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Un tentato omicidio dell'età della pietra

Ultimo Aggiornamento: 23/11/2011 13:00
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22/11/2011 21:04

Risale a 126.000 anni fa la prima aggressione documentata fra esseri umani moderni. Il fatto che la vittima sia riuscita a sopravvivere a un gravissimo trauma cerebrale e alle conseguenti disabilità indica che poté godere di un efficace sostegno sociale e di aiuto in termini di cura e alimentazione di Gianbruno Guerrerio
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Escludendo, doverosamente, il caso biblico di Caino, finora il più antico omicidio di cui si abbia testimonianza è quello avvenuto, circa 50.000 anni fa, nella regione dei monti Zagros, nell’Iraq nord-orientale, ai danni di un certo Shanidar-3 (così è indicata la vittima nei registri della “anagrafe paleoantropologica”) rimasto molto probabilmente vittima di uno scontro etnico.

Il povero Shanidar-3 morì infatti trafitto al petto da una lancia, come risulta dalle analisi condotte sul tipo di lesione riscontrata e dall’angolo d’impatto. Dato però che la sua gente, i Neanderthal, non pare possedesse quella sofisticata tecnologia, i ricercatori della Duke University che nel 2009 affrontarono il caso ne conclusero che il colpevole doveva essere un Homo sapiens moderno.

La palma di prima vittima documentata di aggressione interumana - anche se non quella di prima vittima di un omicidio - è però stata strappata a Sanidar-3 da uno studio pubblicato ora sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” che descrive un evento avvenuto molto prima, ben 126.000 anni fa.

Ricostruzione tomografica della lesione sul cranio di Maba (Cortesia University of the Witwatersrand)Analizzando un cranio umano conservato presso l'Istituto di paleontologia dei vertebrati e paleoantropologia dell'Accademia delle Scienze cinese proveniente dal sito di Maba, nella Cina meridionale, e risalente al medio Pleistocene, un gruppo internazionale

di ricercatori è infatti riuscito a rilevare - grazie a sofisticate tecniche di stereomicroscopia e scansione tomografica ad alta risoluzione - segni di un grave trauma cranico provocato da un acuminato corpo contundente.

"Questa ferita è molto simile a quelle che si osservano oggi quando qualcuno è colpito con forza con un pesante oggetto contundente. Per questo va collocata assieme al piccolo campione di resti di uomini dell’era glaciale che mostrano segni di trauma probabilmente indotto da altri uomini, e potrebbe essere il più antico esempio di aggressione inter-umana documentata. Il fatto che vi siano segni di una guarigione dell’osso indica anche la sopravvivenza a una lesione cerebrale grave", Lynne Schepartz dell'Università del Witwatersrand a Johannesburg, in Sud Africa, uno dei coautori dell’articolo.

"Non è possibile valutare se l'incidente sia stato accidentale o intenzionale, se sia trattato dell’esito di una rissa oppure di un’aggressione premeditata", ha proseguito Schepartz. Tuttavia, "l'identificazione di lesioni traumatiche in fossili umani è di grande interesse per la valutazione del rischio relativo di lesioni nei diversi gruppi umani, e per le implicazioni sul comportamento."

"Ci aiuta anche a identificare e comprendere alcune delle prime forme di aggressione interumana, e le capacità degli esseri umani del Pleistocene di sopravvivere a gravi lesioni e a disabilità post-traumatiche. Per poter sopravvivere e riprendersi da una simile ferita, l’uomo di Maba aveva bisogno di un sostegno sociale e di aiuto in termini di cura e alimentazione."

Il cranio di Maba è stato scoperto, insieme a resti di altri mammiferi, nel giugno 1958, in una grotta a Lion Rock, nella provincia di Guangdong. I reperti erano stati ritrovati a una profondità di un metro da alcuni agricoltori che stavano asportando i sedimenti presenti nella grotta per utilizzarli come fertilizzanti. [SM=g1950684]

fonte dati : www.lescienze.it/news/2011/11/22/news/u_omo_di_maba_vittima_preistoria_omicidio_aggressivit_umana_p_leistocene...
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22/11/2011 21:43

Forse avra' avuto pure un bel capoccione piu' duro e piu' spesso del normale per quei tempi!
[Modificato da (richard) 22/11/2011 21:44]
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22/11/2011 21:56

Re:
(richard), 22/11/2011 21.43:

Forse avra' avuto pure un bel capoccione piu' duro e piu' spesso del normale per quei tempi!



Il fatto che vi siano segni di una guarigione dell’osso indica anche la sopravvivenza a una lesione cerebrale grave

onestamente non ne capisco na ceppa di ste' cose Richard ,pero' l'articolo dice che gli studi hanno portato ad appurare una lesione grave ... [SM=g8297] cmq che i primitivi avevano una capoccia e resistenza piu' della nostra penso sia naturale erano piu' animali di noi , anche se' poracci morivano presto e spesso per cose che per noi sono banali ... [SM=g8320]


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Utente Veterano
22/11/2011 22:31

Anche osservando gli scimpanzè ci si rende conto di come siano aggressivi i primati... Avete mai visto documentari di persone aggredite da scimmie?
L'uomo è fondamentalmente un primate evoluto, non pensate che 200.000 o 500.000 anni fa le cose fossero molto diverse da oggi... omicidi, guerre e furti sono sempre esistiti.
Ma anche la solidarietà nel gruppo era molto diffusa [SM=g8320]
Per quanto riguarda le ossa e tutto il resto credo che fossero molto più resistenti di noi, vivevano praticamente allo stato selvatico. Gli individui più deboli morivano subito
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22/11/2011 22:46

Re:
Andrea.ufoonline, 22/11/2011 22.31:

Anche osservando gli scimpanzè ci si rende conto di come siano aggressivi i primati... Avete mai visto documentari di persone aggredite da scimmie?
L'uomo è fondamentalmente un primate evoluto, non pensate che 200.000 o 500.000 anni fa le cose fossero molto diverse da oggi... omicidi, guerre e furti sono sempre esistiti.
Ma anche la solidarietà nel gruppo era molto diffusa [SM=g8320]
Per quanto riguarda le ossa e tutto il resto credo che fossero molto più resistenti di noi, vivevano praticamente allo stato selvatico. Gli individui più deboli morivano subito




Foresta magica, le scimmie che mangiano i leoni

Si tratta delle scimmie Bili, enormi, che non vivono sugli alberi

CONGO
Nella profonda giungla congolese vive un esemplare di scimmia che uccide leoni, cattura pesci e ulula in direzione della luna. I cacciatori del posto parlano di creature enormi, una sorta di ibrido tra uno scimpanzè e un gorilla. Un esemplare poco studiato dalla scienza, per le difficoltà di addentrarsi al centro di una foresta che per anni è stata teatro di uno dei più sanguinosi conflitti del pianeta.



