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Abductions: effetti e conseguenze pre- e post-evento

Ultimo Aggiornamento: 27/02/2008 10:07
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Utente Illuminato
09/09/2007 20:39

Sindrome da falsa abduction

Tratto dal num. 24 Settembre 2007 della rivista "Area 51" pag 40.

Il soggetto crea figure di fantasia, sotto sembianze aliene, che compensi i propri traumi, le mancanze di affetti e l´impossibilità di realizzarsi nel sociale.

Di Lia Staropoli


Alcune persone altamente suggestionabili, e affette da nevrosi o psicosi, apprendendo determinate notizie ed informazioni che riguardano le abduction, innescano nella loro fragile psiche un meccanismo che genera morbosamente ricordi di esperienze analoghe ai rapimenti alieni, il più delle volte per eludere i sintomi di problematiche psichiche più gravi.
Si tratta di sindrome da falsa abduction.


Mentre programmi televisivi, libri e siti web divulgano teorie e testimonianze sui rapimenti alieni, aumenta il numero degli individui che immaginano anch’ essi di essere stati vittime di abusi da parte degli alieni.
Le cause che determinano l´insorgere di questo disturbo sono molteplici e vanno ricercate nel precario equilibrio psichico di questi soggetti.

L´autoreferenzialità
Il professor Corrado Malanga, nel corso degli anni, si è imbattuto in molte persone influenzabili o affette da svariate patologie mentali, che asserivano di essere in contatto con gli alieni. Così scrive Malanga nel suo ultimo libro Alieni o demoni (paggg. 85-86, Chiaraluna edizioni 2007):
« (...) soggetti dalle forti turbe psichiche si sono nutriti delle notizie sulla sindrome di abduction (SDA) e, in tal modo, hanno alimentato le proprie paure ed incertezze. (...) Ho trovato ragazzi fra i quindici e i diciassette anni convinti di essere poco considerati in ambito familiare, che sublimavano il mancato interesse ricevuto dai genitori con quello che un alieno poteva avere nei loro riguardi (...). Si trovano anche maschi e femmine adulti che tentano di sublimare la mancanza di interesse da parte dell´altro sesso tramite il contatto con esseri alieni, ovviamente di sesso opposto. Questi non solo vengono associati alla perfezione mentale, ma anche alla magnificenza fisica. Molti degli avvistamenti dei cosiddetti esseri di luce possono ricadere in questa sindrome, anche se non tutti i casi sono così espliciti. Non mancano poi descrizioni di rapporti sessuali tra falsi addotti e alieni. Quello che pertanto deve essere tenuto in considerazione è la componente narcisistica del soggetto, che ritiene di essere al centro dell´attenzioni di alieni (...). La necessità del falso addotto di generare autorefenzialità è facilmente riconoscibile, poiché tende a mettere sempre se stesso al centro dei propri racconti: "Gli alieni mi hanno detto... gli alieni mi hanno fatto... gli alieni faranno in modo che io... quando torneranno a prendermi...". Bisogna tener presente che la cosa che oggi interessa di più alla gente comune è avere il riconoscimento altrui, essere accettati nel proprio ruolo di figli, genitori, professionisti, amanti, etc... Tutte le volte che questo riconoscimento manca, può scattare la sindrome da falsa abduction: il soggetto tende a reagire creando egli stesso una figura di fantasia che lo ricompensi, che lo riconosca nel campo degli affetti, del lavoro, della realizzazione sociale e quant´altro gli occorra».


