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Travis Walton - Il caso più famoso di Abduction

Ultimo Aggiornamento: 17/08/2016 10:23
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03/05/2009 16:05

Rispulciando la mia collezione di Film ho rivisto con piacere un grande classico del 1993: Baiori nel Buio - film che ritrae in veste cinematografica il caso più famoso di Abduction.
Come molti sapranno Travis Walton non ha riconosciuto in questa opera cinematografica un racconto esaustivo di quanto gli era capitato...ripercorriamo con lui la sua esperienza.




Il fenomeno UFO è generalmente tenuto in poca, se non nulla, considerazione dalla scienza. Senza dubbio, molti dei c.d. avvistamenti UFO possono essere facilmente archiviati come aerei non identificati, stelle, pianeti, o per l'appunto come chiari imbrogli messi in atto da individui alla ricerca di brividi o di soldi. Molti libri e ricerche ci hanno messo a disposizione statistiche su tale fenomeno, ma circa il 95% degli avvistamenti possono essere facilmente spiegati. Considerando le immense distanze tra le stelle, non è difficile supporre che una visita di un'altra forma di vita intelligente avvenga molto lentamente. Queste ipotesi si basano, comunque, su quanto concerne le nostre conoscenze, ma l'altra razza che ci "viene a far visita" potrebbe godere di un grado di intelligenza molto più alto rispetto a noi. Stiamo cercando di considerare la possibilità mentre, al tempo stesso, siamo resi ciechi dai limiti del nostro sapere.
Nel 1993 esce il film "Fire in the sky" ("Bagliori nel buio") che stuzzicò la curiosità di tutti quelli che aspettavano una pellicola del libro di Walton che porta lo stesso nome. D.B. Sweeny e James Garner ricercarono per il film attori veterani. Chi aveva familiarità con la storia vera non si stupì dell'incapacità di portare sullo schermo quanto realmente accaduto.
Chi, invece, non era a conoscenza del fatto avrebbe potuto pensare ad una finzione. C'erano grandi set, ed effetti speciali, ma la storia non ha reso giustizia. Il mio scopo nello scrivere questi articoli è di presentare i fatti dietro il film; la vera storia di abduction (rapimento alieno) di Travis Walton. Chiedo solo una cosa al lettore: di riservare il suo giudizio a fine lettura.
Questo sconcertante caso Ufo ha inizio il 5 novembre 1975, nella riserva degli Apache nella Foresta Nazionale nel NE Arizona. Un squadra di 7 boscaioli era stata assunta dal governo per il disboscamento. Gli uomini stavano tornando a casa, dopo una lunga giornata di lavoro, con il loro camioncino. Durante il viaggio di ritorno, videro, a poca distanza dalla strada, un "oggetto luminoso che aveva la forma di un disco schiacciato". Tutti gli uomini erano d'accordo sul fatto che Travis Walton, attratto dall'insolito spettacolo, scese dal camioncino per osservare più da vicino. Mentre guardava timoroso l'oggetto, improvvisamente una brillante luce bluastra lo colpì e lo scagliò lontano. Gli altri membri del gruppo, presi dal panico, impauriti per la loro vita, scapparono. Ma poi di comune accordo decisero di tornare indietro per cercare di aiutare Travis. Arrivati sul luogo, non trovarono traccia né della navicella né di Travis.
Mike Rogers, caro amico di Travis e capogruppo, era alla guida del camioncino. Secondo quanto racconta Rogers, mentre si allontanavano dal luogo dell'accaduto, egli nel girarsi vide un "oggetto luminoso" elevarsi sopra la foresta e scomparire verso l'orizzonte. Rogers e gli altri 5 uomini si sottoposero anche alla macchina della verità. Superarono il test,eccetto che per una risposta non troppo chiara, e presto il caso fu sotto tutti i riflettori nazionali. Walton riapparve 5 giorni dopo, confuso e spaventato, con fugaci ricordi di entità aliene e descrizioni dell'interno della navicella. Egli fu anche sottoposto successivamente a vari esami col poligrafo. La storia di Travis Walton sarebbe presto diventata il primo vero caso di abduction preso in seria considerazione da molti scienziati degni di fede. La sua storia avrebbe costretto l'opinione pubblica a rivalutare i preconcetti in materia.
I 6 testimoni (Allen Dalis, Dwayne Smith, John Goulette, Kenneth Peterson, Mike Rogers e Stevie Pierce) di questa controversa vicenda descrissero l'oggetto volante individualmente utilizzando termini simili. Nella descrizione di Rogers la navicella era un oggetto grande e incandescente che si librava nell'aria a circa 100 piedi da sotto le cime degli alberi. Dwayne Smith la descriveva come una superficie liscia che emanava una luce giallo-arancio. Commenti aggiuntivi dei testimoni oculari raccontavano di un'incredibile superficie liscia, di un disco appiattito con bordi chiaramente definiti. Sia Walton che Rogers stimarono che il diametro della navicella era di circa 20 piedi.

I dettagli dell'evento citati dal rapporto dell'investigatore sono i seguenti: come Walton si avvicinò a piedi attraverso la radura, "l'UFO cominciò a traballare o a dondolare debolmente", e poi emanò "una luce bluastra… un raggio blu che guizzò fuori dalla parte inferiore di quella cosa e lo colpì", "quel raggio era la cosa più luminosa che abbia mai visto". Questa luce gettò Walton "indietro di 10 piedi", "lanciato in aria, in un movimento a ritroso, cadde a terra sulla schiena", "volando come se fosse legato ad un filo", "l'orribile spettacolo era irreale".
Il poligrafico Cy Gibson riferisce nei suoi documenti quanto segue: Testimonianza di Allen Dalis: "Nella prima intervista, Dalis raccontò quanto accadde quel giorno. La giornata lavorativa era finita e gli uomini stavano tornando a casa. Era quasi buio, racconta Dalis. Egli vide un bagliore venire dagli alberi. Poiché si trovavano in una radura, poté vedere l'oggetto c.d. UFO. Rogers, alla guida del camioncino, aveva rallentato fino a fermarsi poiché Travis Walton era uscito dal veicolo e cominciava ad avanzare verso l'UFO a passo veloce… Dalis descrisse l'UFO come un oggetto di colore bianco giallastro. La luce emessa non era lucente ma un bagliore che illuminava tutta la zona circostante. Dalis vide Walton raggiungere l'UFO e fermarsi ad osservarlo sopra di lui. Racconta che Walton stava lì, leggermente chinato, con le mani in tasca. L'UFO cominciò ad oscillare lentamente e Dalis iniziò a preoccuparsi e nascose la testa tra le ginocchia. Al contempo, un'intensa luce illuminò tutta l'area, camioncino compreso. Egli immediatamente si voltò verso l'oggetto, vide la figura di Walton che tendeva le braccia verso l'alto… Dalis si girò verso Rogers, seduto al posto di guida, e gli gridò:"Qui fuori c'è l'inferno…".
La testimonianza riguardo Rogers dichiara che:"…egli si trovava sul lato opposto del camioncino rispetto all'UFO e si doveva chinare per vedere attraverso il finestrino alla sua destra. Egli descrive l'UFO come un oggetto oscillante di color marrone giallastro. Non era in grado di dire se la luce provenisse dall'interno o dall'esterno dell'UFO. Ma poteva vedere le ombre degli alberi sul terreno, intorno all'oggetto. Rogers racconta che l'UFO si trovava a circa 75-100 piedi dal camioncino… Quando Rogers cominciò a muovere il veicolo un raggio di luce brillante illuminò l'intera area, compreso l'interno del camioncino. Sembrava un impulso costante. Egli non vide un raggio di luce che investiva Walton. Quando ci fu questa luce fortissima, Rogers si voltò per guardare l'UFO e vide Walton, scagliato in aria con un movimento a ritroso, cadere a terra sulla schiena.

A quel punto, Dalis e qualcun altro gridò: :"Qui fuori c'è l'inferno…".