Stando a quanto scrive oggi il Guardian, soltanto un manipolo di scienziati è riuscito a studiare l’animale, smentendo la leggenda locale di una sorta di yeti e dello stesso ibrido scimpanzè-gorilla, ma rivelando una verità ancora più affascinante. Si tratterebbe infatti di una specie di scimpanzé gigante con una forte predilezione per la carne dei leoni. Lo studio più accurato e recente è stato condotto da uno studioso dell’Università di Amsterdam, Cleve Hicks, che ha trascorso 18 mesi sul campo a esaminare le scimmie Bili, come vengono chiamate. «Quello che abbiamo scoperto - racconta Hicks - è una nuova cultura degli scimpanzè. A raccontarci di questa terra fantastica è stato uno dei nostri perlustratori che vi si era addentrato per andare a pescare. Io l’ho chiamata la foresta magica, perchè si tratta di un luogo veramente molto speciale».



Raggiungere l’habitat delle scimmie Bili significa addentrarsi nella giungla per 40 chilometri rispetto alla strada più vicina, e attraversare fiumi infestati da coccodrilli. Ma una volta arrivati ci si trova davanti a queste scimmie che non hanno alcun timore dell’essere umano. A differenza degli altri esemplari che popolano il continente africano, hanno i propri rifugi a terra piuttosto che sugli alberi. «Se dormono a terra, come possono fuggire quando ci sono leoni e leopardi che si aggirano attorno al rifugio insieme ad altri animali pericolosi come elefanti e bufali? - dice lo studioso - non voglio dipingerlo come un essere più aggressivo, ma forse predano alcuni di questi predatori e i predatori non li attaccano». Lo studioso ci tiene però a precisare che le scimmie non ululano alla luna.

Hicks sostiene che questi animali possiedono quella che lui chiama una «cultura che rompe tutto», precisando di aver trovato centinaia di chiocciole e frutti dall’involucro duro fatti a pezzi. Come le altre scimmie, anche gli esemplari Bili usano i bastoni per pescare, ma nella giungla congolese si tratta di strumenti lunghi più di due metri. La cosa più eccitante per gli studiosi, a parte la grandezza dell’esemplare, è il fatto che le scimmie Bili del Congo potrebbero rappresentare l’ultimo gruppo di questi esemplari rimasto in tutta l’Africa. Hicks e un suo collega, Jeroen Swinkels, hanno perlustrato un’area di 7.000 chilometri quadrati e hanno trovato scimmie Bili dappertutto, ovunque con le stesse caratteristiche. Tuttavia, il futuro di questo animale potrebbe essere a rischio. «L’assenza di un forte governo centrale ha portato molte zone del paese a essere senza legge e perlopiù indipendenti - sostiene un fotografo, Karl Ammann, che studia queste scimmie dal 1996 - in termini di tutela questo è un disastro».


www.lastampa.it/lazampa/girata.asp?ID_blog=164&ID_articolo=56&ID_sezione=339...

[Modificato da eone nero 22/11/2011 22:47]
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22/11/2011 22:58

Re: Re:
eone nero, 22/11/2011 22.46:




Foresta magica, le scimmie che mangiano i leoni

Si tratta delle scimmie Bili, enormi, che non vivono sugli alberi

CONGO
Nella profonda giungla congolese vive un esemplare di scimmia che uccide leoni, cattura pesci e ulula in direzione della luna. I cacciatori del posto parlano di creature enormi, una sorta di ibrido tra uno scimpanzè e un gorilla. Un esemplare poco studiato dalla scienza, per le difficoltà di addentrarsi al centro di una foresta che per anni è stata teatro di uno dei più sanguinosi conflitti del pianeta.



Stando a quanto scrive oggi il Guardian, soltanto un manipolo di scienziati è riuscito a studiare l’animale, smentendo la leggenda locale di una sorta di yeti e dello stesso ibrido scimpanzè-gorilla, ma rivelando una verità ancora più affascinante. Si tratterebbe infatti di una specie di scimpanzé gigante con una forte predilezione per la carne dei leoni. Lo studio più accurato e recente è stato condotto da uno studioso dell’Università di Amsterdam, Cleve Hicks, che ha trascorso 18 mesi sul campo a esaminare le scimmie Bili, come vengono chiamate. «Quello che abbiamo scoperto - racconta Hicks - è una nuova cultura degli scimpanzè. A raccontarci di questa terra fantastica è stato uno dei nostri perlustratori che vi si era addentrato per andare a pescare. Io l’ho chiamata la foresta magica, perchè si tratta di un luogo veramente molto speciale».



Raggiungere l’habitat delle scimmie Bili significa addentrarsi nella giungla per 40 chilometri rispetto alla strada più vicina, e attraversare fiumi infestati da coccodrilli. Ma una volta arrivati ci si trova davanti a queste scimmie che non hanno alcun timore dell’essere umano. A differenza degli altri esemplari che popolano il continente africano, hanno i propri rifugi a terra piuttosto che sugli alberi. «Se dormono a terra, come possono fuggire quando ci sono leoni e leopardi che si aggirano attorno al rifugio insieme ad altri animali pericolosi come elefanti e bufali? - dice lo studioso - non voglio dipingerlo come un essere più aggressivo, ma forse predano alcuni di questi predatori e i predatori non li attaccano». Lo studioso ci tiene però a precisare che le scimmie non ululano alla luna.

Hicks sostiene che questi animali possiedono quella che lui chiama una «cultura che rompe tutto», precisando di aver trovato centinaia di chiocciole e frutti dall’involucro duro fatti a pezzi. Come le altre scimmie, anche gli esemplari Bili usano i bastoni per pescare, ma nella giungla congolese si tratta di strumenti lunghi più di due metri. La cosa più eccitante per gli studiosi, a parte la grandezza dell’esemplare, è il fatto che le scimmie Bili del Congo potrebbero rappresentare l’ultimo gruppo di questi esemplari rimasto in tutta l’Africa. Hicks e un suo collega, Jeroen Swinkels, hanno perlustrato un’area di 7.000 chilometri quadrati e hanno trovato scimmie Bili dappertutto, ovunque con le stesse caratteristiche. Tuttavia, il futuro di questo animale potrebbe essere a rischio. «L’assenza di un forte governo centrale ha portato molte zone del paese a essere senza legge e perlopiù indipendenti - sostiene un fotografo, Karl Ammann, che studia queste scimmie dal 1996 - in termini di tutela questo è un disastro».


www.lastampa.it/lazampa/girata.asp?ID_blog=164&ID_articolo=56&ID_sezione=339...