Abusi e gruppi di sostegno
Circa il 20% dei soggetti disturbati viene immediatamente individuato dai test, altri solo successivamente perché, nella mente di queste persone, persino gli stimoli indotti dalle domande specifiche dei test contribuiscono a evocare falsi ricordi e a elaborarne contesti verosimili, talvolta con squarci di realtà, senza contare che alcuni molto ben informati possono alterare consapevolmente o inconsapevolmente i test stessi. Inoltre le complicazioni maggiori per questi soggetti, sorgono quando vengono a contatto con gruppi di sostegno con persone che evocano esperienze simili. In quanto discutere dei propri traumi con persone che sono state vittime degli stessi abusi da parte degli alieni, è senza dubbio confortante e terapeutico se certi ricordi corrispondessero alla realtà, in caso contrario il gruppo contribuisce a originare ulteriori falsi ricordi e a rafforzare la convinzione dell´esistenza degli stessi. La peculiarità degli abusi subiti, tende inoltre a favorirne una coesione all´interno del gruppo stesso, consolidata anche dalla scarsa attenzione che psicologi e psichiatri concedono a queste persone, ma soprattutto dai pregiudizi della gente. E il falso addotto finisce per identificarsi anch´esso con il gruppo, considerandosi talvolta un privilegiato.
Secondo Malanga, il falso addotto non vuole guarire perché: «Eliminando la sua malattia pensa di perdere la sua identità. In altre parole non vuole guarire altrimenti nessuno si occuperebbe più di lui». Con queste parole, Malanga fa riferimento a un disturbo della personalità specifico. L´identificazione collettiva, che scaturisce con l´intento di auto-valorizzazione della propria persona, è motivata dall´esigenza di appartenenza a un gruppo di persone che trova giustificazione nella coesione per una duplice ricerca: quella della protezione, ma anche della dipendenza.
La "componente narcisistica" di cui parla Malanga, emerge anche per alcuni, nell´assoluta ostinazione di volere far parte di una élite, di una ristretta cerchia di prescelti. A poco servono le raccomandazioni, da parte del dottor Malanga, di rivolgersi a uno psichiatra perché non si tratta di abduction, ma di disturbi della personalità. «Così ti mostrano i nei più normali, le cicatrici più normali, nel tentativo di rassicurare se stessi di essere all´interno della fenomenologia adduttiva, ma anche di avere la benedizione dell´esperto di turno... lo dice Malanga che sono addotta quindi sono addotta... con enfasi e soddisfazione».

Clancy vs. Hopkins
Inoltre, i falsi addotti si riconoscono per la tendenza a porre se stessi al centro dell´attenzione, all´estremo opposto degli addotti autentici, che invece sono schivi a presenziare a programmi televisivi e a parlare delle loro esperienze con estranei. Il ricercatore inglese Nick Pope afferma che i veri addotti non sono in cerca di notorietà e, anche se spesso vengono contattati persino da emittenti televisive, non sono interessati a prendere parte a interviste o a talk show.
Ne dobbiamo desumere che nel mondo esiste una percentuale considerevole di falsi addotti o, come dice Malanga, "addotti solo da se stessi" e non c´è da meravigliarsi se la stessa percentuale vada a confluire in gruppi di persone, costituiti per essere oggetto di studio da parte di psichiatri tendenti a dimostrare l´inesistenza dei rapimenti alieni. È accaduto, ad esempio, nell´esiguo numero di sedicenti addotti esaminati dalla dottoressa Clancy. Secondo l´americano Budd Hopkins, nello studio della Clancy non si è operata una distinzione tra veri e falsi addotti, dove questi ultimi risultarono chiaramente affetti da varie turbe psichiche e pertanto inclini ad elaborare falsi ricordi, invalidando i risultati dell´esperimento, già viziato dai pregiudizi degli studiosi che lo eseguirono.

Alcuni casi emblematici
Nel suo libro, Malanga cita alcuni casi di sindrome da falsa abuction. Un ragazzo, che aveva iniziato a frequentare psicologi e psichiatri dall´età di due anni e mezzo, era a conoscenza delle ricerche del professore e con molta probabilità era influenzato anche dalle sue conferenze. Sembrava avere ricordi di vita aliena e non riusciva a integrarsi nel mondo reale. Uno psichiatra gli aveva diagnosticato una schizofrenia compulsiva. Il problema però non erano gli alieni, bensì la figura di un padre padrone che causava forti disagi nell´esistenza del figlio. Malanga rilevò quale fosse il vero disturbo del ragazzo e a quel punto anche gli psichiatri che lo avevano in cura si dissero d´accordo con la sua analisi.
Una signora sentiva delle voci, due in particolare, all´interno dell´orecchio destro e sospettava provenissero da un microchip, che realtà non è stato trovato. Malanga intuì che si poteva trattare delle voci del padre e della sorella della signora in questione, scaturite da un trauma causato da una feroce lite in seno alla famiglia. La donna cercava tutte le prove possibili per attribuire le voci a cause aliene, perché sarebbe stato meno doloroso che prendere coscienza del trauma che aveva originato le voci stesse.
Malanga descrive poi la vicenda di una donna molto religiosa che assisteva costantemente a fenomeni paranormali all´interno della sua casa. Emerse immediatamente che la donna da bambina era stata violentata da uno zio. I fenomeni strani erano iniziati quando lei una sera si era raccolta in preghiera per perdonare lo zio. E, a suo dire, le preghiere avevano attirato l´attenzione degli alieni che intendevano aiutarla. In realtà, era il suo stesso inconscio che originava tali fenomeni, che non intendeva cedere all´imposizione di perdonare.
Ho contattato il professor Malanga, chiedendogli se fosse a conoscenza di ulteriori esempi del genere. Il professore ne ricorda alcuni recenti: quello di un uomo, che ha difficoltà motorie a un braccio in quanto il movimento non corrisponde agli stimoli delle sue intenzioni e crede che la causa siano gli alieni intenti a controllare ogni sua azione. È affetto da schizofrenia distonica. Il professore cita perfino il caso di un signore afflitto da seri problemi coniugali, il quale crede di vedere la sua compagna intrattenere frequentemente rapporti sessuali con un alieno. In realtà, è lui stesso ad avere rapporti sessuali con la donna, ma se ne dimentica. In tutti questi casi, Malanga consiglia un immediato colloquio con psicologi e psichiatri, ma la maggior parte dei soggetti rifiuta di confrontarsi con i medici.