Ritornando a quanto accaduto, tutta la squadra si mise a cercare per un pò gridando il nome di Walton. Poi tornarono sulla strada principale e, dopo qualche dubbio, decisero di chiamare la polizia e chiedere aiuto. Essi vennero ricevuti prima dal Vice Sceriffo Eleison e poi dallo Sceriffo Marlin Gillespie, che successivamente avrebbe descritto il gruppo come evidentemente e sinceramente scosso. Gli ufficiali e il gruppo tornarono sulla collina per continuare le ricerche, che sarebbero proseguite anche il giorno dopo. I giorni successivi non videro risultati nella ricerca di Walton, nonostante l'utilizzo di elicotteri e cani. Le temperature caddero sotto lo zero la prima delle due notti di ricerca, con il conseguente timore che, se Walton fosse stato ferito o in stato confusionale, non sarebbe sopravvissuto. Nel mentre la legge cercava spiegazioni alternative dell'evento, vagliando anche l'ipotesi di omicidio.
Cercando una spiegazione più credibile rispetto a quella del disco volante, venne aperta una vera e propria inchiesta. Il resto della squadra venne sottoposto ad interrogatori continui. Furono interrogati anche familiari e amici. Un fatto che diede colore all'inchiesta fu che tutti gli uomini erano illetterati e ciò dava l'impressione di avere a che fare con persone rudi emarginate. Di certo, questa è l'ipotesi tipica fatta da chi crede che le persone che non hanno raggiunto un successo finanziario in questo mondo sono bugiarde, imbroglione, e non possono essere sincere.
Un' ipotesi comune all'epoca era che Dalis e Walton avevano avuto un battibecco, e che Dalis aveva accidentalmente o di proposito ucciso Walton e nascosto il corpo. Ma se così fosse stato, perché gli altri cinque del gruppo rischiavano i "fuochi" della giustizia per coprire Dalis? Una seconda ipotesi poneva l'accento sulla possibilità che tutto il gruppo era coinvolto in una sorta di rissa o discussione, e che Travis era stato ucciso accidentalmente, e nascosto il suo corpo da qualche parte nella foresta. Se ciò fosse stato vero, perché inventare la storia di un rapimento alieno? Una cosa talmente incredibile… Un altro scenario poteva far ipotizzare qualcosa sul contratto governativo del gruppo, forse stavano cercando una scusa per sciogliersi da questo. Ma anche qui, perché inventarsi una simile storia?

Foresta Nazionale - Riserva Apache
Nei loro primi rapporti, i sei uomini dell'equipaggio avevano mostrato propensione a sottoporsi a ogni tipo di test per stabilire le verità delle loro parole. Dopo il secondo giorno di ricerca, le indagini richiesero l'aiuto di Cy Gilson, un poligrafico(Dipartimento della Pubblica Sicurezza), per "testare" gli uomini. Cinque dei testimoni passarono il test con successo, mentre per il sesto, Allen Dalis, i risultati del test non furono leggibili.
Documento Originale Pagina 1<---
Documento Originale Pagina 2<---
Ciò comportò risonanza intorno alla sua figura. Mentre alcuni dell'equipaggio, come Rogers e Walton, erano amici da lungo tempo, altri erano solamente conoscenti che si trovavano a stare insieme per motivi lavorativi, e nel caso di Allen Dalis, tra lui e Walton non correva buon sangue.
Se Walton era implicato in una qualche cospirazione per ingannare le autorità, di certo egli aveva lasciato fuori da questa le persone a lui più vicine. Alle ore 1:30 del mattino, il 6 Novembre, Coplan e Rogers comunicarono alla madre di Walton, Mary Kellett, la scomparsa del figlio. La reazione della donna fu tranquilla ed ella stessa disse, nel venire a conoscenza che suo figlio minore era stato rapito dagli alieni: "Ebbene, sono cose che succedono", raccontando successivamente di quando lei e suo figlio maggiore, Duane, avevano visto degli UFO. Sempre quella mattina (saranno state circa le 3) fu avvertita anche la sorella di Walton, Grant Neff, e anche lei ebbe la stessa reazione tranquilla alla notizia del rapimento alieno del fratello. Il resto del giorno continuarono le ricerche dell'uomo nel luogo della sua scomparsa. Non c'era alcun indizio che facesse trapelare la presenza di qualcosa: niente sangue, nessun brandello d'abito, nessuna traccia di esplosione fu trovata neanche nelle vicinanze. Non c'era traccia alcuna che potesse dar prova di colluttazione tra i membri della squadra. Non c'era traccia di Travis Walton.
Per ogni ipotesi UFO, c'era un conseguente ridimensionamento. Le autorità cercarono di tenere la scena dell'incidente "incontaminata" ma l'interesse faceva confluire sul posto tanta persone locali e non. Tante erano le opinioni sull'evento. Chi, stupito, voleva ascoltare ciò che gli uomini avevano visto; chi li definiva burloni e bugiardi. Alcuni sostenevano persino che non era niente altro che uno scherzo di cattivo gusto, e che Travis si stava nascondendo da qualche parte e che sarebbe improvvisamente riapparso al momento opportuno. A questo punto delle indagini, c'era una domanda nella testa di tutte le persone coinvolte, amici o nemici: Dove era Travis Walton?


L'ultima cosa che Walton ricordava sull'incidente accaduto nel bosco era la sensazione di andare indietro, e poi niente altro. Si svegliò gelato e con una sete irresistibile. Lentamente tra le immagini confuse, ricordava di giacere su un tavolo. Ancora molto debole, Walton realizzava: "Mio Dio, l'ospedale, mi stanno portando in ospedale.". Un ambiente umido, non confortevole, la sua giacca sotto le sue braccia. "Non capivo perché l'infermiera non mi avesse tolto la giacca". Avvertendo di essere visionato da uno strano congegno che girava intorno al suo corpo, egli provò a focalizzare le figure non ben definite del dottore e delle infermiere certamente in suo aiuto. Quando riuscì a focalizzare la scena, improvvisamente vide scioccato il volto di un… orribile creatura!
Ce ne erano tre, che lo guardavano fisso con le loro grandi pupille marroni. Travis tentò di toccarne uno con la poca forza rimastagli. La creatura si tirò indietro in modo strano con tranquillità. "Era morbido e leggero", avrebbe raccontato più tardi Travis. Travis si mise sulla difensiva, pronto al combattimento, come un animale in gabbia. Cercando con lo sguardo qualcosa da afferrare per difendersi, egli agguantò una sorta di tubo con cui provò a spaventare i suoi rapitori. Gridò loro: "State lontani! Dannati!" ed essi si fermarono. Quegli esseri erano alti poco meno di 5 piedi, con sembianze umanoidi. Erano magri, gracili, coperti da una pelle stucchevole. Le loro piccole mani erano delicate e senza unghie. Del tutto pelate, le loro teste erano sproporzionatamente grandi rispetto ai corpi.
La sola caratteristica che non sembrava sottosviluppata erano quegli incredibili occhi! Quelle sfere luccicanti avevano un' iride marrone due volte la misura di quello di un normale occhio umano. L'iride era così grande che anche le parti delle pupille erano nascoste dalle palpebre, dando all'occhio una certa parvenza felina. La parte bianca era quasi inesistente. Essi non avevano ciglia né sopracciglia. Le loro piccole bocche non si muovevano mai. Travis era pronto a combattere per la sua vita. Improvvisamente, inspiegabilmente, gli alieni lasciarono la stanza passando per una porta aperta. "Devo uscire da qui", pensò.
Guardando attraverso un atrio che curvava che si apriva dalla stanza, egli non vide nessuno. Freneticamente si mosse, varcò la porta, e poi pensò:"Potrei tornare indietro? Perdere un'occasione di fuga?". Con cautela avanzò e vide una stanza circolare con un tetto a forma di cupola, e tre porte rettangolari chiuse. La stanza era vuota eccetto per una sedia che si trovava davanti a lui. Forse qualcuno che lui non poteva vedere era seduto lì? Girò la stanza, guardò la sedia, non avrebbe mai voluto rivedere una di quelle creature orrende. Finalmente poté accertarsi che la sedia non era occupata, egli cominciò a muoversi verso essa. Ma accadde qualcosa di strano! Si fece buio. Piccole luci cominciarono ad apparire su o attraverso il muro della stanza. Sembravano stelle!