Estremamente interessante l'articolo Eone [SM=g8320] ! Non sapevo assolutamente che ci fossero scimpanzè simili... Sono colpito, addirittura mangiano carne di leone, alla faccia [SM=g1420767]

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22/11/2011 23:22

Re: Re: Re:
Andrea.ufoonline, 22/11/2011 22.58:





Estremamente interessante l'articolo Eone [SM=g8320] ! Non sapevo assolutamente che ci fossero scimpanzè simili... Sono colpito, addirittura mangiano carne di leone, alla faccia [SM=g1420767]




Fosse solo quello Andrea.

Primati cannibali: i gorilla ogni tanto si mangiano le scimmie

www.asylumitalia.it/2010/03/10/primati-cannibali-i-gorilla-ogni-tanto-si-mangiano-le-...

New Scientist annuncia la scoperta di una primatologa inglese
"Secondo la gente del posto riescono a uccidere i leoni"
Congo, ecco le scimmie giganti sono carnivore e alte due metri
Ancora mistero su questi animali, aggressivi e calcolatori

di CRISTINA NADOTTI

www.repubblica.it/2004/j/sezioni/scienza_e_tecnologia/gorilla/gorilla/gori...


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22/11/2011 23:53

Re: Re: Re: Re:
eone nero, 22/11/2011 23.22:



Fosse solo quello Andrea.

Primati cannibali: i gorilla ogni tanto si mangiano le scimmie

www.asylumitalia.it/2010/03/10/primati-cannibali-i-gorilla-ogni-tanto-si-mangiano-le-...

New Scientist annuncia la scoperta di una primatologa inglese
"Secondo la gente del posto riescono a uccidere i leoni"
Congo, ecco le scimmie giganti sono carnivore e alte due metri
Ancora mistero su questi animali, aggressivi e calcolatori

di CRISTINA NADOTTI

www.repubblica.it/2004/j/sezioni/scienza_e_tecnologia/gorilla/gorilla/gori...







Allucinante... Non lo consiglierei a nessuno uno scimpanzè come animale domestico [SM=g8297]

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23/11/2011 00:16

gli animali sono molto piu' intelligenti di quanto potevamo credere poco tempo fa' certe volte vedo quei documentari sulla natura ,e rimango impressionato dalle cose che fanno ... [SM=g8320]
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23/11/2011 00:47

Re:
KOSLINE, 23/11/2011 00.16:

gli animali sono molto piu' intelligenti di quanto potevamo credere poco tempo fa' certe volte vedo quei documentari sulla natura ,e rimango impressionato dalle cose che fanno ... [SM=g8320]



I Bonobo hanno addirittura comportamenti sociali e sessuali uguali a quelli umani.

Il sito da cui ho tratto questo articolo è molto interessante per chi desidera approfondire.

Sesso e società tra i bonobo

di Frans de Waal
da Scientific American, marzo 1995, pp. 82-88



FRANS B. M. de WAAL ha seguito studi di etologia secondo la scuola europea, e ha conseguito il PhD all'università di Utrecht nel 1977. Dopo una campagna di studi durata sei anni sulla colonia di scimpanzé nello zoo di Arnhem, si è trasferito dal 1981 negli Stati Uniti per lavorare su altre specie, compresi i bonobo. Attualmente è research professor al Yerkes Regional Primate Research Center ad Atlanta, e professore di psicologia alla Emory University.


In una congiuntura storica in cui le donne esigono la parità con gli uomini, ecco che la scienza arriva con un gradito regalo al movimento femminista. Gli scenari evolutivi incentrati sul maschio - l'uomo cacciatore, l'uomo costruttore di strumenti, e così via - sono oggi minacciati dalla scoperta che le femmine giocano un ruolo centrale, forse perfino dominante, nella vita sociale di uno dei nostri parenti più prossimi. In pochi, recenti anni, sono stati infatti ricomposti molti frammenti sparsi di conoscenze riguardanti una scimmia antropomorfa relativamente sconosciuta, che ostenta un repertorio di comportamenti poco ortodossi: il bonobo.

Il bonobo è stato uno degli ultimi grandi mammiferi ad essere scoperto dagli scienziati. Questa creatura fu identificata per la prima volta nel 1929 in un museo coloniale belga, molto lontano dal suo lussureggiante ambiente africano. Un anatomista tedesco, Ernst Schwarz, stava esaminando un cranio che, date le sue piccole dimensioni, era stato attribuito a un giovane scimpanzé, quando si rese conto che invece apparteneva a un adulto. Schwarz dichiarò di essersi imbattuto in una nuova sottospecie di scimpanzé. Ma ben presto all'animale fu riconosciuto lo status di specie completamente distinta all'interno dello stesso genere dello scimpanzé, il genere Pan.

Il bonobo fu ufficialmente classificato come Pan paniscus, ossia "piccolo Pan". Ma credo che, se gli scopritori avessero conosciuto allora quello che oggi sappiamo, sarebbe stato scelto un altro nome. Il vecchio nome tassonomico dello scimpanzé, Pan satyrus, che si rifaceva al mito delle scimmie antropomorfe viste come satiri lussuriosi, sarebbe stato perfetto per il bonobo.

La specie è ben caratterizzata come egualitaria, centrata sulla femmina, e usa a sostituire il sesso all'aggressione. Mentre nella maggior parte delle altre specie il comportamento sessuale costituisce una categoria ben distinta, nel bonobo esso è parte integrante di tutte le relazioni sociali - e non solo di quelle tra maschi e femmine. I bonobo fanno sesso praticamente in tutte le possibili combinazioni (anche se tali contatti sono inibiti tra parenti molto stretti). E le interazioni sessuali avvengono tra i bonobo più spesso che tra tutti gli altri primati. Nonostante la frequenza dell'attività sessuale, il tasso di riproduzione dei bonobo in natura è circa uguale a quello degli scimpanzé. Una femmina mette al mondo un solo piccolo alla volta, a intervalli di cinque o sei anni. I bonobo, dunque, condividono con la nostra specie almeno una caratteristica molto importante: una parziale separazione tra riproduzione e sessualità.

Un parente prossimo


Queste scoperte ci impongono molta attenzione, dato che il bonobo condivide con noi più del 98 per cento del patrimonio genetico: è quindi più vicino a noi di quanto, ad esempio, la volpe sia simile al cane. Si ritiene che la separazione tra la linea evolutiva degli umani e quella di scimpanzé e bonobo sia avvenuta non più di otto milioni di anni fa. La differenziazione tra scimpanzé e bonobo sarebbe poi avvenuta molto più tardi, forse innescata dalla necessità dello scimpanzé di adattarsi ad ambienti relativamente più spogli e più secchi [si veda: "East Side Story: The Origin of Humankind," di Yves Coppens, Scientific American, maggio 1994].

