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Le inattese proprietà del bosone di Higgs

Ultimo Aggiornamento: 07/03/2013 17:22
07/03/2013 10:52

E' arrivata la conferma ufficiale pubblicata su Repubblica.it:

www.repubblica.it/scienze/2013/03/06/news/conferma_bosone-53970141/?ref...

Cern, la conferma è arrivata: quella particella è il bosone di Higgs

Resi pubblici i dati preliminari dei fisici protagonisti della scoperta del 2012: adesso sono sicuri al 100%. E oltre a determinare la massa delle particelle, il bosone potrebbe aver dato il primo impulso all'espansione dell'universo. E potrebbe anche non avere un solo volto.

La particella che tanto assomiglia al bosone di Higgs è proprio il bosone di Higgs. Dopo averla osservata in ogni suoi aspetto, gli scienziati del Cern battezzano ufficialmente la loro scoperta, annunciata per la prima volta il 4 luglio del 2012. Da allora, l'acceleratore di particelle Lhc ha continuato a lavorare a pieno ritmo. Gli scienziati di Ginevra hanno raccolto il triplo delle informazioni che avevano otto mesi fa e oggi, alla conferenza in corso a Le Thuile, vicino Aosta, hanno tolto ogni condizionale dalle loro dichiarazioni. Il fatto che il bosone sia stato ufficialmente chiamato con il nome di Peter Higgs potrebbe anche spianare la strada del premio Nobel al fisico inglese che nel 1964 predisse a tavolino l'esistenza del bosone.

"La chiave per poter affermare che la particella osservata è un bosone di Higgs è la misura del suo spin", dice Sergio Bertolucci, direttore della ricerca del Cern, "ossia il suo momento angolare intrinseco. Le nuove misure presentate in questi giorni indicano sempre più fortemente che la particella ha spin zero, come aspettato per una particella di Higgs. Ma a questo punto non possiamo ancora escludere completamente l'ipotesi che lo spin sia uguale a due. Se gli esperimenti ATLAS e CMS confermeranno questo trend, presto potremo sciogliere la prognosi e potremo dichiarare che la particella è UNO Higgs. E dico UNO Higgs, perché non avremo comumque abbastanza prove per dichiarare che è lo Higgs previsto dal Modello Standard. Per questo, ci vorranno ancora anni di presa dati e di studio".

Il Modello Standard della fisica è l'insieme delle teorie che, al momento, meglio descrivono la composizione della materia a noi nota e le forze che fanno interagire le particelle fondamentali. In base a questo modello, nel 1964 Peter Higgs si mise a tavolino e teorizzò l'esistenza di un nuovo bosone. La sua presenza era necessaria per spiegare come mai le particelle fondamentali hanno una massa, e anziché schizzare nell'universo alla velocità della luce interagiscono, si attraggono l'una con l'altra e formano la materia così come la vediamo sulla Terra e negli astri.

Il bosone di Higgs era l'ultima delle particelle del Modello Standard teorizzate ma non ancora osservate in un esperimento. L'acceleratore di particelle Lhc (Large Hadron Collider) l'anno scorso ha colmato questa lacuna. Ma il fatto che la materia a noi nota formi solo il 4 per cento dell'universo indica che la strada per superare il Modello Standard è ancora lunga. Una delle ipotesi avanzate dai fisici teorici si chiama "supersimmetria" e potrebbe spiegare dove si trova il 96% della materia e dell'energia che pervadono l'universo ma restano invisibili ai nostri occhi. Secondo la nuova ipotesi, ognuna delle particelle note avrebbe una compagna più pesante nel regno misterioso della "supersimmetria". Il Bosone quindi potrebbe anche non essere solo a presentarsi con identità plurime (fino a cinque). E la caccia al "latitante" potrebbe essere solo all'inizio.

Per Guido Tonelli, fisico del Cern e dell'Istituto nazionale di fisica nucleare, che insieme a Fabiola Gianotti ha guidato una squadra di quasi 10mila fisici (molti dei quali italiani) alla scoperta del bosone di Higgs "oggi comincia una lunga avventura, all'insegna di una collaborazione tra fisici e astrofisici. Abbiamo capito il meccanismo con il quale le particelle acquistano la massa. Il prossimo passo sarà studiare il ruolo che il bosone di Higgs potrebbe aver giocato nei primi istanti dell'universo". Il 14 marzo all'Auditorium di Roma Fabiola Gianotti, Guido Tonelli, l'ex direttore generale del Cern Luciano Maiani e il direttore de Le Scienze Marco Cattaneo presenteranno il libro di Maiani sulla storia di Lhc e parleranno delle ultime novità delle ricerche di Ginevra.
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