Sperimentando i controlli sulla sedia, si preoccupò di poter attirare l'attenzione su di sè, così si alzò e lasciò la sedia. Mentre camminava per i bordi della stanza, le stelle prima visibili cominciarono ad affievolirsi, e la superficie del muro, il soffitto, e il pavimento divennero visibili. Si avvicinò ad una delle porte rettangolari, cercò un qualche congegno per aprirla, ma non trovò niente. Tornando alla sedia, Travis sentì un rumore flebile, una porta si aprì, e apparve una figura umana! Questo uomo era alto circa 6 piedi e muscoloso. Correndogli incontro, Travis cominciò a fargli delle domande. Nessun verso venne dall'"uomo". L'uomo prese Travis per il braccio, e lo portò per un corridoio segreto. Fermandosi davanti alla porta che improvvisamente si aprì, entrarono in un piccola stanza spoglia. Ancora Travis cercò di avere risposte dall'uomo, ma i suoi sforzi furono vani.
Travis trascorse solo un paio di minuti nella piccola stanza, e poi un'altra porta si aprì. Ne uscì un'aria fresca. Poi Travis procedette lungo una rampa. Girandosi riuscì a vedere la navicella da cui era appena uscito. Questa navicella era più grande di quella che aveva visto nel bosco. Stimò un diametro di circa 60 piedi. Aveva appena lasciato la grande navicella ed entrò in una stanza molto ampia. Dentro questa stanza vide altre piccole navicelle. Travis stava ora procedendo attraverso un atrio ad un'altra serie di porte, che si aprivano automaticamente. Attraverso una porta entrò in una stanza completamente bianca con all'interno un tavolo ed una sedia. La sua attenzione andò immediatamente ad altre tre figure umane nella stanza. Questa volta c'erano 2 uomini e una donna. Queste tre persone avevano caratteristiche simili all'umano che aveva visto. Travis provò nuovamente ad iniziare una conversazione, ma senza alcun risultato. Fece un paio di domande del tipo:"Qualcuno può dirmi dove sono?""In quale inferno stiamo andando? Che luogo è questo?".
La donna ed uno degli uomini presero Travis per un braccio e lo portarono verso il tavolo. Travis cominciò a preoccuparsi per quello che stavano facendo. Tutti e tre misero con delicatezza Travis sul tavolo. La donna aveva un oggetto simile ad una maschera d'ossigeno, ma senza alcun tubo, solo una piccola sfera nera. Travis cercò di mettere via la maschera ma si sentì improvvisamente debole, finché tutto intorno a lui divenne buio. L'ultimo pensiero prima di perdere conoscenza fu: "Cosa succederà?".
Tornando in città, le indagini riguardo la scomparsa di Travis Walton non erano altro che dati confusi. La città di Snowflake fu sommersa da giornalisti di ogni genere da tutto il mondo. L'opinione pubblica era equamente divisa. Una parte pensava:" Tutta questa confusione finirà nel momento in cui il corpo verrà ritrovato.". L'altra parte: "In quale parte di mondo si sta nascondendo Travis, e quando tornerà?". Nessuna delle due parti avrebbe aspettato a lungo. La continua ricerca di Travis produceva solo allusioni e teorie. Tutta la speculazione cessò quando cinque giorni dopo Travis improvvisamente riapparve.
Travis dichiara:" Quando tornai in me, era notte e mi ritrovai su un marciapiede freddo a Ovest di Heber, Arizona. Giacevo sulla pancia, la testa sull'avambraccio destro. L'aria fredda mi svegliò all'istante. Vidi una luce voltare in fondo ad una curva. Mentre alzavo la testa, una luce bianca catturò il mio occhio un momento prima dello sbattere delle ciglia. O una luce o un portello che era stato chiuso… non posso essere sicuro di cosa fosse".
Travis continuò: "Poi vidi la sagoma riflessa di un disco argenteo che si librava a 4 piedi dal suolo. Doveva avere un diametro di circa 40 piedi. Era troppo grande rispetto la strada principale e si estendeva al di là dei margini della strada. Sembrava trovarsi ad un'altezza di circa 14 piedi dal suolo. Per un istante fluttuò in aria silenziosamente. Potevo vedere il cielo, gli alberi intorno, e il tracciato della strada maestra sullo specchio della sua copertura.
Un lieve calore si diffondeva sul mio viso. Poi, improvvisamente, si scagliò nel cielo verticalmente, creando un forte spostamento d'aria che agitò i rami dei pini vicini e spazzò via le foglie della quercia secca che si trovava accanto alla strada. La cosa più sorprendente fu la calma della partenza. Sembrava impossibile che qualcosa di così grande e che si muoveva nell'atmosfera a quella velocità non emettesse rumori o non infrangesse la barriera del suono con un boato. Tutto accade in totale silenzio!".

"Mi arrampicai barcollante sui miei piedi. Le mie gambe si sentirono dure come la gomma. Dondolai, poi riuscii a stare in equilibrio. Guardai intorno e riconobbi lo spazio abbandonato prima della curva della strada che si snodava sotto il canyon nell' Heber da Ovest. Corsi sfrenatamente per la strada deserta, attraverso il ponte nell' Heber, fermandomi al nuovo edificio dall'altra parte della stazione di sevizio Union 76. Nessuno rispondeva al mio bussare disperato. Non passava nessuna macchina. Corsi per la strada pubblica, sul secondo ponte, alla fila di cabine telefoniche alla stazione Exxon. Chiamai un operatore ( una moneta da 10 cent non era necessaria per mettersi in contatto con un operatore dalle nostre parti) e pronunciai ansimando il numero di mia sorella. Era il solo parente vicino con un telefono. Rispose mio cognato Grant.".

"Erano le 12:05 del mattino. Mi trovavo in uno stato mentale incredibile, difficile da descrivere. Quando mi ripresi come meglio potei, gridai qualcosa come: 'Mi hanno riportato indietro!' Poi cominciai a balbettare, mi trovavo lì fuori a Heber, pregando che qualcuno venisse a prendermi e portarmi via! La mia mano cominciò a tremare appena presi il ricevitore. Grant non sembrava divertito. Prese la chiamata come se fosse uno scherzo crudele. Mmh, penso che lei abbia sbagliato numero, replicò sarcasticamente, con l'intenzione di attaccare".

"Aspetta! Sono io, Travis!" gridai istericamente nel ricevitore. "Dove sei?" chiese, ancora sospettando che fosse uno scherzo. "Alla stazione Exxon, Heber." "Va bene," mi rispose, con tono contrito, circospetto. "Rimani lì. Vengo a prenderti. Aspettami."

Grant guidò per tre miglia fino a Snowflake e trovò mio fratello Duane a casa di mia madre. Raccontò a Duane della telefonata, e dei suoi dubbi a riguardo. Anche Duane pensò che la chiamata poteva rappresentare uno stupido umorismo. Ma decisero di non correre il rischio di non indagare. Partirono così alla volta di Heber, 33 miglia di distanza."Una luce illuminò la cabina telefonica. Fui sollevato quando alzai la testa e vidi i fari del camioncino di Duane. Si avvicinarono alla cabina telefonica dove mi ero lasciato cadere.

Duane aprì la porta di vetro della cabine e mi aiutò ad alzarmi.
"Non sono mai stato così felice di vederti!" disse Grant. Duane mi aiutò ad entrare nel caldo camioncino e chiese a Grant di guidare. Sulla strada per Snowflake cercai di raccontare loro cosa mi era successo, ma non fui in grado.

"Essi erano terrificanti; la pelle bianca; grandi occhi… piangevo per la paura. Prendila tranquillamente, Travis, stai bene ora. Non mi hanno fatto male, no? No… ma quegli occhi, quei terribili occhi!" "Ora stai bene, è questo ciò che conta." disse Duane. "Erano tutti preoccupati per te.".

"Se siamo già dopo mezzanotte, credo di essere rimasto in stato di incoscienza per un paio d'ore." Replicai tremante. Perché mi ricordavo di essermi trovato dentro quella cosa per un'ora o un'ora e mezza.

Duane e Grant mi guardarono in modo strano. "Travis, toccati il viso. " disse Duane.

"Oh, cielo! Mi sono fatto la barba stamattina ed è come se non me la fossi fatta da una settimana!" esclamai, ancora confuso.

"Travis - disse Duane gentilmente - sei scomparso per 5 giorni!"

Dopo il ritrovamento di Travis, la prima preoccupazione della famiglia e degli amici fu riguardo la sua salute. Solo un po' di lividi e sbucciature. La sua condizione mentale? Qui la storia fu diversa. Il fratello maggiore di Travis, Duane, cercò di proteggerlo, e si occupò delle autorità, ma era equipaggiato male per quanto sarebbe accaduto. I gruppi di ricerca UFO cominciarono a tartassare la famiglia, e la polizia locale e di stato era affamata di risposte. Profittatori, truffatori, fan, falsificatori, e scettici… tutti volevano un frammento di Travis e della sua storia. Già infuriati al pensiero di essere ingannati, non potevano trattenersi dal dire "Vi avevo detto che era così", "Sapevo che era una balla", "Erano tutte un mucchio di sciocchezze". Era un'altra storia disonesta e stupida di un umile e ingenuo uomo di paese? La collusione tra la National Enquirer (Inquirenti) e l' APRO avrebbe avuto un effetto diverso sul caso. Si preoccuparono di verificare la veridicità della storia? O erano interessati alla sola vendita di giornali? Il gruppo di ricerca APRO aveva la reputazione di essere un'organizzazione imparziale e di mente aperta, ma non fu in grado di investigare su tutti i rapporti UFO. Essi dovevano essere pignoli, e dare rilievo solo ai casi più incredibili. Specialmente per non rischiare di superare il budget economico, essi furono messi nella posizione di dover fare affidamento sulle risorse finanziarie della National Enquirer in cambio dell'esclusività sulla pubblicazione della notizia.