Al contrario, i bonobo, probabilmente, non si sono mai allontanati dalla protezione degli alberi. Il loro habitat attuale è ristretto alle foreste umide a sud del fiume Congo, dove ne sopravvivono, forse, non più di diecimila esemplari (dato il basso tasso di riproduzione della specie, la rapida distruzione del suo ambiente tropicale, e l'instabilità politica in Africa centrale, ci sono ragioni di preoccuparsi molto per il loro futuro).

Se questo modello evolutivo di continuità ecologica è corretto, il bonobo potrebbe aver subito meno trasformazioni degli umani, e anche degli scimpanzé. Potrebbe assomigliare molto all'antenato comune di tutte e tre le specie. In effetti, negli anni Trenta Harold J. Coolidge - l'anatomista americano che assegnò al bonobo il suo effettivo status tassonomico - suggerì che questo animale potesse essere più simile al progenitore comune, poiché la sua anatomia è meno specializzata di quella dello scimpanzé. Le proporzioni delle parti del corpo del bonobo sono state paragonate con quelle delle australopitecine, una forma pre-umana. Quando queste scimmie stanno in piedi o camminano erette, sembrano essere saltate fuori direttamente da una ricostruzione artistica dei primi ominidi.

Fino a non molti anni fa, il babbuino della savana veniva considerato il miglior modello vivente per gli antenati degli umani. Questo primate è adattato per il tipo di condizioni ecologiche che i preominidi possono aver fronteggiato una volta scesi dagli alberi. Ma alla fine degli anni Settanta gli scimpanzé, che sono imparentati molto più strettamente con noi, divennero il modello preferito. Caratteri osservati negli scimpanzé - tra i quali la caccia di gruppo, la condivisione del cibo, l'uso di strumenti, forme primitive di "politica" per il potere e di guerra - erano assenti o pochissimo sviluppate nei babbuini. Nei laboratori di ricerca le grandi antropomorfe sono state in grado di imparare un linguaggio di segni e di riconoscersi allo specchio, indice di consapevolezza di sé che non è mai stato dimostrato nelle altre scimmie.

Per quanto l'essere passati allo scimpanzé come pietra di paragone dell'evoluzione umana abbia rappresentato un grande passo avanti, c'era almeno un aspetto del modello precedente che non aveva bisogno di essere rettificato: la superiorità maschile rimaneva lo stato naturale delle cose. Sia nei babbuini, sia negli scimpanzé, sia negli umani, i maschi sono decisamente dominanti sulle femmine: essi regnano in modo supremo, e spesso brutale. È molto insolito che un maschio di scimpanzé pienamente adulto si lasci dominare da una femmina.

Ma ecco che entra in scena il bonobo. Nonostante il loro nome diffuso - quello di scimpanzé pigmeo - i bonobo non si distinguono in modo evidente dallo scimpanzé per le loro dimensioni, I maschi adulti della più piccola tra le sottospecie di scimpanzé pesano in media 43 chilogrammi e le femmine 33, più o meno quanto i bonobo. E benché le femmine di bonobo siano considerevolmente più piccole dei maschi, sembrano comandare.

Le scimmie aggraziate


Da un punto di vista fisico, il bonobo è diverso dallo scimpanzé tanto quanto un Concorde è diverso da un Boeing 747. Non per offendere gli scimpanzé, ma i bonobo hanno decisamente più stile. Il bonobo, con le sue lunghe gambe, la testa piccola sulle spalle sottili, ha una costituzione più gracile di quella dello scimpanzé. Le sue labbra sono rosse sulla pelle nera, le orecchie sono piccole, e le narici ampie quasi come quelle del gorilla. Questi primati hanno anche la faccia più piatta, con la fronte più alta di quella dello scimpanzé, e - in cima a tutto - una simpatica capigliatura di pelo lungo, sottile e nero con una netta scriminatura nel mezzo. Come le femmine di scimpanzé, anche quelle di bonobo allattano e trasportano i loro figli fino all'età di cinque anni. Verso i sette, i piccoli entrano nell'adolescenza. Le femmine in libertà partoriscono per la prima volta a tredici o quattordici anni, raggiungendo la piena età adulta attorno ai quindici. Non si conosce con certezza la longevità dei bonobo, ma, giudicando dal paragone con gli scimpanzé, si pensa che possano vivere oltre i quarant'anni in natura, e fino ai sessanta in cattività.

La frutta è l'elemento centrale dell'alimentazione sia per i bonobo sia per gli scimpanzé in libertà. I primi integrano la dieta con il midollo di piante erbacee, i secondi aggiungono la carne. Anche se i bonobo mangiano invertebrati, e occasionalmente catturano e mangiano piccoli vertebrati, mammiferi compresi, la loro dieta sembra contenere relativamente poche proteine animali. A differenza degli scimpanzé, non sono mai stati osservati cacciare piccole scimmie.

Mentre gli scimpanzé fanno uso di una ricca gamma di tecniche per procurarsi il cibo - che vanno dall'uso di pietre per rompere i gusci di noce, a quello di bastoncini per pescare formiche e termiti dai loro nidi - l'uso di strumenti tra i bonobo sembra pochissimo sviluppato in natura (mentre in cattività imparano a usarli molto abilmente). Intelligenti, a quanto pare, quanto gli scimpanzé, i bonobo hanno inoltre un temperamento molto più sensibile. Durante i bombardamenti della città di Hellabrun, in Germania, nel corso della seconda guerra mondiale, tutti i bonobo di uno zoo nelle vicinanze morirono per lo spavento dovuto al fragore; agli scimpanzé non accadde nulla.

I bonobo sono anche creativi nel gioco. Ho osservato dei bonobo in cattività impegnati a giocare a mosca cieca. Uno si copre gli occhi con delle foglie di banano, o con un braccio, o premendosi sugli occhi con le dita, barcolla in giro per l'area di gioco, scontrandosi con gli altri o quasi cadendo. Sembra sforzarsi di imporsi una regola: non posso guardare fino a che non perdo l'equilibrio. Anche altre scimmie fanno questo gioco, ma non l'ho mai visto compiere con tanto impegno e concentrazione come tra i bonobo.