Psicosi e allucinazioni collettive
Secondo Daniel L. Shaker, docente di psicologia ad Harvard nel suo libro Alla ricerca della memoria, la distorsione della memoria avviene a causa dell´amnesia dell´origine. Quando vi sono delle lesioni cerebrali nel lobo frontale destro «i difetti del ricordo dell´origine si accompagnano a confabulazioni diffuse e persino bizzarre - false rievocazioni di eventi mai accaduti». Altre elementi che portano a ricordare eventi mai accaduti sono il mal funzionamento del collegamento tra emisfero destro ed emisfero sinistro, o con "encefalo diviso" con gli emisferi cerebrali completamente scollegati chirurgicamente. Come dimostrano gli studi PET.
Talvolta le psicosi degenerano e insieme ad allucinazioni visive ed uditive, accompagnate da interpretazioni deliranti, possono arrivare a spingere un soggetto a commettere efferati delitti. Ronald M. Holmes e J. De Burger li definiscono killer "allucinati", che uccidono perché è stato loro ordinato da dio, da satana, o da un alieno. Si arriva, infine, a un suicidio di massa, come nel caso Heaven´s Gate, quando nel 1997 gli alieni avrebbero "istigato" 39 persone - tramite il leader spirituale Marshall Applewhite - ad uccidersi con il veleno.