Sottoporre Travis ad un test che attestasse la verità di quanto raccontava fu un errore. Ancora in uno stato mentale confuso, era incerto sull'esattezza di quanto successo. Inizialmente ricordava informazioni a pezzi e bocconi, ma nel tempo la sua memoria ritornò lentamente. Il primo test fatto da Travis ebbe come risultato il falso. Successivamente egli ne avrebbe fatti altri 12, di cui l'ultimo nel 1993, 18 anni dopo i fatti. Sembrava incredibilmente strano che 5 testimoni dello stesso evento risultassero sinceri, uno poco chiaro, e la vittima fallisse. In seguito tutti i testimoni passarono i test a cui vennero sottoposti. Fu anche riferito che ad uno dell'equipaggio venne offerta una cifra di 10,000.00 $ per raccontare che la storia era stata inventata. Sebbene di certo ci fu la tentazione per una somma di denaro così consistente, egli continuò con la versione originale. Il test di Dalis fu anche contaminato dal fatto che egli era presumibilmente ricercato per questioni relative a un crimine, e aveva anche problemi familiari irrisolti, come una grande somma di denaro per gli alimenti. Il suo nome sui giornali avrebbe certamente messo sulle sue tracce i familiari e le autorità.

Nella mia ricerca su questi articoli, mi sono imbarcato in centinaia di rapporti, pro e contro. Fu sorprendente che anche alcuni dei più importanti, dei più rispettabili film e libri si occuparono del caso (senza fare nomi), e senza avere a disposizione le informazioni corrette di quanto successo. Ho visto differenti numeri sulla quantità di uomini presente nella squadra, da 3 a 7, quando gli attuali rapporti della polizia parlano di 7 uomini (incluso Walton) con i loro nomi, indirizzi, ecc… Questa è semplicemente un'area di informazioni sbagliate. Prendendo in esame tutte le informazioni disponibili a quel tempo, ci sono alcuni fatti dell'evento che sono irrefutabili:

1) A dispetto delle dichiarazioni di chi affermava fosse una beffa, NESSUNO ha portato qualche prova a sostegno delle loro affermazioni.
2) A dispetto di una massiccia ricerca che vedeva in campo una cinquantina di volontari, più cani ed elicotteri, NON fu trovata traccia fisica di Travis Walton durante i 5 giorni della sua scomparsa.
3) Nei 25 anni successivi all'evento, NESSUNO ha dato informazioni su dove fosse Travis, o su un possibile luogo dove potesse essere in quei 5 giorni.
4) Le indagini delle forze dell'ordine, sebbene rivendicassero che si trattasse di una beffa, NON evidenziarono mai una tacca nelle affermazioni degli uomini dell'equipaggio, che rimasero le stesse da allora.
5) Secondo una prospettiva teorica, è estremamente improbabile che 7 uomini, tutti semplici lavoratori, potessero elaborare una simile truffa, ingannare i test di verità, sostenere un interrogatorio, e perseverare nella stessa incredibile storia per un quarto di secolo, senza una incrinatura. Lo stress delle indagini causò problemi personali agli uomini, ma essi continuarono a sostenere quanto sempre affermato.
6) Sebbene Walton ricevette denaro per la sua storia, solo molti anni dopo trasse guadagno da essa. Riesaminando tutti i fatti presentati fino ad oggi, è anche opportuno menzionare che è più facile provare ciò che è successo, piuttosto che provare ciò che non è successo. E' anche molto più semplice gridare"E' un inganno", senza prove a sostegno. Comunque, nell'oscurità delle dichiarazioni fatte dall'equipaggio fino ad oggi, è giusto dire che il 5 novembre 1975 è successo qualcosa di veramente straordinario e insolito nella lontana foresta dell' Arizona. La storia di Travis Walton, "Bagliori nel buio", rimane oggi uno dei rapporti più intriganti di rapimenti UFO.

"Molti anni fa, nel mezzo della foresta nazionale, scesi dal camioncino dove si trovava il resto della squadra e corsi verso un grande UFO lucente sospeso in aria nell'oscuro cielo dell'Arizona. Ma quando feci questa scelta decisiva di lasciare il camioncino, stavo lasciando dietro di me molto di più dei miei 6 compagni. Mi stavo lasciando per sempre alle spalle ogni aspetto di una vita normale, correndo a capofitto verso un'esperienza così schiacciante e lacerante per la mia mente, così devastante nelle sue conseguenze, che la mia vita non sarebbe - non avrebbe mai più potuto essere la stessa." (Travis Walton)



fonte: ufocasebook.com
traduzione: Ilaria Alessandro (IR)

4 Febbraio del 1993 Travis viene sottoposto alla macchina della verità questo il resoconto: Test<---
Nel 1993, la Paramount produce un film dal titolo "FIRE IN THE SKY" (Bagliori nel buio)
[con la Regia di Robert Lieberman e la sceneggiatura di Tracy Tormè dal libro "The Walton Incident"
di Travis Walton] che riporterà in chiave cinematografica il Caso Walton e non mancherà di provocare consensi e critiche negative sull' effettiva rappresentazione dei fatti raccontati dal protagonista.



Libro:

Fire in the Sky: The Walton Experience
Di Travis Walton
Edition: 2, illustrated, revised
Pubblicato da Distributed by Publishers Group West, 1996

Film:


Titolo Originale: FIRE IN THE SKY
Regia: Robert Lieberman
Interpreti: D.B. Sweeney, Robert Patrick, Craig Sheffer, Peter Berg
Durata: h 01:49
Nazionalità: USA 1993
Genere: drammatico
Al cinema nel Novembre 1993





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Molto interessante questa intervista del 7 Marzo 2008 ed anticipazioni su un nuovo libro:


Intervista di Paola Harris a Travis Walton - Denver, Colorado


PH: Ok Travis, hai intenzione di pubblicare nuovamente il tuo libro?

TW: Si, lo sto aggiornando e dovrebbe essere pronto per la ristampa in un paio di mesi.

PH: Hai detto che vuoi modificare parte del libro. Cosa vuoi cambiare dopo tutti questi anni?

TW: Ci sono alcune cose che non mi hanno lasciato dire e che penso vadano dette.

PH: Hai detto che non ti hanno lasciato dire alcune cose. Intendi l' editore?

TW: Si, l' editore era molto paranoico su di me e sulla legge e altro. Incontrando false accuse o altro, hanno voluto farmi abbassare i toni delle mie risposte.

PH: Una delle cose che mi hai detto è che non sapevi cosa facesse la navicella in quel posto.

TW: La gente mi chiede cosa siano queste cose, da dove arrivano, quale sia la risposta a questo. Per quanto riguarda il fenomeno in generale, ci sono svariate cose. Per spiegare il mio caso in particolare, cerco di mantenermi su ciò che ho visto, cosa ho provato, senza dare una spiegazione che vada oltre a ciò che conosco. Queste cose possono essere..alcune persone hanno teorie su altre dimensioni, su viaggi nel tempo, teorie su organizzazioni segrete sulla Terra che hanno certi mezzi..potrebbero essere tutte queste cose, perchè chi lo sa?

PH: E' la parte in cui sei uscito dalla navicella e ti sei trovato in quello che sembrava essere un hangar militare, la parte di cui non vogliono che si parli?

TW: Non è proprio una delle cose di cui non mi hanno lasciato parlare. Ci sono altre cose che sono accadute nel frattempo che suggeriscono una piccola attività governativa nascosta sulla quale vorrei approfondire.

PH: Sei una di quelle persone, Travis, favorevoli alla rivelazione?

TW: Sono assolutamente favorevole alla rivelazione. So che possiamo gestirla.

PH: I tuoi figli possono gestirla, pensi?

TW: Sono certo che possono gestirla. Penso che le persone che hanno paura davvero della rivelazione, siano quelle che mantengono il segreto.

PH: Pensi che il segreto abbia a che fare con la tecnologia o con la ridefinizione della nostra società?

TW: Entrambe.

PH: Ho apprezzato, perchè so che hai avuto questa esperienza di prima mano, che sei la persona migliore per parlarne e l' Esopolitica in generale è a favore della rivelazione. Pensi che accadrà nei nostri tempi?

TW: Questa è solo l' opinione di una persona. Ciò che mi è accaduto, mi ha reso solo esperto su ciò che mi è accaduto. Come opinione, vorrei vedere qualcosa accadere nei nostri tempi. Ho come la sensazione che le cose vadano fuori tempo, loro stanno andando fuori dalle possibili scuse.