I giovani sono inguaribilmente giocosi, e amano fare espressioni buffe, a volte impegnati in lunghe pantomime solitarie, a volte facendo il solletico agli altri. I bonobo sono, tuttavia, più controllati nell'esprimere le loro emozioni - che si tratti di gioia, dolore, eccitazione o rabbia - di quanto non siano gli estroversi scimpanzé. Gli scimpanzé maschi si producono spesso in esibizioni spettacolari della loro forza, lanciando sassi, spezzando rami e sradicando piante. Vanno avanti in queste rumorose scenate per parecchi minuti, durante i quali gli altri membri del gruppo se ne stanno prudentemente alla larga. I bonobo maschi, invece, si limitano di solito a mettersi in mostra con delle brevi corse, durante le quali si trascinano dietro qualche ramo. Entrambe le specie manifestano emozioni e intenzioni per mezzo di espressioni facciali e di gesti delle mani, molti dei quali sono presenti anche nella comunicazione non verbale degli umani. Per esempio, un bonobo chiederà del cibo a chi lo possiede stendendo la mano aperta (o qualche volta il piede!), e facendo il broncio ed emettendo suoni piagnucolosi se la richiesta viene ignorata. Ma i bonobo hanno suoni molto diversi da quelli degli scimpanzé. Il ben noto ululato basso e prolungato di questi ultimi si distingue bene dai richiami piuttosto netti e acuti del bonobo.

Fare l'amore, non la guerra


Il mio interesse per i bonobo non derivava da una personale inclinazione per il loro fascino, ma dalle mie ricerche sul comportamento aggressivo nei primati. Ero particolarmente incuriosito da quello che succede dopo i conflitti. Dopo che due scimpanzé si sono battuti, ad esempio, può accadere di vederli riavvicinarsi per scambiarsi un abbraccio, o un bacio sulla bocca. Presumendo che quei gesti servissero per ristabilire pace e armonia, li ho chiamati comportamenti di riconciliazione. Tutte le specie che presentano sia legami stretti sia potenzialità di conflitto hanno bisogno di tali meccanismi conciliatori. Pensando a quanti matrimoni finirebbero male se gli esseri umani non disponessero di alcun modo per riparare quando si fanno del male l'un l'altro, decisi di indagare sugli stessi meccanismi in diversi primati, bonobo compresi. Per quanto mi aspettassi di vedere anche queste scimmie fare pace, tuttavia, non ero molto preparato alle modalità di pacificazione che avrei visto.

Per la mia ricerca, che cominciò nel 1983, scelsi lo zoo di San Diego. All'epoca, esso ospitava la più numerosa colonia di bonobo in cattività al mondo: dieci individui, suddivisi in tre gruppi. Passai giornate intere davanti al recinto, con una videocamera che veniva accesa al momento dei pasti. Non appena i custodi si avvicinavano al recinto portando del cibo, tutti i maschi avevano delle erezioni. Prima ancora che il cibo venisse gettato all'interno dell'area, bonobo cominciavano a richiamarsi l'un l'altro per fare sesso: i maschi invitavano le femmine, e queste invitavano sia i maschi sia le altre femmine.

Il sesso, come emerse da quello studio, è la chiave dell'intera vita sociale del bonobo. Le prime intuizioni che il comportamento sessuale del bonobo fosse diverso da quello di tutte le altre specie erano arrivate da osservazioni compiute in giardini zoologici europei. Ammantando le loro conclusioni con un pudico latino, i primatologi Eduard Tratz e Heinz Heck riportarono nel 1954 che gli scimpanzé di Hellabrun si accoppiavano more canum, mentre i bonobo more hominum. A quei tempi, la posizione faccia a faccia era considerata qualcosa di esclusivamente umano, anzi un'innovazione culturale che doveva essere insegnata alle popolazioni primitive (da cui il termine di "posizione del missionario". Questi primi studi, scritti in tedesco, furono ignorati dalla comunità scientifica internazionale. La sessualità "umana" del bonobo avrebbe dovuto essere riscoperta negli anni Settanta, prima di essere accettata come una caratteristica della specie.

I bonobo si eccitano sessualmente con estrema facilità, ed esprimono questa eccitazione con una grande varietà di posizioni di accoppiamento e di contatti sessuali. Laddove gli scimpanzé non adottano quasi mai la posizione faccia a faccia, i bonobo in libertà lo fanno circa una volta su tre. Inoltre, l'orientamento frontale della vulva e del clitoride nel bonobo suggerisce fortemente l'idea che i genitali femminili siano adattati proprio per quella posizione.

Un'altra somiglianza con gli umani è nella prolungata recettività sessuale della femmina. La fase di gonfiore dei genitali femminili, resa evidente da un rigonfiamento rosa che segnala la disponibilità ad accoppiarsi, persiste nel bonobo per una parte del ciclo molto più lunga che nello scimpanzé. Invece di esserlo solo per pochi giorni per ciclo, la femmina di bonobo è quasi sempre sessualmente attraente e attiva.

Il comportamento sessuale più tipico del bonobo, mai documentato in nessun altro primate, è probabilmente il genito-genital rubbing tra femmine adulte. Una femmina rivolta verso un'altra si appiglia con braccia e gambe alla compagna che, sostenendosi con tutti e quattro gli arti a terra, la solleva dal suolo. Le due femmine quindi strofinano insieme i loro rigonfiamenti genitali muovendosi lateralmente, producendosi in smorfie e strilli che sono probabilmente indice di sensazioni orgasmiche (esperimenti di laboratorio condotti sui macachi tibetani hanno dimostrato che le donne non sono le uniche femmine di primate capaci di orgasmo fisiologico). Anche i bonobo maschi possono intrattenersi in forme di pseudoaccoppiamento, ma solitamente preferiscono un'altra variante. In piedi, schiena contro schiena, un maschio strofina velocemente il suo scroto contro il fondoschiena dell'altro. Praticano anche il cosiddetto penis-fencing, in cui due maschi si fronteggiano appesi ai rami strofinando insieme i loro membri eretti.

La varietà dei contatti erotici tra i bonobo include sporadicamente il sesso orale, il massaggio dei genitali altrui e intensi baci di lingua. Tutto questo potrebbe dare l'impressione di una specie patologicamente ipersessuata, ma devo invece precisare, dopo centinaia di ore passate ad osservare i bonobo, che la loro attività sessuale è piuttosto casuale e rilassata. Sembra trattarsi di una componente completamente naturale della loro vita di gruppo. Come gli umani, i bonobo fanno sesso occasionalmente, non certo in continuazione Per di più, con la durata media di un accoppiamento di appena 13 secondi, il contatto sessuale tra i bonobo è molto rapido secondo gli standard umani.

