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Cervello artificiale che prova emozioni e il pericolo della singolarità

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2014 16:44
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Utente Illuminato
08/04/2014 16:44

Mi trovo d'accordo è più facile evitare un errore che rimediare a un errore [SM=g10034] Non voglia tediarvi con le solite leggi della roborica che non sono un'idea di Asimov ma il problema è filosofico prima che meccanico. Mi snaturo e vi linko un documento che apre il discorso oltre le macchine ad altri tipi di azioni fuori dal controllo umano.

www.scuolafilosofica.com/421/kant-e-la-legge-0-della-robotica

E' molto interessante oltre che molto lungo.

Il sunto delle leggi rianalizzate è il seguente:

Le tre leggi, in realtà, sono di più di tre, nel senso che esse, scomposte più adeguatamente, indicano i comportamenti che un Robot non può seguire “per principio”:

1) un robot non può nuocere all’uomo né permettere che, per il suo mancato intervento, un uomo riceva danno;

2) un robot deve sempre obbedire agli ordini ricevuti, a meno che questi non contrastino con la Prima Legge;

3) un robot è tenuto ad autoconservarsi e a difendersi a meno che questo non contrasti con la Prima e Seconda legge.

La prima legge ci dice due cose:

a) un robot non può nuocere all’uomo;

b) un robot non può permettere che, per mancato intervento, un uomo riceva danno;

Si può dire che le due proposizioni sono sinonimiche in vista del fine, perché si fondano entrambe sull’idea che il Robot debba procedere sia in senso attivo che passivo sempre e comunque per la salvaguardia della vita dell’uomo. Sono due leggi diverse: da un punto di vista formale, sillogistico, esse implicano inferenze diverse, in secondo luogo pongono praticamente dei comportamenti diversi. Se per “legge” vogliamo intendere “ciò che spiega un comportamento all’interno di una teoria” dobbiamo per forza interpretare la prima legge come due leggi distinte volte a chiarificare uno stesso fine. Lo stesso fine, non giustifica l’identità.

La prima legge vincola il Robot ad agire sempre verso un fine non contrario alla vita umana, o al suo deperimento. La seconda legge definisce il fine pratico del Robot: esso è un mezzo dell’uomo. Però è molto interessante osservare che non venga specificato da chi debbano provenire gli ordini, sebbene è implicito che sia da qualche uomo (ciò dovrebbe essere specificato, però. Infatti, si può dare il caso che il Robot si autordini). In fine, la terza legge osserva il Robot ha “diritto” alla vita e alla difesa a patto che non contravvenga alla prima e alla seconda legge: vale a dire che se c’è un attentatore e il Robot può salvare la vita al suo padrone al solo costo della propria esistenza, egli deve sacrificarsi senza esitazione.

Le leggi della robotica non sono di genere logico né matematico. Non sono di genere logico perché hanno un chiaro contenuto prammatico, sebbene sia di ordine normativo. Però, esse non sono vere a priori e mostrano un certo significato concreto. Non sono di genere matematico perché non sono dedotte da alcun principio di natura numerica. In che senso, allora, sono leggi. Possono essere leggi morali, leggi politiche, leggi fisiche. Senza dubbio non sono leggi fisiche perché non descrivono il comportamento di corpi né lo rendono prevedibile. Tuttavia, è a questo genere di legge che Asimov pensa: spiegheremo tra poco perché ciò sia lecito. Non è certamente un tipo di legge politica, nel senso che non è stata presa da una comunità come regola da seguire. Si tratta, in realtà, di “leggi morali” cioè delle norme che definiscono i comportamenti adeguati da quelli inadeguati. Questo livello è insufficiente. Perché il vincolo delle tre leggi non può essere esclusivamente di genere morale: il Robot deve essere vincolato in modo più forte che solo per delle convenzioni ad alto livello, cioè deve essere programmato in modo tale che sia incapace di pensare in modo diverso.
[Modificato da Hiverside 08/04/2014 16:45]
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