Bambini addotti
Si parla di svariati casi di bambini rapiti dagli alieni. I bambini, se messi nelle giuste condizioni, possono ricordare con grande accuratezza episodi del loro vissuto, ma dare loro l´imbeccatura durante il colloquio può avere effetti devastanti, perché stimola la visualizzazione di un contesto, che il bambino acquisisce inevitabilmente come ricordo, perché ancora incapace di distinguere l´informazione d´origine. Lo psicologo Stephen J. Ceci docente della Cornell University, e i suoi collaboratori a questo proposito eseguirono degli esperimenti con un gruppo di bambini di una scuola materna. Gli esiti furono drammatici. I ricercatori chiesero ad un gruppo di bambini di concentrarsi e ricordare, quella volta in cui si ferirono il dito rimasto impigliato nella trappola per topi.
Nessuno di questi bambini in realtà aveva mai avuto un incidente del genere. Dopo qualche settimana i ricercatori sondarono i ricordi di bambini, riscontrando che più della metà svilupparono ricordi in merito all’episodio inventato ed imbeccato dai ricercatori che riguardava la trappola per topi. E i bambini descrivevano con particolari agghiaccianti, ciò che realtà non era mai accaduto. Ad esempio uno di questi bambini elaborò il ricordo raccontando che tutto era iniziato quando il fratello maggiore cercò di strappargli un giocattolo, fino a spingerlo su una catasta di legna dove c´era la trappola per topi. Il piccolo descrisse persino la corsa in ospedale e la medicazione del dito. I bambini sembravano affetti da una particolare amnesia dell´origine. Gli episodi da loro ricordati erano familiari perché ci hanno pensato per settimane, ma non ricordavano di averli immaginati, perché incapaci di risalire alla provenienza dell´informazione e si comportavano come se gli eventi fossero accaduti davvero. Alcuni Informati dai genitori che nessuna trappola per topi li aveva feriti, insistevano nel convincere i genitori che quell’episodio era accaduto e che si erano fatti male davvero con la trappola per topi.
La psicologa Michelle Leichtman sperimentò la possibilità di indurre i bambini a ricordare male un evento quotidiano. Presentò loro uno sconosciuto che rimase in classe per qualche minuto, salutò l´insegnante e disse che la storia che stavano leggendo era la sua preferita. Qualche giorno, dopo la ricercatrice pose ai bambini alcune domande fuorvianti, ad esempio se ricordassero quando quello sconosciuto versò la cioccolata sull´orsetto bianco, o se lo sconosciuto era arrabbiato mentre strappava un libro. Dieci settimane dopo più del 50% dei bambini ricordava chiaramente di aver visto lo sconosciuto strappare libri e macchiare orsetti, descrivendo con precisione i numerosi dettagli degli episodi in questione. Di questi esperimenti presero visione, terapisti e personale giudiziario specializzati nel settore minorile - certi di riuscire ad individuare i bambini che mentono – non riuscirono ad individuarli.
È facile influenzare la mente dei bambini. Ciò che apprendono sin dall´infanzia tra le mura domestiche si proietta durante tutto il corso della loro esistenza. Ora, immaginiamo cosa accadrebbe se genitori addotti o falsi addotti volessero sapere se i figli vivono anch´essi esperienze di abduction. Inizierebbero a sottoporre insistentemente i bambini a domande su episodi specifici, che indurrebbero i piccoli a visualizzare contesti precisi e ad acquisirli come ricordi, mentre invece non fanno parte del loro vissuto. Spaventosa è la consapevolezza che questi falsi ricordi continuerebbero ad ossessionarli e a turbarli come ricordi reali e fobie manifeste per tutta la vita.
Secondo M. Bruck e Stephen Ceci, gli adulti che intendessero far luce sul comportamento dei propri figli - anche qualora sospettassero qualcosa di specifico - dovrebbero essere molto cauti, per non indurre in loro involontariamente rievocazioni distorte o inesistenti. Qualora dovessero emergere elementi tali da ingenerare il sospetto che qualcosa di inquietante stia realmente interessando il bambino, i genitori dovrebbero porre la massima attenzione, per non turbare l´esistenza dei loro figli, con le proprie apprensive elucubrazioni psicotiche.


Le maggiori perplessità sorgono leggendo innumerevoli testimonianze di abduction,
specialmente sul web, dove facilmente si può accedere alle informazioni e con la stessa semplicità diffonderle.
Così si possono leggere dalle storie di sedicenti maestri di vita iniziati dagli alieni che vanno in giro per il web cercando adepti, alle farneticazioni di soggetti malati che imputano le proprie frustrazioni agli alieni.
L’autenticità della maggior parte di queste testimonianze è molto discussa, ma quel che è certo è che continueranno a gettare discredito sui veri casi di abduction.

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Daniel L. Schacter, Alla ricerca della memoria, Torino, Einaudi, 2007
A. Mucchi Faina, L’influenza sociale, Bologna ,Il Mulino, 1996
V .Lingiardi , F. Madeddu, I meccanismi di difesa, Milano, Cortina 1994.
G. O. Gabbard, Psichiatria psicodinamica, Milano, Cortina, 1995.
G. Jervis , Fondamenti della psicologia dinamica ,Milano, Feltrinelli 1993.
S.J. Ceci, M. P. Toglia, D.F. Ross, Children’s eyewitnes memory, NEW York,Springer- Velarg 1987
“The Suggestibility of Children’s Memory”
Journal article by Maggie Bruck, Stephen J. Ceci; Annual Review of Psychology, 1999
Daniel L. Schacter, Jerome Kagan and Michelle D. Leichtman
True and False Memories in Children and Adults: A Cognitive Neuroscience Perspective
Psychology, Public Policy, and Law, Volume 1, Issue 2, June 1995, Pages 411-428
Michelle D. Leichtman and Stephen J. Ceci
The Effects of Stereotypes and Suggestions on Preschoolers' Reports
Developmental Psychology, Volume 31, Issue 4, July 1995, Pages 568-578
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