Che il sesso sia legato al nutrimento, e che sia usato per facilitare la condivisione di cibo, è stato osservato non solo negli zoo, ma anche in natura. Nancy Thompson-Handler, che allora lavorava per la State University of New York a Stony Brook, osservò i bonobo nella regione forestale di Lomako, nel Congo, fare sesso non appena entrati in una macchia di alberi pieni di fichi maturi, oppure quando uno di loro aveva catturato una preda, come una antilope nana della foresta. Lo scambio di contatti sessuali durava dai cinque ai dieci minuti, dopo i quali le scimmie si rilassavano e consumavano il cibo. Una spiegazione per questa attività sessuale al momento di nutrirsi potrebbe essere l'idea che l'eccitazione sollevata dal cibo si traduca in impulso sessuale. Ma la causa reale è probabilmente un'altra: la competizione. Ci sono almeno due ragioni per credere che l'attività sessuale sia la strategia del bonobo per evitare conflitti.

Innanzi tutto, qualunque cosa, e non solo il cibo, che risvegli contemporaneamente l'interesse di più di un individuo, tende a sfociare in un contatto sessuale. Se due bonobo si avvicinano a una scatola di cartone che è stata gettata nel loro recinto, si montano velocemente prima di cominciare a giocarci. Tali situazioni portano a liti rumorose nella maggior parte delle altre specie. Ma i bonobo sono piuttosto tolleranti, forse perché usano il sesso per distrarre l'attenzione e sciogliere le tensioni. In secondo luogo, il sesso si manifesta spesso tra i bonobo in contesti aggressivi che nulla hanno a che fare con il cibo. Un maschio geloso può cacciarne via un altro dalle vicinanze di una femmina, ma poi i due maschi si riavvicinano e si strofinano i testicoli. Oppure, dopo che una femmina ha aggredito un piccolo, la madre di questo può minacciare l'importuna, e questa azione è immediatamente seguita da uno strofinamento genitale tra le due adulte.

Mi è capitato di osservare un piccolo maschio, Kako, che bloccava involontariamente la strada a una femmina adolescente un po' più grande di lui, Leslie, impedendole di muoversi lungo un ramo. Leslie cominciò a spingerlo; Kako, che non si sentiva molto sicuro sugli alberi, rafforzava la presa, facendo smorfie di nervosismo. Leslie cominciò allora a mordicchiargli la mano, probabilmente per allentare la presa; Kako lanciò un verso acuto e rimase immobile. Alla fine, Leslie strofinò la sua vulva contro le spalle di lui; questo gesto sembrò calmarlo, e lui cominciò a muoversi lungo il ramo. Era come se Lesile fosse andata molto vicina a usare la violenza, ma avesse invece rassicurato se stessa e l'altro attraverso un contatto sessuale.

Nel corso delle riconciliazioni, i bonobo usano lo stesso repertorio sessuale che mostrano quando è ora di mangiare. Il mio studio, basato sull'analisi di molti episodi simili, portò la prima prova convincente che il comportamento sessuale fosse un meccanismo per evitare l'aggressività. Non che quella funzione sia del tutto assente in altri animali - o, se è per questo, negli umani - ma si può ben dire che l'arte della riconciliazione sessuale abbia raggiunto il suo vertice evolutivo tra i bonobo. Per questi animali, il comportamento sessuale è indistinguibile da quello sociale. Date le sue funzioni di pacificazione e di mediazione, non sorprende che tra i bonobo il sesso avvenga in così tante combinazioni di partner differenti, comprese quelle tra adulti e giovani immaturi. Il bisogno di coesistenza pacifica non è limitato, ovviamente, alle coppie di adulti eterosessuali.

Alleanze femminili


Oltre a mantenere l'armonia, il sesso gioca un ruolo importante anche nella creazione della singolare struttura sociale del bonobo. Questa funzione del sesso è diventata evidente quando si sono studiati i bonobo in libertà. La ricerca sul campo, in quest'ambito, è iniziata solo a metà degli anni Settanta, oltre dieci anni dopo i più importanti studi sugli scimpanzé. In termini di continuità e di risorse umane investite, i programmi di studio sugli scimpanzé di Jane Goodall e di Toshisada Nishida, entrambi in Tanzania, restano ineguagliati. Ma la ricerca sui bonobo condotta da Takayoshi Kano e da altri colleghi dell'università di Kyoto a Wamba, nel Congo, va avanti ormai da vent'anni, e sta cominciando a dare gli stessi frutti.

Sia i bonobo sia gli scimpanzé vivono in società definite a fissione-fusione. Le scimmie si spostano da sole o in piccoli gruppi di pochi individui alla volta, la composizione dei quali cambia continuamente. Diversi bonobo che si muovono insieme nella foresta durante il giorno possono incontrare un altro gruppo; dopo di che, un membro del primo gruppo si unisce all'altro, lasciando i compagni a continuare a cercare cibo insieme. Tutte le associazioni, tranne quelle tra madri e figli piccoli, sono temporanee. Inizialmente questa fluidità lasciò perplessi i ricercatori, portandoli a chiedersi se queste scimmie formassero o no gruppi sociali con ruoli stabili. Nishida, dopo anni di osservazione degli spostamenti degli scimpanzé nelle montagne di Mahale, fu il primo a documentare che essi formano grandi comunità: in ognuna di esse, tutti i membri si mescolano continuamente in gruppetti sempre variabili, ma membri di due comunità diverse non si raccolgono mai insieme. In seguito, la Goodall aggiunse a questa descrizione l'aspetto del controllo territoriale. Il che vuol dire che non solo le comunità non si mescolano, ma gli scimpanzé maschi di comunità diverse si scontrano in battaglie anche mortali.

Sia tra i bonobo sia tra gli scimpanzé, i maschi rimangono nel gruppo in cui sono nati, mentre le femmine tendono a migrare al momento dell'adolescenza. Di conseguenza, i maschi più anziani di un gruppo conoscono fin dalla nascita tutti i maschi più giovani di loro; le femmine, invece, si trasferiscono in un gruppo estraneo, spesso ostile, in cui possono anche non conoscere nessuno. Una differenza essenziale tra scimpanzé e bonobo è il modo in cui queste giovani femmine si integrano nella nuova comunità.

All'arrivo nella nuova comunità, le giovani femmine di bonobo di Wamba individuano una o due tra le femmine adulte che vi appartengono stabilmente, per stabilire con loro un rapporto speciale, per mezzo di frequenti GG rubbing e contatti fisici. Se queste contraccambiano, si stabiliscono legami stretti, e la nuova giovane femmina viene gradualmente accettata nel gruppo. Dopo aver messo al mondo il primo figlio, la sua posizione diviene più stabile e centrale; in seguito, il ciclo si ripete con nuove giovani migranti, che a loro volta cercheranno di stabilire buoni rapporti con la femmina ormai stabilita nel gruppo. Il sesso, dunque, facilita l'ingresso della nuova arrivata nella comunità delle femmine, che è molto più unita tra i bonobo che tra gli scimpanzé.

