnato da una dozzina di combattenti a garantire la sua sicurezza”, ha detto il portavoce del Ministero della Difesa francese Sacha Mandel. Il Colonnello Gilles Jaron ha dichiarato che altri dieci terroristi sono stati “neutralizzati” (ovvero uccisi o fatti prigionieri) nel corso della stessa operazione.
El Tilemsi era tra i militanti che nel settembre 2011 si sono staccati da Al Qaeda nel Maghreb Islamico per formare il MUJWA. Il mese successivo, il gruppo ha rapito tre operatori umanitari da un campo profughi in Algeria occidentale. Nel 2012 il MUJWA ha attaccato una base della polizia a Tamanrasset e Ouargla, in Algeria, rapendo inoltre sette diplomatici algerini.

Fonte: corpidelite.net/afm/2014/12/mali-truppe-francesi-eliminano-leader-ji...
[Modificato da _Thomas88_ 22/12/2014 17:38]
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29/12/2014 15:45

L'ISAF chiude e lascia Kabul piena di incognite
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Addio all’Afghanistan per l’ISAF, la International Security Assistance Force della Nato che per 13 anni ha affiancato le forze di Kabul nella lotta contro i talebani.
“Insieme abbiamo portato il popolo afghano fuori dal buio della disperazione e gli abbiamo dato speranze per il futuro”, ha dichiarato il comandante dell’ISAF, il generale americano John Campbell, durante la cerimonia blindata a Kabul, “per l’Afghanistan comincia una nuova fase in cui la Nato e le forze di sicurezza afghane (Ansf) lavoreranno insieme per un futuro migliore”. “Avete reso l’Afghanistan più forte e i nostri Paesi più sicuri”, ha dichiarato Campbell rivolgendosi alle truppe della forza multinazionale. La cerimonia è stata tenuta segreta fino all’ultimo per evitare attentati.

Il generale Campbell si è rivolto nel suo discorso “ai nostri nemici”, considerando che “è venuto il momento per loro di ascoltare l’appello del presidente Ghani di deporre le armi, scegliere la pace e partecipare alla ricostruzione della nazione afghana”. La risposta degli insorti non si è fatta attendere.

E il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, ha dichiarato che “i 13 anni di intervento della Coalizione internazionale sono stati un fallimento” e che “nessun negoziato con il governo del presidente Ashraf Ghani sarà possibile in presenza di soldati stranieri sul territorio afghano”.

Dal primo gennaio 2015 la missione di combattimento dell’Isaf, che ha subito 3.485 morti dal 2001, sarà rimpiazzata da una missione di addestramento e supporto della Nato, “Resolute Support”, composta da 13 mila militari di 14 nazioni ma incentrata su circa 11 mila statunitensi cui sui aggiungeranno 700 italiani, altrettanti tedeschi, 200 britannici più altri 10 contingenti minori.

Si completa così il passaggio della responsabilità della sicurezza ai 350.000 uomini dell’esercito e polizia afghani. Il timore è quello di una ripetizione dell’Iraq, dove il ritiro delle truppe americane nel 2011 ha sprofondato il Paese nel caos.

All’inizio di dicembre l’ONU ha diffuso dati preoccupanti sull’aumento delle vittime civili, sostenendo che i 3.188 morti registrati alla fine di novembre 2014 rappresentavano un aumento di ben il 19% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

A questi decessi devono aggiungersi gli oltre 4.600 soldati e agenti di polizia afghani uccisi soltanto fra gennaio e ottobre di quest’anno. Una cifra che in 10 mesi è stata superiore a tutte le circa 3.500 perdite (54 italiane) registrate dalla Coalizione internazionale dal 2001.

Fonti: AGI, AFP e ANSA.
Articolo preso da Analisi Difesa


A proposito delle vittime civili del Paese, il 2014 ha registrato un record. Ecco un approfondimento.


Il numero di vittime civili del conflitto afghano ha raggiunto un picco nel 2014, con un incremento del 19% rispetto all’anno scorso. E’ quanto emerge dal rapporto annuale della Missione di assistenza Onu in Afghanistan (Unama), in base al quale 3.188 civili sono stati uccisi fino alla fine di novembre e 6.429 sono stati feriti. “Il numero di civili uccisi e feriti quest’anno -recita il rapporto- è il più alto che sia mai stato registrato dalle Nazioni Unite. Scontri di terra che coinvolgono le truppe regolari e lo scoppio di ordigni improvvisati (Ied) sono le cause principali di queste vittime”.
Tra i feriti, il numero delle donne è cresciuto del 14% e quello dei bambini del 33%. “Le stime -dice ancora l’UNAMA – indicano che entro la fine del 2014 le vittime civili (tra morti e feriti, ndr) supereranno le 10.000, per la prima volta in un solo anno da quando l’UNAMA registra questi dati”.
Commentando questi dati, la direttrice per i Diritti umani della Missione, Georgette Gagnon, ha sostenuto che “la situazione per i civili in Afghanistan sta diventando sempre più tragica”.
L’ONU segnala che per la prima volta dall’inizio del conflitto le vittime civili provocate dagli scontri fra forze di sicurezza ed i movimenti antigovernativi hanno superato quelle causate dagli attentati e dallo scoppio di rudimentali ordigni (ied). Infine il rapporto conferma che, come negli anni passati, il 75% delle vittime sono stati colpiti dai talebani.

Fonti: Adnkronos e ANSA
Articolo preso da Analisi Difesa


Inizia quindi una nuova fase per l'Afghanistan, speriamo bene anche se le premesse non sono buone.
La strada per la pace è ancora lunga e tortuosa, piena di incognite e insidie.
Speriamo non succeda quello che è successo in Iraq.

[SM=g8087]
[Modificato da _Thomas88_ 29/12/2014 15:51]
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