PH: Ne ridono meno? E' meno ridicolo di quando sei partito?

TW: Anche solo gli scienziati che hanno identificato dei pianeti fuori dal sistema solare, non è mai stato riconosciuto prima nella storia dell' umanità. Ora loro sanno.

PH: Quando parli, non pensano più che sia sciocco. Ti stanno prendendo più seriamente nel 2008 rispetto a 10 anni fa?

TW: Penso che le evidenze che supportano il mio rapporto abbiano resistito al test del tempo. Ci sono state molte persone che hanno cercato di screditarmi come possibile per loro e le cose che sono cadute lungo la strada sono le loro accuse, non quello che ho riportato.
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[Modificato da +maranatha+ 03/05/2009 16:05]


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03/05/2009 16:14

Rapimento Travis Walton - 1975 Arizona (Abduction)
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03/05/2009 20:38

travis walton
5 giorni di rapimento !!!

deve essere un record

mi è piaciuta la reazione di travis quando era sul lettino rigido e aveva di fronte tre alieni: gli ha tirato addosso qualcosa che ha trovato li vicino a se heheheheee

perlomeno ha cercato di resistere, di difendersi, poi vabbè, dopo lo hanno addormentato
03/05/2009 20:43

Re: travis walton
anch io ho rivisto recentemente il film tratto dalla vicenda di Travis... molto coinvolgente.

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21/07/2015 19:11

Nuovo libro sul caso Walton?
Riesumo questa vecchia discussione solo perché, sembra, ci siano novità circa un presunto rapimento di uno dei testimoni, compagno di lavoro di Walton, presente durante l' avvistamento/rapimento e rivissuto solo ultimamente tramite ipnosi.


L'articolo è scritto da Maurizio Baiata.


Gli altri testimoni del caso Walton: abduction multipla nella notte dei “bagliori nel buio”?
20 luglio 2015 di Maurizio Baiata



Steve Pierce e John Goulette nel 1975 erano con Travis Walton a bordo del furgone guidato da Mike Rogers. A quasi 40 anni dall’incidente più famoso nella storia delle “abduction umane ad opera di esseri alieni”, i due compagni di lavoro di allora – componenti di una squadra di sette taglialegna – nel 2012 hanno iniziato a parlare di quella notte incredibile, sulla base dei loro ricordi lucidi. Qualcosa però non tornava. Se per tanti anni si erano comportati astraendosi dalla storia e senza mai esporsi pubblicamente, come bloccati dal tipico scoglio psicologico insuperabile per la maggioranza degli “experiencers”, ora volevano andare a fondo nella ricerca della verità, cercando di riportare alla luce il reale svolgimento dei fatti che vissero nel Novembre 1975. Un quid che potrebbe essere recuperato sotto ipnosi.


Di qui, la decisione di rivolgersi all’ipnoterapeuta californiana Yvonne Smith e, grazie alla filmaker indipendente Lori Wagner, testimoniare tutto attraverso le immagini per la realizzazione di un documentario che dovrebbe includere una nuova ipnosi regressiva condotta su Travis Walton. Quanto è sinora emerso, lascia intendere che Pierce e Goulette in concomitanza con l’avvistamento dell’UFO al cui interno sarebbe stato poi teletrasportato Travis, vissero un episodio di “missing time” (tempo mancante, o vuoto temporale). Potenzialmente quindi, la nuova pista da seguire sembra quella di un caso di abduction multipla. Ecco ciò che accadde quella sera e che rende il caso Travis Walton il più importante “Incidente UFO” di tutti i tempi, l’Incontro Ravvicinato del Quarto Tipo per eccellenza.


Travis rientrava dal lavoro insieme ai sei compagni (nella foto sopra) con i quali aveva trascorso tutto il 5 Novembre 1975 a disboscare e accatastare tronchi di albero in una zona a 24 chilometri da Heber, nella Foresta Nazionale Apache, regione delle White Mountains, Arizona centro-orientale, a 217 Km a nord-est di Phoenix. Travis era un ragazzo di 22 anni, di carattere un po’ schivo, praticava arti marziali (Karate e Taekwondo) e lavorava sodo per mettere da parte i soldi e sposarsi presto con la sua ragazza, Dana. Erano da poco passate le 18.00 e iniziava a fare buio. Con lui, a bordo del furgone guidato dal caposquadra e suo migliore amico, Mike Rogers, c’erano Ken Peterson, John Goulette, Steve Pierce, Allen Dallis e Dwayne Smith. Bravi ragazzi, vivevano tutti e sette nella sonnacchiosa tranquillità rurale di Snowflake.

A un tratto uno di loro notò un bagliore rosso fuoco che illuminava la boscaglia. Era strano. Poteva trattarsi di un incendio, o di un incidente aereo, ma non si vedeva fumo. Decisero allora di raggiungere il punto da dove proveniva la luce, cambiarono strada e arrivarono in una radura dove ai loro occhi stupefatti apparve un grande oggetto discoidale che stazionava in aria, sospeso a una trentina di metri dal suolo sopra la linea degli alberi. Emetteva bagliori luminosi e una sorta di ronzio. Mike fermò il furgone (le cui luci e motore continuarono a funzionare) a meno di 30 metri dall’oggetto, che continuava a librarsi, dondolando sulla cima degli alberi, sotto gli occhi dei sette giovani esterrefatti.

Travis sedeva davanti, accanto a Mike e aveva la visuale migliore. Fu una questione di secondi. Decise di andare a vedere da vicino quella straordinaria macchina i cui contorni si stagliavano contro l’ambiente naturale, già coperto dalle ombre della sera. Il fondo della scafo emanava un chiarore che illuminava il suolo. Dal basso, il diametro di quella struttura non superava i cinque metri e aveva un’altezza di almeno tre metri. Era liscia, perfetta. Nulla, né antenne, né cavi, né oblò. Sembrava dentro non ci fosse vita. Uscì dal furgone, come sospinto da una forza che gli diceva che quella era l’occasione della sua vita. Fece pochi passi, avvicinandosi all’oggetto mentre gli amici lo imploravano di non farlo e tornare indietro, ma lui no, fece ancora qualche passo ed ebbe solo il tempo di alzare lo sguardo. In quel momento un suono lacerante, come di decine di turbine azionate contemporaneamente, uscì dall’UFO e Travis cercò subito riparo, rincantucciandosi dietro un ceppo d’albero. Si rialzò e fu investito in pieno petto da un fascio di luce verde-bluastra (così gli avrebbero spiegato in seguito) e il suo corpo, come una marionetta appesa a un filo, venne sollevato da terra e proiettato braccia e gambe aperte all’indietro per alcuni metri. Walton non vide e percepì alcunché di quanto stava accadendo.

Steve urlò: “L’hanno preso!” Tramortito, fu lasciato così sul terreno dai suoi amici che lo credettero morto e non ebbero il coraggio di avvicinarsi al suo corpo esanime. Mike pigiò sul gas del furgone, mentre guardavano il disco che si alzava in volo. Dopo alcune miglia, Rogers fu il primo a riprendersi dallo shock e a rendersi conto di ciò che avevano fatto. Decise quindi di tornare indietro e lo fece da solo, lasciando i suoi compagni sulla strada. Con sé, quando giunse di nuovo alla radura dell’incontro ravvicinato, aveva solo una torcia elettrica e non vide traccia di Travis né dell’UFO. Tornarono in città e avvisarono lo sceriffo.

Da quel momento in poi, tutti gli abitanti di Snowflake credettero che Travis fosse morto e il sospetto ricadde sui sei giovani. Accettarono di sottoporsi al test della macchina della verità (il poligrafo) che superarono tutti. Nello Stato dell’Arizona non è necessario un cadavere per essere condannato per omicidio. Travis riapparve cinque giorni dopo. A quel punto, i suoi concittadini pensarono che si era trattato di una burla, una messinscena. Prima erano stati considerati assassini, poi, dei buontemponi. Questi i fatti, sui quali nessuno è mai riuscito a dimostrare il contrario. Walton, il più famoso addotto del mondo, non ha mai lasciato la sua cittadina, ma di recente si è separato dalla moglie Dana.

Dopo quei giorni del Novembre 1975, Steve Pierce e John Goulette, similmente agli altri quattro compagni di lavoro, non hanno mai goduto dell’attenzione dei media. Forse, soprattutto per il primo, questa potrebbe essere la “molla” che lo ha spinto a uscire allo scoperto.