I bonobo maschi rimangono strettamente legati alle madri per tutta la vita, seguendole attraverso la foresta e rimanendo dipendenti dalla loro protezione in caso di scontri con altri maschi. Di conseguenza, i maschi di più alto rango di una comunità di bonobo tendono a essere i figli delle femmine più autorevoli.

Che differenza con gli scimpanzé! I maschi di scimpanzé combattono le loro battaglie, spesso confidando nell'alleanza di altri maschi. Inoltre, gli scimpanzé adulti si muovono insieme in gruppi composti esclusivamente da maschi, toccandosi di frequente e ripulendosi reciprocamente il pelo (ciò che gli esperti chiamano grooming). I maschi formano una gerarchia sociale separata, con un alto livello sia di collaborazione, sia di competizione. Data la necessità di fare fronte comune contro i maschi di altri gruppi, la cosa non sorprende: non riuscire a stabilire un'alleanza solida può significare la perdita di vite e di territorio. Il pericolo naturale dell'essere maschio è riflesso in modo evidente nella distribuzione per sesso degli scimpanzé adulti, in cui la popolazione maschile è notevolmente più scarsa di quella femminile.

Scontri seri tra gruppi di bonobo in libertà sono stati osservati, ma sembrano molto rari. Al contrario, sono stati documentati episodi di mescolamento pacifico, che includono sesso e contatti fisici reciproci, tra membri di quelle che appaiono chiaramente essere comunità diverse. Il fatto che i combattimenti tra gruppi diversi siano veramente rari può spiegare la scarsa importanza delle associazioni esclusivamente maschili. Piuttosto che sui legami maschili, la società dei bonobo sembra fondata sui legami tra femmine; addirittura, i maschi adulti che contano più sulle proprie madri che su altri maschi. Non fa meraviglia che Kano chiami le madri "il nucleo" della società dei bonobo.

I legami tra bonobo femmine violano una regola largamente generale, sottolineata dall'antropologo di Harvard Richard W. Wrangham: è il sesso che rimane nel gruppo di nascita a sviluppare i più stretti legami interni. I legami stretti tra scimpanzé maschi conseguono naturalmente dal fatto che questi rimangano nella comunità in cui sono nati. La stessa cosa avviene per i legami femminili che si osservano tra altre scimmie africane e asiatiche, come babbuini e macachi, in cui sono i maschi a cambiare gruppo.

I bonobo sono unici, riguardo al fatto che i soggetti del sesso abituato a migrare, quello femminile, stabiliscano in età adulta forti legami con individui sconosciuti dello stesso sesso. Nello stabilire questa sorellanza artificiale, si può dire che i bonobo mettano in opera un legame secondario (si chiamano normalmente legami primari quelli di parentela). Per quanto noi siamo al corrente di come questo avvenga - attraverso l'uso dei contatti sessuali e del grooming), non sappiamo ancora perché bonobo e scimpanzé siano tanto diversi da questo punto di vista. La risposta può stare nei differenti ambienti ecologici delle due specie e nell'abbondanza e nella buona qualità di cibo a disposizione nella foresta. Ma non è certo che questa spiegazione sia sufficiente.

La società dei bonobo, d'altra parte, non è solo centrata sulle femmine, ma appare anche essere dominata dalle femmine. Gli esperti in materia, per quanto abbiano sospettato a lungo questa realtà, sono stati riluttanti ad ammettere pubblicamente questa controversa scoperta. Ma nel 1992, al quattordicesimo Congresso della International Primatological Society a Strasburgo i ricercatori, sia che si occupassero di bonobo in cattività, sia di quelli in libertà, presentarono dei risultati che lasciavano ben poco spazio alle contestazioni.

Amy R. Parish, dell'Università della California, riportò i risultati dei suoi studi su gruppi di scimpanzé e bonobo di uguale composizione (un maschio e due femmine adulti) allo zoo di Stoccarda. Agli animali veniva messo a disposizione del miele che si doveva estrarre da un "termitaio" artificiale, per mezzo di bastoncini da inserire in un foro. Appena il miele era accessibile, lo scimpanzé maschio faceva una delle sue scenate di sfida in giro per il recinto, e reclamava ogni cosa per sé. Solo dopo essersi saziato lasciava avvicinare le femmine. Nel gruppo dei bonobo, erano le femmine ad avvicinarsi per prime. Dopo essersi lasciate andare a un po' di GG rubbing, si nutrivano insieme, alternandosi praticamente senza nessuna competizione tra le due. Il maschio poteva fare tutti gli atti di minaccia che voleva: le femmine non si lasciavano intimidire e ignoravano la scenata.

I ricercatori che hanno osservato i bonobo nel parco di Planckendael, in Belgio, che ospita la colonia di bonobo in condizioni più simili a quelle naturali, riferiscono conclusioni simili. Se un bonobo maschio tenta di infastidire una femmina, tutte le femmine si schierano assieme per cacciare via l'importuno. Dato che le femmine, quando sono in gruppo, sembrano avere più successo nel dominare i maschi che quando stanno da sole, la loro stretta vicinanza e i frequenti contatti sessuali potrebbero rappresentare un modo per stabilire alleanze. Le femmine possono unirsi per competere con i maschi, che individualmente sarebbero più forti. Il fatto che non si comportino così solo in cattività è evidente nelle conclusioni dello zoologo Takeshi Furuichi sulle relazioni tra i sessi a Wamba, sito in cui i bonobo vengono attratti a uscire dalla foresta fornendo loro canne da zucchero. Solitamente, i maschi giungono per primi al luogo di distribuzione del cibo, ma rinunciano immediatamente alle postazioni privilegiate appena arrivano le femmine. Sembra quasi che i maschi arrivino prima non perché siano dominanti, ma perché hanno bisogno di mangiare qualcosa prima che sopraggiungano le femmine", riportava Furuichi ad un congresso a Strasburgo.

Occasionalmente, la funzione del sesso in relazione al cibo è portata ancora oltre, situando i bonobo molto vicino agli umani nel loro comportamento. Alcuni antropologi - tra cui C. Owen Lovejoy della Kent State University and Helen Fisher della Rutgers University Occasionally - hanno ipotizzato che nella nostra specie il sesso sia parzialmente separato dalla riproduzione perché è utile per cementare tra maschi e femmine relazioni vantaggiose per entrambi. La capacità della femmina umana di accoppiarsi in qualunque momento del proprio ciclo, e il suo forte istinto sessuale, le hanno permesso di scambiare favori sessuali con l'impegno del maschio e con le sue cure alla prole, dando origine in tal modo alla famiglia nucleare.

