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Gli alieni sono vicini. Forse già sulla Luna

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2014 18:02
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28/07/2014 22:20


Risposta di Danilo Valla:La radice Barà nell’AT c’è 49 volte (7×7) sempre col significato di creare qualcosa dal nulla e sempre con soggetto Dio. Il significato della preposizione B- da lui proposto non esiste, è una sua invenzione.



Non è vero. Gli ebrei non hanno mai creduto alla creazione al nulla, questa è un'idea prettamente cattolica. Tutti gli esperti di filologia semitica sanno per certo che quella radice verbale mai ha significato creare dal nulla.


Risposta di Danilo Valla: Quando “Elohim” indica il vero Dio, ha sempre il verbo al singolare. Questo il prof. Biglino non lo dice. E’ una splendida rappresentazione della Trinità.



Trinità? E' una battuta? Sia come sia su Elohim si fanno congetture, poiché è intraducibile. In verità si dice che quando è al singolare allora è DIo, quando è al plurale sono i falsi dèi, quelli fatti di pietra o legno. Tutto cambia nei Salmi 82 dove Dio è all'assemblea con altri dèi, cioè fu di fatto una riunione, e li la teologia ha tradotto Elohim con giudici/magistrati.


Risposta di Danilo Valla: Nella lingua dei Sumeri, “a” significa “acqua” ma nella parola ebraica “ruah” la “a” non c’è, si tratta di un “patah furtivum” che è stato aggiunto per facilitare la pronuncia della heth. In “ruah” ci sono una resh, una vau e una heth. “Ruah”, con il suo significato e senza divisioni, è attestato, oltre che in Ebraico, in Fenicio, Samaritano, Mandaico, Siriaco, Ugaritico, Aramaico, Arabo. Se derivasse davvero dal sumerico qualche lingua avrebbe mantenuto una parvenza del significato originario.

Nell’AT “ruah” vuol dire a volte “vento” ma molto spesso significa “spirito”. Una prova evidente si trova in Esodo 31:1-3 e 35:30-31, nel caso di Betsaleel che fu riempito di “Ruah Elohim” = “spirito di Dio”, per realizzare le opere artistiche del Tabernacolo e per inegnare ad altri. Vi immaginate se fossero stati riempiti di vento? Una scena tipo film demenziale americano.



Biglino ha spiegato benissimo il concetto di polisemia applicato a ruach e anche al kavod. Quando una parola è polisemica il suo esatto significato lo si desume dal contesto. Questo ragionamento di contestualizzare, la teologia curiosamente lo fa solamente quando si tratta degli Elohim, ma quando ci troviamo di fronte a ruach e a kavod, allora è sempre spirito e sempre gloria. Contestualizzare è proibito, sebbene ci si trovi davanti a polisemia. Il sostantivo più simile a spirito, nel caso chi scrisse volesse davvero intendere spirito e non altro, sarebbe nefesh (anima, evanescena) non ruach, poiché quest'ultimo ha i significati di: vento, soffio, spirito.



Risposta di Danilo Valla: Il mio video su You Tube “Geova non è il nome di Dio” risponde a questa affermazione. “In base a considerazioni filologiche e alle trascrizioni in greco nei Padri della Chiesa si è stabilito che la pronuncia originaria del tetragramma era Iahwè” (Jenni-Westermann). Origene, per esempio, nell’Exapla, trascrive in greco il tetragramma ebraico con Iawè



Queste sono mere congetture caro Valla. Nessuno sa cosa significhi davvero o come fu pronunciato davvero quel suono/tetragramma, poiché quando fu fatto la lingua ebraica manco esisteva. Fu solo riportato secoli dopo in ebraico. Tutto qua.


Risposta di Danilo Valla: In realtà “merahhèfet” (intensivo con significato causativo) indica la produzione di forti vibrazioni o onde ad altissima frequenza. Che infatti sono all’origine della succesiva immediata produzione della luce. Tutto infatti era “senza forma e invisibile” (v.2) quindi si trattava di energia e per mezzo della luce l’energia diventa massa. Come Einstein confermerà in tempi recenti.



Balle. La traduzione di Biglino è esatta. Merahhèfet significa "librantesi, "aleggiante".

Se proprio si vuole smontare Biglino, che si prendano studiosi più autorevoli.
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