Steve Pierce aveva 17 anni quando la sua famiglia si trasferì a Snowflake, Arizona. Fu suo zio a fargli ottenere l’ingaggio nel gruppo di taglialegna. Poco tempo dopo l’incidente, Steve lasciò l’Arizona, rifugiandosi in Texas e poi in un altro Stato perché era stanco di essere vessato da tutti. Rimase via per molti molti anni. Aveva terrore dei boschi, non riusciva a dormire la notte e la sua famiglia non credette a una sola parola di quanto aveva riferito. Ha sempre cercato di prendere le distanze da quell’evento terrificante. La gente rideva di lui, pensava che era tutto una bufala. E gli furono offerti 10 mila dollari da Philip Klass, giornalista ultrascettico dello CSICOP statunitense (omologo del nostrano CICAP) perché ammettesse che si erano inventati tutto. Pur avendo un disperato bisogno di soldi, Steve si è rifiutato di mentire. Di tutto il gruppo, ad oggi, quelli che hanno parlato pubblicamente sono solo Pierce, Travis e John Goulette.

È Steve Pierce a sospettare che quella notte accadde qualcosa che coinvolse anche lui. Le sue paure del buio e dei boschi lo hanno portato a credere che forse il destino gli aveva riservato qualcosa di strano. Anche perché, dopo il 1975 ha vissuto un altro incontro ravvicinato con un UFO. Una notte era alla guida di un grosso camion e verso le 2 del mattino si accorse che un UFO lo stava seguendo. Vide le luci evoluire prima dietro, poi sopra il suo mezzo. Continuò a viaggiare sino a un distributore di benzina, dove decise di accostare e saltò fuori dall’abitacolo. In quel momento, le luci dell’UFO volarono via.

Per questo, ha voluto rivolgersi a una ipnoterapeuta di fama mondiale come Yvonne Smith, fondatrice e direttrice del CERO (Close Encounters Resource Organization. Un gruppo internazionale di sostegno di sostegno per gli experiencers. Molti membri del CERO hanno vissuto esperienze simili. Ricordano di essersi trovati a bordo di astronavi, di aver visto bambini ibridi umano/alieni con caratteristiche somatiche simili alle loro, di aver notato gli strumenti chirurgici utilizzati sui loro corpi mentre giacevano sui tavoli in acciaio con gli ET accanto a loro, di aver riscontrato strani oggetti sotto la loro pelle (impianti). Dal momento che Steve Pierce è andato sotto ipnosi con Yvonne Smith, ha cominciato a scoprire sorprendenti nuovi dettagli su ciò che accadde quella sera del Novembre 1975. Se il materiale si rivelerà di reale interesse, la sua intenzione è di raccoglierlo in un libro, alla cui stesura ora si sta dedicando.


Walton: “Ora sono certo che gli alieni mi hanno aiutato”

Tornando a Walton, nel corso del suo ultimo viaggio in Italia, invitato per la conferenza ufologica “Interazioni tra umani e alieni” organizzata a Roma dal sito Segni Dal Cielo e della quale è stato relatore e ospite d’onore, ho avuto modo di trascorrere con lui un paio di giorni. In questa occasione ha sottolineato più volte due aspetti della sua storia. Innanzitutto, che sul suo caso il meccanismo del debunking, affidato dal Federal Bureau of Investigation alle “sapienti” mani di Philip Klaas, famoso “demolitore d’ufficio” di casi ufologici, non ebbe ragione della qualità delle testimonianze. Non solo, per screditare Walton, Klaas era stato pagato ben 10.000 dollari dal FBI. Un fatto assai grave, che getta un’ombra pesante sulla reputazione di Klaas. Ne esiste documentazione.

Più importante, su un piano umano e dell’esperienza vissuta è la nuova ipotesi che Travis ritiene oggi possibile: che la ragione primaria della sua abduction fu accidentale. Ovvero, che il fatto di essere stato investito da un raggio che lo tramortì, lasciandolo privo di conoscenza sino al suo risveglio a bordo dell’astronave, sia stato incidentale e non determinato dalla volontà dagli esseri con i quali ebbe a che fare.

Durante la sua permanenza all’interno dell’UFO, Walton si confrontò con due tipi di “alieni”. In una prima fase, entità umanoidi di piccole dimensioni, con teste macrocefale, prive di capelli e occhi enormi. In seguito, altri esseri, tanto simili all’Uomo da poter essere considerati “terrestri”. Queste due tipologie sembravano fra loro interagire. Walton non è mai stato in grado di stabilire chi fosse in comando ma, date le dimensioni limitate dell’astronave, secondo lui quegli “umani” lì sembravano decisamente fuori posto. Nel film “Bagliori nel buio” tali umani non compaiono neppure in un fotogramma. Una palese mistificazione dei fatti riferiti dal loro protagonista.

Secondo Travis, è possibile che il modus operandi di quelle entità aliene che lui – come migliaia di altri addotti nel mondo – ha da sempre interpretato come intrusivo e negativo, sia stato invece determinante a salvargli la vita.

Ecco, le sue parole: “Sulle prime e anche in seguito, non ho potuto fare altro che accettare il termine e l’accezione negativa di rapimento, ma in realtà non ho mai capito sino in fondo cosa veramente mi fosse successo. Certo, si era trattato di un “incontro ravvicinato” in condizioni “estreme” e le cui conseguenze avrebbero potuto essere fatali per me. L’unica possibilità per la mia sopravvivenza, forse, era rappresentata dagli occupanti stessi dell’astronave, perché i miei compagni mi avevano abbandonato e il medico più vicino era a un’ora di distanza. Col senno di poi, penso che probabilmente fu solo un tentativo di aiuto”.

Una diversa chiave di lettura e un passo in avanti, almeno nella comprensione da parte di Travis, di quanto gli accadde nel 1975. Un lungo cammino verso una verità ancora indecifrabile.



LA MIA INTERVISTA A LORI WAGNER

Legato da vecchia amicizia a Lori Wagner, ho chiesto alla regista e documentarista californiana un aggiornamento in merito agli sviluppi del suo lavoro in collaborazione con Yvonne Smith.





« “Il Sapere in una Canzone” – La Prefazione di Ernesto Assante a “Gli Alieni Mi Hanno Salvato la Vita”Jack Sarfatti: “Entanglement, UFO e paranormale”. Il fisico quantistico rivela tutto in un’intervista straordinaria »
Gli altri testimoni del caso Walton: abduction multipla nella notte dei “bagliori nel buio”?
20 luglio 2015 di Maurizio Baiata
Steve Pierce e John Goulette nel 1975 erano con Travis Walton a bordo del furgone guidato da Mike Rogers. A quasi 40 anni dall’incidente più famoso nella storia delle “abduction umane ad opera di esseri alieni”, i due compagni di lavoro di allora – componenti di una squadra di sette taglialegna – nel 2012 hanno iniziato a parlare di quella notte incredibile, sulla base dei loro ricordi lucidi. Qualcosa però non tornava. Se per tanti anni si erano comportati astraendosi dalla storia e senza mai esporsi pubblicamente, come bloccati dal tipico scoglio psicologico insuperabile per la maggioranza degli “experiencers”, ora volevano andare a fondo nella ricerca della verità, cercando di riportare alla luce il reale svolgimento dei fatti che vissero nel Novembre 1975. Un quid che potrebbe essere recuperato sotto ipnosi.

Da sinistra, John Goulette, Travis Walton e Steve Pierce
Da sinistra, John Goulette, Travis Walton e Steve Pierce (photo: John Loggins)
Di qui, la decisione di rivolgersi all’ipnoterapeuta californiana Yvonne Smith e, grazie alla filmaker indipendente Lori Wagner, testimoniare tutto attraverso le immagini per la realizzazione di un documentario che dovrebbe includere una nuova ipnosi regressiva condotta su Travis Walton. Quanto è sinora emerso, lascia intendere che Pierce e Goulette in concomitanza con l’avvistamento dell’UFO al cui interno sarebbe stato poi teletrasportato Travis, vissero un episodio di “missing time” (tempo mancante, o vuoto temporale). Potenzialmente quindi, la nuova pista da seguire sembra quella di un caso di abduction multipla. Ecco ciò che accadde quella sera e che rende il caso Travis Walton il più importante “Incidente UFO” di tutti i tempi, l’Incontro Ravvicinato del Quarto Tipo per eccellenza. I colleghi del team di Walton Travis rientrava dal lavoro insieme ai sei compagni (nella foto sopra) con i quali aveva trascorso tutto il 5 Novembre 1975 a disboscare e accatastare tronchi di albero in una zona a 24 chilometri da Heber, nella Foresta Nazionale Apache, regione delle White Mountains, Arizona centro-orientale, a 217 Km a nord-est di Phoenix. Travis era un ragazzo di 22 anni, di carattere un po’ schivo, praticava arti marziali (Karate e Taekwondo) e lavorava sodo per mettere da parte i soldi e sposarsi presto con la sua ragazza, Dana. Erano da poco passate le 18.00 e iniziava a fare buio. Con lui, a bordo del furgone guidato dal caposquadra e suo migliore amico, Mike Rogers, c’erano Ken Peterson, John Goulette, Steve Pierce, Allen Dallis e Dwayne Smith. Bravi ragazzi, vivevano tutti e sette nella sonnacchiosa tranquillità rurale di Snowflake.