Si pensa che questa soluzione sia stata favorita dall'evoluzione, perché permette alle donne di allevare più figli di quanti potrebbero allevarne se stessero da sole. Anche se chiaramente i bonobo non stabiliscono le relazioni eterosessuali esclusive come quelle che sono caratteristiche della nostra specie, il loro comportamento rispecchia elementi importanti di questo modello. Una femmina di bonobo mostra recettività sessuale prolungata e usa il sesso per ottenere i favori del maschio quando è troppo in basso nella gerarchia sociale - solitamente, a causa della giovane età - per dominarlo.

Allo zoo di San Diego, ho osservato la femmina Loretta che, quando era in uno stato sessualmente attraente, non esitava a corteggiare il maschio adulto del gruppo, Vernon, se questo era in possesso di cibo. Si avvicinava, si accoppiava con lui, e lanciava richiami acuti prendendo possesso del suo intero mucchio di foglie e rami. Quando invece Loretta non aveva i genitali rigonfi, aspettava fino a che Vernon non prendeva l'iniziativa di condividere il cibo. Il primatologo Suehisa Kuroda ha osservato "scambi" simili tra i bonobo in libertà a Wamba: "Una giovane femmina si era avvicinata a un maschio che stava mangiando della canna da zucchero; si accoppiarono in breve tempo, dopo di che la femmina prese uno dei due pezzi di canna che lui aveva, e se ne andò".

Malgrado questi rapporti tra i due sessi, non esiste alcun indizio che i bonobo formino famiglie nucleari simili a quelle umane. Il peso dell'allevamento dei figli sembra gravare esclusivamente sulle spalle della madre. Probabilmente, la famiglia nucleare è incompatibile con il singolare uso del sesso che si osserva tra i bonobo. Se i nostri antenati fossero partiti con una vita sessuale simile a quella dei bonobo, l'evoluzione della famiglia avrebbe richiesto mutamenti enormi. La famiglia umana implica il coinvolgimento paterno, che è improbabile che si sviluppi a meno che i maschi non siano ragionevolmente certi di occuparsi della propria prole e non di quella di qualcun altro. Nella società dei bonobo questa garanzia è completamente assente, mentre gli umani difendono l'integrità della loro unità familiare per mezzo di restrizioni morali e tabù di ogni genere. Perciò, per quanto la nostra specie sia caratterizzata da uno straordinario interesse per il sesso, non esistono società umane in cui ci si precipiti a fare sesso al solo veder cadere un cappello (o una scatola di cartone, come abbiamo visto). Il senso di vergogna e il desiderio di riservatezza domestica sono concetti tipicamente umani, legati all'evoluzione e all'influsso culturale della famiglia. Eppure, nessun grado estremo di moralizzazione può far scomparire il sesso da tutti gli ambiti della vita umana che non abbiano a che fare con la famiglia nucleare. Le singolarità comportamentali dei bonobo potrebbero aiutarci a capire il ruolo del sesso nella società umana, con serie implicazioni sui suoi modelli.

Immaginiamo per un attimo di non aver mai sentito parlare di babbuini o di scimpanzé, e di aver conosciuto prima i bonobo. Attualmente penseremmo che i primi ominidi vivessero in società incentrate sulla femmina, in cui il sesso svolgeva un'importante funzione sociale, e in cui la violenza era assente o rarissima. In definitiva, quindi, la più fedele ricostruzione del nostro passato dovrebbe probabilmente essere fondata non sugli scimpanzé, e nemmeno sui bonobo, ma su un confronto approfondito tra scimpanzé, bonobo e umani.


L'organizzazione sociale nelle varie specie di primati


BONOBO
Le comunità dei bonobo sono pacifiche e generalmente egualitarie. I legami sociali più profondi sono quelli tra femmine, per quanto le femmine stringano legami anche con i maschi. Lo status sociale di un maschio dipende da quello della madre, alla quale rimane strettamente legato per tutta la vita.

SCIMPANZÉ
Nei gruppi di scimpanzé i legami più forti si stabiliscono tra maschi, al fine di andare a caccia e di proteggere il territorio della comunità. Le femmine vivono in aree sovrapposte all'interno di questo territorio, ma non stringono legami molto forti tra loro, né con un particolare maschio.

GIBBONI
I gibboni stabiliscono relazioni monogame e paritarie, e ogni coppia mantiene un proprio territorio da cui le altre sono escluse.

UMANI
La società umana è la più variegata tra tutte le società di primati. I maschi si uniscono per imprese collettive, ma anche le femmine stringono legami tra loro. Monogamia, poliginia e poliandria sono tutte presenti in evidenza.

GORILLA
L'organizzazione sociale del gorilla offre un chiaro esempio di poligamia. Solitamente, un singolo maschio mantiene un territorio per il proprio gruppo familiare, che include diverse femmine. I legami più forti sono quelli tra il maschio e le sue compagne.

ORANGUTAN
Gli oranghi conducono vita solitaria, con scarsi legami sociali evidenti. Gli oranghi maschi tendono a essere intolleranti l'uno verso l'altro. Un singolo maschio, nelle sue condizioni migliori, si conquista un ampio territorio, all'interno del quale vivono diverse femmine. Ogni femmina ha la sua zona privata, separata da quella delle altre.


Fonte:

www.paniscus.net/dewaal.htm


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23/11/2011 12:37

Interessantissime tutte queste scoperte, da quelle della prima aggressione a quelle delle scimmie Bili,

Non ho letto il lunghissimo articolo "Sesso e società tra i bonobo",
di Frans de Waal da Scientific American, marzo 1995, pp. 82-88.
Adesso non ho tempo per farlo...
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23/11/2011 12:46

Fossero proprio l'anello mancante della specie umana fra i primati e gli umani o quanto meno un sottordine che porto' fra vari incroci ai primissimi ominidi!?
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23/11/2011 13:00

Re:
_Thomas88_, 23/11/2011 12.37:

Interessantissime tutte queste scoperte, da quelle della prima aggressione a quelle delle scimmie Bili,

Non ho letto il lunghissimo articolo "Sesso e società tra i bonobo",
di Frans de Waal da Scientific American, marzo 1995, pp. 82-88.
Adesso non ho tempo per farlo...



Appena puoi Thomas dagli un'occhiata e consiglierei anche di leggere gli altri articoli presenti sul sito Paniscus.net di Lisa Maccari, dedicato ai Bonobo che somigliano tanto agli umani.

A tal proposito aggiungo anche questo link dall'Università di Pavia dedicato ai primati.

www-3.unipv.it/webbio/api/italbook.htm


Bonobo

[Modificato da eone nero 23/11/2011 13:01]
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