A un tratto uno di loro notò un bagliore rosso fuoco che illuminava la boscaglia. Era strano. Poteva trattarsi di un incendio, o di un incidente aereo, ma non si vedeva fumo. Decisero allora di raggiungere il punto da dove proveniva la luce, cambiarono strada e arrivarono in una radura dove ai loro occhi stupefatti apparve un grande oggetto discoidale che stazionava in aria, sospeso a una trentina di metri dal suolo sopra la linea degli alberi. Emetteva bagliori luminosi e una sorta di ronzio. Mike fermò il furgone (le cui luci e motore continuarono a funzionare) a meno di 30 metri dall’oggetto, che continuava a librarsi, dondolando sulla cima degli alberi, sotto gli occhi dei sette giovani esterrefatti.

Travis sedeva davanti, accanto a Mike e aveva la visuale migliore. Fu una questione di secondi. Decise di andare a vedere da vicino quella straordinaria macchina i cui contorni si stagliavano contro l’ambiente naturale, già coperto dalle ombre della sera. Il fondo della scafo emanava un chiarore che illuminava il suolo. Dal basso, il diametro di quella struttura non superava i cinque metri e aveva un’altezza di almeno tre metri. Era liscia, perfetta. Nulla, né antenne, né cavi, né oblò. Sembrava dentro non ci fosse vita. Uscì dal furgone, come sospinto da una forza che gli diceva che quella era l’occasione della sua vita. Fece pochi passi, avvicinandosi all’oggetto mentre gli amici lo imploravano di non farlo e tornare indietro, ma lui no, fece ancora qualche passo ed ebbe solo il tempo di alzare lo sguardo. In quel momento un suono lacerante, come di decine di turbine azionate contemporaneamente, uscì dall’UFO e Travis cercò subito riparo, rincantucciandosi dietro un ceppo d’albero. Si rialzò e fu investito in pieno petto da un fascio di luce verde-bluastra (così gli avrebbero spiegato in seguito) e il suo corpo, come una marionetta appesa a un filo, venne sollevato da terra e proiettato braccia e gambe aperte all’indietro per alcuni metri. Walton non vide e percepì alcunché di quanto stava accadendo.

Steve urlò: “L’hanno preso!” Tramortito, fu lasciato così sul terreno dai suoi amici che lo credettero morto e non ebbero il coraggio di avvicinarsi al suo corpo esanime. Mike pigiò sul gas del furgone, mentre guardavano il disco che si alzava in volo. Dopo alcune miglia, Rogers fu il primo a riprendersi dallo shock e a rendersi conto di ciò che avevano fatto. Decise quindi di tornare indietro e lo fece da solo, lasciando i suoi compagni sulla strada. Con sé, quando giunse di nuovo alla radura dell’incontro ravvicinato, aveva solo una torcia elettrica e non vide traccia di Travis né dell’UFO. Tornarono in città e avvisarono lo sceriffo.

Da quel momento in poi, tutti gli abitanti di Snowflake credettero che Travis fosse morto e il sospetto ricadde sui sei giovani. Accettarono di sottoporsi al test della macchina della verità (il poligrafo) che superarono tutti. Nello Stato dell’Arizona non è necessario un cadavere per essere condannato per omicidio. Travis riapparve cinque giorni dopo. A quel punto, i suoi concittadini pensarono che si era trattato di una burla, una messinscena. Prima erano stati considerati assassini, poi, dei buontemponi. Questi i fatti, sui quali nessuno è mai riuscito a dimostrare il contrario. Walton, il più famoso addotto del mondo, non ha mai lasciato la sua cittadina, ma di recente si è separato dalla moglie Dana.

Dopo quei giorni del Novembre 1975, Steve Pierce e John Goulette, similmente agli altri quattro compagni di lavoro, non hanno mai goduto dell’attenzione dei media. Forse, soprattutto per il primo, questa potrebbe essere la “molla” che lo ha spinto a uscire allo scoperto.

Steve Pierce surante una regressione ipnotica condotta da Yvonne Smith (photo: Lori Wagner)
Steve Pierce surante una regressione ipnotica condotta da Yvonne Smith (photo: Lori Wagner)
Steve Pierce aveva 17 anni quando la sua famiglia si trasferì a Snowflake, Arizona. Fu suo zio a fargli ottenere l’ingaggio nel gruppo di taglialegna. Poco tempo dopo l’incidente, Steve lasciò l’Arizona, rifugiandosi in Texas e poi in un altro Stato perché era stanco di essere vessato da tutti. Rimase via per molti molti anni. Aveva terrore dei boschi, non riusciva a dormire la notte e la sua famiglia non credette a una sola parola di quanto aveva riferito. Ha sempre cercato di prendere le distanze da quell’evento terrificante. La gente rideva di lui, pensava che era tutto una bufala. E gli furono offerti 10 mila dollari da Philip Klass, giornalista ultrascettico dello CSICOP statunitense (omologo del nostrano CICAP) perché ammettesse che si erano inventati tutto. Pur avendo un disperato bisogno di soldi, Steve si è rifiutato di mentire. Di tutto il gruppo, ad oggi, quelli che hanno parlato pubblicamente sono solo Pierce, Travis e John Goulette.

È Steve Pierce a sospettare che quella notte accadde qualcosa che coinvolse anche lui. Le sue paure del buio e dei boschi lo hanno portato a credere che forse il destino gli aveva riservato qualcosa di strano. Anche perché, dopo il 1975 ha vissuto un altro incontro ravvicinato con un UFO. Una notte era alla guida di un grosso camion e verso le 2 del mattino si accorse che un UFO lo stava seguendo. Vide le luci evoluire prima dietro, poi sopra il suo mezzo. Continuò a viaggiare sino a un distributore di benzina, dove decise di accostare e saltò fuori dall’abitacolo. In quel momento, le luci dell’UFO volarono via.

Per questo, ha voluto rivolgersi a una ipnoterapeuta di fama mondiale come Yvonne Smith, fondatrice e direttrice del CERO (Close Encounters Resource Organization. Un gruppo internazionale di sostegno di sostegno per gli experiencers. Molti membri del CERO hanno vissuto esperienze simili. Ricordano di essersi trovati a bordo di astronavi, di aver visto bambini ibridi umano/alieni con caratteristiche somatiche simili alle loro, di aver notato gli strumenti chirurgici utilizzati sui loro corpi mentre giacevano sui tavoli in acciaio con gli ET accanto a loro, di aver riscontrato strani oggetti sotto la loro pelle (impianti). Dal momento che Steve Pierce è andato sotto ipnosi con Yvonne Smith, ha cominciato a scoprire sorprendenti nuovi dettagli su ciò che accadde quella sera del Novembre 1975. Se il materiale si rivelerà di reale interesse, la sua intenzione è di raccoglierlo in un libro, alla cui stesura ora si sta dedicando.

Travis Walton a Roma nel 2012. (photo: Maurizio Baiata)
Travis Walton a Roma nel 2012. (photo: Maurizio Baiata)
Walton: “Ora sono certo che gli alieni mi hanno aiutato”

Tornando a Walton, nel corso del suo ultimo viaggio in Italia, invitato per la conferenza ufologica “Interazioni tra umani e alieni” organizzata a Roma dal sito Segni Dal Cielo e della quale è stato relatore e ospite d’onore, ho avuto modo di trascorrere con lui un paio di giorni. In questa occasione ha sottolineato più volte due aspetti della sua storia. Innanzitutto, che sul suo caso il meccanismo del debunking, affidato dal Federal Bureau of Investigation alle “sapienti” mani di Philip Klaas, famoso “demolitore d’ufficio” di casi ufologici, non ebbe ragione della qualità delle testimonianze. Non solo, per screditare Walton, Klaas era stato pagato ben 10.000 dollari dal FBI. Un fatto assai grave, che getta un’ombra pesante sulla reputazione di Klaas. Ne esiste documentazione.

Più importante, su un piano umano e dell’esperienza vissuta è la nuova ipotesi che Travis ritiene oggi possibile: che la ragione primaria della sua abduction fu accidentale. Ovvero, che il fatto di essere stato investito da un raggio che lo tramortì, lasciandolo privo di conoscenza sino al suo risveglio a bordo dell’astronave, sia stato incidentale e non determinato dalla volontà dagli esseri con i quali ebbe a che fare.

Durante la sua permanenza all’interno dell’UFO, Walton si confrontò con due tipi di “alieni”. In una prima fase, entità umanoidi di piccole dimensioni, con teste macrocefale, prive di capelli e occhi enormi. In seguito, altri esseri, tanto simili all’Uomo da poter essere considerati “terrestri”. Queste due tipologie sembravano fra loro interagire. Walton non è mai stato in grado di stabilire chi fosse in comando ma, date le dimensioni limitate dell’astronave, secondo lui quegli “umani” lì sembravano decisamente fuori posto. Nel film “Bagliori nel buio” tali umani non compaiono neppure in un fotogramma. Una palese mistificazione dei fatti riferiti dal loro protagonista.

Secondo Travis, è possibile che il modus operandi di quelle entità aliene che lui – come migliaia di altri addotti nel mondo – ha da sempre interpretato come intrusivo e negativo, sia stato invece determinante a salvargli la vita.

Ecco, le sue parole: “Sulle prime e anche in seguito, non ho potuto fare altro che accettare il termine e l’accezione negativa di rapimento, ma in realtà non ho mai capito sino in fondo cosa veramente mi fosse successo. Certo, si era trattato di un “incontro ravvicinato” in condizioni “estreme” e le cui conseguenze avrebbero potuto essere fatali per me. L’unica possibilità per la mia sopravvivenza, forse, era rappresentata dagli occupanti stessi dell’astronave, perché i miei compagni mi avevano abbandonato e il medico più vicino era a un’ora di distanza. Col senno di poi, penso che probabilmente fu solo un tentativo di aiuto”.

Una diversa chiave di lettura e un passo in avanti, almeno nella comprensione da parte di Travis, di quanto gli accadde nel 1975. Un lungo cammino verso una verità ancora indecifrabile.

LA MIA INTERVISTA A LORI WAGNER

Legato da vecchia amicizia a Lori Wagner, ho chiesto alla regista e documentarista californiana un aggiornamento in merito agli sviluppi del suo lavoro in collaborazione con Yvonne Smith.


Maurizio Baiata: Lori, cosa è venuto fuori sinora dalle regressioni?

Lori Wagner: Steve Pierce è l’unico che ha fatto una regressione. John Goulette ne ha molto timore e vuole aspettare e vedere come va con le regressioni di Steve. Le tre sedute di ipnosi regressiva sinora condotte da Yvonne Smith hanno rivelato molti nuovi dettagli sull’evento. L’unica cosa della quale pubblicamente si può parlare è che quella del 1975 non fu la prima e unica volta in cui Steve ha incontrato gli UFO. Ha avuto esperienze prima del 1975 e ne ha avute anche dopo.

M.B.: Sono emerse discrepanze rispetto alla versione principale, quella di Travis?

L.W. Sì, c’è una differenza sostanziale, ma al momento non può essere resa nota. Ci è stato ripetuto più volte: “NON È TEMPO” (la frase potrebbe essere attribuibile a un’entità non terrestre manifestatasi durante una seduta ipnotica, N.d.A.). Una rimarchevole differenza è che Travis ha sempre sostenuto che uscì dal furgone di sua volontà, perché era curioso di avvicinarsi al disco e vedere cosa fosse. Steve Pierce dice invece che sembrò che Travis fosse stato “tirato fuori” dall’automezzo, in una sorta di stato ipnotico verso l’astronave… sotto il controllo di un qualche potere non suo. E Travis ora crede che gli ET in realtà lo rianimarono, che forse gli salvarono la vita dopo essere essere stato colpito dal fascio di luce. Egli ritiene che lo portarono a bordo dello scafo per prendersi cura di lui, per salvarlo e poi fare in modo che tornasse in città.

M.B. Qual è la ragione, secondo te, che sta spingendo questi uomini a parlare apertamente?

L.W. La figlioletta di Steve Pierce, Stevie, ha convinto il papà a farsi avanti. Una sera di tre anni fa circa, Steve e la figlia videro insieme il film “Fire in the Sky” (In Italia uscito con il titolo di “Bagliori nel buio). Stevie chiese al papà perché il suo nome non appariva nel film. Steve decise lì per lì che era giunto il momento di uscire allo scoperto e di raccontare la sua versione dei fatti, in modo da dimostrare a sua figlia e alla sua famiglia che la storia era vera e che lui era lì.

John Goulette dovette andare via a causa del ridicolo. Non poteva entrare in un bar, senza doversi aspettare di essere aggredito verbalmente e che non sarebbe finita in una rissa. Era accaduto tante volte. Così se ne andò. Da qualche parte dove nessuno lo conosceva. Si è trasferito in una piccola città della California. Vi è rimasto per 21 anni e poi è tornato a Snowflake. Con il tempo le cose erano molto cambiate. La gente in giro parlava dell’incidente di Travis Walton come di un qualcosa della quale potersi vantare. Ha iniziato a vedere Mike Rogers e Travis di nuovo come amici e si sentiva più a suo agio in quella zona. A questo punto ha voluto parlare e dire la verità.

M.B.: Cosa li ha costretti a non farlo prima?

L.W. La paura del ridicolo. Avevano paura di farsi avanti, perché tutti pensavano che erano pazzi. Nessuno credeva alla loro storia e per questo hanno tenuto la bocca chiusa per più di 30 anni!

M.B. Qual è lo scopo finale del loro “outing”?

L.W.: Entrambi vogliono essere chiari e sinceri. Anche se la verità suona come una storia costruita, sono uomini di una certa à ormai e non vogliono più di tacere e vivere una vita segreta.

M.B.: Lori, qual è il tuo coinvolgimento personale in tutto questo?

L.W. Quando una persona vive la propria vita in clandestinità, in segreto, finisce sempre per non fidarsi di nessuno. Per qualche ragione invece Steve Pierce si fida di me e mi permette di documentare ciò che sta accadendo ora. Il mio coinvolgimento come produttore cinematografico consiste nell’assistere entrambi affinché possano testimoniare la loro verità al mondo. Attualmente sto editando i video che ho girato durante le sedute di ipnosi con Steve Pierce e Yvonne Smith, materiale che sarà disponibile fra alcuni mesi. Il pubblico conoscerà una versione totalmente nuova e sconvolgente della storia e sarà il resoconto fedele di quello che è veramente accaduto. Riguardando tutto il girato, Steve sta anche cercando di prendere appunti per completare il suo libro, che conta di presentare in Luglio a Roswell, New Mexico.

M.B.: Come terapeuta, Yvonne che opinione ha di loro?

L.W. Yvonne Smith li ritiene entrambi sani di mente. Sono stati sottoposti a un evento traumatico e hanno dovuto vivere una vita segreta per oltre 30 anni per nascondere le loro paure. Uscire in pubblico è stato per loro di grande sollievo e un passo importante nel percorso di guarigione. Stiamo anche cercando di comunicare con due degli altri testimoni e spingerli a parlare pubblicamente e possibilmente sottoporsi a ipnosi regressiva.

M.B.: Mettiamola ora in altri termini: cosa sarebbe successo se avessero parlato 38 anni fa?

L.W.: Se Pierce e Goulette avessero parlato apertamente di questo evento fin dall’inizio, penso che avrebbe cambiato la vita di Travis Walton in modo significativo. Perché per 38 anni il caso è divenuto noto come la “Travis Walton Experience” esclusivamente. Degli altri uomini del gruppo non si è mai parlato. Travis non sarebbe così famoso oggi. L’intero evento sarebbe divenuto “L’Incidente UFO di Snowflake”. E, molto probabilmente, gli altri quattro uomini sarebbero diventati celebri. Ma questo non è avvenuto.


mauriziobaiata.net/2015/07/20/parlano-altri-testimoni-del-caso-travis-walton-cosa-accadde-veramente-quella-notte-di-bagliori-n...
[Modificato da saturn_3 21/07/2015 19:12]


















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Utente Senior
13/08/2016 11:22

Senza voler entrare nel merito della questione, che non conosco in modo approfondito, su Interntet ci sono però alcune testimonianze riguardo al fatto che chi conosce bene il caso, cioè gli amici di Walton, etc. etc. "saprebbero da tempo" che è una truffa (hoax). Quclcosa, cioè, che gli insiders della questione conoscono, ma che il mondo esterno, per ovvie ragioni, condizionato dal film (veramente bello e inquietante) libri, etc. non sa. Le prendo per quel che sono, ma bisogna considerare anche queste...


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Utente Praticante
17/08/2016 10:23

Io lo ritengo genuino. Walton non è l'unico testimone della vicenda.
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